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    Question Ambiente e Territorio ... Logistica e Trasporti




    "Progettare l'educazione ambientale in rete tra scuole e territorio"

    Intervento dell'On. Francesco NucaraSottosegretario di Stato al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio

    Il concetto di sostenibilità dello sviluppo ha segnato realmente un punto di discontinuità culturale che coinvolge il concetto stesso di educazione ambientale.

    Gli obiettivi di sostenibilità spostano l'asse delle politiche per l'ambiente dagli interventi diretti sui fattori naturali all'integrazione degli obiettivi ambientali in tutte le politiche e in tutte le trasformazioni.

    Integrazione è la nuova frontiera delle politiche ambientali. Dobbiamo tutti diventare consapevoli soggetti di azioni di politica ambientale e non solo quanti si occupano direttamente di parchi, di acque, di inquinamento e così via.

    In modo del tutto simmetrico integrazione è la nuova frontiera delle politiche dell'educazione: integrazione dell'ambiente in tutte le diverse discipline, e anche nel modo di comunicare ed insegnare.

    Nell'ambiente tutti sono dentro ed esso appartiene a tutti: fare educazione ambientale vuol dire proporre processi di apprendimento che partano dalle conoscenze e dai bisogni di chi impara, che coinvolgano sul piano cognitivo, ma che coinvolgano anche la capacità di vedere, toccare, odorare e di imparare attraverso esperienze sensoriali, che facciano appello alle motivazioni profonde dell'agire, quelle legate alle emozioni, al senso di responsabilità e agli affetti.

    Fare educazione ambientale vuol dire applicare ad esempi concreti e direttamente percepibili le esemplificazioni degli strumenti teorici e concettuali usati dalla scienza contemporanea, dall'economia, alla sociologia, dalla neurobiologia all'ingegneria, per studiare la complessità di sistemi non riconducibili a modelli meccanici, per prevedere l'evoluzione delle situazioni di "non equilibrio" e dei "sistemi non lineari" per studiare individui e fenomeni locali contestualizzandoli e mettendoli in relazione con popolazioni e fenomeni globali e viceversa per capire quale ruolo e quale relazione intercorre fra generale e caso o evento singolo. In questa ottica il rapporto con il territorio diventa un elemento strategico nell'attuazione di programmi ed interventi di educazione ambientale orientati alla responsabilità ambientale.

    L'efficacia di politiche promosse nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile deve essere misurata anche con la capacità di promuovere nuove forme di progettualità riferita ai maggiori problemi ambientali, rispetto ai quali non può valere, quale unico modello di intervento, un approccio fondato su divieti, regole e impedimenti. Occorre una rivisitazione degli strumenti della politica ambientale in direzione del miglioramento della legislazione e di protezione ambientale e della sua applicazione, per avviare una strategia più efficace e moderna che promuova atteggiamenti responsabili da parte di tutti i soggetti sociali e portatori di interessi.

    I cittadini, gli studenti, gli operatori di settore, i professionisti, le imprese sono destinatari e insieme attori di un processo che non può che costruirsi con il consenso e la condivisione degli obiettivi.

    In tale contesto la promozione di una maggiore efficacia dei processi di informazione, di diffusione della conoscenza, risultano un interventi strategici di forte valenza nei quali la scuola non può non giocare un ruolo primario.

    I processi educativi propongono conoscenze ed esperienze che coinvolgono la sfera cognitiva, affettiva ed etica delle persone e promuovono una cittadinanza attiva e consapevole capace di assumere responsabilità nei confronti del proprio ambiente con comportamenti adeguati.

    Attività del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio nel settore dell'educazione ambientale


    Nel corso dell'anno che si è appena concluso il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha impegnato 7.955.039,61 € nel settore dell'Educazione Ambientale, con una crescita esponenziale, rispetto all'anno 2000, del 960%.

    Negli ultimi anni tali impegni hanno consentito la realizzazione di 81 Laboratori Territoriali presenti sul territorio, che svolgono la funzione di nodi del Sistema Nazionale di Educazione Ambientale, ai quali vanno aggiunti i Centri di Educazione Ambientale dei vari sistemi regionali, che in Emilia Romagna e nelle Marche hanno raggiunto il ragguardevole numero di una cinquantina, mentre nel Lazio e in Puglia sono ormai circa una quindicina, solo per citare alcuni esempi più eclatanti.

    In Calabria il Centro di Educazione e Documentazione Ambientale di Rende (gestito dal Consorzio Crati organismo che riunisce tre Università calabresi e l'università Tor Vergata di Roma) ed il Centro di educazione Ambientale Colle Marcione di Civita rappresentano i nodi di riferimento per l'Educazione Ambientale. Ma negli ultimi anni è cresciuto l'impegno nella nostra Regione e con il Programma Operativo Multiregionale Ambiente (POMA) sono stati finanziati progetti che hanno visto il potenziamento dei laboratori già esistenti e la creazione di altri Centri di Educazione Ambientale a Villa S. Giovanni e Vibo Valentia.

    L'impegno a rafforzare la rete dei laboratori territoriali da parte del Ministero dell'Ambiente rappresenta un ampliamento della strategia di intervento delineata negli ultimi anni. In questo ambito anche il rafforzamento della presenza di centri e laboratori nella nostra Regione deve diventare impegno primario ed oggetto di concertazione.

    Il Ministero ha ritenuto che fare educazione ambientale sul territorio non significhi sostituirsi alle istituzioni appositamente preposte alla formazione scolastica, ma offrire loro, attraverso la diffusione di strutture sul territorio, il necessario supporto per rafforzare l'azione formativa attraverso la diffusione di strutture sul territorio.

    Il rafforzamento dei centri di educazione ambientale e delle reti regionali a cui questi fanno riferimento è stato, infatti, l'oggetto dell'Accordo siglato in sede di Conferenza Stato-Regioni nel novembre 2000, dal quale è scaturito il Tavolo Tecnico permanente in materia di educazione ambientale.

    In particolare sono state indicate priorità tematiche e di strumenti per rafforzare l'azione delle Regioni e dello Stato in questa materia. In tale contesto la Conferenza Stato-Regioni, nella seduta del 17 gennaio scorso ha siglato l'Accordo con il Ministero dell'Ambiente e i Presidenti delle Regioni e delle Provincie autonome di Trento e Bolzano che mette a disposizione delle Amministrazioni locali fondi per un importo di 10.329.137,98 € (pari a 20 miliardi di Lire) per sostenere la programmazione regionale in questo settore per il biennio 2001-2003. Tali fondi sono destinati all'attuazione di una nuova programmazione concertata in materia di informazione, formazione ed educazione ambientale.

    Le predette risorse, tenendo conto della necessità di garantire un'equilibrata distribuzione delle strutture regionali di coordinamento e dei relativi nodi provinciali per l'educazione ambientale, saranno assegnate alle Regioni e alla Provincie autonome di Trento e Bolzano secondo i seguenti criteri di riparto:

    Il 40% sarà ripartito in parti uguali tra tutte le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano;

    Il 60% sarà ripartito sulla base di specifici criteri presenti nei documenti di programmazione regionale. Criteri atti a verificare:

    il livello di coerenza tra i documenti di programmazione regionale con le finalità e gli indirizzi recepiti nell'Accordo Stato Regioni del 23/11/2000;

    il livello di integrazione dei sistemi regionali per l'educazione e l'informazione ambientale con le politiche d'intervento regionale nel settore ambientale;

    l'entità dei cofinanziamenti indicati dai documenti di programmazione regionale, correlata anche alla eventuale capacità di attivare sinergie di carattere privato;

    il livello di utilizzo dei finanziamenti già assegnati dal Ministero dell'ambiente e delle tutela del territorio per questo settore, sulla base di precedenti azioni finanziarie.

    I documenti di programmazione regionale per il biennio 2002-2003, che costituiscono la base per l'assegnazione delle risorse, devono essere approvati con delibera della Giunta regionale entro il 30 aprile 2002.

