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Discussione: Immagini dal Taj Mahal

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  2. #2
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  3. #3
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  4. #4
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  5. #5
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    IL TAJ-MAHAL, MERAVIGLIA DELL'INDIA
    di FLAVIA VACCHERO e GENNARO NAPOLI

    Con l'aggravarsi della crisi tra India e Pakistan, gli organi di stampa e di informazione avevano riportato, alla fine di dicembre 2001, la notizia che il Taj-Mahal sarebbe stato protetto da eventuali raid aerei coprendolo con teli neri. Ma cos'č questo monumento che l'UNESCO annovera in un elenco delle "nominations" tra le quali poter scegliere le nuove "Sette meraviglie del mondo" e che a tutt'oggi č al primo posto nella classifica votata da tutto il mondo? Quale valore esprime per far dire ad un funzionario della Sovrintendenza archeologica dell'India: "Č paradossale che un monumento dell'amore debba essere protetto dall'odio"?. Questa č la storia della sua origine.

    "Nel nome di Allah, l'altissimo, il Clemente, il Misericordioso. Lode ad Allah, Signore dell'universo! Che i fatti degli antichi siano una lezione per i moderni acciocché l'uomo consideri i casi toccati agli altri, rispetti le parole di coloro che furono e, considerando ciň che ad essi toccň, si corregga. Perciň sia gloria a colui che conservň i racconti e con essi le cose degli antichi come esempio per i posteri. Orbene, di tali racconti vogliamo narrarvi la storia di un principe e del suo amore per una donna e della mirabile costruzione che volle dedicarle.
    Si racconta, ma Allah č piů sapiente, piů saggio e piů potente e piů benefico, che c'era nel tempo dei tempi e negli anni passati, e precisamente nel 1612, un principe di nome Khurram che prese in sposa, come seconda moglie, Arjumand Banu Begam, meglio conosciuta come Mumtaz Mahal. Il principe, che divenne poi il quinto imperatore della dinastia Mughal con il nome di Shah Jehan, amava profondamente la principessa e questa unione era una vera e propria passione.

    Mumtaz divenne compagna inseparabile di suo marito in tutti i suoi viaggi e spedizioni militari. Era la sua consigliera e consulente ed ispirava a lui atti di caritŕ e di benevolenza verso deboli e bisognosi. Ma, tre anni soltanto dopo la sua salita al trono, a Burhanpur dove lo aveva accompagnato in una campagna militare, dopo aver partorito il loro quattordicesimo figlio la principessa muore. Si narra che la morte della moglie abbia talmente sconvolto ed addolorato l'imperatore che tutti i suoi capelli e la barba si sono imbiancati come la neve in pochi mesi.
    Si narra ancora, perň, che quando Mumtaz Mahal era viva aveva ottenuto dall'imperatore quattro promesse: in primo luogo, quella di costruire un tempio, in secondo luogo, quella che si sarebbe sposato ancora, terzo, quella di essere gentile con i loro bambini, ed infine quella di visitare la sua tomba agli anniversari di morte.
    L'imperatore chiamň allora a sé i migliori artisti e dette inizio, in sua memoria, alla costruzione della tomba, che venne completata dopo circa vent'anni di lavoro da parte di 20.000 uomini. Shah Jehan andava in barca a visitare la tomba della moglie. I documenti descrivono il suo arrivo al monumento dal lato del fiume e la sua ascesa dall'argine al terrazzo. Questa usanza, tuttavia, era riservata all'imperatore e al suo seguito.
    Tutti gli altri invece dovevano attraversare una grande corte per entrare nel portale principale sul lato sud. In questa corte i viaggiatori si fermavano, venivano sfamati i poveri e distribuite le elemosine. L'imperatore aveva cosě realizzato il Taj-Mahal, meraviglia del mondo e universalmente riconosciuto come tempio dell'amore, e sia gloria a coloro che conservano le parole e le cose degli antichi".

    Il Taj-Mahal si erge sulla sponda del fiume Yamuna, nei pressi del grande fortilizio rosso di Agra, centro degli imperatori Mughal fino al 1637, quando essi spostarono la loro capitale a Delhi. Il mausoleo, enorme in sé, non č una costruzione isolata, ma č parte di un ampio complesso comprendente una Porta principale, le mura di cinta, un elaborato giardino, una moschea e una casa di preghiera.


