Il leader della Lega Nord: non sono d’accordo con Ciampi,
basta messaggi di accettazione
Bossi: niente incertezze sulla nuova legge. Se occorre,
chiederemo il voto di fiducia
Il Consiglio dei ministri è stato convocato per oggi alle 9,30 a Palazzo Chigi. Primo punto all’ordine del giorno un decreto del presidente del Consiglio concernente la dichiarazione dello stato di emergenza per fronteggiare l’eccezionale afflusso di extracomunitari.
«Sul problema dell’immigrazione non la penso come il presidente Ciampi. Sarebbe come dare ancora messaggi di accettazione, mentre qui serve la fermezza». Ha le idee chiare il leader della Lega Nord e ministro della Devolution, Umberto Bossi, commentando le dichiarazioni fatte ieri a Padova dal presidente della Repubblica nel bel mezzo delle polemiche sulla questione immigrazione. «Se non usiamo la fermezza - ha proseguito Bossi - l’immigrazione non sarà più controllabile. Ci arriverebbero le orde e le orde cancellano tutto quello che trovano, impongono le loro regole e le loro religioni. Impongono la loro storia cancellando la nostra. Quindi bisogna stare attenti». Conversando con i giornalisti a Gorizia prima di partecipare ad un incontro pubblico della Lega Nord dedicato proprio al tema dell’immigrazione, Bossi ha tuttavia affermato che «davanti ad un popolo perseguitato politico si possono e si devono fare dei ragionamenti. Le leggi sono datate e un po’ fuori dal tempo. Durante il fascismo scappavano 500 persone a Parigi, mentre ora si muovono interi popoli. Allora bisogna ragionare anche sul diritto internazionale, altrimenti la vedo male per l’Occidente. Con centinaia di milioni di persone che si avvicinano da Est e da Sud, bisogna trovare una via d’uscita». Il leader della Lega Nord si è soffermato anche sull'iter della nuova legge sull'immigrazione, che porta il suo nome insieme a quello del vicepremier Gianfranco Fini. In particolare ha sostenuto che «quando la legge supererà la commissione bisognerà vedere. Se ci sono alleati che nicchiano o altri che magari potrebbero votare contro, il voto di fiducia non è escluso. Spero che non ce ne sia bisogno. I fatti di ieri (lunedì per chi legge, ndr) dimostrano però che c'è bisogno della nuova legge sull'immigrazione, anche se non è esaustiva perché in questo campo ci sono anche problemi internazionali». Il ministro alla Devolution - dopo aver ribadito la necessità di nominare un commissario su questi problemi - si è soffermato sul ruolo dell’Europa. «Non sa che cosa fare, non partecipa, scappa addirittura ha detto Bossi - E non ci aiuta neppure economicamente. A Barcellona si pensava passasse la Banca del Mediterraneo, invece alla fine gli svedesi hanno detto: date i soldi a noi. È chiaro che si tratta di fare una frontiera esterna dell’Unione europea, di aiutare quella gente a casa loro e avere delle regole di diritto internazionale all’altezza di quanto sta avvenendo». Per un miglior controllo dell’immigrazione clandestina servirebbe poi «un coordinamento delle frontiere. La nuova legge lo prevede. Ma il problema di fondo è quello di considerare le nostre frontiere come europee. E l’Europa non può far finta di niente. Siamo il terzo contribuente europeo e non riceviamo nulla. Che almeno ci aiuti a pagare i costi dell’espulsione. Perché riportare la gente nello Sri Lanka costa 800 milioni ad aereo». Sempre in tema di immigrazione, di diritto internazionale e di Unione Europea, Bossi ha affermato che «fino a due anni fa ero solo io che parlavo di devoluzione, sia verso il basso, sia il verso l’alto. Oggi il presidente della Repubblica a Padova ha ripetuto i nostri stessi concetti. Sembrava un libro stampato della Lega. Ha parlato di devoluzione verso il basso e verso l’alto. Questi processi storici non si cambiano in una giornata, noi siamo lì che lavoriamo, che cerchiamo di far passare le idee alle volte alzando anche la voce così alle volte parlo di forcolandia perché non sempre mi lasciano parlare». Poi Bossi ha commentato - dicendosi d’accordo - le parole allarmate del ministro dell’Interno, Claudio Scajola, sulla possibilità di arrivo in Italia di malavita organizzata con le navi dei disperati. «Non sta a me dirlo - ha detto Bossi - ma le informative dei servizi segreti ci