Pagina 2 di 2 PrimaPrima 12
Risultati da 11 a 17 di 17

Discussione: Esoterismo dantesco

  1. #11
    Moderatore
    Data Registrazione
    30 Mar 2009
    Località
    Messina
    Messaggi
    18,411
     Likes dati
    1,422
     Like avuti
    1,210
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Simmetrie esoteriche nella Divina Commedia

    La Commedia dantesca, così ricca di scenari suggestivi e complessa nel suo intreccio di simboli e raffigurazioni mutuate dalla tradizione pagana e cristiana, colpisce per la straordinaria e a tratti terribile eloquenza della sua narrazione, ed è al giorno d'oggi uno dei maggiori classici della Letteratura. Lo stesso Dante è ritenuto il padre delle nostre Lettere.

    Ma una grande opera, d'alta fantasia, è tale in quanto, oltre al significato che la scrittura palesa nero su bianco, spesso cela sorprendenti allegorie e significati di tale profondità da connettere l'argomento trattato a tematiche ancestrali, universali, eterne.

    E la nostra Commedia non fa assolutamente eccezione: fra i suoi versi si annidano simboli e simmetrie che richiamano conoscenze esoteriche molto antiche, nessi all'Astrologia e- come è ben noto- alla Numerologia di notevole profondità.

    Queste simmetrie si possono notare anche in altri grandi scritti dell'Umanità, a cominciare dalla Bibbia, che rivela interessanti allegorie e addirittura una peculiare simmetria nella stesura dei testi stessi; ma nella Commedia abbiamo un modello di enigmatica armonia che non ci viene da un testo ufficialmente ritenuto 'ispirato'.

    Forse l'ispirazione di Dante è stata tanto profonda e spiritualmente forte da segnare questi nessi; d'altra parte, i simboli sono ovunque, intessono la nostra realtà e si manifestano anche senza il consenso della ragione umana.

    Saranno analizzati i due aspetti della scrittura dantesca, che procedono l'uno dall'altro:

    Riferimenti astrologici attraverso la struttura del testo;
    Elementi di Numerologia.


    Riferimenti astrologici

    Douglas Baker, astrologo, ha dimostrato nel suo Dizionario Astrologico che in ogni aspetto della Realtà, sia fisica che spirituale, in tutto l'Universo, è riscontrabile la sinergia di aspetti astrologici. Ad esempio, un animale, un oggetto, o una persona avrà i suoi tipici caratteri astrologici, una sorta di 'corredo astrale' che lo caratterizza.

    Questo significa che, seguendo tale linea di pensiero, i simboli ancestrali dell'Astrologia si trovano praticamente dappertutto, in ogni elemento della nostra vita.

    E se un autore scrive un'opera, come fece Dante, inevitabilmente i simboli presenti in quel testo potranno richiamare il loro universo di idee e collegamenti che possono ricondurre alle radici allegoriche dell'opera.

    I Segni zodiacali, come anche i Tarocchi, non sono soltanto una serie di archetipi: sono anche interpretabili come percorso iniziatico, microcosmico o macrocosmico.

    La nostra Astrologia non è più nemmeno basata sulle costellazioni zodiacali, come avveniva circa 2000 anni fa: a causa della precessione degli equinozi, abbiamo un tipo di Astrologia stagionale, legata al Ciclo Naturale. Si parte dall'Ariete, segno di Fuoco in Azione, che apre la Primavera in un'esplosione di vitalità, e si termina coi Pesci, il Riassorbimento nel Non-Manifestato.

    Quindi per ogni segno zodiacale, abbiamo un periodo dell'anno, o anche un'Era, discorso di cui si sente spesso parlare a proposito e a sproposito.

    Da sempre, l'Uomo si è mosso attraverso le Ere segnate dai vari assi zodiacali:

    ARIETE
    BILANCIA

    TORO
    SCORPIONE

    GEMELLI
    SAGITTARIO

    CANCRO
    CAPRICORNO

    LEONE
    ACQUARIO

    VERGINE
    PESCI


    Ad esempio, l'Era segnata dall'asse Bilancia-Ariete vide la civiltà greca (Bilancia=armonia, bellezza, ordine, giustizia, buon pensiero) e diverse guerre (Ariete=Marte, ma anche Imperialismo Romano, i Romani come civiltà legata all'espansione ed alla forza.).

    L'Era Toro-Scorpione fu il periodo egizio: Toro=stabilità, forza, solidità e lo Scorpione, il segno della Morte legato alla 'cultura funeraria' degli antichi Egizi.

    L'era del Cristianesimo trascorse sotto l'asse Vergine (Maria)- Pesci (simbolo cristiano)...

    Questo tema è tanto vasto che alcuni hanno creduto di collegare la Rivoluzione Francese, importante evento storico molto più recente delle civiltà sopracitate, al pianeta Urano che fu scoperto proprio allora (è infatti il pianeta delle rivolte improvvise e della Libertà) ed ai tre segni d'Aria: Gemelli=Fratellanza, Bilancia=Uguaglianza, Acquario=Libertà.

    Alcune filosofie credono addirittura che la distruzione dell'Universo, anch'essa ciclica, avvenga alternativamente, o con un esplosione di fuoco (Leone) o attraverso un diluvio (Acquario). Il diluvio l'abbiamo avuto...

    Tutto ciò serve a dimostrare che i simboli dell'Astrologia sono letteralmente ovunque.

    E tornando alla Commedia, vediamo che il viaggio di Dante si svolge in periodo pasquale.

    Ecco, la Pasqua: avviene sotto l'Ariete, ed è una festività di origine ebraica; il calendario ebraico, appunto, ricalca i periodi dei Segni dello Zodiaco, e quindi appare 'sfasato' rispetto ai nostri mesi. Il periodo pasquale è anche per quel calendario sotto l'Ariete, ed il simbolo della Pasqua è... un Agnello. Agnello =Ariete, è fuor di dubbio, ed il tempo della Resurrezione- di Cristo come della Natura- è arietino, è la Primavera del Fuoco in Azione.

    Il simbolo di Marte (U), pianeta governatore del segno dell'Ariete, non è soltanto una stilizzazione dei genitali maschili, ovvero della Forza Fecondatrice, di nuovo, ma può essere interpretato parallelamente come la scintilla attiva che si diparte dal Centro, dal Sole, dal Principio Vitale Unico. Quindi è sotto questo primo Segno dello Zodiaco che abbiamo la vita rinnovata ed in espansione. La Natura risorge rigogliosa (l'uovo, no?), anche se si tratta di una stagione climaticamente instabile, portando ancora il residuo dei Pesci, segno mutevole che condivide il mese di Marzo con l'Ariete di natura ignea.

    In un'allegoria di M. Schulmann, ogni Segno porta in se' una scintilla della Creazione: il primo segno pianta il seme, esso mette solide radici sotto il Toro, si attraversano i periodi dei Gemelli (aria primaverile, vivace), del Cancro (protezione e nutrimento), del Leone (splendore del Creato),e della Vergine (mietitura, lavoro).

    Con la Bilancia si ha l'equinozio d'Autunno, il Giorno è uguale alla Notte; sotto lo Scorpione, segno distruttivo, la Natura viene 'massacrata' ma solo in funzione della Rinascita. In seguito, sotto il Sagittario si ha una sublimazione delle forze più basse (uomo-cavallo), ed il Capricorno rappresenta una presa di coscienza, una cristallizzazione.

    L'Acquario ha il compito di liberare, di aprire alle energie la via del Riassorbimento, rappresentato dai Pesci.


    Inferno - Immagine tratta dal sito http://icp.ge.ch/sis

    Ad ogni segno viene conferito un dono speciale, legato a questi compiti individuali.

    Ed il secondo segno che ci interessa, dopo l'Ariete, è lo Scorpione: è decisamente il segno che domina la Commedia, il segno da sempre connesso alle energie 'infere', dell'Inconscio, ed alla loro potenziale sublimazione affinché l'Uomo sia in grado di rinascere, evolversi.

    Ora, allo Scorpione è dato un dono pericoloso: il potere di scrutare nell'animo umano, facoltà che include automaticamente il rischio di smarrirsi nei tortuosi labirinti subconsci, popolati di creature angeliche o a volte terrificanti. Il tipo Scorpione è destinato a passare attraverso meandri sotterranei, per purificarsi e tornare alla Luce divina.