    Mumtaz Mehal - Immagine tratta dal sito http://www.storyofpakistan.com

    LA TOMBA REALE


    Il Taj-Mahal č situato al fondo al giardino, ad oltre 275 metri dall'entrata, all'estremitŕ opposta alla grande porta d'ingresso. Si eleva per quasi 76 metri di altezza. Il mausoleo sorge su un plinto marmoreo, posato su una piattaforma di arenaria rossa costruita per livellare la terra, che digrada verso il fiume. Quattro slanciati minareti emergono dagli spigoli del plinto di marmo bianco. Sono alti piů di 40 metri e la loro sommitŕ affusolata č coronata da otto aperture ad arco sormontate da una cupoletta.
    La grande cupola centrale, sorretta da una base molto alta, si limita ad essere un semplice pezzo d'effetto, mentre la cupola ribassata al suo interno, sovrastante la sala centrale, prende luce da otto passaggi che lo raccordano con corrispondenti finestre a nicchia, arretrate sulla facciata. In questa sala si trovano i cenotafi, circondati da un bellissimo recinto in marmo lavorato a giorno, mentre le tombe vere e proprie si trovano in una sala volta sotterranea.
    Il mausoleo ha pianta quadrata con gli spigoli smussati. Ogni lato della costruzione si compone di un grande portale, incorniciato da fasce decorate e fiancheggiato su entrambi i lati da doppi archi sovrapposti. Gli spigoli del corpo centrale del mausoleo sono ornati da pinnacoli che contribuiscono, con le altre emergenze, ad arricchire con garbo lo skyline.

    Di particolare pregio artistico sono le decorazioni delle pareti esterne del portale, costituite da grandi fasce di marmo intarsiate con iscrizioni calligrafiche tratte da brani del Corano. Č qui che i calligrafi di Shah Jehan hanno effettuato un trucco ottico stupefacente: le proporzioni delle iscrizioni al di sotto e al di sopra dell'arco del portale sembrano essere costanti. Questa illusione č creata aumentando gradualmente il formato delle lettere man mano che aumenta la loro distanza dall'occhio; in questo modo, da terra le dimensioni sembrano le stesse in ogni punto. Questo ingegnoso effetto di trompe l'oeil č stato usato con uguale successo sulla porta principale del complesso.
    Si dice inoltre che guardando il Taj-Mahal attraverso questa porta d'ingresso, esso appaia piccolo e lontano, come se fosse costruito in scala ridotta. Questo č un altro trucco ottico; avvicinandovisi, si capovolge l'illusione ottica: la costruzione comincia a crescere, continuando fino a quando, raggiunta la base, essa appare colossale.
    La cupola, specialmente, sembra espandersi mentre ci si avvicina, come se si stesse lentamente gonfiando.
    Tra la Porta principale e il mausoleo si estende il vasto e bellissimo giardino di ispirazione persiana.
    Diversamente da altri giardini orientali - in particolare quelli dei giapponesi, che hanno imparato ad accentuare le risorse disponibili piuttosto che formalizzarle - il giardino persiano era ingegnosamente e dichiaratamente artificiale, basato sull'organizzazione geometrica della natura senza alcun tentativo di richiamare un aspetto "naturale".
    Come i giardinieri persiani, i paesaggisti del Taj hanno voluto tradurre la perfezione del cielo in termini terrestri seguendo precise formule.
    Nell'Islam, il "quattro" č il piů santo di tutti i numeri - la maggior parte delle caratteristiche del Taj č basata su quel numero o sui suoi multipli - ed i giardini sono stati disposti su una pianta quadrata.

    Due canali di marmo, costellati di fontane e sottolineati da file di cipressi, si incrociano al centro del giardino dividendolo in quattro quadrati uguali. La cupola del mausoleo č di marmo bianco, ma la tomba č posta, attraverso il fiume, sullo sfondo della pianura ed č proprio questo sfondo che determina la sua magia cromatica che, con il riflesso dei vari colori, cambia la vista del Taj.
    I colori si trasformano col passaggio delle ore del giorno e col mutare delle stagioni. Come un gioiello, il Taj scintilla al chiaro di luna, quando le pietre semi-preziose intarsiate nel marmo bianco ne catturano la lucentezza sulla cupola del mausoleo. Il Taj č rosato al mattino, bianco latte la sera e dorato quando la luna splende. Questi cambiamenti sembrerebbero descrivere i variabili stati d'animo femminili. A patto che si capisca che esso č un monumento all'amore, č sufficiente dire che il Taj ha una sua propria vita che emerge prepotentemente dal marmo di cui č fatto. In quanto capolavoro dell'architettura, niente potrebbe essere aggiunto o sottratto da esso.