sono. Con queste navi di disperati viaggiano le solite cose:droga e armi». Il segretario leghista - nel ribadire che sul tema ci vuole fermezza - ha sostenuto che «non tutti la pensano così. Io porto la croce, faccio il boia e l’impiccato - ha aggiunto - Ma piano piano stiamo cambiando il modo di ragionare di tutti. Stiamo portando tutti ad un sano realismo. Questo non vuol dire che siamo contro i curdi iracheni. Vogliamo dire che non può un popolo intero trasferirsi a casa nostra. Perché allora dovremmo andare via noi». Bossi ha ribadito poi come la nuova legge sull'immigrazione abbia come punto centrale il legame tra l’immigrazione e la disponibilità di posti di lavoro. «Devono entrare in Italia - ha infatti spiegato - solo quanti hanno un contratto di lavoro. Questo è fondamentale, perché altrimenti non vedo come si possa integrare un clandestino. La via del lavoro è fondamentale e la legge Bossi-Fini opera proprio in questa direzione. Il diritto all’immigrazione non esiste, questo diritto deve essere conquistato dagli extracomunitari lavorando e comportandosi bene. Sono d’altro canto consapevole che la nuova legge da sola non può certamente risolvere tutti i problemi. Tra le altre cose penso ad un decreto legge sul commissario all’immigrazione che si rende necessario per evitare emendamenti alla legge e quindi il ritorno della stessa al Senato».
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Il resto dell'Europa ha già adottato la linea dura

GRAN BRETAGNA
Un giro di vite nei confronti dei clandestini quello imposto dal governo laburista di Tony Blair. L’Immigration and Asylum Act pone un forte argine all’arrivo dei clandestini. A differenza del passato, non verrà più dato denaro ai profughi in arrivo, ma buoni per l’acquisto dei generi di prima necessità. Niente più possibilità di risiedere a Londra o dintorni, ma i clandestini saranno dispersi per tutto il Paese. Multe severe sono previste per automobilisti e camionisti coinvolti nel traffico di illegali.
GERMANIA
Il governo rosso-verde è impegnato nella modifica della legge sull’immigrazione. Il nuovo testo, preparato dal ministro degli Interni, il socialdemocratico Otto Schily, è stato approvato il primo marzo dal Bundestag ed è atteso dopodomani al voto al Bundesrat, la Camera delle regioni, dove il Governo è in minoranza e dunque rischia grosso. L’opposizione di centrodestra considera infatti la normativa troppo permissiva. La nuova legge vuol legare strettamente immigrazione e lavoro. Non verranno posti particolari limiti all’immigrazione in Germania di qualificati profili professionali, che verranno anzi aiutati a integrarsi. Si creerà un sistema a punti destinato a valutare i candidati all’immigrazione sulla base del loro livello di qualificazione, dei bisogni del mercato e del loro livello di conoscenza della lingua tedesca. Quindi, nessuna quota fissa annua di immigrati, ma stop sostanziale a tutti coloro che poi finiscono col confluire nella criminalità.
FRANCIA
Approvata nel 1998 e presentata dal governo Jospin (che guida una governo di centrosinistra con Verdi e comunisti, la cosiddetto di gauche plurielle), la nuova legge sull’immigrazione è molto dura sul fronte delle espulsioni. Oltre i tre mesi di permanenza è obbligatorio per lo straniero detenere il permesso di soggiorno. Per entrare in Francia gli extracomunitari devono richiedere un visto al consolato. Giro di vite anche rispetto alle espulsioni e accresciuto controllo ai confini.
SPAGNA
La nuova legge spagnola ha ristretto i diritti degli immigrati. Le regole stabiliscono che saranno le autorità a decidere in quali casi sia necessario il ricongiungimento familiare. È considerato motivo di espulsione il non avere il permesso di soggiorno, averlo scaduto o lavorare senza permesso; le imprese che offrono lavoro a chi non ha il permesso rischiano multe astronomiche. I clandestini non hanno diritto di riunirsi, né di associarsi, né di partecipare alla vita pubblica, né di scioperare.
AUSTRIA
Immigrazione “limitata, flessibile e controllata, nei settori in cui abbiamo bisogno di manodopera straniera”: è quella che vuole il governo austriaco, secondo il cancelliere conservatore Schuessel. In Austria vengono accolti 8.500 immigrati l’anno.