    Se inseriamo il termine selva oscura e l'espressione uscire a rivedere le stelle, beh, il paragone sembra decisamente calzante.

    Nell'allegoria si allude chiaramente a 'belve' dell'animo umano, e quante fiere incontra Dante, nell'Inferno! Già nella 'selva oscura', poi attraverso tutti i canti.

    Si ricorda la frase di Freud: "Nessuno che, come me, si cimenti nell'evocare alcuni fra quei demoni terribili, domati solo a metà, che abitano nel petto dell'Uomo, e che tenti di lottare contro di loro, può sperare di uscire del tutto indenne dalla lotta."

    Ma se questo tipo di uomo riuscirà a superare tali prove, giungerà allo stato sublime dell'Aquila, l'uccello che si eleva ma riesce a scrutare lontano ed in basso, con la sua vista.

    Avrà la Conoscenza assoluta ("Come in alto, così in Basso") e la Determinazione divina.

    La Commedia è un'opera fortemente scorpionica, ed il suo leitmotiv è la Purificazione, la Rinascita, tutti valori legati a questo segno zodiacale.

    In questo proposito risulta interessante il libro Cercando Beatrice, un'interpretazione in chiave psicologica del viaggio dantesco.


    Elementi di Numerologia

    Proprio dallo studio astrologico codificato dai popoli del basso Oriente, procedono le corrispondenze numerologiche che hanno dato vita alla Cabala (Qabbalah) ebraica, alle varie altre forme di Numerologia, fino alla Smorfia nostrana.

    Probabilmente, in principio si cominciò con l'associare ad ogni costellazione un numero corrispondente alla quantità delle stelle che la componevano; poi, nella volontà codificante e sistematica dell'Uomo, furono stesi veri e propri studi sulle simmetrie fra la Natura ed i Numeri. D'altronde i numeri sono il codice di tutta la nostra realtà, e l'Uomo scopre di volta in volta leggi matematiche che la Natura, nel suo ordinamento infallibile, ha già in se', "in vigore" dalle origini stesse dell'Universo.

    E quando si carpisce una misura, una regola naturale, si ha la sensazione di aver intravisto un Disegno perfetto, senz'altro divino, dietro l'ordinamento delle Cose, del Cosmo.

    Di qui nasce la Numerologia.

    Lo studio dei Pitagorici è un lampante esempio di come i Greci avessero intuito e reso in termini di studio questo concetto dell'Universo come ordinamento matematico.

    Alcuni popoli, si sente dire spesso, 'inventarono' lo zero.

    Sembrerebbe un dato di fatto, per noi, considerare una cifra corrispondente al nulla, ma è soltanto abitudine, la nostra: lo zero fu ad esempio concepito dai Maya, grandi osservatori e diligenti catalogatori dei ritmi cosmici.

    Zero deriva dall'orientale sephr o siphr, da cui cifra, e tracce di questo uso in comune dei due termini è riscontrabile nella lingua Inglese: cipher infatti significa sia 'cifra' che 'uno zero', un pincopallino. La cifra è un concetto impersonale, un ruolo; il numero ha quel che può definirsi una sua personalità, e per questo risulta un potente simbolo esoterico.

    Residui di tali usi restano anche nell'Algebra (altro termine arabo, con al=articolo): pare che la x, usata per indicare un'incognita, fosse il segno che indicava il numero 21, multiplo del misterioso 7 e quindi segno enigmatico...

    Menzionavo prima la 'Smorfia': ancora oggi si tende a considerare il numero 17 come segno della sfortuna, il che ci viene dalle credenze romane: XVII è anagramma di VIXI, 'ho vissuto', quindi "sono morto". Retaggi che vengono ereditati come superstizioni.

    Osserviamo elementi, indizi della presenza della Numerologia anche nelle opere letterarie. A cominciare naturalmente dai miti: vi sono costanti vere e proprie riguardo alle forme delle creature fantastiche (l'Idra a sette teste, il nordico Jotunn Troll a nove teste, ecc....), ma anche nel numero delle imprese che ogni eroe deve affrontare, primo fra tutti Ercole.

    C'è chi vede nelle dodici fatiche dell'eroe greco-romano una scansione zodiacale, ipotesi convalidata dalla 'solarità' simbolica dell'eroe. Ma potremmo operare lo stesso paragone con il Gilgamesh mesopotamico o un'infinita serie di altri eroi mitologici.

    Numeri particolarmente 'potenti' sotto l'aspetto simbolico sono l'1, il 3, il 7, il 9 ed il 12, tanto per proporre un esempio. Dodici furono gli Apostoli, i Cavalieri della Tavola Rotonda- con relativi paragoni zodiacali, ovviamente: l'Astrologia non si lascerebbe mai sfuggire occasioni tanto ghiotte di esprimere la propria onnipresente validità simbolica!

    Ma è meglio procedere per ordine, pertinentemente alla Commedia:


    Il numero in Dante

    Il tempo in cui visse Dante fu indubbiamente influenzato dalle nozioni pitagoriche, dalla cultura dei dotti dell'epoca per cui l'aspetto 'numeristico' veniva studiato nell'ambito filosofico e per estensione letterario. Questo perché in un'opera scritta l'aspetto quantitativo, e quindi numerico, non solo ricorre necessariamente nel testo- dacché uno scenario deve necessariamente avere delle quantità descritte- ma ha modo di presentarsi anche nelle importantissime rime. E Dante se ne occupò in maniera davvero esemplare...

    E pensare che alcuni autori opinionisti dell'epoca affermarono che la numerologia dantesca fosse una volgare miscellanea di retaggi e superstizioni. Dimostreremo l'opposto.

    Certamente fu determinante l'influenza di un precettore di Dante, il Doctor Seraphicus della Chiesa, Bonaventura, grandissimo traduttore religioso, mistico e sapiente.

    Tra l'altro Dante stesso pare essere stato francescano.

    Tralasciando la ricca aneddotistica riguardo al Bonaventura ed agli altri Doctores cristiani da cui senza dubbio Dante attinse, possiamo citare quel che lo stesso Poeta ebbe a dire:

    "Li principi delle cose naturali son tre ... e non solamente tutti insieme, ma anche in ciascuno è numero ... perché Pitagora poneva li principi delle cose naturali lo pari e lo dispari, considerando tutte le cose esser numero." (Convivio, XIII, 17).

    Insomma esemplare a tutta una serie di considerazioni sugli Angeli e sugli ordinamenti divini e inferi, assolutamente essenziali per l'interpretazione del poema dantesco.

    Perché in fin dei conti, è di ordinamenti che Dante parlava, e un ordinamento divino, quindi espressione per forza di concetti della perfezione, e inevitabilmente matematica.

    In ciò Dante fu eminentemente geometrico ("Da sempre la Divinità geometrizza."), adombrando le teorie platoniche: le cose tutte quante

    hanno ordine fra loro e questo è forma (idea, conferma)

    che l'Universo a Dio fa simigliante.

    Per la perfezione quasi 'magica' di questo poema, Dante sostenne opinioni diametralmente opposte da parte dei capi della Chiesa: la sua opera fu innalzata a Quinto Vangelo (!) da papa Benedetto XV, ma l'Autore fu anche accusato di eresia. Gli inquisitori del suo tempo guardavano assai malamente Dante, che ebbe il destino di ogni grande illuminato.

    Prima di proseguire parlando della Gematria e dei numeri in dettaglio, vorrei confutare la facile idea che tali indizi di perfezione siano da attribuirsi al Caso.

    Ebbene, prove certe che non voglio ora anticipare escludono questa supposizione:

    "Caso"- disse qualcuno- "è lo pseudonimo di Dio quando non vuole firmare."


    Gematria dantesca

    La 'Gematria' è il discorso inerente alla Cabala giudaica. Dante ne fa uso in emulazione del profeta Giovanni, autore dell'Apocalisse. Questa 'scienza' studia il valore simbolico di singole lettere nelle parole, o anche di due o tre lettere iniziali di una parola.