    Entro il 30 giugno 2002, sulla base dei documenti di programmazione regionale, dovranno essere stipulati gli accordi di programma tra il Ministero dell'Ambiente e le singole Regioni e Provincie autonome di Trento e Bolzano.

    E' previsto infine un meccanismo per la ridistribuzione di eventuali fondi residui che sarà definito entro e non oltre il 30 settembre 2002.

    La nostra Regione, che sconta un ritardo nella organizzazione e nel potenziamento delle strutture territoriali per l'educazione ambientale, deve saper cogliere l'occasione di questa nuova stagione di programmazione concertata tra lo Stato e le Regioni per valorizzare tutte quelle competenze, quelle risorse e ricchezze offerte dal nostro territorio.

    Tutti gli sforzi del Governo, coerentemente all'impegno di contenere le disomogeneità e di garantire l'equilibrio sul territorio nazionale, sono altrettante proposte per sollecitare nuovi modelli di sviluppo, utilizzando strumenti e risorse in armonia con la valorizzazione e la tutela del patrimonio ambientale e per richiamare le idee che ciascuno può mettere in campo. Occorre l'impegno e il coinvolgimento di tutti gli attori sociali, dal mondo della scuola e della ricerca a quello della formazione per concretizzare e realizzare questo ambizioso programma che vede nell'integrazione, nel lavoro in rete e nella valorizzazione del territorio i punti qualificanti di un impegno ambientale orientato allo sviluppo sostenibile.

    Reggio Calabria
    21 marzo 2002
    ------------------------------------
    tratto dal sito web
    http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

  2. #2
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    Convegno "Riqualificazione urbana e progetti metro…politani"

    Comune di Bologna, 19 aprile 2002/Palazzo D'Accursio-Sala del Consiglio Comunale

    Intervento del Sottosegretario di Stato all'Ambiente On. Francesco Nucara

    "La città è la più grande invenzione dell'uomo: un centro di forze intellettuali, un magazzino di cultura e delle più diverse energie.

    Città e civiltà sono sinonimi. Niente può sostituire la funzione civilizzante dei contatti individuali e di gruppo, gli incontri faccia a faccia, l'intrecciarsi di gruppi, le società e le associazioni che costituiscono la parte più nobile della vita di ogni individuo. Solamente la Città (in quanto fornisce ad ognuno una vasta panoramica di società) può offrire ad ognuno la possibilità di trovare un amico.

    In breve mentre in un villaggio o in un sobborgo conosciamo tutti, le persone che "vorremmo" conoscere le troviamo solo in città. La città è il grande palcoscenico, i cittadini sono gli attori: ognuno ha un ruolo da interpretare nel dramma della vita quotidiana". (Theo Crosby)

    Naturalmente la città è anche indice di relazione tra pubblico e privato. E' difficile rimanere anonimi. Tuttavia nel reticolo di interscambi con le aziende commerciali, gli enti pubblici, le visite museali ecc. è possibile conservare la propria privacy.

    Le città, come gli individui, hanno un carattere particolare, degli elementi particolari caratteristici e identificabili frutto di stratificazioni a volte secolari o frutto di modernità come le new towns.

    Essere città non significa quindi essere un grande agglomerato urbano, ma significa avere una propria strutturazione, significa avere delle funzioni che integrandosi tra di loro formano la struttura della città stessa e non si tratta quindi di una sommatoria di funzioni studiate a tavolino ma di tutte quelle correlazioni che in un gioco di equilibrio dinamico si intersecano tra di loro tanto da divenire inseparabili.

    L'architetto o il tecnico in genere non crea la situazione ma cerca di creare qualcosa di pregevole e interessante all'interno di una situazione preesistente.

    Di questo si è parlato oggi.

    C'è un solo modo per creare una città visivamente ed economicamente dinamica; bisogna preordinare un gruppo appropriato di forze costruttive attraverso una gerarchia di valori che va dai pianificatori agli architetti ai costruttori e infine, ma in primis per importanza, alle indicazioni politiche che rappresentano l'anello di congiunzione con la società che governano.

    Il pericolo cui si potrebbe andare incontro è rappresentato dalla relazione di tutti questi valori e dalla loro interpretazione.

    I pianificatori per esempio spesso sono lontani dalla realtà edificatoria ed è un vero miracolo quando una parte del piano viene realmente attuata; e altrettanto spesso tutto ciò può avvenire per quanto concerne le indicazioni politiche.

    Bisogna peraltro rendersi conto che le teorie sull'architettura e sulla pianificazione cozzano spesso con i valori preesistenti dai quali non si può prescindere.

    Come in un orologio ogni parte della forma urbana è concatenata e svolge una propria funzione.

    Destinazioni, attività e armonie formali hanno un ritorno di movimento univoco verso l'obiettivo pur con diverse velocità.

    Si deve proporre un esperimento straordinario: la rivisitazione della vita cittadina, la sopravvivenza dell'uomo sociale.

    Dobbiamo prendere coscienza, e a Bologna mi pare che questa coscienza sia patrimonio acquisito, che le città non possono continuare ad espandersi.

    Dobbiamo creare nuove infrastrutture per alimentare e sostenere le città.

    Le "nuove" città, devono crescere come nei secoli passati, sulla base di scambi e interazioni sociali. Una città è per definizione, un modello specifico di associazione, un modello unico per ogni popolazione in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo.

    Per raggiungere questo scopo la città si deve sviluppare da principi che diano consistenza e unità all'organismo.

    Si può definire il piano della città come il metodo di applicazione di questi principi.

    E tutto questo acquista oggi una grande urgenza come diceva Patrick Geddes "Il mondo sta ora rapidamente entrando in un nuovo periodo di sviluppo civico, in cui il "progresso" non è più definibile in termini quantitativi di ricchezza o di popolazione, ma piuttosto in rapporto a caratteri qualitativi. L'ultima generazione ha dovuto impegnarsi in lavori di prima necessità, per i rifornimenti idrici, per l'igiene, ecc.; anche l'educazione elementare è stata introdotta e diffusa per cui alcuni, anche se sono stati pionieri a loro tempo, non possono fare a meno di considerare riuscito lo sviluppo delle nostre città. Invece è ormai sempre più urgente una nuova fase di sviluppo che assicuri condizioni migliori, più felici e nobili".
    -----------------------------------
    tratto dal sito web
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  3. #3
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    Predefinito tratto dalla Agenzia ANSA del 9 maggio 2002

    Protocollo di intesa sulla certificazione ambientale

    Introduzione
    Hans Peter KLEEFUSS
    Presidente Commissione Sviluppo Sostenibile di Confindustria

    Tavola rotonda
    Il ruolo della certificazione ambientale nella politica di sviluppo sostenibile

    Francesco NUCARA
    Sottosegretario all'Ambiente e Tutela del Territorio

    Nicola TOGNANA
    Vice Presidente Confindustria

    Corrado PASSERA
    IntesaBci

    Giuseppe BIANCHI
    Presidente Comitato EMAS Italia

    Ermete REALACCI
    Presidente Legambiente

    Modera
    Paolo GRALDI
    Direttore "Il Messaggero"

    La notizia sulle agenzie


    Ambiente: Confindustria-Ministero, 25 MLN Euro per ecoimprese

    Siglato protocollo per promuovere certificazione ambientale


    Le imprese italiane si convertono al ''verde'' ed il ministero dell'Ambiente le aiutera' stanziando un contributo di 25 milioni di euro per il biennio 2002-2003. Lo prevede il protocollo d'intesa siglato oggi tra ministero e Confindustria per promuovere la certificazione ambientale. L'obiettivo, ha detto il vicepresidente di Confindustria, Nicola Tognana, e' arrivare al 2004 con almeno 2-3.000 imprese eco-certificate. I sistemi di certificazione ambientale (Iso 14001 ed Emas) rappresentano un efficace strumento per facilitare il controllo degli aspetti ambientali del processo produttivo: lo scopo e' coniugare le esigenze di sviluppo con un maggiore livello di sensibilita' sociale verso il territorio. Con l' accordo, le imprese si impegnano ad adottare l'eco-certificazione, mentre il ministero dell'Ambiente mettera' in campo risorse finanziarie per aiutarle ad affrontare i costi della certificazione. Il ministero studiera' inoltre agevolazioni amministrative e burocratiche per le eco-imprese. Alla sigla del protocollo erano presenti anche il sottosegretario all'Ambiente, Francesco Nucara e l' amministratore delegato di IntesaBci, Corrado Passera, che sosterra' l'accordo con un pacchetto di servizi e prodotti per le imprese.