BELGIO
Il Belgio ha irrigidito la sua politica rendendo più difficile la vita dei clandestini e intensificando le espulsioni, sempre più spesso effettuate a bordo di aerei militari.

Lo stato maggiore del Carroccio critica le parole del Capo dello Stato
NO ALLA SOLIDARIETÀ A BUON MERCATO
Padova
Anche il presidente della Repubblica non ha mancato di intervenire nell’aspro botta e risposta politico sull’immigrazione, infiammatosi dopo lo sbarco dei mille clandestini, presunti iracheni, sulle coste siciliane. «Nelle emergenze, lo spirito umanitario non può non prevalere su ogni altra considerazione», ha detto il Capo dello Stato parlando dell’immigrazione, al Palazzo della Ragione, davanti agli amministratori locali. «Questo flusso di immigrazione figlia della povertà - ha aggiunto - pone certamente dei problemi, ma appare indispensabile, anche per riempire i vuoti della forza lavoro lasciati da una società dove si vive felicemente, più a lungo, ma in cui nascono pochi figli». Ciampi ha aggiunto che l’immigrazione va governata il più possibile insieme ai paesi d’origine, ma anche creando in questi paesi opportunità di lavoro in loco. L’ex ministro dell’Economia, ha citato gli studi della Fondazione Nord-Est e di altri centri di ricerca secondo i quali «il Veneto ha dimostrato di essere una società capace, forse più di ogni altra, di assorbire gli immigrati, rispettandone l’identità e la cultura. Questa è una delle regioni che li sa meglio regolarizzare, meglio integrare nelle proprie strutture e nella propria etica del lavoro. Qui, chi lavora merita ed ottiene rispetto e giustizia, quale che sia il colore della sua pelle o la sua religione. Certo - ha aggiunto - c’è un problema di enormi dimensioni che investe l’intera Europa nei suoi rapporti coni Paesi al di là del Mediterraneo. Questo problema va affrontato, da un lato accettando una immigrazione governata anche attraverso discipline concordate dai Paesi dell’Ue ed i principali Paesi di emigrazione; dall’altro lato, va affrontato portando in quei paesi iniziative imprenditoriali e capitali per creare là lavoro e con questo anche nuovi mercati. Nelle emergenze - ha ribadito - lo spirito umanitario non che può prevalere su ogni altra considerazione». Parole che, per quanto autorevoli, non convincono affatto lo stato maggiore della Lega Nord. «Il presidente della Repubblica ha affrontato il discorso sull’immigrazione con un approccio semplicistico e con qualche venatura che ricorda più il Ciampi presidente del Consiglio che non il Ciampi capo dello Stato». È quanto ha affermato il capogruppo del Carroccio alla Camera dei deputati Alessandro Cè, secondo il quale bisognerebbe prima chiedersi perché in Italia si fanno pochi figli e perché gli industriali chiedono “a tutti i costi” manodopera extracomunitaria. «La politica dei passati governi ha trascurato la famiglia - ha detto Cè - mentre per quanto riguarda gli industriali l’ipotesi più probabile mi sembra sia quella di voler calmierare il mercato del lavoro, una scelta interessata. Occorre rilanciare la famiglia e il mondo del lavoro e delle imprese che sono in un momento critico e a mio giudizio quello che indica il presidente è una soluzione estremamente parziale per problemi che hanno cause diverse. Quanto all’appello alla solidarietà poi - ha aggiunto Cè - la soluzione non è quella di fare venire qui le persone, ma di aiutarle nel loro paese di origine. Non si può pensare di risolvere i problemi importando immigrati, perché questo non è rispettoso né dei popoli costretti ad emigrare nei di quelli autoctoni». Alle parole del numero uno della Lega a Montecitorio, si uniscono quelle del Guardasigilli, Roberto Castelli. «Sono cose ovvie. Nessuno vuole la morte o l’annegamento dei clandestini». Così il ministro della Giustizia ha commentato l’appello alla solidarietà