    La Bibbia cela diverse gematrie, ed anche i Greci indulgevano spesso a questa usanza.

    Un esempio lampante è il famoso numero 666 della Bibbia: che significhi Nerone Cesare o altri nomi inquietanti che gli interpreti ancora tentano di ricavarne, è un buon modello.

    Tra l'altro, sembra che globalmente, secondo calcoli accurati, l'Inferno di Dante misurerebbe in volume 666 miglia cubiche! E' affascinante, è qualcosa di stupefacente.

    Nel Purgatorio, Dante parla del 'veltro', attribuendogli il numero 515.

    Esistono due intere biblioteche dedicate allo studio su questi due numeri: il 666 ed il 515!

    Uno indica l'Anticristo, la Grande Bestia satanica che svolgerà il ruolo di Messia Infernale nel periodo finale della storia dell'Umanità; l'altro è il numero della 'buona bestia' salvatrice, che ricaccerà la lupa simbolica nell'Inferno.

    Un secondo esempio di Gematria in Dante lo abbiamo nel Cielo di Marte: il viaggiatore vede una fiamma che si divide in 'cinque volte sette' e compare il versetto:

    Diligite justitiam qui judicatis terram.

    Dante mette in rilievo solo le prime tre lettere fra queste, che sono... DIL, numero romano, del 515mo versetto, nel quale si dichiara da se' sesto fra i grandi poeti imperiali.

    Questo è un continuo lavoro di dovizia numerologica, una sottolineatura dell'importanza che Dante attribuisce a questo studio.

    Altra gematria di Dante è la 'M' gigliata nella parola terram del versetto sopracitato: Dante, nel cielo di Marte, parla di una disposizione delle facelle dei beati, a formare prima una M gigantesca, ingigliata, e poi un'aquila. Che indichi Firenze (il giglio) o una monarchia come già Dante teorizzava? O la monarchia francese, anch'essa gigliata.

    O magari la Vergine Maria... Dal profeta Isaia leggiamo: Germoglierà una vergine dalla radice di Jesse, e dalla sua radice nascerà un fiore.". Solo che nell'iconografia cristiana l'Aquila non figura troppo spesso, più ricorrente è la Colomba come simbolo dello Spirito.

    Dante parla anche di due città chiamate, cosa assai curiosa, Maria e Lucia, situate a due antipodi; forse questa M enigmatica sta a significare l'unione dei due antipodi- la M mariana e l'aquila di Lucia- in una fusione intima ed utopica.

    I simboli sono sempre passibili di svariate interpretazioni, e per questo ambigui: tornano alla mente le famose quartine simboliche di Nostradamus...


    Il numero nel testo

    Ed eccoci alla parte clou dello studio numerologico: è lo studio che consente di ricavare maggiori richiami e simbolismi dalla Commedia, e vedremo uno per uno i vari numeri:

    1& 3 sono per eccellenza i numeri della Commedia.

    Essa è cattolicamente il poema per il Dio Uno e Trino, ed i suoi canti sono 100, numero perfettissimo perché potenza di 10, numero già connesso all'1 divino, unitario, cosmico.

    Il primo canto è il prologo di tutta l'opera, a cui seguono 33+33+33 canti.

    Dio è Uno e Trino, ed anche Lucifero, nella sua Antitrinità, riesce ad esserlo; tre sono le donne alleate di Dante: Maria, Lucia e Beatrice. Ancora 3 sono i personaggi dell'ultimo canto: Bernardo, Dante e Beatrice. Tripartito è il Male, il Peccato e quindi l'Inferno: Incontinenza, Violenza, Frode. Di conseguenza, tripartito è l'Acheronte, fiume infero, in Stige, Cocito e Flegetonte. Una e tre sono le rovine sul mondo infernale prodotte dalla discesa vittoriosa di Cristo: un segno del suo passaggio è sulla porta scardinata su cui sono scritte le 'parole dure'; altre tracce sono nella regione degli incontinenti (ruina dei lussuriosi) e nel territorio della Bestialità (ruina del Minotauro), nonché della frode coi ponti rotti nella sesta bolgia. Quindi l'Uno ed il Tre insieme si trovano nei punti del poema in cui emergono i segni delle verità salienti, essi rappresentano e manifestano i Segni.

    Il tre da solo si trova invece' 'sparso' attraverso tutto il componimento: perfino i commentatori non numeristi sono costretti a riconoscerne la ricorrenza.

    Sono così tanti gli esempi, che sarebbe prolisso e nemmeno esauriente citarli tutti: prendiamone alcuni, come i lampi che precedono la discesa di Beatrice dal carro celeste, sono tre le teste di Cerbero, i giri delle Luci Beate, i passi di Matelda, tre le oasi di verde (selva oscura, Valletta amena e Foresta Divina, a tre diverse gradazioni) e una serie infinita di altri esempi per la rassegna dei quali rimando al libro Dante ed il simbolismo pitagorico di P. Vinassa de Regny. E' interessante notare che il tre si rivela anche nel numero di volte che una frase o un monito viene ripetuto, come avviene nella Bibbia per l'Aquila dei Guai.


    Purgatorio - Immagine tratta dal sito http://kidslink.bo.cnr.it/

    Inoltre il 3 è uno dei numeri del Triangolo Sacro di Pitagora, insieme al 4 ed al 5, abbinamento di cui avremo modo di parlare dopo aver trattato singolarmente tali numeri.

    4 & 8 abbinati assieme perché le Beatitudini il cui numero complessivo è otto, sono suddivise in 4+4. Tra l'altro l'8 è un numero legato alla Morte ed alla Resurrezione: ottagonale era il Santo Sepolcro, quindi la corona del Sacro Romano Impero, ed ottagoni sono infatti incisi sui ceri mortuari, insieme a piccole croci...

    Ottava Casa è nell'Oroscopo il settore connesso allo Scorpione, come mostravo prima segno della Resurrezione e di tutti i processi di rinascita attraverso uno stato di 'morte'.

    4 sono le morti simboliche di Dante: sviene nella Selva Oscura, precipita al piano dell'Acheronte tramite il lignum leve della Croce, cade come corpo morto cade davanti agli spiriti di Paolo & Francesca; cade vinto, infine, nel Purgatorio prima del Lete.

    Si hanno 4 terremoti, 4 ruine e 4 fiumi (v. sopra), 4 fratture sul monte del Purgatorio, e queste fratture (pietre crepate) vanno di 90° in 90°, a formare una Croce... Incredibile.

    4 volte sorride Virgilio, 4+4 sono come vedevamo prima le cornici che portano alle Beatitudini; l'otto è spesso legato alla Vergine Maria. Nel Purgatorio, l'ottavo pianto di Dante è per le accuse contro Beatrice, ed il Poeta elenca otto nomi di patriarchi biblici.

    D'altra parte, il 4 è anche astrologicamente un numero importante, è la Quadruplicità elementale, il numero dei 4 elementi (in Occidente, poiché nella concezione orientale vengono considerati Legno e Metallo in aggiunta ai nostri principi naturali).

    4 sono i venti dei punti cardinali, 8 per la precisione, considerando tutta la rosa dei venti.

    Una stella ad otto punte campeggia a volte, come si accennava prima, sul manto scuro della Madonna. Ottagonale è il misterioso Castel del Monte, in Puglia.

    Un'ultima nota sull'otto: c'è un sonetto acrostico che viene attribuito dall'Ozanam a Dante:

    O tu, Tu del ciel donna; Tu sai. Or mi soccorri. E l'acrostico è... OTTO.

    5 Ecco un numero che è come in bilico fra il Bene ed il Male.

    Quando è unito al 3 ed al 4 è un numero sacro, come ho accennato e come vedremo, e l'espressione greca Ta panta, Universo, ha in se' un pan =tutto che potrebbe derivare da Penta=cinque. E' al suono della quinta tromba apocalittica che escono le fiere dalla coda di scorpione per perseguitare i peccatori per cinque mesi; è la quinta coppa che getta le Tenebre sul regno dell'Anticristo, precipitandolo nel Caos...

    Una stella a cinque punte ha un doppio valore simbolico:

    Simbolo dell'Uomo, con testa, braccia e gambe come nel noto uomo di Leonardo da Vinci. Simbolo positivo, richiama la dimensione Uomo.