    Shah Jehan - Immagine tratta dal sito http://www.storyofpakistan.com


    I MONUMENTI FUNERARI NEL MONDO ISLAMICO


    Per la prima etŕ dell'Islam non possediamo alcun esempio di monumenti tombali importanti, in quanto esplicite dichiarazioni del Profeta prescrivevano la sepoltura a livello del suolo, non ammettendo nemmeno i normali tumuli funerari. Nel mondo musulmano, in generale, le prime sepolture sono state eseguite contrassegnando solo con una stele, al capo e ai piedi, il luogo dell'estremo riposo.
    Comunque, i sovrani dell'Islam non si preoccuparono, in un primo tempo, di eternare il ricordo del loro passaggio sulla terra con vistosi monumenti. Furono inizialmente i sovrani turchi a farsi costruire delle torri funerarie, a pianta poligonale o rotonda, ed a terminazione conica, che richiamano le tende a cupola in virtů di una marcata scannellatura.
    Esse si diffusero soprattutto nella Persia orientale e si sono mantenute sotto diverse forme e grandezze fin al XIII secolo. Accanto ad esse si affermň ben presto il mausoleo a cupola, tipologia diffusa anche presso anche i Mongoli. Si puň citare, ad esempio, l'edificio eretto per il sultano Hodabende (morto nel 1316) o, in Samarcanda, la famosa tomba a cupola di Timůr e la via dei sepolcri dedicata alla sua famiglia.
    In Egitto questo tipo di monumento ebbe un grande sviluppo solo sotto i Mamelucchi turchi, che crearono alle porte del Cairo una necropoli assai estesa, in gran parte conservatasi, ove le numerose sepolture sono poco dissimili l'una dall'altra. Spesso agli edifici a cupola a forma d'elmo troviamo annesse moschee, conventi, scuole e di solito anche pozzi.
    In Persia, dal XVI secolo, sorse ad Ardabil, sulla tomba del capostipite della dinastia dei Safawidi, una moschea funeraria in grande stile, che divenne meta assai frequentata di pellegrinaggi; per la sua decorazione particolarmente ricca, essa va considerata come il piů importante edificio sacro di questo periodo. In India troviamo, a partire dal secolo XIV, il vero e proprio tipo di fortilizio funerario, dotato di solidi bastioni. Sotto gli imperatori Moghul i mausolei acquisirono una forma piů leggera, erano padiglioni a pilastri con archi a sesto acuto, nicchie profonde e piccoli chioschi, in mezzo a un bacino d'acqua o ad un parco. Il piů famoso č certamente il Taj-Mahal presso Agra (1630-1648), che colpisce per la straordinaria armonia.


    I cenotafi - Immagine tratta dal sito http://commons.wikimedia.org

    Dal sito http://www.oltremagazine.com/rivista/home.htm

  6. #6
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    bellissime immagini, peccato che sia stato pensato da un musulmano!

  7. #7
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    India: Taj Mahal minacciata dal terrorismo
    Il mausoleo, una delle sette meraviglie del mondo e capolavoro dell'architettura, č ora blindata dopo la minaccia di attentati terroristici. Tiratori scelti sono appostati fra i suoi preziosi marmi


    NUOVA DELHI – Tiratori scelti sono appostati fra i suoi preziosi marmi e le rive del fiume Yamuna, che scorre ai suoi piedi. Un vero e proprio presidio per una delle sette meraviglie del mondo, il mausoleo indiano Taj Mahal.

    Le autoritŕ hanno deciso di adottare misure speciali dopo le numerose minacce di attentati da parte di militari islamici arrivate via mail. Il perimetro del palazzo č ora pattugliato e secondo le prime indagini gli autori delle lettere minatorie sono gli stessi terroristi che hanno organizzato qualche mese fa l’attacco al Parlamento indiano.

    A sinistra del Taj Mahal si trova infatti una moschea, che come tradizione vuole, č stata costruita a fianco del mausoleo. Qui il venerdě si svolge la preghiera dei musulmani. Un’altra moschea si erge alla destra del monumento, ma č solo una trovata architettonica. Orientata a ovest, infatti, non č rivolta verso La Mecca e non č un luogo di culto per i musulmani.

