Sfide: costruire la nuova Europa
Cari amici, vi invio un mio articolo sapendo già che provocherà un mare di polemiche. Credo sia giusto tuttavia difendere con coerenza le proprie opinioni, anche se scomode.
SFIDE: COSTRUIRE LA NUOVA EUROPA
Dicono che la nuova Europa poggerà le sue fondamenta sulla nuova generazione di figli e figlie del nostro continente. Dicono che saremo noi giovani a completare la costruzione di quella grande casa immaginata per la prima volta 50 anni fa dai nostri padri: Adenauer, Shauman, De Gasperi.
Ho paura tuttavia che quando la nuova generazione sarà chiamata direttamente in causa a prendere il timone di questa ambiziosa ma ancora fragile nave chiamata Europa Unita, potrebbe trovarsi di fronte a qualcosa di estremamente diverso da ciò che i nostri padri fondatori avevano sognato per noi.
L'Europa che vogliamo e per cui abbiamo lottato era l'Europa della pace, della solidarietà, della prosperità economica, delle Libertà. L'Europa che qualche squallido politicante rischia di far prevalere è quella della burocrazia e del giustizialismo. Oltre trecento milioni di persone governate da pochi individui scelti non dal popolo ma da istituzioni incerte e indefinite.
L'Italia di Silvio Berlusconi, per il bene del Paese e dell'Europa, deve fare un'ennesima scelta di campo: lottare per l'Europa della Democrazia e delle Libertà. Lottare in Europa per noi giovani!
Non si tratta di scegliere fra modello federale o confederale. Si tratta di scegliere fra sovranità popolare o potere agli organi intergovernativi; si tratta di scegliere fra rilanciare l'istituto del Parlamento Europeo o affossarlo definitivamente; si tratta di nominare il governo europeo attraverso la designazione diretta dei cittadini o attraverso trattative fra 25 governi nazionali con 25 interessi diversi da difendere.
Sono queste, amici della nuova generazione, le grandi questioni.
La nuova sfida che noi tutti, indipendentemente dalle nostre scelte politiche, dobbiamo affrontare è quello di favorire la nascita di un patriottismo europeo. Nella nostra piccola grande Italia ne sta nascendo uno nazionale dopo che per molti anni oscure forze della sinistra avevano somministrato massicce dosi di anti-italianità alle masse. Grazie al Presidente Ciampi non ci dovremo mai più vergognare di cantare il nostro inno, di innalzare il nostro Tricolore. Per tanti anni il patriottismo italiano era stato lasciato ai teppisti degli stadi o alle forze di una destra ancora impreparata ad accettare la sfida del governo del Paese.
Ora la nuova frontiera si chiama patriottismo europeo. Ma come unire sotto un'unica bandiera popoli che per anni si sono combattuti a suon di cannonate o di dollari? Come unire popoli divisi da lingue, culture e tradizioni diverse?
Come unire la pragmacità anglosassone al diritto latino? La pastasciutta con l'hamburger? La guida a sinistra con quella a destra?
E chi ha mai detto che dovevamo fare tutto questo? La forza della nuova Europa sarà nelle sue diversità. Il successo di questo progetto dipenderà esclusivamente da questo. Noi italiani, che tanti errori abbiamo commesso nell'unificare questo Paese nella seconda metà dell'800, dovremmo essere maestri in questo.
Ma come si fa a promuovere un'identità Europea se oggi l'unica politica che Prodi e Monti riescono ad attuare è quella delle regole e delle restrizioni? La maggior parte di questi trecento milioni di persone non si sente ancora del tutto europea perché vede dopo le amministrazioni comunali, provinciali, regionali, nazionali un nuovo "ostacolo", si badi bene al termine, chiamato Unione Europea. Eppure un'identità europea esiste: essa basa le sue radici nella cristianità dei suo valori ma al tempo stesso nella laicità delle sue istituzioni. Ecco quali sono le radici dell'Europa.