    Simbolo del Diavolo, con corna, orecchie e barba caprina, e fra le righe l'Uomo rovesciato, il Nemico dell'Umanità. Insegna dei movimenti satanisti.

    Importante è sottolineare che le cinque punte significano anche lo Spirito, ossia la punta in alto, più i quattro noti elementi; e per i satanisti Fuoco e Terra in alto, e lo Spirito in basso!

    Plutarco, che riteneva il cinque somma dei primi due numeri (2 e 3 perché non definiva l'1 un numero Plutarco, che riteneva il cinque somma dei primi due numeri (2 e 3 perché non definiva l'1 un numero propriamente detto, forse come noi tendiamo ad escludere lo Zero), diceva anche che il pentagono non era ne' un triangolo ne' un quadrato, come a dire 'né carne né pesce'. Secondo Mani, il principio del Male è quintuplo, e dall'Inferno escono cinque mali alberi con altrettante 'diramazioni' di demoni; ed il regno del Male è composto di 5 mondi.

    Dante riserba il cinque per gli aspetti maligni delle cose: la Luna compie 5 cicli prima che Ulisse coli a picco, a Firenze è attribuito il 5 con 5 invettive; 5 gli eretici dalle laide colpe.

    Cinque ladroni nel XXVI canto, altrettanti cittadini nominati da Ciacco; Fialte è avvinto da 5 giri di catene. Ma i 5 seduti nel prato del Purgatorio non sono un caso di 5 isolato: sono prima 3, poi 4 e poi 5. Ed ecco l'abbinamento 'divino' che osserveremo:

    3+4+5 Finalmente analizziamo questi tre numeri divini: la Commedia è divisa in 12 quadri, precisamente 5 per l'Inferno, 4 per il Purgatorio e 3 per il Paradiso.

    E' affascinante come la rima Deo torni 5 volte nell'Inferno, 4 nel Purgatorio e 3 nel Paradiso! Ecco la grandezza di Dante: una simmetria perfetta nella struttura del testo.

    Un altro piccolo enigma, un acrostico (VOM) si trova alla nona terzina del canto XII.

    Il totale degli angeli che compaiono attivamente nel poema, se si considera quello che si trova all'ingresso della città di Dite, sarebbe il poco adatto 11, o 13 con i due che fugano il serpente dalla Valletta Amena, ma escludendo la possibilità che il messo di Dite possa essere un angelo vero e proprio, i conti tornano: 12 angeli in tutto.

    E qui l'Astrologia, come al solito, trova di che sbizzarrirsi...

    A proposito, perché il 12 è il numero astrologico?

    A parte la ragione 'fisica', astronomica, per cui la fascia dello Zodiaco è di dodici figure

    da cui derivano i nostri Segni, le suddivisioni astrologiche sono per 3 e per 4:

    Tripartizione in 3 nature:

    CARDINALE: Ariete, Cancro, Bilancia e Capricorno, aprono le stagioni;

    FISSA: Toro, Leone, Scorpione ed Acquario, dominano i rispettivi periodi;

    MUTEVOLE: Gemelli, Vergine, Sagittario e Pesci, chiudono le stagioni.

    Quadripartizione secondo gli elementi, che tutti conosciamo.

    Anche i sorrisi o i risi di Beatrice sono in tutto 12. Solo al Settimo Cielo, nel XXI canto (21=3x7), Dante non può più sostenere il fulgore del riso della sua donna-angelo.

    Ma le volte in cui si capisce che Beatrice sta ridendo dopo il Settimo Cielo, sono 7.

    Altri esempi di 3x4 sono le tre croci ed i tre cerchi ai primi livelli del Paradiso, a cui si accede dopo aver ascoltato in Purgatorio le tre e quattro melodie delle Ninfe.

    Dante non sbaglia un colpo.

    E sembra che ancora ci resti qualche retaggio dei tre numeri sacri: in alcune Chiese l'alba è segnalata da dodici rintocchi di campane, e ad esempio, in Santa Maria Sopra Minerva, a Roma, l'ordine delle 12 ore è scandito in serie di 3, 4 e 5 rintocchi.

    6 E' un numero dal grande valore geometrico, infatti l'esagono inscritto in un cerchio ha il lato pari al raggio del cerchio stesso, e come il triangolo ed il quadrato, riempie un'area senza soluzione di continuità (definizione di De Reigny).

    Ecco come sesto, seste e altri termini simili sono tuttora significanti di misura, di regolarità; il Creatore è per Dante "Colui che volse il sesto allo stremo del mondo".

    Misura, quindi Ordine, quindi Giustizia, quindi l'Impero perfetto idealizzato da Dante.

    Ma occorre anche dire che il Poeta credeva nell'Astrologia e nei simbolismi in generale, onde per cui il sei fu da lui considerato come numero 'alto', legato anche agli Angeli, sia quelli votati al bene che quelli caduti. Il sei è anche il numero della stella ebraica, che in Alchimia indica l'unione degli Elementi:

    A +B +D +C = A

    Aria
    Fuoco
    Terra
    Acqua

    Così, per mantenere come dicevamo la costante sei nella morfologia delle creature descritte nella Commedia, si hanno i quattro animali evangelici con 6 ali anziché 4, come da Ezechiele; sei ali venivano pure attribuite ad alcuni angeli, quali i Serafini, e Lucifero, che probabilmente era un Serafino prima di ribellarsi, ne ha altrettante, ma membranose e di colore cupo. Si pensa che fosse stato uno dei Serafini perché è ritenuta la cerchia più elevata presso Dio, il cui nome significa in ebraico gli Ardenti o Serpi Ardenti.

    Cianfa Donati ha sei piedi come deformazioni delle 6 ali.

    Dante, l'avevamo già notato, si inserisce al sesto posto fra i Poeti, e per sei volte si ha una stretta fra i due poeti Dante e Virgilio, nell'opera: stanno avvinti sulla groppa di Gerione, discesa e salita per vedere Nicolò sono effettuate da Dante fra le braccia di Virgilio; la discesa nella sesta bolgia vede ancora i due poeti abbracciati, i due sono ancora stretti nella mano titanica di Anteo ed infine scendono abbracciati lungo i fianchi villosi di Lucifero.

    Sono i momenti più importanti, in cui occorre una stretta ed intima collaborazione, una salda alleanza, fra i due rappresentanti della Croce e dell'Aquila (ancora l'Aquila...).

    Parlavamo dell'Impero di Dante: ebbene al sesto canto di ogni mondo spirituale, si ha un rimando a questa idea. Vediamo: nel VI dell'Inferno si ha una visione delle miserie della città partita; nel VI del Purgatorio abbiamo una protesta contro l'Italia ingiusta e corrotta, e poi nel VI del Paradiso, Dante inneggia alla gloria dell'Impero, unico monologo del testo.

    E poi, non dimentichiamo che il Sesto Cielo è il Cielo di Giove, quindi ordine e giustizia, simboleggiato nel mito greco da... un'Aquila. Nell'occhio dell'Aquila stanno sei beati nel canto XX, altro gran numero, fra cui, al centro, l'illuminato David.

    E' questo il canto in cui Dio è definito Colui che traccia il Sesto, fra il Finito e l'Infinito.

    Sempre il questo canto notiamo sei terzine di sei versi ciascuna, che cominciano tutte per Or conosce.... Il viaggio comincia all'ora sesta, per Dante espressamente "L'ora più nobile de lo die"; la salita al Paradiso Terreste si ha nell'ora sesta, ancora.

    Le invocazioni ad Apollo ed alle Muse sono precisamente sei.

    Nell'Inferno, il ponti dell'arco sesto dei Barattieri, sono tutti rotti, e questa era una delle ruine di cui accennavamo prima. Il sesto angelo del Purgatorio, quello della Giustizia, è il più discreto fra tutti, forse ad indicare la mancanza di Giustizia umana nel mondo.

    E poi Firenze è sempre posta contro il concetto di Giustizia: Dante dice a un certo punto di essere arrivato "da Fiorenza in popolo giusto e sano", quasi a contrapporre i due concetti!