    Roma, 9 maggio 2002 (ANSA)

  4. #4
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    Predefinito tratto da LA GAZZETTA del SUD del 9 giugno 2002

    UNA LETTERA DI NUCARA AGLI ALUNNI

    I ragazzi della media di Bianco hanno ripulito uno spiazzo vicino alla scuola
    Esempio di volontariato ecologico

    Venuto a conoscenza, attraverso la prof.ssa Angela Colosi, della fervida attività ambientale svolta dagli alunni della media statale di Bianco, il sottosegretario all'Ambiente, Francesco Nucara, ha voluto esprimere ai «carissimi alunni» della scuola del centro ionico il suo personale apprezzamento con una lettera dai toni estremamente affettuosi. «Cogliendo l'invito di Legambiente e dimostrandovi sensibili agli insegnamenti ricevuti – scrive Nucara –, armati di vanghe, rastrelli, guanti da giardinaggio e tanto amore per la natura, avete riportato a nuova vita spazi che, a quanto mi si dice e come posso dedurre dalle foto che ritraggono sacchi e sacchi di erbacce, sembravano degni della più incolta “terra di nessuna”. E cosa può dire, vedendo ciò, un sottosegretario all'Ambiente che ben conosce la caparbietà nel superare gli ostacoli, la voglia di fare e, se necessario, lottare per ciò che si ritiene giusto, la gioia che si prova alla fine di una grande fatica, emozioni comuni a tanti uomini ma, forse, ancora più forte e violenta per noi, cittadini di Calabria? Grazie. Grazie di cuore – continua la lettera del sottosegretario – a voi e a coloro che vi hanno inculcato valori così importanti per una corretta formazione, e idealmente estendo tale tale riconoscenza a tutti gli studenti che in tante parti della nostra Regione, anzi d'Italia, attraverso forme di “volontariato ecologico”, dimostrano sensibilità e attenzione verso quelli che sono, e forse ancor più lo saranno per voi, future generazioni, snodi centrali di una politica che per troppo tempo ha sottodimensionato i problemi dell'ambiente. Ciò che voi, con il vostro entusiasmo, avete fatto – conclude la missiva – è ciò che tutti, uomini pubblici e privati cittadini, dobbiamo avere tra gli obiettivi primari della nostra esistenza: pregio naturale che la vostra bella scuola, davanti all'altrettanto dignitoso edificio che la ospita, sembra voler simbolicamente dimostrare ancora possibile».

  5. #5
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    Assemblea Annuale di Assocarta

    Intervento del sottosegretario all'Ambiente Francesco Nucara

    Signor Presidente,
    Signori partecipanti,


    questo appuntamento dell'Assocarta rappresenta una importante occasione di dibattito sulle prospettive dell'industria della carta.

    La Relazione del Presidente è apprezzabile soprattutto per i risultati economici del comparto che non sembrano completamente negativi se paragonati ad altri comparti produttivi sui quali si è abbattuta la grave congiuntura economica dovuta alla crisi dell'11 settembre.

    E dalla stessa Relazione si percepisce che segnali di ripresa già si intravedono, ripresa che sarà sicuramente consolidata nel secondo semestre di quest'anno.

    Il settore si presenta quindi estremamente vivace e competitivo nel mercato europeo.

    L'industria della carta è caratterizzata da una forte utilizzazione di risorse energetiche ed in questi ultimi anni ha fatto molti investimenti nello sviluppo di produzione di energia ad elevata efficienza i cui costi rappresentano una parte importante dei costi di produzione.

    E' noto che la produzione della carta comporta una sequenza di operazioni di processo che si sono evolute ed affinate tecnologicamente nel tempo.

    Ad ogni processo produttivo è, peraltro, associato un impatto sull'ambiente. Ne consegue che una corretta interazione fra gli operatori economici e la Pubblica Amministrazione deve essere mirata a definire e perfezionare la normativa ambientale, nell'ottica di uno sviluppo sostenibile che assicuri, da un lato, un elevato livello di tutela della salute e dell'ambiente e, dall'altro, il mantenimento dell'eccellenza e della competitività delle imprese italiane operanti nel settore cartario.

    Le industrie del settore che basano la propria produzione sull'impiego di risorse rinnovabili, hanno una tradizionale e radicata propensione al riciclo delle fibre secondarie, utilizzano in maniera sempre più efficiente l'energia nei propri processi, e sono particolarmente impegnate per ridurre il consumo di acqua che è un elemento caratteristico e imprescindibile del processo produttivo della carta.

    A tale proposito non posso esimermi da un particolare apprezzamento per i risultati significativi ottenuti nell'ottimizzazione dell'uso delle risorse idriche, problema questo che è alla vigile attenzione del Ministero dell'Ambiente. E' appunto di questi giorni un dibattito parlamentare che ha visto l'unanime consenso della maggioranza e dell'opposizione sugli strumenti più idonei a far fronte alla carenza di questo bene primario.

    Signor Presidente,

    il Rapporto ambientale di Assocarta che viene presentato in questa sede rappresenta un'importante iniziativa che ha raccolto l'adesione di molte imprese del settore e che si inserisce in quel progetto di notevole successo definito Ecogestione, lanciato dalla vostra Associazione nel 1998, e diretto a stimolare e favorire l'adozione di sistemi di gestione ambientale.

    Il Rapporto si presenta come uno strumento efficace di stimolo verso la politica ed offre ad essa un grande contributo per definire e perfezionare le normative ambientali riguardanti il settore.

    Esso, si inserisce, infatti, nell'ambito degli sforzi che il Ministero dell'Ambiente sta facendo per cercare di metter su un apposito Programma in materia, che potrà vedere il coinvolgimento anche delle associazioni di categoria e che sarà varato dopo l'approvazione del c.d. "Collegato Ambientale".

    Anche il disegno di legge delega per il riordino della legislazione in materia ambientale attualmente all'esame del Parlamento rappresenta lo strumento più idoneo scelto dal Governo per affrontare in modo più incisivo e con adeguati strumenti finanziari i problemi degli incentivi al riutilizzo, al recupero ed al riciclo dei rifiuti, nonché le opportune forme di autosmaltimento. Quest'ultima, particolare, forma di smaltimento appare in linea con gli obiettivi di garantire una elevata tutela dell'ambiente e della salute, in quanto consente la minimizzazione delle operazioni di movimentazione dei rifiuti e, quindi, riduce l'impatto complessivo dell'attività sull'ambiente.

    Tutto ciò in accordo agli indirizzi ed alle strategie comunitarie.

    Un ulteriore sforzo ritengo debba essere compiuto per incrementare l'adesione ai sistemi di certificazione di prodotto.

    La certificazione di prodotto, infatti, non riveste ancora, per la produzione cartaria, un'importanza paragonabile a quella dei sistemi di gestione ambientale. Se è pur vero che l'industria della carta è essenzialmente un'industria di processo, non va peraltro trascurata l'importanza attribuibile, anche in prospettiva di una crescente concorrenzialità dei mercati emergenti, alla adozione delle etichette ecologiche, che hanno lo scopo di certificare il ridotto impatto ambientale dei prodotti, secondo criteri definiti.

    Da questo punto di vista, prendo atto dell'impegno profuso da Assocarta per la partecipazione delle aziende aderenti al sistema della norma ISO 14.000 per auspicare che allo stesso modo si possa registrare un significativo impegno delle aziende, anche promosso da Assocarta, per una adesione ai sistemi di certificazione Emas per la quale come ha ricordato il Presidente, tra il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e la Confindustria, è stato sottoscritto un protocollo di intesa, mirato ad incentivare la diffusione dei sistemi di gestione ambientale da parte delle imprese e a rafforzare la competitività del sistema Paese.

