Processo al processo

[mustang]

Per spiegare come sia necessaria la prigione per Anna Maria Franzoni il dott. Fabio Gandini analizza se la libertà dell’indagata nuoccia al corso della giustizia. E si risponde così: finchè è libera, l’atteggiamento di Anna Maria è influenzato pesantemente dai giornalisti che la inibiscono. Inoltre i giornali riferiscono a che punto sono le indagini, dunque questo cambia gli atteggiamenti della donna. Conclusione: meglio la galera.
Testuale:”Le indagini preliminari, per la prima volta nella storia giudiziaria del nostro paese, sono state integralmente seguite in diretta dai mezzi di comunicazione di massa, che hanno provveduto, con dovizia di particolari, a rendere noti al pubblico i singoli elementi di fatto acquisiti dagli investigatori, mano a mano che questi venivano raccolti”.
Quindi, nessuna lagnanza su scorrettezze dei media.
E continua riferendosi agli accertamenti del Racis sul pigiama e gli zoccoli e sulle intercettazioni telefoniche. Invece di criticare la polizia giudiziaria o i pm e coloro che da essi dipendono, se la prende coi giornali.
Scrive il gip nella sua relazione: “In particolare non deve essere consentito esporre ulteriormente l’indagata alla curiosità dell’opinione pubblica, non essendo la gogna una pena vigente nel nostro ordinamento”. Perfetto, parole giuste e rispettose per l’indagata, ma guai se fosse la richiesta del segreto.
L’azione della giustizia è pubblica, salvo ciò che tocca ai magistrati stessi custodire.
I processi sono pubblici e come tali processabili dall’opinione pubblica. Salvo trasformare la magistratura in una sorta di casta che vuole pubblicità per se stessa ed elogi solenni, ma non accetta l’esame dei suoi atti da parte della libera stampa, a sua volta certo giudicata e giudicabile.
Questa è democrazia.

Dice l’ex presidente dell’Anm, dott. Giuseppe Gennaro:”Credo si stia facendo un processo al processo, con gravi rischi di ritorsioni sulle attività che devono ancora essere compiute in una istruttoria che è solo agli inizi. In questa vicenda ci sono ancora minori che andrebbero tutelati e c’è anche l’esigenza di evitare di consegnare all’opinione pubblica l’immagine indelebile di una donna-mostro, prima ancora della conclusione del processo”.
Renato Farina, estensore dell’articolo del quale ho riportato liberamente delle parti, così conclude:
“Ecco, noi invece faremo il processo al processo proprio per non trasformare questa donna in mostro.
Cùntent, Gennaro?
saluti

[Pieffebi]

Mah....