    Cacciaguida non nomina a proposito di Firenze l'ora sesta, ma la terza: Firenze non è compatibile, per Dante, con l'ora più virtuosa, la sesta. Perché Firenze è nemica dell'Impero, che è il numero 6.

    Questo 6 positivo e quasi 'numero ideale' lo troviamo in Dante, ma per altre filosofie il 6 era anche un numero legato al Sole, alla Divinità in Movimento e per i Druidi era estremamente importante, tanto che le erbe venivano raccolte in mazzetti, a sei a sei.

    7 Eccoci al numero misterioso e misterico per antonomasia.

    Spesso diviso in 3+4 (terque quaterque), è anche un importante numero biblico: sette piaghe egizie, sette le Coppe dell'Ira Divina, altrettante teste il dragone demoniaco (forse indicante Roma? Comunque la belva scarlatta a stette teste che compare subito dopo può essere vista come un simbolo romano), e così via. Sono tantissimi gli esempi notabili.

    Sette Muse, sette Ninfe o Mistiche Stelle, sette Virtù e relativi peccati capitali.

    Di queste Virtù, le prime quattro sono viste dalla gente, ma le altre tre si trovano nella Valletta amena, laddove è sì la Croce ma non l'Impero.

    E fino al Paradiso Terrestre, dove finalmente le stelle spirituali vengono mostrate tutte e sette riunite, i numeri 3 e 4 restano affiancati ma divisi, come nel caso delle ninfe che cantano "or tre or quattro melodie". Quindi osserviamo i casi in cui si nota tale divisione: ecco, per esempio nella processione mistica del Paradiso Terrestre, il drago ha sette teste e dieci corna, quindi in tutta probabilità tre teste bicorni e quattro unicorni.

    Virgilio e Sordello si salutano ripetendo il gesto tre e quattro volte.

    Quando arriva Enea ad aprire la porta di Dite, si hanno 3 manifestazioni: terremoto, spavento e vento; come accade dopo per la Croce attraverso cui Dante precipita dall'Acheronte, ma in questo caso si ha anche la luce vermiglia, perché la Croce porta la Luce nel Mondo. I cerchi dell'Inferno sono 9, ma se si considera che uno è riservato al Peccato Originale e due sono sullo stesso piano (il V ed il VI) in tutto si hanno 'fisicamente' sette cerchi inferi. Sette le cornici del Purgatorio dopo l'Antipurgatorio.

    Nel Nobile Castello si nota la frase: "Orrevol gente; tu che onori, cotanta on(o)ranza, onrata nominanza, onorate l'altissimo poeta, fannomi onore e onor gli fanno.".

    Sette parole che si riferiscono all'Onore.

    Poi vediamo 14 grandi personaggi, da Elettra a Saladino, e 21 grandi filosofi.

    Sette 'P' sulla fronte del Poeta, e una miriade d'altri esempi ben visibili e che, come per il 3, vale la pena piuttosto di andare a notare direttamente. Piuttosto, ci interessa il non-visibile, ad esempio il 7 non-menzionato ma che può essere ben riconosciuto nei sonni e nei sogni di Dante: in tutto si addormenta 7 volte. Il 7, numero misterico, come poteva non essere legato ai Sogni che del Mistero sono l'espressione più profonda?

    Infatti, come vedremo, i canti della Commedia sono sinottici, e al canto VII di tutte e tre le cantiche, si ha l'espressione di un mistero: la Fortuna, poi la Notte, infine la Redenzione.

    O nel numero dei canti: spesso sono i canti di numero multiplo di 7 che avvengono fatti o comparse speciali, da Matelda, a Giacobbe, al Punto Luminoso, Dio.

    Il Sette è ovunque. E non vale, questo, solo per la Divina (ora la possiamo ben definire così) Commedia…

    9 E' un numero legato intimamente al 3, di cui è potenza. E le potenze sono sempre l'espressione perfetta di un numero, nella Cabala.

    Per di più, il 9 fu anche connesso al mondo soprannaturale: 9 cerchi angelici, 9 giri dell'Acheronte attorno all'Ade pagano, 9 i livelli del regno tenebroso di Yama, sostenevano i Bramini… Ma anche, 7+2 quindi, secondo alcuni, nella processione paradisiaca aggiungendo al 7 misterico il numero delle ali del Grifone. Nove sfere celesti per Tolomeo, 9 reparti in Purgatorio. Spesso vi si aggiunge un altro elemento per avvicinarlo al 10 numero tradizionalmente legato al Perfetto, alla Completezza: abbiamo quindi 9 cerchi inferi più la loggia di Lucifero, 9 cerchi paradisiaci più l'Empireo, e così via.


    Paradiso, Immagine tratta dal sito http://www.rpi.at/

    Quindi spesso si ha un 9 con un 'optional' che lo porterebbe a 10.

    Anche le Beatitudini sarebbero 9, con la scissione di Beati qui sitiunt justitiam da Beati qui exuriunt; più la beatitudine 'optional' che non viene citata ma sarebbe quella espressa da Gesù nel famoso Discorso della Montagna: Beati quorum tecta sunt peccata.

    Ma sapevamo già qualcosa del Nove da Dante, che dice espressamente nella Vita Nova:

    "Lo numero del 3 è la radice del 9, però che senza numero altro alcuno per se' medesimo fa 9… Dunque, se lo 3 è fattore per se stesso del 9, e lo fattore per se medesimo delli miracoli è 3, cioè Padre, Figlio & Spirito Santo, li quali son 3 ed 1, questa donna fu accompagnata da questo numero del 9 a dare a intendere che ella era 1-9, cioè uno miracolo la cui radice, cioè del miracolo, è solamente la mirabile Trinitade." (XXIX, 3).

    Non pretendo che si capisca a fondo il ragionamento di Dante, ma è un buon esempio dell'impegno che egli metteva nell'analizzare a fondo l'immissione, per così dire, dei numeri nelle proprie opere. Strano però che nella Commedia nemmeno una volta si connette il 9 alla Donna-Angelo. E lo spiega forse lo stesso Poeta, dicendo di voler trattare in quest'opera di Beatrice, ma come MAI fosse stato fatto prima, come di una sua donna.

    Piuttosto, osserviamo il 9 e mezzo connesso a Beatrice.

    Ma lo vedremo dopo aver notato che perfino il modo di rivolgersi di Dante ai personaggi segue un metodo numeristico: egli dà del Voi a 5 persone, e a 4 dà in alcuni momenti del Voi e in altri del Tu. I 5 sono: Farinata, Cavalcanti, Brunetto Latini, Corrado Malaspina e Guinizelli; i 4 sono Papa Fieschi, Cacciaguida, Carlo Martello e la sfolgorante Beatrice.

    91/2 Strano numero, in ambito. E la sua spiegazione impone una breve digressione che De Reigny ha analizzato per intero nel suo libro, ma è qualcosa di molto profondo e complesso, non certo trattabile in questa sede. Sta di fatto che alcuni hanno desunto che Beatrice, da alcune parole sibilline di Dante, a proposito dei suoi sonetti, sembrerebbe non essere esistita fisicamente, non quella Beatrice che sarebbe una creatura onirica di Dante.

    Spesso degli autori sibillini inseriscono alcune frasi come fece Giovanni per l'Apocalisse:

    "Chi ha intelligenza calcoli il numero della Bestia… Chi ha orecchio ascolti, ecc….".

    E Dante disse: "Chi non è di tanto ingegno che… la possa intendere, a me non dispiace se la mi lascia stare, che certo io temo di aver a troppi comunicato lo suo intendimento."

    (Vita Nova, XIX, 22)

    Era la sua donna, la donna 'de la Mente', e Dante ha voluto attribuirle un numero speciale: lei è una donna, ma con qualcosa in più… Un nove quindi, ma con 1/2 che fa la differenza.

    10 & i suoi multipli sono un po' ovunque, 'disseminati' dappertutto dalla cura quasi maniacale di Dante: ad esempio i passi che si compiono in Purgatorio sono 1000 come 10 passi per andare a raggiungere Gerione. Più i vari nove con l'uno in più e molti altri esempi notevoli. Dante e Matelda, camminando, compiono 100 passi in due, quindi 50 per uno, e 50 è la somma delle 'perfette' potenze di 3, 4 e 5 di nuovo i tre numeri pitagorici.

