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  1. #1
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    Predefinito La Magistratura non ci sta.

    MILANO - L' Associazione Nazionale Magistrati e' pronta allo scontro in tema di giustizia con il ministro Castelli. Lo ha annunciato a Milano il presidente Giuseppe Gennaro: ''Si tratta di provvedimenti tali per cui, mi dispiace dirlo con questa nettezza, si riapre lo scontro. Domani l' Associazione Nazionale Magistrati terra' il suo consiglio. E lo scontro esplodera'''. Anche perche' secondo il presidente dell' Anm ''alcuni passaggi del disegno di legge del ministro hanno il sapore vero e proprio della resa dei conti''. (ANSA). /RED
    15/03/2002 23:01

    Come a Tombstone; quando sono i banditi a governare la resa dei conti si fa all'OK Corral.

  2. #2
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    Predefinito

    "Qui non si tratta di avere privilegi in quanto magistrati - ha detto fra l'altro Gennaro - qui si tratta di salvaguardare principi che sono a garanzia del corretto funzionamento di uno Stato di diritto. Stiamo arrivando a livelli di gravità impensabili. Noi magistrati faremo la nostra parte. Ma non dovremmo essere noi e solo noi a farlo".

    Anche l'avvocato Vittorio Chiusano ha avuto parole di apprezzamento per l'intervento di Giuseppe Gennaro. "Non si può negare - ha detto l' ex presidente dell' Unione delle Camere penali - che stiamo attraversando momenti bui. Sembra quasi che siamo alla ricerca di quali siano i valori su cui si fonda la nostra comunità. Purtroppo - ha concluso - non sempre legalità e giustizia vanno d'accordo". (Red)

    Tutti a Roma; e portate le pistole.

  3. #3
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    Giustizia, lite sulla riforma le toghe verso lo sciopero

    Gennaro: "Con il governo c´è grande tensione"



    Oggi si riunisce l´Anm, per discutere le iniziative di lotta Claudio Castelli: "Il ministro Guardasigilli ci ha preso in giro"

    LIANA MILELLA

    --------------------------------------------------------------------------------

    ROMA - Parlare di uno sciopero delle toghe contro le riforme sulla giustizia forse è precorrere, anche se di sole 24 ore, le decisioni dell´Anm. Magari potrebbe trattarsi di una giornata d´astensione dalle udienze. Un fatto è certo: oggi, quando l´Anm riunirà il suo parlamentino a piazza Cavour per discutere dei vertici del sindacato (la conferma di Gennaro appare scontata), la questione più importante sarà come dar corpo a un malessere profondo, a un´«incazzatura», come si lascia scappare un alto componente della giunta, per un pacchetto di disegni di legge, dalla riforma del Csm a quella dell´ordinamento, che hanno scontentato tutti.
    Giuseppe Gennaro, ieri sera, era a Milano per un dibattito e solo stamattina volerà a Roma per una giornata di discussione che si preannuncia caldissima. Non vuole fare dichiarazioni, il presidente. Ma gli scappa un´ammissione: «C´è grande tensione». Su prossime iniziative non si sbilancia, né potrebbe farlo visto che la prima questione sarà il futuro della sua poltrona. Il segretario di Md Claudio Castelli è esplicito: «Ci sentiamo presi in giro dal ministro della Giustizia, che a Salerno propaganda il dialogo e poi fa passare il suo ddl ignorandoci. Ci vedrà in futuro, a cose fatte. Nel frattempo assumeremo iniziative di protesta forti».
    Da sinistra la lettura è questa. E Gennaro, discutendo a Milano, dice chiaro che ai magistrati «la riforma non piace proprio». Un togato del Csm come Nello Rossi parla di «vera e propria controriforma, che viola le competenze del Csm, punta tutto sulla gerarchia, insinua il ministro della Giustizia nelle procedure di valutazione dei magistrati». Dice di peggio Rossi: «Il governo e il ministro si sono comportati come se la Costituzione non esistesse o fosse solo un fastidioso impaccio di cui si può fare a meno». Una Md particolarmente battagliera dunque. Ma che, con Unicost e i Movimenti, dovrà affrontare le ire di Mi che rivendica per sé la presidenza dell´Anm. «Gli accordi sono accordi - spiega un po´ seccato Fausto Zuccarelli, segretario di Mi - e si era detto che dopo Salerno ci sarebbe stata una rotazione, che al vertice sarebbe andato uno dei nostri. Il candidato è Mario Cicala e se non si arriva all´accordo siamo pronti a lasciare la giunta». Un passo impegnativo, perché nel pieno di un duro scontro col governo, come spiegano i rappresentanti delle altre correnti, è importante «fare fronte comune contro un Esecutivo che colpisce a destra e a sinistra, che vuole ridurre l´autonomia e l´indipendenza delle toghe».
    Mi, però, è irremovibile. Vuole Cicala per principio. Rifiuta il ragionamento che la giunta e il presidente vanno premiati per due anni di gestione equilibrata, intelligente, pur in momenti difficili. Gennaro resterà il capo di una giunta a tre, con le due correnti di sinistra (Md e i Movimenti) e i moderati di Unicost di cui fa parte lo stesso Gennaro? E fino a che l´ala più a destra di Unicost (Martone, Marconi) non vorrà favorire Mi? Lo snodo è difficile perché complesso è il momento storico, mentre si annunciano riforme che, sin dai tempi della Bicamerale, sono nell´aria, ma che adesso potrebbero essere attuate nel modo più sgradito ai giudici. Come l´aumento degli stipendi ai cassazionisti, ma anche a quelli che fanno parte della Corte dei Conti e del Consiglio di Stato. «Ma come - chiosa Castelli di Md - il ministro aveva parlato di 750 miliardi disponibili per tutti e adesso privilegia solo alcuni settori della magistratura? E perché mai?». L´elenco delle lamentele che potrebbe portare a una protesta, definita «forte» sul metodo, sono molte, come il parere obbligatorio del Csm sull´ordinamento che sarebbe stato ignorato e la promessa di portare da 21 a 24 i futuri componenti del Csm disattesa. Sciopero o astensione? Oggi vedremo.