    Io stesso, in rappresentanza del Ministero dell'Ambiente, ho illustrato il 9 maggio u.s., presso la sede di Confindustria tale accordo.

    Con esso, Confindustria, ha assunto l'impegno di coinvolgere nei prossimi tre anni il maggior numero di imprese delle Associazioni confederate nell'adozione dei sistemi di gestione ambientale e nella loro certificazione secondo i modelli ISO 14.000 / EMAS

    Mentre il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha stabilito in 25 milioni di euro le risorse necessarie per agevolare i costi sostenuti dalle imprese per il conseguimento della certificazione ambientale EMAS. Le risorse disponibili per le Piccole e Medie Imprese potranno esser utilizzate dalle piccole cartiere, che costituiscono ancora una buona fetta dell'industria nazionale, a differenza di quanto avviene negli altri Paesi UE, in cui mediamente gli impianti sono più grandi.

    Anche in questo caso lo strumento legislativo più idoneo appare il disegno di legge delega al Governo.

    Vi ringrazio per l'attenzione e termino con l'auspicio di una maggiore e più proficua collaborazione per:

    la promozione della ricerca e la diffusione del patrimonio conoscitivo in campo ambientale;

    la partecipazione attiva alle fasi di sviluppo di leggi e regolamenti ambientali compatibili sotto il profilo tecnico ed economico;

    la promozione di accordi volontari e di iniziative fortemente caratterizzate dal punto di vista ambientale;

    l' informazione, la sensibilizzazione, la formazione, in una parola la responsabilizzazione delle aziende in materia ambientale.

    Roma 12 giugno 2002
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  6. #6
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    Predefinito dalla Agenzia ANSA 12 giugno 2002

    Auto/Nucara (Ambiente): allo studio incentivi per metano

    Possibile accelerazione per crisi Fiat

    Il ministero dell'Ambiente sta studiando incentivi per le auto ecologiche. E' quanto ha detto il sottosegretario all'Ambiente Francesco Nucara a margine dell'assemblea di Assocarta. In particolare ''sono allo studio incentivi per le automobili che utilizzano il metano''. Non esclusa per il futuro - ha detto Nucara - la chiusura dei centri storici alle auto che non sono a metano. ''Il provvedimento - ha detto il sottosegretario - e' stato pensato prima della crisi Fiat ma credo che potrà assumere un'accelerazione per determinare la ripresa dell'industria automobilistica italiana''.

    Roma, 12 giugno 2002 (ANSA)

  7. #7
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    Nucara alla riscossa per riconquistare i favori di romagnoli e marchigiani (il metano è diffuso significativamente solo in Romagna e Marche)!

    P.S.
    Che c'entra la FIAT? Sì, mi risulta che faccia una versione della Multipla a metano, che viene usata soprattutto dai tassisti e che ha avuto molti problemi, tanto da essere oggetto di una puntata di Mi manda Rai3. Ma è una nicchia di un segmento marginale...

  8. #8
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    Predefinito La Protezione Civile

    Protezione civile/Sottosegretario Nucara: è da abolire

    Va bene per competenze tecniche, non come struttura permanente

    "In un paese civile non deve essere il Dipartimento della Protezione civile, istituito per fatti emergenziali, ad intervenire sui problemi strutturali del paese. Nulla da dire sulle competenze tecniche, ma la Protezione civile come struttura permanente andrebbe abolita". A sostenerlo è il Sottosegretario all'Ambiente, con delega per la difesa del suolo, Francesco Nucara.

    Intervenendo alle giornate di studio organizzate a Valmontone dal Centro di Eccellenza dell'Università "La Sapienza" di Roma su "Il rischio idrogeologico in Italia", Nucara ha inoltre sottolineato come sia importante che le "autorità di bacino, che svolgono un ruolo di pianificazione sovraordinato rispetto agli Enti Locali, debbano partecipare alla Conferenza unificata presso il Ministero degli Affari Regionali". Nucara si è impegnato a una migliore e più equa distribuzione delle risorse finanziarie nella prossima Finanziaria.

    Roma, 10 luglio 2002 (DIRE)
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  9. #9
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    Il rischio idrogeologico in Italia - I piani di Assetto idrogeologico a quattro anni dal DL 180/1998

    "Le norme di attuazione e le misure di salvaguardia del PAI quale strumento di territorio e di sviluppo sociale"

    1) Il territorio italiano e il rischio idrogeologico

    L'Italia è un Paese dove l'esposizione al rischio di frane ed alluvioni è particolarmente elevata e costituisce, pertanto, un problema di grande rilevanza sociale, sia per il numero di vittime che per i danni prodotti alle abitazioni, alle industrie ed alle infrastrutture.

    Per avere un'idea dei costi economici e sociali connessi con il verificarsi di frane ed alluvioni, basti ricordare il numero di vittime dei disastri di Sarno e Soverato (176), o considerare che nel periodo tra il 1980 ed il 2000 le alluvioni e le frane hanno coinvolto, in modo a volte drammatico, oltre 70.000 persone, senza comprendere quelle coinvolte nell'alluvione dell'ottobre-novembre 2000 del Po (più di 30.000 persone evacuate).

    Dal punto di vista economico i soli danni strutturali dovuti alla stessa alluvione del Bacino del Po sono stati stimati in oltre 11.000 miliardi di lire (pari a 5.680 milioni di Euro), mentre le risorse stanziate per gli interventi in soli 13 Comuni colpiti dalla tragedia di Sarno, ammontano a 1.069 miliardi di Lire (550 milioni di Euro).

    2) La crescita urbana e l'uso del territorio

    Il frequente e diffuso manifestarsi dei dissesti può essere imputato, per una buona parte, alla natura del nostro territorio ed a cause "naturali".

    Vanno però assumendo un peso sempre più rilevante le cause di origine antropica legate, da un lato, ai cambiamenti climatici e dall'altro ad un uso del territorio non attento alle caratteristiche ed ai delicati equilibri idrogeologici dei suoli italiani.

    Il territorio, infatti, da sempre è soggetto ad un insieme di eventi naturali e di azioni dell'uomo che lo modificano più o meno profondamente sino a metterne a repentaglio l'integrità fisica, riducendone a volte le possibilità d'uso da parte di altri soggetti o dell'intera collettività.

    In Italia, una gran parte dell'espansione urbana e periurbana e della realizzazione delle infrastrutture urbane e territoriali, soprattutto nella seconda metà del XX Secolo, è stata attuata senza porre la necessaria attenzione ai caratteri del territorio e dell'ambiente nella loro complessità e nella loro specificità.

    In particolare, non sono pochi gli interventi (infrastrutture, espansioni urbane, attività produttive), realizzati in aree soggette a rischio idrogeologico anche elevato.

    Spesso le espansioni sono avvenute con una programmazione insufficiente, a volte addirittura assente. Anche le infrastrutture di base finalizzate ad assicurare il rispetto dell'integrità fisica del territorio (reti fognarie, sistemi di regimazione delle acque meteoriche, di approvvigionamento idrico, di viabilità, di smaltimento e trattamento dei rifiuti, di organizzazione delle aree verdi) risultano, il più delle volte, insufficienti sia quantitativamente che qualitativamente.

    Questa impostazione se da un lato, in passato, ha occultato i reali costi di produzione dei beni, evitando di far emergere gli oneri indiretti, determina oggi elevatissime spese che tendono a ricadere sulla collettività e che si manifestano in distruzioni e devastazioni di territori e manufatti, nel degrado diffuso della qualità ambientale di vaste aree del Paese e dei tessuti urbani, senza considerare le conseguenze in termini di vite umane.