    2, 20 & 22 sono altri numeri particolari in abbinamento.

    Essi indicherebbero per Dante il numero di stelle della Via Lattea (1022), ed essendo il XX ed il II numeri per così dire 'palindromi' (invertendo le cifre, il numero non cambia), indicano la Trasformazione, l'Alteratio, ovvero il Passaggio. Infatti, sinotticamente, i canti II e XX delle varie cantiche segnano tutti degli importantissimi 'passaggi'. E così per il 22=20+2: al principio del viaggio, il Sole era al 22° dell'Ariete, e la Luna antipodica si trovava al 22° della Bilancia. Il Benini ha dimostrato come, secondo calcoli dell'epoca, Dante stesse viaggiando nell'anno 6500, (ventitreesimo giorno) dell'Umanità: per farlo, avrebbe dovuto lasciare la selva il giorno ventidue.

    Sempre Benini calcolò, considerando orari, distacchi temporali eccetera, che per risalire 'a riveder le stelle' Dante impiegò 22 ore.

    Il fossato delle Malebolge gira 22 miglia a dir di Virgilio, come la Roma dell'epoca…

    Scatta l'accusa di eresia contro Dante da parte dell'Aroux, per aver anche solo accennatamente osato paragonare la sede papale alla sede dei demoni.

    Quanto alla Via Lattea, l’antica luce delle stelle è stata sempre connessa alla casa celeste in cui dimorano gli spiriti dei trapassati…

    Non sembra necessario aggiungere altri numeri notevoli, comunque una nota particolare meritano i versi sinottici, versi cioè che sia nell’Inferno che nel Purgatorio e nel Paradiso trattano temi affini. Risultano decisamente sinottici il III, il V, VI, VII, IX, X, XV, XVI, XX, XVII e XXX.


    Conclusione

    E finalmente, dopo le varie osservazioni, usciamo anche noi a riveder le stelle.

    Abbiamo trattato le simmetrie della Divina Commedia in chiave astrologica, numerologica ed abbiamo accennato alla particolare natura dei versi sinottici.

    Naturalmente, esistono molte altre simmetrie di concetto e certamente molto affascinanti, ma la fantasia di Dante è davvero alta come lui stesso dice, e si sfocerebbe in digressioni ramificate e in definitiva non troppo pertinenti alla sintesi richiesta dalla carta.

    Pertanto, sarà un’ottima cosa leggere l’Opera alla luce delle nozioni qui riportate, e cercare nuove chiavi per la lettura del grande poema dantesco.

    Chissà che non emerga qualche nuovo simbolo o un’ennesima traccia della perfezione divina che Dante ha voluto riportare come proiezione scritta, quasi una testimonianza il più fedele possibile alla concezione degli Ordinamenti Spirituali.

    Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla lettura del libro Dante ed il simbolismo pitagorico di De Reigny, ed alla bibliografia dantesca che è certamente molto vasta ed esauriente per ogni curiosità.

    Dal sito http://www.crofiz.com/

  2. #12
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Breve premessa...

    La sostanza di cui sono composti cieli e astri è, secondo Dante, energia divina cristallizzata e non è soggetta alle leggi di usura e distruzione che dominano nel mondo terreno. Anzi, attraverso la rotazione dei cieli intorno alla Terra, Dio distribuisce su di essa le virtù e le qualità che prima imprime a ciascun cielo. Questa concezione cosmologica consente a Dante di dare fondamento alla credenza nell’influsso degli astri sulla vita umana: l’astrologia era per lui una vera e propria scienza, e come tale poteva conciliarsi con la fede.
    La fiducia dantesca nella complessiva armonia dell’universo è testimoniata dai numerosi canti del Purgatorio e del Paradiso che si aprono con complesse perifrasi astronomiche che hanno il compito di ragguagliare il lettore sulla posizione dei pianeti in quel preciso momento del viaggio di Dante nell’aldilà, ma che ribadiscono anche come eventi celesti ed eventi terreni si corrispondano nel grandioso disegno divino.
    (…da Moduli di letteratura italiana ed europea di Dendi, Severina, Aretini - Carlo Signorelli Editore).


    DANTE E L’ASTROLOGIA
    di Filippo Garrone

    Dante Alighieri, nell’universalità del suo genio che travalica tempo e spazio, profondo conoscitore dell’astrologia e mago, iniziato in discipline occulte (Templari? Rosacroce? ) , esprime nella Divina Commedia le sue conoscenze esoteriche, e il poema che non può essere interamente compreso senza nozioni astrologiche.
    Nell’Inferno i gironi sono suddivisi per peccati capitali secondo la caratteristica astrologica del pianeta, in base alla tradizione che assegna al Sole l’orgoglio, alla Luna l’accidia, a Mercurio l’invidia, a Venere la lussuria, a Marte l’ira, a Giove la gola, a Saturno l’avarizia.

    Nel canto XV Brunetto Latini, precettore di Dante, fa un riferimento esplicito all’oroscopo del poeta:

    "... Se segui la tua stella,
    non puoi fallire al glorioso porto,
    se ben m’accorsi nella vita bella;
    e s’io non fossi sì per tempo morto
    veggendo il cielo a te benigno....".


    Dante, acuto osservatore, partecipe delle lotte politiche, nel canto VI del Purgatorio scrive quei versi che tutti conosciamo:

    "Ahi serva Italia, di dolore ostello,
    nave senza nocchiere in gran tempesta..."


    ma pochi ricorderanno che in questo canto Dante identifica Cristo con Giove nei versi:

    "O sommo Giove che fosti in terra per noi crocifisso...."

    Nel canto XIX scrive:

    "Ne l’ora che non può ‘l calor diurno
    intrepidar più freddo de la Luna,
    vinte da terra, e talor da Saturno..."


    notando, in analogia con l’astrologia, che Luna e Saturno sono due astri considerati freddi. Inoltre Saturno, maestro del Capricorno e dell’Acquario, segna due mesi invernali.
    E prosegue: "quando i geomanti, lor maggior Fortuna veggion in oriente..", il che è un chiaro riferimento a Giove (in astrologia "Fortuna Maior") , e all’Ascendente (oriente) : Giove all’Ascendente viene considerato segno di nascita fortunata.
    Nel canto XXV pone quindi il Toro al Medio Cielo ("cerchio di meriggio") e lo Scorpione al Fondo Cielo ("mezzanotte"), come preciso significato di passaggio dalla vita alla morte: solo chi si interessa di astrologia tiene conto di questi dati, sapendo che Medio Cielo è opposto a Fondo Cielo.
    Nel Paradiso ci avviciniamo sempre più alla luce. Nel primo canto, secondo l’uso classico, invoca l’ispirazione lirica: per lui si tratta di Apollo (nome del Sole), in quanto altro termine astrologico; egli considera il Sole la sua Dominante oroscopica. Nel canto IV parla di determinismo astrologico, ovvero della predestinazione. Fa dire a Piccarda di Timeo che "l’alma a la sua stella riede", consigliando però agli studiosi di astrologia di non esagerare nella ricerca di una spiegazione fatalistica della vita, che occorre invece vivere e realizzare in armonia con ciò per cui si è nati, e cioè seguendo le tendenze tipiche date dai pianeti. Il male consiste nel cercare di sottrarsi alla propria indole, espressa dall’oroscopo. Il fatto che non si possa andare contro la propria natura risulta evidente, nella "Commedia", dalla suddivisione dei cieli.

    * Nel primo cielo, dominato dalla Luna, mette le anime mancanti ai voti (Piccarda Donati, Costanza Imperatrice), portate alla grammatica e alla poesia.

    * Nel secondo, dominato da Mercurio, gli spiriti operanti nella dialettica (Giustiniano).

    * Nel terzo, "di Venere", gli spiriti dotati di oratoria (Carlo Martello, i cavalieri medioevali).

    * Nel quarto, "del Sole", gli spiriti sapienti (Tomaso d’Aquino, Salomone, Boezio, Bonaventura), i filosofi e i matematici (Agostino, Anselmo, Gioacchino da Fiore).