venuto dal presidente della Repubblica Ciampi. «Si cerca semplicemente - ha affermato - un sistema per il quale, da un lato un paese non debba rinunciare alla sua sovranità e dall’altro siano fatte salve le questioni umanitarie». Castelli, parlando con i giornalisti a Montecitorio, ha spiegato come Umberto Bossi abbia solo sottolineato il fatto che «nel programma elettorale della Casa delle Libertà c’era una forte lotta all’immigrazione clandestina». Quanto a Massimo D’Alema (il quale sostiene che le parole del Capo dello Stato siano riferite a Bossi), Castelli ha replicato: «Sono solo opinioni di D’Alema». Chiare e nette, anche le parole del vice-presidente del Senato, Roberto Calderoli. «Giornali e tv si guardano bene dal diffondere una realtà dei fatti che cozza contro il “buonismo” oggi in voga, tacendo il fatto che delle possibile presenza di delinquenti e terroristi sulla nave approdata a Catania»: lo afferma, in una nota, il numero due di palazzo Madama. L’esponente leghista sostiene inoltre che «le immagini trasmesse dai Tg presentano una situazione atta a suscitare forti emozioni negli spettatori, si ritraggono soprattutto molti bambini presenti tra i mille immigrati, senza però aggiungere, come invece vorrebbe una corretta e completa informazione, che insieme ai bambini si possono riversare anche gente che poi troviamo a svaligiare le ville, a spacciare droga, ad organizzare traffici di prostitute, senza contare i terroristi aderenti al terrorismo islamico». Quanto al fatto che gli immigrati sono indispensabili per la vita delle imprese, invece, replica il presidente della commissione Bilancio della Camera, Giancarlo Giorgetti. «È preoccupante dal punto di vista politico ed è intellettualmente disonesto mettere in relazione il maxi-sbarco di Catania con le considerazioni di ordine generale sui “vuoti della forza lavorò”». Così Giancarlo Giorgetti, segretario della Lega Lombarda, ha commentato le dichiarazioni di Ciampi e del segretario della Cei monsignor Giuseppe Betori. «Lo sbarco dei clandestini a Catania - ha detto Giorgetti - è il frutto di un’operazione gestita da trafficanti di esseri umani legati ad organizzazioni mafiose che lucrano migliaia di dollari per ognuno dei passeggeri diretti in Italia, il che induce a dubitare dell’effettiva povertà di coloro che sono in grado di sborsare decine di milioni di lire per un viaggio verso il Belpaese. È inaccettabile - ha affermato - che si pensi di colmare i “vuoti della forza lavoro” delegando alla mafia, turca o siciliana l’intermediazione della manodopera». Secondo Giorgetti occorre procedere «con senso pratico e uscire dalle nebbie dell’umanitarismo a buon mercato». L’esponente del Carroccio ha sottolineato come la legge Fini-Bossi «cerca di dare risposte concrete proprio a chi cerca seriamente lavoro e per questo lega il permesso di soggiorno al contratto di lavoro. Il significato di questa norma è talmente semplice che non occorre essere geni per comprenderlo. Questo - ha sottolineato Giorgetti - è un principio assolutamente fondamentale della nuova disciplina, la cui approvazione è resa ancor più urgente dal dilagare di interpretazioni politiche stravaganti, anche da parte di chi dovrebbe avere a cuore il benessere dei cittadini e il rispetto di coloro che vogliono venire in Italia per migliorare la propria condizione di vita attraverso un’occupazione sicura e non attraverso espedienti. Criticare il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro - ha osservato - significa considerare gli extracomunitari non persone con una propria dignità, ma derelitti da assistere con carità pelosa o semplice manodopera da due soldi pronta per attività illegali e prive di tutela. Si rispetta in questo modo la persona umana? Si assicura così il diritto dei cittadini italiani a vivere in sicurezza?».