    Se è soprattutto nell'ultimo cinquantennio che si profila una situazione in generale grave, come esito della fase di veloce inurbamento, di crescita degli abitati e delle periferie metropolitane, i fattori di crisi si sono ulteriormente accentuati nella più recente fase di espansione della città contemporanea, caratterizzata dalla frammentazione e dalla diffusione sul territorio di infrastrutture e residenze, spesso senza una politica di programmazione coordinata e a volte in assenza di legalità.

    Si è così giunti a urbanizzare ed edificare intensamente aree di naturale pertinenza fluviale o comunque facilmente inondabili, a cancellare in molti casi il reticolo idrografico minore, a ridurre in maniera sistematica le sezioni idrauliche dei corsi d'acqua con tombature ed attraversamenti, ad interrompere la continuità delle reti idrauliche.

    Molte infrastrutture sono state realizzate in aree interessate da fenomeni di instabilità dei versanti, anche storicamente conosciuti, così come le espansioni edilizie sono avvenute in aree soggette a rischi elevatissimi.

    A tali, purtroppo, diffusi fenomeni si aggiungono gli effetti che derivano dall'abbandono di vaste aree dove non è presente alcuna attività primaria che ha comportato, come naturale conseguenza, la diminuzione della manutenzione delle opere destinate alla conservazione del suolo e quindi l'aumento della possibilità di innesco di gravi fenomeni di alterazione.

    E' in questo senso necessaria una rapida inversione di tendenza che vincoli la pianificazione comunale al rispetto di limitazioni derivanti dalle caratteristiche geomorfologiche, di pericolosità idraulica e di salvaguardia degli acquiferi superficiali e profondi che solo una pianificazione di livello adeguato può cogliere nella sua completezza e negli effetti di sistema.

    3) l'Intesa Operativa con l'Unione delle Province d'Italia e la ricognizione sulla pianificazione territoriale di area vasta

    Per sviluppare efficaci ed efficienti politiche di tutela del territorio è necessario che si costruisca un circuito virtuoso che permetta di utilizzare il territorio nel rispetto delle sue reali possibilità di utilizzazione.

    In tale prospettiva è necessario che le politiche di programmazione e di gestione del territorio, attuate dai differenti livelli di governo del territorio (Stato-Regioni-Enti locali) attraverso i propri strumenti di programmazione e pianificazione, siano tra loro integrate e sussidiarie.

    Pertanto, ogni politica urbanistica che riguardi sia il miglioramento, il recupero e la trasformazione delle aree già edificate che la realizzazione delle espansioni edilizie o infrastrutturali necessarie, deve essere condizionata alla precisa individuazione delle aree che presentino il maggior grado di sicurezza sulla base di una esatta determinazione del grado di vulnerabilità e di pericolosità, con la finalità, in primo luogo, di evitare un incremento delle situazioni di rischio.

    Anche con questo obiettivo, nel giugno 1999 il Ministero dell'Ambiente ha siglato una Intesa Operativa con l'Unione delle Province d'Italia che ha consentito di effettuare una ricognizione sulla pianificazione territoriale di area vasta e a livello provinciale su tutto il territorio nazionale, ponendo particolare attenzione alla pianificazione del settore idrogeologico.

    Le analisi ed i dati raccolti, aggiornati con la diretta collaborazione dell'UPI, delle Province e delle Autorità di bacino, hanno consentito l'elaborazione di un primo Rapporto, presentato nel corso del convegno "Pianificazione territoriale di area vasta e difesa del suolo" svoltosi a Roma il 16 gennaio scorso, che ha visto la partecipazione del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, On. Altero Matteoli.

    Con il Rapporto, consultabile e scaricabile dal sito web del Ministero all'indirizzo www.minambiente.it/pubblicazioni/documenti , sono messi a disposizione, in particolare, i primi dati quantitativi sullo stato di attuazione della pianificazione territoriale da parte delle Autorità di bacino e delle Province e viene presentato anche lo stato di attuazione di altri strumenti di pianificazione di area vasta che, seppure indirettamente, costituiscono tasselli importantissimi per le finalità della difesa del suolo: i piani paesaggistici regionali e i piani dei parchi.

    Attualmente si sta proseguendo nella attuazione dell'Intesa Operativa.

    Insieme con l'Unione delle Province d'Italia, sono stati avviati l'aggiornamento dei dati raccolti nel periodo settembre-dicembre 2001 e l'approfondimento dei contenuti dei Piani territoriali di coordinamento sia sul tema della difesa del suolo che della manutenzione del territorio e, in generale, della tutela dell'ambiente.

    4) Lo stato di attuazione della pianificazione di bacino (rischio idrogeologico)

    Nel Rapporto presentato il 16 gennaio 2002, per quanto riguarda la pianificazione di bacino, oltre ai dati complessivi relativi alla attività di pianificazione fino ad ora elaborata dalle Autorità di bacino, viene riportato il quadro sullo stato di attuazione della specifica pianificazione destinata alla difesa dal rischio idrogeologico, alla cui attuazione è stato dato un notevole impulso con i DD.LL. 180/1998 convertito nella legge 267/1998 e 279/2000 convertito nella legge 365/2000, il primo emanato a seguito dei tragici eventi di Sarno, il secondo in conseguenza della tragedia di Soverato.

    Il quadro mostra che le Autorità di bacino, a tutti i livelli, hanno risposto positivamente alle disposizione del D.L. 180/1998 per quanto riguarda l'elaborazione dei Piani straordinari per le aree a rischio idrogeologico molto elevato.

    Attraverso questi strumenti, che risultano ad oggi tutti approvati, sono state individuate e perimetrate aree a rischio idrogeologico per l'incolumità delle persone e dei beni sulle quali sono state apposte opportune misure di salvaguardia e sono stati definiti programmi di interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico.

    Le Autorità di bacino, inoltre, hanno quasi ultimato la redazione dei Piani per l'Assetto Idrogeologico (P.A.I.), che individuano le aree a rischio - molto elevato, elevato, moderato e basso - e ne regolamentano l'uso del suolo.

    Questo strumento di pianificazione amplia, di fatto anche in termini territoriali, il raggio di azione e di interesse del piano straordinario, poiché ha come oggetto l'individuazione sul territorio delle aree ai vari livelli di rischio e la definizione della relativa normativa di attuazione, configurandosi come riferimento sovraordinato per la pianificazione urbanistica ordinaria e generale.

    A livello nazionale, delle 37 Autorità di bacino:

    29 hanno approvato, adottato o predisposto i P.A.I.,

    6 hanno quasi concluso la fase di elaborazione

    2 non ne hanno ancora avviato l'elaborazione.

    A questi si aggiungono i piani in fase di elaborazione delle Province Autonome di Bolzano e Trento che ai sensi del D.Lgvo 463/1999 elaborano i propri P.A.I. nell'ambito del Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche.

    5) La pianificazione di bacino e il rischio idrogeologico

    L'intenso sviluppo sociale ed economico italiano degli ultimi cinquanta anni ha certamente determinato un super-sfruttamento di aree con equilibri idrogeologici molto precari, senza peraltro che all'espansione urbana corrispondesse una adeguata risistemazione del territorio in generale e del reticolo fluviale in particolare.

    A seguito degli eventi di Sarno e Soverato, che hanno messo in risalto la precarietà di alcune aree del Paese rispetto al rischio idrogeologico, è stata avviata dalle Regioni e dalle Autorità di bacino una intensa attività volta a delineare un quadro conoscitivo dettagliato delle situazioni a maggior rischio, con la contemporanea individuazione degli interventi necessari alla rimozione od attenuazione del rischio.

    La situazione di rischio a livello nazionale che risulta dall'analisi degli strumenti di pianificazione al momento predisposti dalle Autorità di bacino risulta particolarmente preoccupante.

    Nel Territorio Nazionale sono state individuate e perimetrate, attraverso i Piani Straordinari elaborati dalle Autorità di bacino, ben 9172 aree a rischio idrogeologico molto elevato che interessano, complessivamente, i territori di 2220 comuni, localizzati in tutte le regioni e nella quasi totalità delle province.