    * In quello "di Marte" gli spiriti militanti (Carlo Magno, Goffredo da Buglione) e amanti della musica.

    * In quello di Giove gli spiriti giusti (Traiano, Costantino).

    * Nel cielo dominato da Saturno (la Montagna Sacra), gli spiriti contemplanti (San Benedetto) e amanti dell’astronomia.

    Dante, insomma, adotta una sistematica che pare attenersi più all’astrologia che allo Spirito cristiano.

    Ci sono poi le Stelle Fisse, il Primo Mobile, l’Empireo. Nel canto XVII, cielo di Marte, dice di Cangrande della Scala:

    "...vedrai colui che impresso fue,
    nascendo sì da questa stella forte".


    Nel canto XVIII così descrive Giove:

    " O dolce stella, quali e quante gemme
    mi dimostrano che nostra giustizia
    effetto sia del ciel che tu ingemme! ".


    Nelle alte sfere del Paradiso, Dante parla di "una primavera sempiterna/che notturno Ariete non dispoglia" (notti di marzo-aprile, canto XXVIII) . Nell’ultimo canto del Paradiso, parla di Nettuno (che sarà scoperto solo nel secolo XIX) ma già presente nell’ultima lama dei Tarocchi (il Matto) in termini di fede, misticismo, poesia e di "stelle" (altra lama), la parola che chiude tutte le tre cantiche.
    Nel canto XVI del Purgatorio, a Dante che gli chiede perchè il mondo sia così pieno di "malizia", Marco Lombardo risponde: " Lo cielo i vostri movimenti inizia".

    Infine, nel canto XXII del Paradiso, riferendosi alla sua nascita quando il Sole era nel segno dei Gemelli (anche Mercurio e Ascendente sono in Gemelli, mentre la Luna è in Acquario al Medio Cielo), Dante scrive:

    " O gloriose stelle o lume pregno
    di gran virtù, dal quale io riconosco
    tutto, qual che si sia, il mio ingegno,
    con voi nasceva e s’ascondeva vosco
    quelli ch’è padre d’ogne mortal vita,
    quand’io senti’ di prima l’aere tosco;
    e poi, quando mi fu grazia largita
    d‘entrar nell’altra rota che vi gira,
    la vostra ragion mi fu sortita.”


    versi da cui emerge una profonda gratitudine per le stelle e il sole (mercuriale) quali fattori indispensabili per accrescere l’ingegno.

    Dal sito www.geagea.com

  3. #13
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    LA DIVINA COMMEDIA E I SEGUACI D'AMORE
    di Andrea Romanazzi

    Come spesso accade nelle grandi opere, anche la Divina Commedia racchiude, tra i suoi canti, tra le sue figure e tra gli stessi luoghi di dannazione o paradisiaca potenza in essa descritti, segreti che van ben oltre lo sguardo del lettore distratto, e che ripropongono pensieri e credenze nascoste di misteriose sette provenienti dall’oriente e legate a quella forza cosmica chiamata “amore”: i Fedeli d’amore.
    Anche se in nessuna storia ufficiale della letteratura se ne parla, ci sono alcuni studiosi come Luigi Valli (Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d’amore) che sostengono che i poeti del Dolce Stil Novo, come appunto Dante, non scrivessero semplici poesie d’amore, ma utilizzassero nei loro versi un codice segreto con il quale comunicavano tra loro. Molti di questi poeti, infatti, sarebbero stati Seguaci d’Amore, una confraternita che aveva tra i suoi scopi il ritorno alla purezza della dottrina cristiana e che lottava contro il potere temporale della chiesa. Valli ricorda inoltre altri casi, in particolare dei Sufi persiani, in cui un simile senso era analogamente nascosto sotto le apparenze di una semplice poesia d’amore.

    Notiamo un legame stretto con il Catarismo che a sua volta traeva origine da un movimento, il Manicheismo, che era nato appunto in Persia.

    Italo Pizzi, nel libro Storia della poesia persiana, fornisce un'interpretazione di alcune parole comunemente usate nelle poesie degli stilnovisti:

    Madonna: Fedeli d’amore
    Donna: adepto
    Folle: fuori della setta
    Piangere: simulare fedelta’ alla chiesa
    Noioso: contro la setta
    Fiore: simbolo della potenza divina
    Vento e gelo: forze opposte all’amore
    Pietra: la chiesa romana

    Come in molti altri componimenti degli stilnovisti, anche nella Divina Commedia e’ nascosto il “vero” ed e’ lo stesso Dante a farci cenno di questo quando nel Purgatorio (VIII, 19-21) dice:

    …aguzza qui , lettor, ben li occhi al vero,
    che ‘l velo e’ ora ben tanto sottile,
    certo che ‘l trapassar dentro e’ leggiero…


    Nel medioevo, il simbolo e il numero erano i cosiddetti principia individuationis e la loro funzione, in tutte le opere, sia letterarie sia architettoniche, era importantissima. Lo stesso Dante non si sottrae al simbolismo numerico ed e’ grazie a questo che il Poeta nasconde il “sacro credo”.

    Infatti, esaminando la Divina Commedia, notiamo che il poeta non usa mai meno di 115 e piu’ di 160 versi per ogni canto (la frequenza maggiore e’ sui valori 139 e 142). Inoltre non chiude mai un canto con 118 – 121 - 127 versi. La cosa strana e’ che, pur scrivendo in terzine, Dante non impiega mai un numero che sia divisibile per tre, anzi, il numero dei versi finali di ogni canto e’ pari ad un multiplo di 3 piu’ 1.
    Facciamo un rapido conto:

    118 = 39 terzine +1
    121 = 40 terzine +1
    127 = 42 terzine +1

    Tali numeri potevano essere utilizzati ma, come evidenziato, il poeta cerca di scansare i numeri 39, 40, 42 la cui somma restituisce il 121, quadrato di 11.
    Secondo la simbologia cristiana, l’11 rappresenterebbe il peccato: 11 sono per esempio le spire del labirinto della cattedrale di Chatres che il penitente doveva percorrere a scopo purificatorio.

    Continuiamo con i calcoli ed esaminiamo il I canto dell’Inferno, che si compone di 136 versi, e cioe’:

    1+3+6=10
    10=1+0=1

    Se facciamo questo per tutti i canti del’Inferno otteniamo tre numeri: 1 , 4 , 7. Esaminiamo il loro simbolismo.

    Il numero 1 e’ alla base della numerazione e indica il monoteismo, l’espressione del Dio creatore.
    Il numero 4 rappresenta la completezza, l’uomo. Per i babilonesi indicava le 4 regioni del mondo, per gli ebrei il paradiso terrestre con i suoi 4 fiumi, per gli alchimisti i 4 elementi e anche per S. Agostino rivestiva una grande importanza, perche’ “in quaternario numero est insigne temporalium”.
    Il numero 7 indica invece la perfezione, perche' somma del 3 + 4, cioe’ Dio (la trinita’) e la materialita’ (i 4 elementi).

    Dunque

    1 - DIO
    4 - L’UOMO
    7 - IL CONGIUNGIMENTO DELL'UOMO CON DIO dopo l’espiazione dei peccati (11)

    Tutto sembra quindi in tema con lo spirito della Divina commedia, l’uomo che raggiunge Dio dopo l’espiazione dei peccati.
    Non finisce certo qui, infatti il 147 lo ritroviamo anche “geograficamente” nell’Inferno, che infatti, dal limbo a Belzebu’, e’ alto proprio 147 miglia. La stessa altezza la ritroviamo nel Purgatorio.

    Ovviamente il Poeta , nello scrivere la sua opera, ha tenuto conto della numerazione araba gia’ introdotta in occidente da Fibonacci, studioso che opero’ alla corte di Federico II. A questo punto pare chiaro come anche Dante fosse vicino al culti misterici orientali che, ormai perse le antiche tradizioni egizie, tramandavano nel numero un loro ricordo vago.