«La rassegnazione non serve a nulla. Bisogna agire»
L’onorevole Bricolo esorta il ministro della Difesa ad un maggiore
impegno nella lotta agli irregolari»
di Paolo Bassi

«Signor ministro la rassegnazione non serve a nulla. Abbiamo la possibilità di agire. Facciamolo». Non ha usato mezze parole l’onorevole leghista Federico Bricolo, ricevuto ieri dal responsabile del dicastero della Difesa, Antonio Martino. Nel corso dell’incontro, programmato da tempo, il parlamentare veronese del Carroccio, ha chiesto quali siano le intenzioni del governo per arginare il fenomeno degli sbarchi e, provocatoriamente, se il ministro intenda continuare ad usare la Marina militare «solo per traghettare le imbarcazioni dei clandestini nei nostri porti, o se invece non ritenga più opportuno affidare all’esercito un effettivo compito di prevenzione e disincentivo del fenomeno, magari facendo in modo che queste bagnarole invece di essere trainate in porto vengano “riaccompagnate” verso le mete d’origine». «Il fatto che esistano navi piene di clandestini che aspettano il momento più opportuno per attraccare a qualcuno dei nostri porti - spiega a la Padania, l’onorevole Bricolo - non è una novità, e neppure un mistero. Tanto quanto non ci si deve stupire del fatto che a bordo di queste imbarcazioni viaggino anche droga, armi e agenti di cellule terroristiche. Intervenire per risolvere questi problemi però - osserva Bricolo - non è impossibile: basti pensare alla fermezza dimostrata dal Governo australiano, solo pochi mesi fa, nell’affrontare una situazione molto simile alla nostra». Fatte queste considerazioni, il deputato del Carroccio non ha nascosto la sua insoddisfazione, per le risposte ricevute da Martino. «Il ministro - racconta Bricolo - mi è sembrato rassegnato, come se lo stato delle cose fosse immutabile e non si potesse agire minimamente per migliorare la situazione. Invece non è così. Certo bisogna lavorare a tutti i livelli: legislativo, approvando rapidamente la legge Bossi e diplomatico, chiedendo alla Ue di intervenire contro i paesi che omettono i controlli su questi traffici (anche verso quelli che vorrebbero far parte dell’Unione, come la Turchia). Però, anche il ministro della Difesa deve fare la sua parte. In primis, ricordando che l’esercito, tanto quanto è all’altezza di partecipare alle più pericolose missioni internazionali, lo è anche per la difesa dei nostri confini».

Rpl, linea diretta bollente per lo speciale immigrazione
Settecento gli ascoltatori intervenuti durante “Emergenza clandestini”
Ida Magli: non è da escludere un disegno internazionale
Sono stati 700 gli ascoltatori intervenuti durante le nove ore di filo diretto, decine i fax giunti in redazione, numerosi i giornalisti di numerose testate interessati all’evento. Questi i numeri dello speciale “Emergenza clandestini” andato in onda ieri sulle frequenze di Radio Padania Libera, che ha offerto a tutti coloro che hanno seguito la trasmissione un termometro aggiornato della “temperatura” della gente del Nord sull’argomento di più stretta attualità: l’immigrazione. Come si poteva peraltro facilmente supporre dal bell’inizio, quasi il 90 per cento delle persone che hanno espresso (senza filtri, come sempre) il loro parere chiamando lo 02/66203529, ha appoggiato le prese di posizione di Umberto Bossi e di tutti quei parlamentari leghisti che lunedì hanno dato una bella “scossa” all’esecutivo e ad alcuni ministri. Non solo stati comunque solo elettori o simpatizzanti leghisti a voler dire la loro, visto che un 10 per cento circa degli intervenuti si è dichiarato genericamente “elettore del Polo” alle ultime elezioni politiche, annunciando poi in diversi casi l’intenzione di «cambiare casacca e di passare alla Lega Nord» proprio per la diversa forza con cui il Carroccio porta avanti la battaglia contro l’invasione clandestina ed extracomunitaria. Numerosi gli ospiti intervenuti nel corso della trasmissione. Tra gli altri ricordiamo esponenti leghisti di primo piano come Giancarlo Giorgetti, Mario Borghezio, Giampaolo Gobbo, oltre all’ex ambasciatore ed editorialista del Corriere della Sera Sergio Romano. Molto apprezzato l’intervento della nota antropologa Ida Magli, la quale si è detta d’accordo sulla possibilità che, dietro all’invasione di extracomunitari clandestini alla quale è sottoposto il nostro Paese, vi possa essere un preciso disegno internazionale. Non sono mancate neppure telefonate da parte di elettori della sinistra, alcuni dei quali hanno ovviamente sostenuto le tesi dell’“accoglienza a tutti i costi” mentre altri a sorpresa, ma forse nemmeno troppo, si sono detti comunque d’accordo con la dura presa di posizione della Lega. I ministri più “bersagliati” dagli ascoltatori sono stati rispettivamente il titolare dell’Interno Claudio Scajola, della Difesa Antonio Martino e Rocco Buttiglione, mentre un buon numero di “citazioni” se lo è meritato anche il presidente della camera dei deputati, l’ex democristiano Pierferdinando Casini. Quali le province da cui più forte si è levata la protesta degli ascoltatori? Torino e Bergamo, Treviso e Varese, Padova e Milano. Un po’ tutto il Nord insomma, e non sono mancate testimonianze di cittadini meridionali provvisoriamente in terra padana per motivi di lavoro. Durante il filo diretto veniva poi dato conto delle numerose prese di posizione sul tema immigrazione che si sono succedute nell’arco della giornata, e non si può fare a meno di notare come gli appelli “buonisti” (per così dire) di alcuni alti papaveri della gerarchia ecclesiastica siano stati accolti con ben poco favore dagli intervenuti alla trasmissione di Radio Padania Libera. Visto il successo dell’iniziativa comunque, che a due mesi dalle elezioni testimonia un certo grado di malcontento per come alcune battaglie storiche della Lega Nord non trovino in tutti gli alleati la sensibilità che ci si sarebbe aspettati, Radio Padania Libera ripeterà l’iniziativa nella giornata di venerdì, dopodomani, aprendo dalle 10,30 alle 18,30 i propri centralini per dare una voce a chi una voce spesso non ce l’ha.