  4. #4
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    Predefinito L'ennesima VERGOGNA

    Caselli: "Io escluso da Eurojust? Brutto segnale per l´indipendenza"



    Voglio escludere discriminazioni nei miei confronti, ora spero di avere una risposta dal Csm
    Godere della fiducia del ministro non è un requisito necessario
    Lì si rappresenta l´Italia non l´Esecutivo

    MARCO TRAVAGLIO

    ROMA - Ora è ufficiale. Il governo non vuole riconfermare Gian Carlo Caselli come rappresentante dell´Italia in Eurojust, la Superprocura europea. La rosa dei candidati del ministro Castelli, composta di 11 nomi, non comprende il suo. Ignorata la lettera dello svedese Bjorn Blomqvist e della belga Michèle Coninsx, presidenti di Eurojust nel 2001, che esprimono «l´unanime opinione dei membri dell´Unità» sui «contributi di eccellente valore professionale» forniti da Caselli, definito «una figura chiave, con la sua esperienza nella lotta al crimine organizzato e una rete di contatti unica». E auspicano «di lavorare con il dottor Caselli per un lungo periodo». Auspicio che resterà lettera morta.
    Dottor Caselli, sta preparando le valigie da Bruxelles?
    «Non ho ricevuto comunicazioni ufficiali. Ma prendo atto che il ministro non ha inserito il mio nome fra i ben 11 candidati per Eurojust. Evidentemente ritiene che io non possegga i requisiti necessari. Strano, credevo che 10 anni di antiterrorismo a Torino e 7 di antimafia a Palermo, dopo le stragi di Falcone e Borsellino, valessero qualcosa. Senza contare che nell´ultimo anno - come i colleghi di Eurojust hanno scritto nelle attestazioni di stima che ho trasmesso al ministero e al Csm - ho maturato nello specifico lavoro della struttura europea un´esperienza molto positiva. Per carità, nessuno è insostituibile. Ma credo che valorizzare al massimo le esperienze già formate sia una regola basilare della buona amministrazione».
    Bisogna vedere se il governo vuole davvero far funzionare la cooperazione giudiziaria europea.
    Spero proprio di sì, anche se un altro caso, quello dell´Olaf (l´organismo comunitario antifrode, ndr), autorizza qualche dubbio. Per due volte il Csm ha giudicato pienamente regolare e legittima la nomina di tre magistrati italiani all´Olaf, per per due volte il ministero ha fatto finta di nulla. Non vorrei che la scena si ripetesse per Eurojust».
    Forse lei non gode della fiducia del ministro.
    «Questo non lo so. Ma so per certo che la fiducia del ministro non può mai essere un requisito per ricoprire un ruolo giudiziario. Che, di per sé, esige la massima indipendenza da ogni altro potere dello Stato. Eurojust è una sorta di Superprocura antimafia europea: chi ne fa parte dovrebbe godere almeno delle stesse garanzie di indipendenza di cui gode il procuratore antimafia in Italia. Un´indipendenza che la legge istitutiva di Eurojust richiede persino per il suo personale amministrativo: figurarsi per i magistrati. Un´indipendenza che credo di aver sempre manifestato in 30 anni di attività».
    Lei ha criticato la legge sulle rogatorie e il programma del Polo sulla giustizia. Ovvio che il governo non la ami.
