Il partito territoriale sta saldando le diverse anime autonomiste. Ma non solo
PARTITI E ALLEANZE

di Gianpaolo Tessari

TRENTO. Il mondo autonomista trentino appare galvanizzato come non mai. Non solo per il ritorno in auge di Carlo Andreotti, con il Patt a presiedere la Regione. Ma soprattutto perché sta prendendo forma quel partito territoriale, che nel 2003, dovrebbe far sposare proprio le varie anime autonomiste con il centro. I confini del partito territoriale sono ancora scritti sulla sabbia, ma il segretario del Patt Giacomo Bezzi avrebbe già aperto anche ai socialisti autonomisti di Mario Raffaelli.
Non è un segreto che Andreotti alla guida della Regione sia stato "letto" da più parti come anticipazione di un'alleanza elettorale in vista del 2003. Qualche indizio in più lo si ricava anche dalla soddisfazione del presidente della Provincia Lorenzo Dellai che, ieri da queste colonne, commentava con interesse il rilancio del "partito territoriale" fatto proprio dal suo predecessore. Confermando, indirettamente, come la Margherita guardi proprio in quella direzione: «A me fa piacere che ora, finalmente, anche Andreotti abbia sposato quella che sarà la mia tesi congressuale ad aprile. L'unica scelta da fare è quella di un grande partito di raccolta, sì della "casa dei trentini". Anche se - rivela il segretario del Patt Giacomo Bezzi- il coordinatore della Margherita Betta mi ha diffidato dall'utilizzare questo nome, dicendo che gli appartiene. Sono dettagli, potremmo chiamarla la "baita dei trentini", ma il concetto non cambia. Vi dovranno fare parte tutti gli autonomisti e tutti gli ex democristiani, al di là delle sigle. Un discorso interessante è stato anche intavolato con i socialisti autonomisti di Raffaelli che potrebbero dunque essere dei nostri».
«Deve essere chiaro un fatto: il partito territoriale sarà sì composto dalla galassia di centro, ma non avrà pregiudiziali ideologiche, ma solo attenzione ai contenuti. Questo approccio fa capire anche perché il Patt sia stato, a torto, giudicato in questi anni politicamente ondivago. A noi interessano i programmi e abbiamo trovato contributi interessanti a sinistra, per quanto riguarda la difesa del territorio, e a destra per l'attenzione ai valori. Ma il dialogo con chi fa scelte non moderate si è rivelato difficile: Forza Italia, per fare un esempio, non si è rivelata un buon interlocutore. Sempre a parlare di Governo, troppo attenta a Roma e agli italiani di Bolzano. A noi trentini interessano altre cose» taglia corto Bezzi.
Ma sull'apertura - sia pur con tutte le cautele - ad una certa sinistra, frena invece Sergio Muraro, Genziane: «Bene, anzi benissimo che il popolo autonomista e la Margherita, anzi l'anno prossimo avrà un altro nome, siano assieme nel 2003. E la riunione di tutti i moderati che appare la soluzione più in sintonia con il sentire dei trentini. Ma non credo che Dellai vorrà essere, come lo è ora, tenuto in gabbia dalla sinistra anche nel prossimo futuro. Con Ds e Verdi siamo stati leali, sono al governo grazie a noi autonomisti, ma non credo che per il 2003, almeno al primo turno, potranno essere con noi. Poi si vedrà».
Ma c'è anche da sentire la campana degli autonomisti lontano dalle sirene seduttive del potere, quelli come Giorgio Gelmetti, portabandiera dell'Asar, che di un grande partito di raccolta trentino vagheggiano da sempre. E ora Gelmetti? «Bene, meno male che ora Carlo Andreotti sembra aver capito l'importanza di un partito territoriale. Ho paura che sia troppo tardi, che non ci siano nemmeno più i tempi per portare a compimento. E davvero Androetti avrà la forza per un passo simile? Secondo me - avverte "Furore" - si potrà schierarsi tutti compatti nel 2003 solo ad una condizione: che la Svp scenda in Trentino e curi la regia di tutta l'operazione politica».