Noi oggi proponiamo di cambiare radicalmente politica. Noi vogliamo il cambiamento. Europa federale o confederale non importa. Ma che sia democratica, che sia il popolo il custode del potere.
C'è in Italia un partito che è stato massacrato da un certo tipo di stampa per aver espresso dei dubbi su questo tipo di Europa. C'è in Italia un leader che è stato linciato per aver denunciato i limiti di questo progetto. Vorrei ricordare ai professionisti della polemica, così bravi nel criticare meno nel lanciare proposte concrete, che nel 1992 la Democrazia Cristiana avviò una campagna denigratoria contro la Lega Nord, rea di rappresentare la domanda di federalismo degli italiani. Ebbene, dopo dieci anni siamo diventati tutti federalisti. Solo Bertinotti "resiste resiste resiste" nel suo fortino comunista, ispirato da quella stessa dottrina che aveva predicato per un secolo "statalismo statalismo statalismo".
Questo leader, Umberto Bossi, indubbiamente un po' folcloristico, ha avuto però il merito di "urlare" quello che pensa la maggior parte della gente. Quello che pensa ma non ha il coraggio di sostenere. È la favola del bambino che ingenuamente grida: "il re è nudo". Certamente il significato della parola "urlare" è profondamente diverso da quello di "sostenere", ma urlare è sempre meglio di rimanersene zitti subendo quello che altri, non si capisce poi con quale diritto, decidono per noi.
Dice bene Castelli: "la questione non è Europa sì o Europa no. La domanda invece è "quale Europa vogliamo?"
Noi giovani possiamo affermare senza dubbi: tutte ma non questa.
Noi giovani chiediamo un'Europa in grado di eliminare il mal funzionamento delle pubbliche amministrazioni non di aumentare il potere delle burocrazie. E questo in un momento in cui la nostra Italia timidamente fa dei passi in avanti per semplificare e avvicinare la pubblica amministrazione ai cittadini.
Noi giovani chiediamo uno spazio di giustizia comune ma sempre nel rispetto dei principi sanciti dalle singole Costituzioni dei paesi membri. Una giustizia comune certamente garantista e che non dia spazio a ondate emotive giustizialiste in seguito a quel o a quell'altro misfatto.
Noi giovani chiediamo una Europa che promuova un mercato del lavoro flessibile e la cooperazione dei tanti sistemi scolastici per poter finalmente rilanciare l'istruzione, lo scambio culturale, l'insegnamento delle lingue e l'approccio alle tecnologie.
Noi giovani vogliamo un'Europa di cui essere orgogliosi anche in campo internazionale, in grado di esprimersi con una sola voce in politica estera e nel campo della sicurezza comune. Non vogliamo tanti ministri degli esteri trattare con Cina e Stati Uniti in virtù del loro minuscolo e insignificante peso politico in ambito mondiale.
Quante di queste richieste saranno accolte? Eppure questo è il sale di una Democrazia liberale. Una Democrazia che si ordina dal basso, dove i cittadini esercitano costantemente la propria sovranità eleggendo i propri rappresentanti e incidendo quindi su ogni singola decisione.
Una Democrazia in cui, direbbe, Abraham Lincoln, per aiutare il forte non si abbatte il ricco. Per formare carattere e coraggio non si toglie iniziativa e sicurezza. Per aiutare la gente non si fa continuamente in sua vece quello che potrebbe e dovrebbe fare da sola. Una Democrazia in cui non si può promuovere la fratellanza predicando l'odio di classe.
È questa l'Europa di cui vorremmo si parlasse. È questa l'Europa per cui i padri fondatori hanno speso la loro vita politica. È questa l'Europa per cui siamo pronti a lottare, che vogliamo costruire e che difenderemo a ogni costo.
Che n'è pensate?, se volete ulteriori informazionibasta andare nel relativo forum.
pensiero