    Ma qui si tratta di rappresentare lo Stato italiano, non il governo o la maggioranza del momento. I miei interventi, in ogni caso, hanno sempre avuto come obiettivo la difesa dell´indipendenza della magistratura e l´efficienza della giustizia. E poi il diritto di critica l´ho esercitato senza mai distinguere da quale parte venissero i provvedimenti. Nella scorsa legislatura, a proposito del nuovo 513, scrissi su Repubblica un articolo intitolato "La mafia abrogata per legge". Altre critiche ho rivolto al cosiddetto "giusto processo" e alle bozze della Bicamerale. Senza mai subire conseguenze né ritorsioni. In ogni caso, ieri come oggi, ho sempre rispettato le altrui competenze e non sono mai venuto meno ai miei doveri istituzionali».
    Perché, allora, la mandano via?
    «Non certo per scarso rendimento: l´Italia è in testa alla classifica dei paesi europei che hanno chiesto assistenza giudiziaria a Eurojust per sveltire la collaborazione con altri stati. Non è cosa da poco».
    Forse è questo che non le perdonano: si dice che lei si sia occupato di rogatorie milanesi su Berlusconi e soci.
    «A questa domanda non posso rispondere. Anche un´eventualità di questo tipo sarebbe rigorosamente coperta dal segreto».
    Lei, allora, che idea si è fatto?
    «Non mi spiego questa esclusione. Ho sempre fatto soltanto il mio dovere, con assoluta indipendenza e rispetto della legge. Voglio escludere motivazioni, che so, discriminatorie: magari collegate a qualche inchiesta che, per dovere istituzionale, ho condotto a Palermo. Se mai fosse così, sarebbe un pessimo segnale per l´indipendenza della magistratura. Ora mi auguro di trovare una risposta ai miei interrogativi nella sede competente: il Csm».

  5. #5
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    Predefinito Aggiornamento

    ROMA - Stessi cognomi, Roberto Castelli il ministro della Giustizia, Claudio Castelli il segretario di Magistratura democratica. Il leghista che fa parte del governo della Cdl da una parte, il giudice di una corrente di sinistra dall'altra le cui critiche tornano identiche tra i partiti d'opposizione, i togati e i laici del Csm, i vertici dell'Anm, le altre correnti delle toghe. Un Castelli-giudice emblematico di un clima avverso a una riforma contestata prima di nascere. I giudizi sulla legge-delega che consentirà al governo di modificare l'ordinamento giudiziario e a cui l'Esecutivo ha dato il lasciapassare sono antitetici. Per il Guardasigilli è un passo importante, "perché dal 1941 a oggi il nostro è il primo governo che pone mano alla riforma".

    Per il segretario di Md, gip a Milano, i 14 articoli del ddl sono "in larga parte un ritorno agli anni Cinquanta". In una lettera inviata ai colleghi di Md, Castelli fa a pezzi le proposte su Cassazione, Scuola della magistratura, revisione dei distretti giudiziari, separazione delle funzioni tra pm e giudice ("di fatto una separazione delle carriere"), "mortificazione" del Csm, "probabile incostituzionalità" nella revisione degli illeciti disciplinari.

 

 

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