Cooperazione internazionale per fermare i clandestini
Provera: «Servono decisioni dure e coraggiose»
di Simone Boiocchi

Di ritorno da Tindouf dove si trovano i campi profughi del Polisario e dove è riuscito ad ottenere la liberazione di uno dei 1300 prigionieri di guerra marocchini tuttora detenuti, dopo 26 anni, dal Fronte Indipendentista del Polisario, Fiorello Provera, presidente della Commissione Esteri del Senato, guarda con preoccupazione alla situazione italiana. «Ho incontrato personalmente il capo del Polisario - spiega -, al quale ho chiesto un atto di generosità nei confronti di almeno uno dei prigionieri, sperando che questo sia il primo passo di un cammino che porti alla liberazione di tutti. Una richiesta, che ha fatto appello alla generosità e all’umanità e che stata accolta. Grazie a un uomo della Lega, uno di questi prigionieri dopo 26 anni ha ritrovato la libertà e certamente è rinato a nuova vita (nel servizio a pagina 10)». Guardando alla situazione interna del Paese, il presidente della Commissione Esteri del Senato ha quindi sottolineato la necessità di «prendere decisioni dure e coraggiose. Dure perché si tratta di reprimere una situazione che sta diventando sempre più drammatica e una minaccia per la nostra società e per la sicurezza del cittadino, alla luce del numero sempre crescente di clandestini che arrivano sulle nostre spiagge. Questa decisione deve essere coraggiosa - ha continuato Provera -, perché va contro l’ipocrisia, contro un certo buonismo, tuttora imperante e contro gran parte di una certa politica internazionale che ha tutto l’interesse a vedere il nostro Paese e l’Europa perdere la propria identità sotto le onde delle migrazioni clandestine».
Cosa ha portato a questi continui sbarchi?
«Questi “arrivi” sono la conseguenza di una politica irresponsabile ed ideologica fatta in passato dalla sinistra che ha lasciato filtrare un messaggio molto preciso: qualunque clandestino venga in Italia, prima o poi troverà una sanatoria che lo regolarizzerà. A dispetto di alcune leggi peraltro mai fatte rispettare, chiunque poteva pensare di arrivare in Italia e trovare una qualunque sistemazione nel breve o nel medio periodo. È evidente che questi continui arrivi sono il frutto di quel messaggio».
Cosa si deve fare dunque per frenare questi continui arrivi?
«Gli sbarchi diminuiranno nel momento in cui il governo farà comprendere chiaramente che la politica del passato è finita. Bisogna fare sapere che le nostre porte sono aperte a quegli immigrati che saranno chiamati ad occupare un posto di lavoro ed otterranno quindi una sistemazione dignitosa. Dobbiamo lasciare intendere chiaramente che chiunque si presenterà alle nostre frontiere senza le carte in regola verrà respinto».
Perché i clandestini sembrano vedere nello Stivale una sorta di paradiso?
«Per due motivi; perché la televisione mostra un’immagine falsa del nostro Paese, una sorta di El Dorado in cui tutto è facile e tutto è bello, e perché con i governi passati questo si è dimostrato un approdo sicuro, un Paese senza legge e senza regole nel quale ognuno poteva trovare il proprio spazio, anche se clandestino L’Italia è stato l’anello debole di una catena e quindi una meta ricercata dai clandestini. Con il nuovo esecutivo e la Lega al governo tutto questo è cambiato».
ll rimedio è quindi rappresentato da maggiori controlli alle frontiere e da una più attenta politica di controllo dei flussi?