    Tale problematica assume ancora più rilievo se si considera che dai dati provvisori, rilevati anche considerando i P.A.I. attualmente elaborati, il numero delle aree individuate come aree a rischio idrogeologico molto elevato è arrivato a 11.468 e il numero dei comuni interessati da tali aree è arrivato a 2.875.

    Per 4349 di tali aree sono stati già definiti gli interventi necessari per l'eliminazione del rischio, la cui realizzazione comporta un fabbisogno di oltre 9.700 milioni di Euro, pari a poco meno di 19.000 miliardi di lire.

    E' doveroso comunque precisare che i dati quantitativi relativi alle aree a rischio molto elevato, sebbene già rappresentativi della gravità del problema, non forniscono una esaustiva immagine del reale stato di rischio idrogeologico dei bacini idrografici. Molti PAI, infatti, individuano oltre alle aree a rischio anche quelle in dissesto, caratterizzate da diversi livelli di pericolosità ovvero di rischio potenziale. (nel caso del bacino del Po, ad esempio, il numero delle aree individuate a rischio molto elevato - circa 300 - non è significativo rispetto alle dimensioni territoriali del dissesto idrogeologico individuato nel PAI - circa 4000 Kmq di frane, 300 Kmq di conoidi, 8000 Kmq di aree esondabili ).

    6) I Programmi di interventi urgenti ex DL 180/1998

    La presenza delle aree a rischio idrogeologico costituisce un pericolo per la sicurezza delle persone e dei beni e, di fatto, costituisce anche un limite alle potenzialità di utilizzazione del territorio e del suo sviluppo.

    E' così necessaria, a breve periodo, una decisa azione volta a ridurre il rischio (soprattutto nelle aree dove sono presenti insediamenti abitativi e/o produttivi), nonché a realizzare quegli interventi organici di protezione e riassetto del territorio senza i quali sarebbero fortemente limitate le possibilità di sviluppo economico e sociale del territorio oggi ad alto rischio.

    Con l'attuazione del D.L. 180/1998, nel triennio 1998 – 2000, il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha trasferito alle Regioni fondi per la realizzazione di programmi di interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico di importo totale pari a circa 475 milioni di Euro (920 miliardi di lire).

    Sono stati approvati 735 interventi per la riduzione del rischio idrogeologico più elevato, ai sensi dell'art. 1, comma 2 del D.L. 180/98, per un importo di circa 475 milioni di Euro (920 miliardi di lire).

    A questi si aggiungono altri 3 interventi (Corniglio, Chiusi della Verna e Rio Marina) finanziati anche con fondi 180, per un totale di oltre 7 milioni di Euro.

    Ed inoltre, nell'ambito della Legge Finanziaria 2001 (L. 388 del 23.12.2000) sono stati stanziati per le medesime finalità 189,5 miliardi di lire (pari a circa 98 milioni di Euro), già impegnati dalla Direzione per la Difesa del Territorio e ripartiti per regione in base gli attuali criteri di riparto fondi in materia di difesa del suolo.

    E nell'ambito della Legge Finanziaria 2002 (L. 448 del 28.12.2001) sono stati stanziati ulteriori fondi per i 2002 e programmati fondi per il 2003 e 2004.

    In particolare sono stati stanziati, per il corrente anno circa 155 milioni di Euro e programmati per le annualità 2003-2004 rispettivamente 155 e 206 milioni di Euro.

    7) Il monitoraggio degli interventi urgenti

    Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, con il supporto dell'A.N.P.A., effettua il monitoraggio sullo stato di attuazione degli interventi urgenti.

    Al momento, per i 735 interventi finanziati, risultano i seguenti dati:

    58 interventi, pari al 7,9%, risultano ultimati;

    285 interventi, pari al 38,8%, risultano in corso di esecuzione o in fase di aggiudicazione;

    385 interventi, pari al 52,3%, risultano tuttora in fase di progettazione;

    7 interventi, pari all'1%, risultano in corso di modifica.

    8) Il Programma di interventi urgenti per il ripristino ambientale ed idrogeologico dei versanti percorsi da incendi

    L'ordinanza di Protezione Civile n. 3073 del 22 luglio 2000 ha previsto, all'art. 3 comma 2, l'elaborazione, da parte del Ministero dell'Ambiente, del programma di interventi urgenti per il ripristino ambientale ed idrogeologico dei versanti soggetti ad erosione ed instabilità a seguito degli incendi verificatisi in zone collinari e montuose, autorizzando a tal fine la spesa di 15,49 milioni di euro (30 miliardi di lire).

    Finalità del suddetto programma è quella di definire, laddove sussistono situazioni di dissesto idrogeologico ed ambientale conseguenza di incendi boschivi, interventi urgenti finalizzati alla mitigazione dello stato di rischio.

    In base alle segnalazioni pervenute sono state al momento approvate n° 25 proposte di intervento, di importo pari a 13,30 milioni di euro (25,75 miliardi di lire), ed i relativi fondi sono stati erogati agli enti attuatori.

    Sono in corso di definizione le proposte di intervento per il completamento del programma.

    9) Le norme di attuazione e le misure di salvaguardia del PAI quale strumento di territorio e di sviluppo sociale

    Il Piano di bacino costituisce lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione del suolo ed alla corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fisiche e ambientali del territorio.

    Le Autorità di bacino hanno da tempo avviato l'attività di pianificazione prevista dalla legge 183/1989, ma il bilancio, pur rilevando un netto miglioramento nel corso dell'ultimo triennio, non si può dire essere del tutto completo. In effetti nessun piano di bacino "complessivo" risulta approvato, anche se sono in corso numerosi studi e progetti di piano i cui dati costituiscono valido punto di partenza e supporto per successivi ed esaustivi livelli di pianificazione.

    Per quanto attiene le problematiche di prevenzione del rischio idrogeologico, con il DL 180/1998 e con il DL 279/2000 è stato dato un notevole impulso alla attività di pianificazione delle Autorità di bacino con l'introduzione e la definizione di termini temporali per l'approvazione di due strumenti di pianificazione specificamente finalizzati a tale scopo: il Piano straordinario per le aree a rischio idrogeologico molto elevato e il Piano per l'Assetto idrogeologico (PAI).

    Le Autorità di bacino, a tutti i livelli, hanno risposto positivamente alle disposizione del D.L. 180/1998 sulla elaborazione dei Piani straordinari per le aree a rischio idrogeologico molto elevato, che risultano ad oggi tutti approvati.

    Giova sottolineare l'importanza di questi strumenti ai quali è affidato il compito di individuare e perimetrare le aree a rischio idrogeologico molto elevato (R4) per l'incolumità di persone e beni, e di evitare, attraverso l'apposizione di opportune misure di salvaguardia rimozione, utilizzazioni che abbiano come conseguenza l'aumento delle situazioni di rischio sino a che queste non siano definitivamente messe in sicurezza.

    Le Autorità di bacino, inoltre, stanno completando la redazione dei Piani per l'Assetto Idrogeologico (PAI), che individuano e regolamentano l'uso del suolo delle aree a rischio molto elevato, elevato, moderato e basso.

    Questo strumento completa la pianificazione urgente, a carattere emergenziale, del Piano strordinario poiché ha come oggetto l'individuazione sul territorio delle aree ai vari livelli di rischio e la definizione della relativa normativa di attuazione.

    Il PAI, estendendo l'indagine anche alle situazioni di pericolosità ovvero di potenziale rischio, si configura quindi come uno strumento di pianificazione specialistica che ha la capacità di incidere profondamente ai fini della tutela del territorio, costituendo un chiaro punto di riferimento anche al fine di indirizzare i soggetti preposti al governo del territorio verso scelte di programmazione coerenti con le reali possibilità di trasformazione del territorio stesso.

    L'elaborazione di questi strumenti ha permesso, inoltre, di definire il quadro degli interventi ed il relativo fabbisogno finanziario necessario alla messa in sicurezza complessiva del bacino.

