Massimo Riva - "la Repubblica" di oggi
Farsa delle pensioni minime atto secondo. Dove si può scoprire che la straordinaria generosità del governo Berlusconi nasconde al suo interno un'insidiosissima trappola fiscale, che per numerosi pensionati rischia di trasformare il fatidico milione al mese in un micidiale boccone avvelenato. In forza del quale lo Stato finirebbe, in molti casi, per riprendersi silenziosamente con la sinistra larga parte di quello che con gran clamore ha detto di voler distribuire con la mano destra.
Perciò al ministro Maroni, che non riesce a spiegarsi come mai all'appello del tanto propagandato aumento manchi circa un milione e mezzo di persone, si vorrebbe consigliare di lasciar perdere la commissione d'inchiesta su chissà quali complotti dell'Inps o boicottaggi delle Poste per affidarsi, piuttosto, alla consulenza di qualche serio ragioniere. Il quale, calcolatrice alla mano, potrebbe rifare sulla scrivania del ministro gli stessi conti che probabilmente non pochi aventi diritto al celebrato milione al mese si sono già fatti da soli, arrivando alla conclusione che il regalo del governo va rispedito al mittente senza indugio.
Qualcuno, tanto per fare un caso concreto ed esemplare, si è preso la briga di valutare la posizione di un pensionato che nel 2001 percepiva 12.265.000 lire (circa 943.000 per tredici mensilità), in esenzione dall'Irpef e, quindi, anche dalle addizionali regionale e comunale, secondo la disciplina allora vigente. Nel 2002, in base alla scala mobile, questo trattamento è diventato automaticamente di 12.596.000 lire (circa 969.000 al mese).
Secondo la precedente normativa e in forza della prevista restituzione del "fiscal drag", l'interessato sarebbe rimasto ancora esente da imposte: insomma, quest'anno avrebbe avuto a disposizione un reddito netto pari ai suddetti e integrali 12.596.000 lire.
Che cosa accade, invece, al medesimo soggetto se chiede di ricevere il tanto promesso milione al mese? La beffa è sorprendente: in forza della nuova normativa stabilita dal governo Berlusconi e della mancata restituzione del "fiscal drag", il suddetto pensionato arriverebbe sì a prendere 13 milioni all'anno, ma su questi dovrebbe versare 320.000 lire di Irpef e 117.000 di addizionale regionale, nonchè altre 26.000 di addizionale comunale.
Insomma si troverebbe in tasca 12.537.000 lire, quasi 60.000 in meno che se non avesse avuto alcun regalo dal governo. Chissà se l'on.le Berlusconi vorrà aggiungere anche questo al lungo elenco di "miracoli" che si vanta di aver compiuto nei suoi primi otto mesi di lavoro?
Ma l'imbroglio non finisce qui. Si faccia l'ipotesi che sempre questo stesso pensionato non abbia titolo per chiedere l'aumento fino a un milione al mese, per una qualsiasi ragione. Una fortuna, si direbbe, a questo punto. Invece, no. In forza della normativa prevista per il 2002 dall'attuale governo e a causa della mancata restituzione automatica del "fiscal drag", lo sventurato è soggetto a un prelievo Irpef di 147.000 lire, con conseguente addizionale regionale di 113.000 e comunale di 25.000. Risultato: anzichè avere in tasca i 12.596.000 di lire che si sarebbe tenuto secondo la normativa preberlusconiana, dovrà accontentarsi di 12.311.000, cioè 285.000 in meno. In pratica la perequazione automatica della scala mobile gli viene quasi integralmente requisita. Come dire, prima la beffa e poi il danno.
Ignoro quanti casi del genere si possano nascondere dentro la folla del milione e mezzo di pensionati che - con grave scandalo del ministro Maroni - non si è precipitata a sollecitare l'incasso del tanto celebrato milione al mese. Ma fatto sta che analoghi conteggi di situazioni consimili - sulle quali sembra inutile tediare il lettore con ulteriori cifre - portano alle medesime conclusioni negative per gli interessi concreti di molti fra coloro ai quali il governo aveva fatto balenare un aumento del tenore di vita. E questo, purtroppo, alimenta lo sgradevole dubbio che non si stia assistendo soltanto a una farsa sgangherata quanto a una miserabile commedia recitata sulle spalle della parte più debole della popolazione.
Avvalorato un simile timore, del resto, altre poche cifre sul bilancio complessivo dell'operazione. Dai dati Inps risulta che nel 2000 le pensioni della "gestione assistenziale" erano circa 650.000 per un importo medio mensile di 478.000 lire. In forza delle perequazioni automatiche si può ipotizzare che quest'anno il valore medio sia salito attorno alle 510.000 lire. Poichè sempre l'Inps dice di aver innalzato a un milione la pensione a circa 600.000 di questi soggetti, se ne ricava un aumento medio di 490.000 lire mensili. Ebbene, 600.000 titolari moltiplicati prima per 490.000 lire e poi per 13 mensilità, danno un onere complessivo di 3.822 miliardi. dato che per questa operazione il governo ha stanziato la cifra tonda di 4.200 miliardi, la conclusione è semplice: a disposizione del milione e mezzo di ritardatari, che stanno così tanto a cuore al ministro Maroni, non restano che 378 miliardi. Davvero un pò pochino.
A questo punto, come si usa dire, delle due l'una. O il governo ha sbagliato a fare i suoi conti, oppure sapeva benissimo, fin dal principio, che il suo regalo era diretto a una platea di pensionati molto più ristretta di quanto propagandato con squilli di tromba e, quindi, anche le sparate del ministro Maroni sono soltanto fumo negli occhi per i gonzi. Nel primo come nel secondo caso c'è, comunque, da chiedersi in che mani siamo.
P.S.: poichè l'intera questione ruota attorno al famoso milione di lire, tutti i conteggi sono stati fatti nella vecchia moneta, anzichè in euro. Me ne scuso coi lettori.
da: www.repubblica.it