«Francamente no. Dobbiamo essere consapevoli che non basta una politica di repressione ed un messaggio di fermezza per arrestare questi flussi. Le situazioni di disagio e di miseria nel Mondo sono così tante che in certi Paesi ci sono molti disposti a rischiare qualsiasi cosa, anche la vita, pur di trovare un futuro migliore. Quindi, accanto a una nuova legge sull’immigrazione che stabilisca regole precise e che punisca severamente l’illegalità, bisogna iniziare al più presto una politica di cooperazione con i Paesi del terzo Mondo per creare uno sviluppo economico e sociale soprattutto in quelli che si affacciano sul Mediterraneo. Aiutando a casa loro questi uomini creeremo condizioni di vita migliori ed impediremo l’emigrazione dei disperati sotto la spinta della fame e dell’oppressione».
Serve una più efficace cooperazione internazionale dinque?
«Esattamente. Una politica di aiuto con larghi mezzi che non intenda esportare modelli di sviluppo occidentali di tipo consumistico che soddisfi esclusivamente le esigenze di mercato delle industrie. Questo tipo di cooperazione rappresenterebbe una copia degli errori del passato. La cooperazione che noi abbiamo in mente deve rispettare la cultura, le tradizioni, l’ambiente, e la dignità dei Paesi che la ricevono. Deve utilizzare in misura ben maggiore il rapporto bilaterale soprattutto verso i Paesi da cui arrivano i più imponenti flussi migratori. Naturalmente a fronte di consistenti aiuti ci aspettiamo una maggiore collaborazione da parte loro nel contenimento dei flussi dei clandestini».
Questa politica di cooperazione deve però trovare uno strumento efficace e agile che consenta di realizzarla
«Certamente e lo strumento è quella nuova legge sulla cooperazione che la Lega proporrà in tempi brevissimi al governo. È una proposta di legge che si può riassumere nella frase: “aiutiamoli a casa loro” e dietro la quale c’è una filosofia che abbiamo portato avanti da anni e che non utilizza soltanto le risorse dello Stato ma anche quei milioni di volontari che credono nella solidarietà. La legge, molto probabilmente, avrà come primo firmatario Umberto Bossi che l’ha ispirata e rappresenterà l’altra faccia della politica della Lega. Se da una parte, infatti, Bossi è primo firmatario del decreto sull’immigrazione, dall’altra è anche il promotore di una legge che intende aiutare i Paesi del terzo Mondo. Questo dimostra che la Lega vuole sia l’ordine che la solidarietà perché tutti possano vivere meglio nella dignità e nella sicurezza».
Cosa risponde agli appelli che da più parti politiche si alzano e che invitano a un’accoglienza senza limiti?
«Sono posizioni utopistiche, fuori dal mondo e fuori dalla realtà che abbiamo sentito per anni dalla sinistra. Questo governo è però lontano da posizioni ideologiche e intende affrontare la realtà con pragmatismo perché deve rispondere a giuste esigenze di sviluppo, insieme alla sicurezza e alla tutela delle nostre tradizioni che la gente ci chiede. Tutti sappiamo benissimo che non è possibile aprire le porte al terzo Mondo. Senza la possibilità di un’accoglienza concreta e dignitosa si condannerebbero gli immigrati clandestini all’illegalità o allo sfruttamento del lavoro nero. Mi chiedo se questa si possa chiamare solidarietà».


Lisipo: il governo fa poco, applichi la tolleranza zero
«Gli altri Stati sanno, Roma reagisca:
perché le carrette sbarcano tutte qui?»
«Perché stranamente queste carrette del mare non approdano sulle coste greche o francesi, Corsica compresa, ma puntano direttamente verso l’Italia?». Se lo chiede il Lisipo (Libero sindacato polizia). «Forse - rileva l'organizzazione sindacale riferendosi a chi gestisce il traffico di immigrati - perché sono certi che una volta giunti nelle nostre acque territoriali tutto si mette a posto: di questo passo il fenomeno si aggraverà sempre più». A giudizio del Lisipo, si può manifestare «solidarietà, massima solidarietà» aiutando «questi popoli a produrre e ad essere autosufficienti». E per il sindacato di polizia «non può ritenersi un caso la comparsa di tante carrette del mare giunte o che si apprestano a farlo, sulle nostre coste». «Non è credibile - sostiene il Lisipo - che il governo turco o di altri Stati, non si avveda di migliaia di persone che si preparano ad affrontare viaggi inauditi». Così come «le migliaia di dollari pagati dai clandestini per un posto in “carretta” dimostrano che non si tratta di disperati, dal momento che con le somme sborsate da una famiglia per il viaggio verso l’Eldorado, nei Paesi di origine potrebbero vivere anni». Il Lisipo esprime critiche sugli interventi in materia di immigrazione, sostenendo che «la politica della “tolleranza zero” fatta di annunci, mal si concilia con il mollismo ed il buonismo a tutti i costi. Questo governo ha vinto le elezioni puntando decisamente sul problema sicurezza: cosa ha fatto di concreto? - rileva il Lisipo - Molto poco, vicino a nulla. In compenso si è accentuata l’assurda politica dei trasferimenti del personale della polizia di Stato, dell’espulsione dalle caserme. Questo governo che ha puntato tutto sulla sicurezza, intanto sta ottenendo la demotivazione di larga parte degli operatori di polizia».