    Nel Territorio Nazionale sono state individuate e perimetrate, attraverso i Piani Straordinari elaborati dalle Autorità di bacino, ben 9172 aree a rischio idrogeologico molto elevato che interessano, complessivamente, i territori di 2220 comuni, localizzati in tutte le regioni e nella quasi totalità delle province.

    Tale problematica assume ancora più rilievo se si considera che dai dati provvisori, rilevati anche considerando i P.A.I. attualmente elaborati, il numero delle aree individuate come aree a rischio idrogeologico molto elevato è arrivato a 11.468 e il numero dei comuni interessati da tali aree è arrivato a 2.875.

    Per 4349 di tali aree sono stati già definiti gli interventi necessari per l'eliminazione del rischio, la cui realizzazione comporta un fabbisogno di oltre 9.700 milioni di Euro, pari a poco meno di 19.000 miliardi di lire

    Se da un lato questi dati descrivono in modo puntuale l'esistenza di un rischio reale, non va affatto sottovalutato che nell'ambito degli stessi PAI, vengono individuate e perimetrate oltre alle situazioni di rischio anche le situazioni di rischio potenziale, ossia di pericolosità.

    In prima analisi, soprattutto in alcuni bacini idrografici, le situazioni di pericolosità assumono una netta predominanza.

    I Piani per l'assetto idrogeologico, individuando sia aree a rischio che aree a pericolosità, consentono sia di intervenire con progetti che sono finalizzati alla messa in sicurezza del territorio sia di indirizzare la pianificazione territoriale urbanistica e la conseguente programmazione verso una utilizzazione del territorio che sia coerente con le sue reali possibilità di trasformazione.

    E' quindi evidente come l'integrazione tra questi strumenti e gli strumenti di pianificazione sia fondamentale per un coerente uso del territorio.

    Infatti ogni politica urbanistica che riguardi sia il miglioramento, il recupero e la trasformazione delle aree già edificate che la realizzazione delle espansioni edilizie o infrastrutturali necessarie, deve essere condizionata alla precisa individuazione delle aree che presentino il maggior grado di sicurezza sulla base di una esatta determinazione del grado di vulnerabilità e di pericolosità, con la finalità, in primo luogo, di evitare un incremento delle situazioni di rischio.

    Accanto quindi ad inevitabili interventi di messa in sicurezza di contesti insediativi ormai consolidati è necessario intervenire parallelamente attraverso efficaci misure non strutturali.

    Tra queste, le misure di salvaguardia rappresentano lo strumento chiave di prevenzione sia dove il rischio è accertato, perché consentono di prevenire un ulteriore aggravio delle condizioni, sia laddove il rischio non sia ancora manifesto perché ne impediscono l'insorgere.

    In tale accezione le misure di salvaguardia o norme di piano rappresentano un reale strumento per coniugare sviluppo socio-economico e sicurezza della popolazione e dei beni.

    L'efficacia del Piano e delle sue disposizioni, quindi, sarà tanto più reale quanto maggiore sarà la condivisione delle scelte effettuate attraverso questo strumento.

    La collaborazione tra le Amministrazioni ai vari livelli, attraverso la conoscenza delle caratteristiche del territorio e la condivisione delle informazioni va quindi favorita e rafforzata. Essa, infatti, necessaria già dalla fase di elaborazione del piano, diventa essenziale nella fase della attuazione ai fini della sua effettiva efficacia

    10) La manutenzione del territorio

    Nell'ambito delle attività di pianificazione di programmazione va rilanciato, anche in termini economici, il ruolo della manutenzione del territorio e delle opere dei bacini idrografici come strumento efficace di prevenzione del rischio, già riconosciuto nell'ambito della legge 183/1989 e ribadito nel D.L. 180/1998.

    Basti pensare all'importanza, nella difesa attiva del suolo, dei soprassuoli forestali e delle coperture vegetali, che favorendo l'infiltrazione delle acque nei terreni, esercitano un'azione di regimazione dei deflussi superficiali ed antierosiva.

    Altresì, la costante manutenzione degli alvei assicura il regolare deflusso delle acque e rappresenta un'efficace difesa attiva dalle esondazioni, che rappresentano in genere i fenomeni recanti maggiori danni ed oneri per l'intera comunità.

    La manutenzione capillare e costante del territorio, condotta integrando le esigenze primarie legate alla sicurezza idraulica con quelle ambientali di conservazione e tutela delle diversità biologiche proprie degli habitat fluviali e ripariali, può rappresentare in molti casi un'efficace e risolutiva alternativa alla difesa passiva (argini), attuata spesso in maniera preponderante, più onerosa ed con un maggiore impatto sull'ambiente.

    Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha elaborato il documento " Criteri e tecniche per la manutenzione del territorio ai fini della prevenzione del rischio idrogeologico", attraverso il quale si intende favorire l'approccio alle problematiche della riduzione del rischio idrogeologico tramite interventi di manutenzione estesi a tutto territorio del bacino idrografico e non limitati alle sole opere esistenti, così come richiamato nel DL 180/98 e nel DL 279/2000 ed evidenziato in numerosi documenti delle Autorità di Bacino nazionali,.

    ("L'attività di manutenzione non deve riguardare solo le opere ed i corsi d'acqua bensì l'intero territorio del bacino, assumendo la priorità della manutenzione dei corsi d'acqua in montagna, collina e pianura, delle loro pertinenze e del reticolo artificiale di pianura" - Comitato di Consultazione dell'Autorità di Bacino Po).

    Il documento riporta le definizioni, gli interventi ed i finanziamenti previsti per la manutenzione dalle Autorità di Bacino nazionali .

    Nel documento vengono inoltre descritti i criteri per effettuare, nei diversi ambiti del territorio (montano, collinare e di pianura), interventi di manutenzione che siano compatibili con le carattistiche ambientali ed ecosistemiche.

    Tali indicazioni vengono fornite anche in relazione alla realizzazione di interventi per la riduzione del rischio nelle aree percorse dagli incendi.

    Sempre nell'ottica della prevenzione dal rischio idrogeologico, uno specifico capitolo è dedicato alle tecniche di ingegneria naturalistica da utilizzare per la realizzazione degli interventi di manutenzione. Sono riportati inoltre gli elenchi delle specie arboree ed arbustive comuni della flora italiana di potenziale impiego negli interventi di rinaturazione e di ingegneria naturalistica.

    11) La pianificazione territoriale di coordinamento delle province (PTCP)

    Al fine di favorire lo sviluppo di efficaci politiche nel settore della difesa del territorio il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ritiene, in generale, estremamente importante l'integrazione della programmazione e della pianificazione sviluppate attraverso i vari strumenti di governo del territorio (piani di bacino, piani dei parchi, piani paesaggistici e piani provinciali).

    In particolare, per le finalità specifiche della difesa del suolo e della tutela del territorio, risulta fondamentale l'integrazione tra la pianificazione delle Autorità di bacino e quella delle Province.


    La pianificazione territoriale di coordinamento delle Province, infatti, a partire dalla legge 142/1990, ha assunto un ruolo assai importante, oltre che in campo urbanistico, anche per le funzioni di difesa del suolo, di tutela e valorizzazione dell'ambiente e del territorio, di prevenzione delle calamità, di valorizzazione dei beni culturali, di viabilità e di trasporti. Ruolo che è stato ribadito anche nel D.Lgvo 112/1998, in particolare nei contenuti dell'articolo 57.

    In particolare, attraverso lo strumento del Piano Territoriale di Coordinamento (PTCP), attualmente ricompreso nel D.Lgvo 267/2000 , "Testo unico in materia di Enti locali", la Provincia (art.20) deve determinare gli indirizzi generali di assetto del territorio, in attuazione della legislazione e dei programmi regionali, che riguardano direttamente anche la difesa del suolo.

    La ricerca condotta dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e dall'Unione delle Province d'Italia, ha permesso di fare il punto anche sullo stato di attuazione della pianificazione provinciale.

    I dati raccolti nel periodo settembre - novembre 2001 con il contributo diretto delle province, evidenziano a livello nazionale che per le 103 province:

    sono 38 i PTCP elaborati.