    Sono cosi’ i Fedeli d’Amore di cui lo stesso Dante faceva parte, quasi per sua stessa ammissione:

    "...Vero è che tra le parole ove si manifesta la cagione di questo sonetto si scrivono dubbiose parole...E questo dubbio è impossibile a solvere a chi non fosse in simile grado fedele d'amore." (Vita Nuova)


  4. #14
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Dante: assolto per non aver commesso il fatto

    Che fosse abbastanza permaloso, vendicativo e che avesse un’opinione piuttosto alta di sé lo capisce chiunque metta il naso anche solo per poco tra i versi della Divina Commedia. Certo i tempi erano difficili. Però bisogna andare oltre: Dante infatti, secondo molti detrattori del tempo (e non solo), si sarebbe macchiato di corruzione, abuso d'ufficio, “intelligenze con lo straniero a scopo di guerra contro la città di Firenze” e diffamazione a mezzo stampa. Accuse che non potevano rimanere inevase, senza alcuna sentenza. E così a Soave si è tenuto un vero e proprio processo, con tanto di accusa, avvocati difensori e collegio giudicante. Eccellente imputato compreso. Sette secoli non lo hanno fatto cadere in prescrizione.

    Non si è trattato però di una trovata goliardica: il processo era inserito in una tre giorni di dibattiti e seminari sull’opera dantesca e l’intero dibattimento si è svolto con la formula del rito abbreviato, cioè senza testimoni. L’avvocato chiamato a difendere il poeta era Guariente Guarienti, un vero principe del foro veronese. Di pari levatura anche l’accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto della Repubblica di Verona Mario Giulio Schinaia. L’onere della decisione è invece andato all’ordinario di Storia della tradizione classica all’Università di Verona Francesco Donadi, e ai due suoi colleghi d’ateneo Giuseppe Chiecchi e Mario Allegri, docenti di letteratura italiana. I tre facevano componevano il collegio giudicante. Dante Alighieri, con tanto di immancabile mantello rosso è stato interpretato dall’attore Tiziano Gelmetti.

    “L’Alighieri Dante avrebbe accordato numerosi favori agli amici nello svolgimento delle sue funzioni di Priore del Comune di Firenze per il bimestre 15 giugno-15 agosto dell'anno 1300”. Da qui l’accusa di abuso d’ufficio. La corruzione invece sarebbe derivata per “aver ricevuto per sé e per altri denaro ed altra utilità quale prezzo per il compimento di vari atti contrari ai propri doveri d'ufficio”. Il reato di “intelligenze con il nemico” era quello più grave: in pratica l’accusa sosteneva che Dante non solo facesse la spia e tramasse contro i Guelfi Neri, ma che avesse cercato di rientrarvi in armi alleandosi con i Ghibellini. Un traditore della patria, roba che se fosse successo oggi lo avrebbero spedito a Guantanamo senza pensarci due volte. Infine la diffamazione a mezzo stampa. Qui in realtà molti potrebbero aver qualcosa da dire al collerico fiorentino, ma a fare la voce grossa in questo caso è solo la Chiesa: Dante nell’Inferno spedisce Bonifacio VIII e Clemente V nel girone dei simoniaci, accusandoli di nepotismo. Che i due non fossero esattamente dei cavalieri senza macchia lo sostengono quasi tutti gli storici, ma la Chiesa è un’istituzione che a volte prescinde da chi la guida: da qui la "chiamata" di costituzione in parte civile per il neo-papa Benedetto XVI.

    Come è andata? L’accusa ha chiesto che le ceneri del poeta rimanessero per sempre lontane da Firenze, per la gioia dell’assessore al Turismo di Ravenna, città che ogni anno ospita non pochi turisti attirati proprio dalle spoglie di Dante. Una richiesta pesantissima. Ma la corte – a dire il vero a dispetto anche delle attese dell’avvocato difensore – ha rigettato tutte le accuse revocando l’esilio perché deciso “contro la volontà di un uomo che ha sempre amato la sua città in modo viscerale, come dimostra tutta la sua opera, in particolare il Convivio, dove esprime la speranza di poterci tornare”. Non solo: è stato deciso che Ravenna restituisca le ceneri di Dante a Firenze perché vengano poste nella chiesa di Santa Croce. Tutto finito? No, perché tra qualche settimana verranno reso noto l’intero dispositivo della sentenza con tutte le motivazioni. E allora la palla arriverà nelle mani dei sindaci di Firenze e Ravenna.

    Liberamente tratto da www.sapere.it (20 maggio 2005)


  5. #15
    Moderatore
    Data Registrazione
    30 Mar 2009
    Località
    Messina
    Messaggi
    18,411
     Likes dati
    1,422
     Like avuti
    1,210
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Luigi Valli
    Il linguaggio segreto di Dante e dei «Fedeli d'Amore»

    Testo digitale alla pagina
    http://www.classicitaliani.it/index071.htm


    Anonimo, Ritratto allegorico di Dante (1530) - Immagine tratta dal sito http://upload.wikimedia.org/

  6. #16
    Registered User
    Data Registrazione
    06 Dec 2005
    Località
    Berlino
    Messaggi
    872
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Carissimi Torquemada e Silvia !
    Ottimi come sempre, uno splendido lavoro!
    Abdel Nur

  7. #17
    email non funzionante
    Data Registrazione
    23 Sep 2006
    Messaggi
    19
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito atti convegno esoterismo Dante

    atti del convegno organizzato dal Rito Simbolico Italiano:

    Sotto il velame. Dante fra universalità esoterica e universalismo politico

    Mimesis Edizioni, pagg. 63

    Scritti di

    Piero Vitellaro Zuccarello
    Luigi Della Santa
    Angelo Iacovella
    Alessandro Grossato
    Marco Vannini


    descrizione:

    Dalle prime intuizioni di Ugo Foscolo ai fondamentali studi di Gabriele Rossetti, da Giovanni Pascoli a René Guénon, la problematica dell'ermeneutica dantesca è stata interpretata in termini iniziatici ed esoterici e in una prospettiva intellettuale più elevata, nonostante l'ostracismo della critica dantesca ufficiale.
    Il Collegio Mediolanum del Rito Simbolico Italiano, che ha curato la presente pubblicazione, ha voluto andare ancora una volta controcorrente e porre al centro dell'attenzione le opere degli autori menzionati, nell'intento di dare un contributo teso a rilanciare gli studi sui significati più profondi dell'opera dantesca, come si evince dai saggi di Piero Vitellaro Zuccarello e Luigi Della Santa.
    La questione della censura delle opere concernenti l'esoterismo di Dante si intreccia con la prolungata rimozione dal panorama culturale italiano della questione delle fonti islamiche della Divina Commedia, che ancora in certa misura persiste. Tale questione fu affrontata per la prima volta in modo magistrale da Asin Palacios e recentemente dall'italianista Maria Corti. In Italia una tale rimozione è durata più a lungo che in altri paesi, a causa di un becero nazionalismo e di un malinteso senso della "cattolicità" di Dante. Anche in tale campo si è voluto cercare di dare un contributo di conoscenza con gli interventi di Angelo Iacovella e Alessandro Grossato.
    Nel saggio di Grossato sono state anche esaminate le concezioni politiche universalistiche di Dante, poggianti sull'idea da lui propugnata di un impero universale spiritualmente legittimato, concezioni che si riscontrano sia nel ghibellinismo occidentale sia nell'Islam.
    Infine, Marco Vannini ha fornito un raffronto fra le prospettive di Dante e quelle del grande metafisico tedesco Meister Eckhart.

 

 
Pagina 2 di 2 PrimaPrima 12

Discussioni Simili

  1. La lezione di Arturo Reghini. Il politeismo dantesco e l'inquisizione
    Di Atlantideo nel forum Paganesimo e Politeismo
    Risposte: 21
    Ultimo Messaggio: 01-03-20, 11:08
  2. Risposte: 16
    Ultimo Messaggio: 17-03-13, 11:11
  3. Se l'oltretomba dantesco esistesse davvero, dove finireste?
    Di subiectus nel forum Il Seggio Elettorale
    Risposte: 25
    Ultimo Messaggio: 22-04-10, 17:07
  4. Falco dantesco?!
    Di Eymerich (POL) nel forum Hdemia
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 17-02-06, 23:35
  5. Se finiste nell'Inferno dantesco, quale pena scegliereste?
    Di Mr2 nel forum Il Seggio Elettorale
    Risposte: 20
    Ultimo Messaggio: 22-02-03, 00:45

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito