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  1. #21
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    Originally posted by Pieffebi



    Mi spiace, ma non sono mai stato craxiano, come non sono mai stato amante della DDR o delle "democrazie popolari", come i tuoi alleati. Per me si trattava di "Stati operai burocraticamente degerati", dominati da una "burocrazia rapace" che doveva essere abbattuta da una rivoluzione, così come la borghesia capitalistica occidentale.
    Non ho mai seguito le mode: di moda in Italia era un altro genere di estrema sinistra.....

    Shalom!
    cioè non avevi capito un ......un accidenti; sei sicuro di capirci qualcosa adesso?
    Per esempio senti questa: arrestato in Sicilia un consigliere di provinciale di forza italia che partecipava ad una riunione di mafia ad altissimo livello. Analizza e poi dicci se passava di li per caso o faceva parte ella congrega.

  2. #22
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    Originally posted by AngelodiCentro


    Hai mai pensato a quanti mafiosi ci sono tra gli elettori e gli esponenti di sinistra?! Incomincia a farlo! La mafia e la criminalità non hanno colore politico, e cercarne di accostare un solo colore è offensivo e vergognoso.
    Vedi io non capisco molto di cose politicho-mafioso, tuttavia se devo stare alle analisi dei giornali parrebbe che quanto letto da Bagarella sia un avvertimento agli amici politici; poi so anche che in Sicilia sono stati eletti 60 candidati su 60, chiedo: secondo te a chi si rivolgeva bagarella, ai non eletti? Esponenti di sinistra mafiosi? Potrebbe essercene qualcuno, certamente non ai vertici. Tu della tua parte politica puoi dire la stessa cosa? In ogni caso io dovrei "pensare" a quanti mafiosi ci sono a sinistra, tu non ne hai bisogno, basta leggere i giornali.

  3. #23
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    Originally posted by manfredi


    cioè non avevi capito un ......un accidenti; sei sicuro di capirci qualcosa adesso?
    Per esempio senti questa: arrestato in Sicilia un consigliere di provinciale di forza italia che partecipava ad una riunione di mafia ad altissimo livello. Analizza e poi dicci se passava di li per caso o faceva parte ella congrega.

    Faceva parte della congrega? Senz'altro. Credo che ce ne siano anche altri. Purtroppo questo è un problema serio in certe regioni d'Italia.
    C'è anche un Sindaco di Forza Italia in Sardagna, in un paesino che da anni era senza amministrazione comunale perchè la malavita locale lo ha sempre impedito. La signora (perchè è una donna) ha avuto il coraggio di presentare una propria lista ed è stata eletta e così a sfidato i malviventi. Subito dopo le elezioni ha già subito qualche ....avvertimento....di quelli soliti. Dunque?
    Il mondo è molto complesso, complicato, vario, contraddittorio e il moralismo giacobino con il suo manicheismo è lo strumento più idoeno....per non capirci nulla, come è il caso.

    Saluti liberali

  4. #24
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    Originally posted by Pieffebi



    Faceva parte della congrega? Senz'altro. Credo che ce ne siano anche altri. Purtroppo questo è un problema serio in certe regioni d'Italia.
    C'è anche un Sindaco di Forza Italia in Sardagna, in un paesino che da anni era senza amministrazione comunale perchè la malavita locale lo ha sempre impedito. La signora (perchè è una donna) ha avuto il coraggio di presentare una propria lista ed è stata eletta e così a sfidato i malviventi. Subito dopo le elezioni ha già subito qualche ....avvertimento....di quelli soliti. Dunque?
    Il mondo è molto complesso, complicato, vario, contraddittorio e il moralismo giacobino con il suo manicheismo è lo strumento più idoeno....per non capirci nulla, come è il caso.

    Saluti liberali
    Ovviamente complimenti alla signora che in Sardegna si oppone, rischiando personalmente, alla malavita, del resto io ho sempre ritenuto le donne esseri superiori, tuttavia codesto tuo esempio mi pare impropio: che io sappia in Sardegna fortunatamente non vi sono problemi di mafia, il che non vuol dire che non ve ne siano altri, ma di " semplice"malavita.
    Certo il mondo è vario complesso e complicato, ma questo non può certamente fare accettare che governanti, e politici perseguano scopi di potere e di lucro attraverso la mafia e tacciando chi vorrebbe questo evitare di moralismo giacobino e manicheismo, altrimenti si continua a non capire nulla.
    Del resto, a proposito di manicheismo, non è stato qualcuno della tua parte a dire che dall'una parte, la tua, c'è, tout court, il bene, e dall'altra, sempre tout court, il male?!

  5. #25
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    Quando un'associazione criminale impedisce che in un comune, per quanto piccolo, per ben 10 anni non si possano tenere libere elezioni, siamo di fronte sicuramente ad un fenomeno di criminalità organizzata. Mafia o non mafia.
    In secondo luogo....il sottoscritto.....non ha capi.....

    da www.corriere.it :

    " L’ANALISI

    Il proclama di Bagarella diretto anche a Provenzano

    Lo Forte: «Il loro problema è conciliare interessi dei detenuti e dei ricercati». Il mistero dei fedelissimi presi dai carabinieri


    Due anni fa, il 2 agosto 2000, il geometra Giuseppe Lipari, già condannato per mafia e in predicato di essere arrestato con nuove accuse, trascorreva le ferie a San Vito Lo Capo, un tratto di mare alla moda in provincia di Trapani. Con lui c’era Salvatore Miceli, altro affiliato a Cosa Nostra. I due parlavano, e una microspia della polizia registrava. Lipari raccontava di un incontro con Bernardo Provenzano, il padrino dalla latitanza ultratrentennale. «Giustamente - diceva a Miceli - quello è restio per una cosa... per dire "signori miei, rimettiamo questo giocattolo in piedi". Che succede se io, dice, non ricevo dal carcere le indicazioni di farlo... Significa che io devo andare contro di loro!"». «Certo», annuiva Miceli, e Lipari continuava: «Contro Totuccio... Riina... Contro Bagarella». E Miceli: «Certo!».
    No, Bernardo Provenzano non si poteva mettere contro Riina e Bagarella. Anche se nel 1993 s’erano divisi sulla strategia da tenere nei confronti dello Stato: trattativista il primo, stragisti i secondi. Non poteva nell’estate del 2000, quando ne parlava Lipari, e non può oggi quando, dal chiuso del supercarcere dove sconta i rigori imposti dall’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario, «Luchino» Bagarella lancia il suo proclama di protesta contro chi «strumentalizza» i detenuti, e li considera «merce di scambio». Il boss ha parlato di imprecisate «forze politiche», ma secondo le interpretazioni degli inquirenti palermitani può essersi rivolto anche all’interno dell’organizzazione mafiosa.
    «Oggi il primo problema di Cosa Nostra è interno: conciliare gli interessi dei detenuti con quelli dei latitanti», dice il procuratore aggiunto Guido Lo Forte. Ecco perché torna d’attualità quell’intercettazione di due anni fa: il primo dei ricercati, «Binnu» Provenzano, è ben consapevole di non poter abbandonare al proprio destino i «colleghi» costretti al carcere duro. A cominciare da Riina e Bagarella.
    Forse un «giovane» come Matteo Messina Denaro, la primula rossa del Trapanese, ne è meno convinto, ma questo è un problema che eventualmente tocca sempre a Provenzano risolvere; comunque, la coppia corleonese detenuta chiederebbe conto a lui.
    Provenzano lo sa, come sa che l’arresto del suo fedelissimo Nino Giuffrè detto «Manuzza» - preso dai carabinieri il 16 aprile scorso - è avvenuto grazie a una «soffiata» di qualcuno che ha voluto consegnare allo Stato il capo del mandamento mafioso di Caccamo. Qualcuno imbeccato dai corleonesi? E’ una delle ipotesi degli inquirenti, oggi rafforzata dal proclama di Bagarella. Tanto più a ricordare quanto raccontò il pentito Tony Calvaruso: « Nell’estate del ’94 Bagarella aveva progettato l’eliminazione di tutti i componenti del mandamento di Caccamo, colpevoli di pavidità, e il primo della lista era proprio Giuffrè». Quel vecchio conto aperto potrebbe essere stato saldato otto anni più tardi attraverso l’arresto pilotato di un uomo talmente vicino a Provenzano che tra i bigliettini del superlatitante trovati in suo possesso ce n’era uno di pochissimi giorni prima.
    Oltre che un regolamento di conti postumo, quella cattura telecomandata potrebbe essere stata un messaggio a Provenzano: se quelli della tua cerchia più ristretta cadono nella rete, potresti caderci anche tu da un momento all’altro. Dunque, è meglio per tutti rispettare gli impegni e non dimenticarsi di chi è finito dietro le sbarre
    . Se esistono contatti con chi, dentro o vicino alle istituzioni, può fare qualcosa, il 41 bis deve entrare nell’agenda. E’ avvisato Provenzano e sono avvisate quelle «forze politiche» che Bagarella ha tirato in ballo direttamente, senza specificare se di maggioranza o opposizione.
    « Ma un capomafia non è mai esplicito - ricorda Lo Forte -. Perché, per l’appunto, è mafioso, e perché sa che chi deve capire capisce. In ogni caso, dalle sue parole emerge che c’erano delle aspettative di Cosa Nostra su questa vicenda del 41 bis che, evidentemente, sono state disattese». O, comunque, non si vedono quegli spiragli che - dopo anni di attesa - ci si aspettava. Altri fronti sono aperti, primo fra tutti la possibilità di chiedere la revisione di alcuni processi se dovessero passare certe proposte di legge in discussione in Parlamento; molti ergastoli sono diventati definitivi, compresi quelli per le stragi del ’93, e per scrollarseli di dosso quella sembra l’unica strada.
    Nell’immediato, però, ci sono le condizioni carcerarie da migliorare. Cioè il 41 bis. Bagarella ha scelto una strada diversa da quella di Pietro Aglieri - che gli investigatori iscrivono nella «corrente» di Provenzano -, il quale ha scritto al superprocuratore Vigna cercando di individuare altre vie per non morire in carcere. Se necessario, anche a prescindere da quella «dissociazione» di cui i corleonesi non vogliono nemmeno sentire parlare. «Nel messaggio letto in videoconferenza non c’è invito al dialogo, semmai intimazione», dice ancora Lo Forte. E ricorda che nel frattempo la famiglia di sangue di Riina, alla quale appartiene suo cognato «Luchino», ha subito altri colpi. Il figlio Giovanni s’è visto infliggere un ergastolo e l’altro, Giuseppe, è stato arrestato un mese fa. Sono avvenimenti che papà Riina e zio Bagarella sopportano forse con più fatica del 41 bis. Quella contro il carcere duro non è stata la prima dichiarazione del boss in un’aula di giustizia . Aveva parlato anche nel marzo dell’anno scorso, al processo contro il nipote Giovanni «che è come se fosse mio figlio», per sostenere la sua innocenza. Poi è rientrato nel tradizionale silenzio, fino all’altro giorno.

    Giovanni Bianconi
    "


    Saluti liberali...e antimafiosi.

  6. #26
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    Originally posted by Pieffebi
    Quando un'associazione criminale impedisce che in un comune, per quanto piccolo, per ben 10 anni non si possano tenere libere elezioni, siamo di fronte sicuramente ad un fenomeno di criminalità organizzata. Mafia o non mafia.
    In secondo luogo....il sottoscritto.....non ha capi.....

    da www.corriere.it :

    " L’ANALISI

    Il proclama di Bagarella diretto anche a Provenzano

    Lo Forte: «Il loro problema è conciliare interessi dei detenuti e dei ricercati». Il mistero dei fedelissimi presi dai carabinieri


    Due anni fa, il 2 agosto 2000, il geometra Giuseppe Lipari, già condannato per mafia e in predicato di essere arrestato con nuove accuse, trascorreva le ferie a San Vito Lo Capo, un tratto di mare alla moda in provincia di Trapani. Con lui c’era Salvatore Miceli, altro affiliato a Cosa Nostra. I due parlavano, e una microspia della polizia registrava. Lipari raccontava di un incontro con Bernardo Provenzano, il padrino dalla latitanza ultratrentennale. «Giustamente - diceva a Miceli - quello è restio per una cosa... per dire "signori miei, rimettiamo questo giocattolo in piedi". Che succede se io, dice, non ricevo dal carcere le indicazioni di farlo... Significa che io devo andare contro di loro!"». «Certo», annuiva Miceli, e Lipari continuava: «Contro Totuccio... Riina... Contro Bagarella». E Miceli: «Certo!».
    No, Bernardo Provenzano non si poteva mettere contro Riina e Bagarella. Anche se nel 1993 s’erano divisi sulla strategia da tenere nei confronti dello Stato: trattativista il primo, stragisti i secondi. Non poteva nell’estate del 2000, quando ne parlava Lipari, e non può oggi quando, dal chiuso del supercarcere dove sconta i rigori imposti dall’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario, «Luchino» Bagarella lancia il suo proclama di protesta contro chi «strumentalizza» i detenuti, e li considera «merce di scambio». Il boss ha parlato di imprecisate «forze politiche», ma secondo le interpretazioni degli inquirenti palermitani può essersi rivolto anche all’interno dell’organizzazione mafiosa.
    «Oggi il primo problema di Cosa Nostra è interno: conciliare gli interessi dei detenuti con quelli dei latitanti», dice il procuratore aggiunto Guido Lo Forte. Ecco perché torna d’attualità quell’intercettazione di due anni fa: il primo dei ricercati, «Binnu» Provenzano, è ben consapevole di non poter abbandonare al proprio destino i «colleghi» costretti al carcere duro. A cominciare da Riina e Bagarella.
    Forse un «giovane» come Matteo Messina Denaro, la primula rossa del Trapanese, ne è meno convinto, ma questo è un problema che eventualmente tocca sempre a Provenzano risolvere; comunque, la coppia corleonese detenuta chiederebbe conto a lui.
    Provenzano lo sa, come sa che l’arresto del suo fedelissimo Nino Giuffrè detto «Manuzza» - preso dai carabinieri il 16 aprile scorso - è avvenuto grazie a una «soffiata» di qualcuno che ha voluto consegnare allo Stato il capo del mandamento mafioso di Caccamo. Qualcuno imbeccato dai corleonesi? E’ una delle ipotesi degli inquirenti, oggi rafforzata dal proclama di Bagarella. Tanto più a ricordare quanto raccontò il pentito Tony Calvaruso: « Nell’estate del ’94 Bagarella aveva progettato l’eliminazione di tutti i componenti del mandamento di Caccamo, colpevoli di pavidità, e il primo della lista era proprio Giuffrè». Quel vecchio conto aperto potrebbe essere stato saldato otto anni più tardi attraverso l’arresto pilotato di un uomo talmente vicino a Provenzano che tra i bigliettini del superlatitante trovati in suo possesso ce n’era uno di pochissimi giorni prima.
    Oltre che un regolamento di conti postumo, quella cattura telecomandata potrebbe essere stata un messaggio a Provenzano: se quelli della tua cerchia più ristretta cadono nella rete, potresti caderci anche tu da un momento all’altro. Dunque, è meglio per tutti rispettare gli impegni e non dimenticarsi di chi è finito dietro le sbarre
    . Se esistono contatti con chi, dentro o vicino alle istituzioni, può fare qualcosa, il 41 bis deve entrare nell’agenda. E’ avvisato Provenzano e sono avvisate quelle «forze politiche» che Bagarella ha tirato in ballo direttamente, senza specificare se di maggioranza o opposizione.
    « Ma un capomafia non è mai esplicito - ricorda Lo Forte -. Perché, per l’appunto, è mafioso, e perché sa che chi deve capire capisce. In ogni caso, dalle sue parole emerge che c’erano delle aspettative di Cosa Nostra su questa vicenda del 41 bis che, evidentemente, sono state disattese». O, comunque, non si vedono quegli spiragli che - dopo anni di attesa - ci si aspettava. Altri fronti sono aperti, primo fra tutti la possibilità di chiedere la revisione di alcuni processi se dovessero passare certe proposte di legge in discussione in Parlamento; molti ergastoli sono diventati definitivi, compresi quelli per le stragi del ’93, e per scrollarseli di dosso quella sembra l’unica strada.
    Nell’immediato, però, ci sono le condizioni carcerarie da migliorare. Cioè il 41 bis. Bagarella ha scelto una strada diversa da quella di Pietro Aglieri - che gli investigatori iscrivono nella «corrente» di Provenzano -, il quale ha scritto al superprocuratore Vigna cercando di individuare altre vie per non morire in carcere. Se necessario, anche a prescindere da quella «dissociazione» di cui i corleonesi non vogliono nemmeno sentire parlare. «Nel messaggio letto in videoconferenza non c’è invito al dialogo, semmai intimazione», dice ancora Lo Forte. E ricorda che nel frattempo la famiglia di sangue di Riina, alla quale appartiene suo cognato «Luchino», ha subito altri colpi. Il figlio Giovanni s’è visto infliggere un ergastolo e l’altro, Giuseppe, è stato arrestato un mese fa. Sono avvenimenti che papà Riina e zio Bagarella sopportano forse con più fatica del 41 bis. Quella contro il carcere duro non è stata la prima dichiarazione del boss in un’aula di giustizia . Aveva parlato anche nel marzo dell’anno scorso, al processo contro il nipote Giovanni «che è come se fosse mio figlio», per sostenere la sua innocenza. Poi è rientrato nel tradizionale silenzio, fino all’altro giorno.

    Giovanni Bianconi
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    Saluti liberali...e antimafiosi.
    Pervicacemente non capisci e riduci tutto a scontri fra mafiosi ignorando gli interessi passati, presenti e magari futuri che potrebbero esserci: che ne so, traffico di droga, riciclaggio, appalti, promesse di scarcerazioni, ricatti e via forzaitalianeggiando.

  7. #27
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    Mah...io non riduco niente....è la Procura di Palermo che riduce....o è di Forza Italia pure quella? Io invece NO, non sono di quel partito, sebbene simpatizzi per la coalizione di Centrodestra e il suo governo in quanto liberale "di destra".


    Cordiali saluti

  8. #28
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    Originally posted by Pieffebi
    Mah...io non riduco niente....è la Procura di Palermo che riduce....o è di Forza Italia pure quella? Io invece NO, non sono di quel partito, sebbene simpatizzi per la coalizione di Centrodestra e il suo governo in quanto liberale "di destra".


    Cordiali saluti
    Cominci a prendere le distanze? Ne sono lieto, ciò conferma la mia fiducia nell'uomo. Ma per aiutarti nel tuo Cammino di redenzione, sia pure di destra, senti questa: Il vicepresidente di forza italia on. Cicchitto ha proposto un maxicondono per evasori irpef, previdenziali ed edilizi. Surge et ambula!

  9. #29
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    Originally posted by AngelodiCentro


    Anche per te potrebbe bastare leggere i giornali non ti preoccupare! Ti ripeto che è vergognoso accostare la mafia ad una sola parte politica. E poi chi te l'ha detto che se un politico viene arrestato di conseguenza è un mafioso?! Non esiste forse la presunzione d'INNOCENZA?!? Finora sapevo che le sentenze definitive avvengono solo dopo aver svolto un processo e non con l'avviso di garanzia o con l'arresto!! Il tuo atteggiamento, di cui ti dovresti VERGOGNARE, è tipico di una sinistra forcaiola e giustizialista che istiga all'odio e alla demonizzazione dell'avversario, che non lotta contro le sue idee ma contro le persone.