Commissario unico per l’immigrazione, Buttiglione apre a Bossi
«Occorre un segnale forte»
La Lega non abbandona la prima linea nella lotta all’immigrazione clandestina. Le critiche ad un atteggiamento giudicato troppo “intransigente”, non mancano, ma certi concetti iniziano a fare breccia, pur con tutti i distinguo del caso. Sulla proposta avanzata dal ministro Umberto Bossi che vuole creare un commissario unico per l’immigrazione, una nuova figura che raccolga e coordini le varie competenze connesse con il fenomeno degli immigrati, attualmente sparse tra più ministeri, Rocco Buttiglione, ministro delle Politiche comunitarie, si mostra possibilista. «Bossi ha ragione, quando dice che dobbiamo dare segnali forti, non solo come Italia o come Unione Europea, ma insieme». E aggiunge: «Dobbiamo dire ai paesi che sono all’origine dei traffici umani che devono smetterla, c’è un dovere di sorveglianza e di controllo». Buttiglione comunque esclude che le ultime polemiche sugli immigrati possano influire in Parlamento sull’approvazione del ddl Bossi-Fini: «Avevamo raggiunto - ha detto - un buon punto di accordo. Era buono prima e lo rimane anche adesso». Dopo l’invito rivolto da Bossi all’Ue, anche il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, afferma: «C’è la necessità di una politica di cooperazione europea nel campo dell’immigrazione perché - spiega - è un problema che eccede la capacità di conoscenza, di organizzazione, di ordine, di disciplina di ogni singolo Paese». Ma in queste ore, gli esponenti del Carroccio non hanno risparmiato critiche nemmeno ai colleghi della maggioranza e a certi membri del governo, lamentando una scarso impegno sul fronte della lotta agli irregolari. Una posizione che ieri ha trovato sponda nelle parole del sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano: «Condivido la posizione di chi dice che è ora che la politica sull’ immigrazione del Governo cominci a dare qualche risultato concreto, anche per dimostrare che il voto dato al centrodestra non è stato vano. Purtroppo - osserva - nei confronti di un problema così ampio e complesso i cambiamenti non possano avvenire in tempi rapidi. Il nostro obiettivo ora è approvare la nuova legge sull’immigrazione - dice - che è frutto di un equilibrio raggiunto nella coalizione e da cui è difficile discostarsi. Poi la legge andrà applicata e allora i risultati inizieranno ad arrivare».




19Mar - 203
IMMIGRAZIONE: LEGA CRITICA CIAMPI E CEI

Il neo-segretario della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti critica espressamente le prese di posizione di Ciampi e della Cei in materia di immigrazione e definisce "preoccupante dal punto di vista politico" e " intellettualmente disonesto" l'opera di chi mette in relazione "il maxi-sbarco a Catania di un migliaio di clandestini con le considerazioni di ordine generale sui vuoti della forza lavoro".

Per Giorgetti, "lo sbarco di clandestini a Catania e' il frutto di un'operazione gestita da trafficanti di esseri umani legati a organizzazioni mafiose che lucrano migliaia di dollari per ognuno dei passeggeri delle imbarcazioni dirette in Italia, il che peraltro induce a dubitare dell'effettiva poverta' di coloro che sono in grado di sborsare decine di milioni di lire per un viaggio
verso il Belpaese".

L'esponente leghista ritiene "inaccettabile" che si pensi di "colmare i vuoti della forza lavoro delegando alla mafia, turca o siciliana, l'intermediazione di manodopera".