    Per i turisti internazionali il Taj Mahal, che si trova ad Agra, una cittŕ nel centro-nord dell’India, č il simbolo stesso del Paese, considerato uno dei palazzi piů belli del mondo.

    L’edificio racchiude in sé un pezzo di storia e al tempo stesso di romanzo. Fu edificato durante la dominazione dei Mughal, gli imperatori che dominarono il nord dell’India tra il sesto e il nono secolo. L’occasione fu la morte nel 1631 di Mumtaz Mahal, moglie dell’imperatore Shah Jahan. Secondo la tradizione, i due erano legati da un profondo amore e la morte di lei, avvenuta durante il parto del loro primogenito, portň l’imperatore ad ordinare l’edificazione del mausoleo, in memoria della sua amata. Ci vollero ventuno anni e ventunmila operai per completare il lavoro. Il marmo bianco indiano rappresenta 400 anni di storia dei maestri marmisti, che tuttora lavorano in base alle tecniche di secoli di tradizione.

    Dal sito http://www.ilnuovo.it

  8. #8
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    Originally posted by Tomás de Torquemada
    Come un gioiello, il Taj scintilla al chiaro di luna, quando le pietre semi-preziose intarsiate nel marmo bianco ne catturano la lucentezza sulla cupola del mausoleo. Il Taj č rosato al mattino, bianco latte la sera e dorato quando la luna splende...

    Il prezioso marmo bianco che riveste il Taj Mahal assume le infinite sfumature dei colori del sole, della luna, del crepuscolo in migliaia di suggestive variazioni, e fu portato dalla cittŕ di Jaipur che dista circa duecento chilometri da Agra. I cristalli usati per le decorazioni furono importati dalla Cina, i turchesi dal Tibet, i lapislazzuli per gli intarsi blu arrivarono da Ceylon e l’onice dalla Persia: in totale, quarantatré varietŕ di pietre preziose, inclusi zaffiri e topazi, furono raccolti in ogni parte del mondo.
    La base del mausoleo venne costruita con quantitŕ enormi di arenaria rossa, portata da una cava che si trovava a circa venti chilometri di distanza. Si racconta che il materiale giunse sino a qui trasportato da oltre mille elefanti e che, per accedere ai lavori, fu costruita una strada lunga quattro chilometri. Le impalcature furono erette utilizzando non legno o bambů, bensě mattoni.

    Il costo del pegno d’amore fu astronomico: 32 milioni di rupie.
    La costruzione cominciň nel 1632 e impiegň all’incirca ventimila operai al giorno. Alla fine del primo anno di lavoro, quando furono costruiti la sezione principale e le fondamenta, con una grande cerimonia il corpo dell’Imperatrice venne inumato nella sua nuova dimora. Ci vollero altri sei anni per completare la struttura: prima la parte centrale del mausoleo con la cupola bianca, poi i quattro minareti. Altre due costruzioni, sempre in arenaria, furono erette all’esterno del complesso: una ad Est con la funzione di guest-house, una identica a Ovest, adibita a moschea.

    Forse la visione piů suggestiva del Taj Mahal si ha da una piccola torre ottogonale, posta nella Fortezza oltre il fiume Jamuna, dove si dice che l’Imperatore Shah Jahan visse, come prigioniero, i suoi ultimi giorni, contemplando la tomba dell’adorata moglie fino a che la raggiunse: le due tombe sono poste una a fianco dell’altra in cripte di marmo, all’interno del monumento.


    Particolare - Immagine tratta dal sito http://members.tripod.com/~giovgiord/home/index.htm

  9. #9
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    Quel tč preso in Rajastan,
    sai mi emoziona
    e poi penso al Taj Mahal.




    Preghiere, echi senza fine, profumi;
    cerco tra i giardini
    che cosa pensano gli dei di noi.




    Fiabe, eroi di piů leggende,
    amori
    e storie di re con regine
    quasi sante;




    e poi sola, profumi di uno stagno,
    lunghe sere per scoprire,
    luce della luna,
    che il tempo passa e noi non siamo dei.


    Luce della luna,
    il tempo passa e noi non siamo dei.