    Purtroppo per te a me non basta leggere i giornali ed anzi questa lettura te la consiglio caldamente per fugare i dubbi che caso mai tu potessi avere davvero. Ma a parte questo e nulla avendo da ridire sulla presunzione d'innocenza e sui colpevoli solo a sentenza definitiva, non puoi negare che molti della tua parte politica sono indiziati quando non sotto processo per fatti di mafia. Posso capire che quando un "povero" consigliere comunale si trova ad operare in un piccolo paese della sicilia possa rimanere in qualche modo coinvolto in fatti di mafia e magari essere innocente, ma nel vostro caso si tratta di una mentalità diffusa ad ogni livello senza remora alcuna , tipico, questa volta si, di una destra che si fregia del titolo di "liberale", quasi questo aggettivo volesse significare libertà di fare gli interessi propi e di rifiutare, non difendersi, i processi. Ovviamente questo non vuol dire che siete tutti mafiosi ma sicuramente nella tua parte non ne mancano e soprattutto sono in posizioni di primo anzi primissimo piano. Taccio sui giudici comunisti, non voglio infierire.

  10. #30
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    Originally posted by AngelodiCentro
    Purtroppo per te a me non basta leggere i giornali ed anzi questa lettura te la consiglio caldamente per fugare i dubbi che caso mai tu potessi avere davvero.

    AdC: povero ingenuo!!! E chi te la dà questa certezza assoluta?!? Forse dai giornali riesci a sapere il colore politico di tutti gli indagati per mafia?!? Beato te... Ma anche se fosse che ne sai che molti mafiosi esponenti di sinistra non riescono magari a nascondersi più facilmente dai mass media?!

    Ma a parte questo e nulla avendo da ridire sulla presunzione d'innocenza e sui colpevoli solo a sentenza definitiva, non puoi negare che molti della tua parte politica sono indiziati quando non sotto processo per fatti di mafia.

    AdC: non lo nego ma non sputo sentenze come fai tu.

    Posso capire che quando un "povero" consigliere comunale si trova ad operare in un piccolo paese della sicilia possa rimanere in qualche modo coinvolto in fatti di mafia e magari essere innocente, ma nel vostro caso si tratta di una mentalità diffusa ad ogni livello senza remora alcuna , tipico, questa volta si, di una destra che si fregia del titolo di "liberale", quasi questo aggettivo volesse significare libertà di fare gli interessi propi e di rifiutare, non difendersi, i processi.

    AdC: Invece in voi sinistri è diffusa la tipica mentalità giacobina, forcaiola e giustizialista, che punta all'odio e alla demonizzazione dell'avversario, presentandolo come il male assoluto da abbattere. E' lo stile che hanno usato post e neo comunisti durante gli anni del terrore('92-'94) e lo stesso stile che stai usando tu adesso. Liberale non vuol dire rifiutare i processi ma vuol dire essere garantisti e rispettosi dell'altro, vuol dire non confondere l'avversario con il nemico.

    Ovviamente questo non vuol dire che siete tutti mafiosi ma sicuramente nella tua parte non ne mancano e soprattutto sono in posizioni di primo anzi primissimo piano. Taccio sui giudici comunisti, non voglio infierire.

    AdC: che non mancheranno mafiosi non c'è dubbio, così come non ne mancheranno a sinistra, e compito di tutti sarebbe quello di isolarli, cacciarli e denunciarli. E poi non dimenticare nemmeno chi è costretto a trattare con la mafia, pur non volendolo. Quelli più che mafiosi sono vittime della mafia.
    Bene, temo che a questo punto continuare a discutere sarebbe sterile, per cui mi limito a constatare che se, come dici, "è compito di tutti isolarli, cacciarli e denunciarli", voi non siete coerenti, infatti non li isolate, non li cacciatee non li denunciate, ma li eleggete.

 

 
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