    Di questi, in particolare, 23 sono approvati e vigenti, 14 sono adottati e 1 è in via di adozione.

    sono 53 i PTCP in corso di elaborazione.

    In particolare di 24 di questi è in corso l'elaborazione del livello definitivo, degli altri 29 il livello preliminare ;

    sono 12 i PTCP dei quali non è avviata l'elaborazione. Va rilevato comunque che 6 Province, pur non avendo in corso l'elaborazione del piano vero e proprio, stanno predisponendo studi propedeutici o hanno redatto programmi preliminari o hanno recentemente affidato l'incarico per l'elaborazione dello strumento.

    I dati sullo stato della pianificazione delle province mostrano un sostanziale ritardo nella elaborazione di questi strumenti. Ritardo dovuto sia alla mancata o tardiva emanazione delle specifiche leggi regionali che dovevano consentirne e organizzarne la funzione e la elaborazione sia, in molti casi, a carenza di raccordo tra i vari Enti e a carenza di strumenti, conoscenze e dati certificati sugli aspetti territoriali, utilizzabili anche ai fini della pianificazione territoriale.

    12) I Dati ambientali: conoscenza e condivisione

    La conoscenza del territorio rappresenta, infatti, la base per la sua corretta gestione.

    Ciò richiede che la Pubblica Amministrazione abbia a disposizione strumenti che le permettano di fruire del patrimonio informativo ad oggi disponibile.

    L'utilizzo, la diffusione e la gestione degli strumenti informatici, ed in particolare dei Sistemi Informativi Territoriali rappresenta un supporto fondamentale per l'attuazione di coerenti politiche di programmazione e pianificazione da parte di tutti i soggetti preposti al governo del territorio.

    Questi strumenti consentono, infatti, di gestire, organizzare in modo sistematico e omogeneo e mettere a disposizione degli Enti e degli operatori, le informazioni sulle caratteristiche reali del territorio, che rappresentano il necessario riferimento per la definizione degli obiettivi generali e dei contenuti dei piani.

    Permettono, inoltre, di valutare la reale sostenibilità ambientale e territoriale delle scelte di programmazione, sia nella fase della loro definizione che in quella della loro attuazione.

    La situazione nazionale in materia di dati ambientali è quantomai disomogenea e disaggregata. Esistono, infatti, moltitudini di dati prodotti e/o elaborati da diversi soggetti (amministrazioni pubbliche, università, enti ed istituti di ricerca pubblici e privati, ecc.) che difficilmente tuttavia vengono divulgati e messi a disposizione delle comunità interessate.

    A tale realtà, che sembra paradossale in tempi di "comunicazione globale" , si unisce il fatto che spesso i dati inerenti medesimi temi risultano disomogenei se trattati da soggetti diversi e quindi difficilmente confrontabili tra loro.

    A tale riguardo, a livello centrale il Ministero dell'Ambiente svolge un ruolo fondamentale di indirizzo e coordinamento in materia di dati ambientali e territoriali.

    Con il DL 279/2000 -art.6-quater-, convertito in Legge 365/2000, è stato assegnato al Ministero dell'ambiente il compito di acquisire e rendere disponibili a tutte le amministrazioni tutti i dati ambientali e territoriali d'interesse per le politiche e le attività relative all'assetto del territorio ed alla difesa del suolo in possesso di ciascuna pubblica amministrazione, nazionale, regionale e locale.

    I dati saranno resi omogenei secondo standard definiti nell'ambito del Sistema Cartografico di Riferimento, realizzato previo apposito accordo con le regioni.

    Tale accordo, stilato in sede di Conferenza Stato-Regioni nell'Ottobre 2000, è ormai operativo e prevede il coinvolgimento di altri importanti soggetti territoriali quali le Provincie con le quali è già stata attivata dal 1999 un'intesa operativa sul tema dell'assetto del territorio con particolare riguardo alle politiche di prevenzione e tutela dal rischio idrogeologico.

    Lo strumento operativo di base per la rappresentazione del territorio e dei dati ambientali ad esso associati è rappresentato dalle ortoimmagini in scala 1:10.000 prodotte con il sistema cartografico di riferimento WGS84.

    In materia di difesa del suolo la Direzione risulta impegnata ad acquisire ed a trasferire sul Sistema Cartografico di Riferimento i dati forniti dalle Autorità di bacino e dalle Regioni in materia di assetto idrogeologico (aree in dissesto, aree a rischio) con l'obiettivo, ormai imminente, di rendere disponibile via internet la mappatura nazionale delle aree interessate da situazioni, reali o potenziali, di rischio idrogeologico più elevato.

    Questa operazione, che richiede un notevole impegno anche in termini di risorse da parte della Pubblica Amministrazione, appare di fondamentale importanza per consentire una presa di coscienza da parte delle comunità interessate e quindi sensibilizzare non più solo "gli addetti ai lavori" ma le popolazioni direttamente coinvolte, rispetto alle problematiche connesse al dissesto idrogeologico.

    tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

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    Il Convegno sui Piani d'Assetto Idrogeologico

    Mercoledì 10 luglio, il Sottosegretario On. Francesco Nucara è intervenuto a Valmontone, presso il Centro di Eccellenza per la previsione, prevenzione e controllo dei rischi idrogeologici, ad interessantissimo convegno dal titolo "Il rischio idrogeologico in Italia: i Piani d'Assetto Idrogeologico a quattro anni dal D.L. 180/98".

    L'importante appuntamento scientifico, a livello nazionale, si è tenuto nella prestigiosa sede del C.E.R.I. (Centro di Eccellenza sui Rischi Idrogeologici), inaugurata alla presenza dell'On. Nucara lo scorso mese di marzo.

    Nel corso dei lavori sono stati presentati i Piani Stralcio delle Autorità di Bacino e lo stato dell'arte delle più importanti realtà idrografiche nazionali: Tevere, Liri-Garigliano-Volturno, Sarno, Reno, Serchio, Arno, Po, bacini della Basilicata, Liguria, Calabria, Marche e Alto Adriatico.

    Il dibattito ha avuto come tema portante quello dell'applicazione dei piani stralcio e degli effetti sulla pianificazione urbana. Ad esso hanno partecipato i presidenti dei Consigli Nazionali degli Ordini Tecnici, i segretari delle Autorità di Bacino, gli esperti dei Servizi Tecnici Nazionali, ed è stato concluso dall'intervento dell'On. Francesco Nucara, Sottosegretario Ministero Ambiente, con delega alla difesa del suolo che ha dichiarato: "In una nazione civile non deve essere il Dipartimento della Protezione Civile, istituito per fatti emergenziali, ad intervenire su problemi strutturali del Paese. Nulla da dire sulle competenze tecniche, ma la protezione civile come struttura permanente andrebbe abolita". L'On. Nucara ha inoltre sottolineato come sia importante che le autorità di Bacino, che svolgono un ruolo di pianificazione sovraordinato rispetto agli Enti Locali, debbano partecipare alla Conferenza Unificata presso il Ministero degli Affari Regionali. Si è impegnato pertanto per una migliore e più equa distribuzione delle risorse finanziarie legate alle problematiche inerenti il dissesto idrogeologico nella prossima Legge Finanziaria che sarà allo studio del Governo.

    Il Prof. Alberto Prestininzi, Direttore del Centro di Eccellenza di Valmontone e il Prof. Aurelio Misiti, Presidente del Consiglio Superiore Lavori Pubblici hanno espresso apprezzamento per l'intervento del Sottosegretario Nucara. Entrambi hanno concordato sulla necessità di operare in fase preventiva attraverso gli strumenti della pianificazione senza dover ricorrere all'ultimo momento alle ordinanze d'emergenza e, inoltre, programmare sempre con oculatezza la fase progettuale affidando gli incarichi esclusivamente a professionisti e tecnici aventi indiscussa competenza nel settore.

    Francesco Leone

    Roma, 10 Luglio 2002

    tratto da http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

 

 
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