    Testo: Luna indiana (F. Battiato e F. Messina, per esecuzione di Alice)

    Immagini tratte dai siti
    http://home.planetinternet.be/
    http://www.india-visa.com/
    http://www.lfc.edu/
    http://home.en.com/

  10. #10
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    Agra, 28 gennaio 1913

    Il Taj-Mahal! M'avvio al miracolo dell'Oriente con la mia diffidenza consueta per le cose troppo magnificate dalla leggenda. E mi preparo alla delusione entrando nel vasto parco alberato di una vegetazione cimiteriale: palmizi e cipressi. I cipressi formano una galleria sul mio capo, giganti islamitici che fondono i tronchi e la fronda di bronzo quasi nero. Ed ecco, d'improvviso, la meraviglia unica del mondo. Poche volte la realtŕ ha superato la mia aspettativa, poche volte una bellezza m'ha investito cosě violentemente, mozzandomi la parola ed il respiro, forzandomi all'ammirazione ed alla riverenza completa.

    Sullo scenario a due tinte, l'azzurro del cielo e il bronzo cupo dei cipressi, s'innalza la piů immacolata e gigantesca mole sognata da questi sultani amici del candore. Una semplicitŕ che sfugge alla parola e all'indagine estetica. Sullo zoccolo immenso una cupola eccelsa, e ai lati quattro minareti scagliati al cielo: non altro. Č il motivo classico dell'India islamitica, il motivo profanato da tutta la chincaglieria occidentale, esecrato negli scenari d'operetta, nei lavori ad uncinetto e nelle oleografie: ma divino nella veritŕ del modello! Di marmo candido, eterno, e pure sembra fatto della sostanza labile e translucida delle nubi; le nubi a cumulo, tondeggianti, che s'alzano in questo momento dietro la cupola immacolata, quasi a gareggiare in grazia ed in candore, formano nel cielo di turchese un contrasto forse meno luminoso e meno immacolato. L'azzurro del cielo, il candore delle nubi e dei marmi, il bronzo cupo dei cipressi, tutto č riflesso in un gran lago tranquillo che addoppia il miracolo, con il candore preciso di certi smalti persiani.

    Avanziamo quasi increduli, temendo dell'incantesimo creato da un negromante, di uno scenario che debba dileguare come la Fata Morgana; ed ora soltanto mi meraviglio della mole del mausoleo. Il tripudio dei colori m'aveva fatto smarrire il senso della misura. Ma una teoria di pellegrini che sale le scale sembra una schiera minuscola d'insetti, cosě lenti nel giungere da un portico all'altro. Arriviamo anche noi alla mole che abbaglia. E da presso appare all'occhio abbacinato quanto l'arte costretta alla semplicitŕ assoluta possa tuttavia fare nel marmo, e vediamo il Taj qual č veramente: una mole ed un gioiello, l'edificio d'un Titano e il capolavoro d'un cesellatore moresco, ottenuto con gli scarsi motivi islamitici: ornati geometrici, ghirlande di parole sacre, gracili motivi floreali. E anche qui l'onice nerissima, intagliata e immessa nel marmo con una tecnica sconosciuta al tempo nostro, segue ogni voluta, ogni traforo, aumenta il candore opalescente dell'insieme, come una striscia di kool, tracciata dal pennello sottile sotto la palpebra, aumenta il balenio perlaceo nell'occhio d'una bajadera. Le porte d'argento - l'argento sul candore del marmo! - riproducono l'intero Corano, a parole scomposte e ricomposte come in una cabala.

    Entro, m'avanzo verso i due mausolei dove dormono da tre secoli i coniugi amanti che vollero con l'amore vincere la morte. Poichč tutti sanno che il Taj-Mahal fu eretto dall'imperatore Shah-Jehan, disperato folle per la morte immatura della sposa: la bella Mahal che sorride ancor oggi, negli smalti e nelle miniature indopersiane, morta nel 1618 non di mal sottile, come vuole la leggenda sentimentale di qualche viaggiatore, ma nel dare santamente la luce ad un settimo figlio.

    E non so dire quanto m’intenerisca quell’amore passionale e tragico. Si racconta che il vedovo impazzito vivesse come se la sposa fosse sempre con lui, sorridendo, parlando, chiamandola a nome, indicandola ai figli e ai cortigiani allibiti. E la vita che visse fu tutta un’allucinazione passionale, un’amorosa convivenza con il fantasma visibile a lui solo. Da quella demenza č sorto questo miracolo funerario. L'amore ha veramente vinto la morte. Il mausoleo tre volte secolare č intatto come se costrutto da ieri. I coniugi amanti dormono vicini, in eterno.

    Da Verso la cuna del mondo. Lettere dall’India di Guido Gozzano (EDT Edizioni di Torino)





 

 
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