DURISSIMO J’ACCUSE DELLO STORICO DELLA SHOAH YEHUDA BAUER: «UN FALSO, UNA SPECULAZIONE»
Gli ebrei di Tarantino scuotono Israele
È già polemica sui «Bastardi senza gloria» che torturano i nazisti
La locandina del film Inglourious Basterds di Tarantino DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — Kill Hit ler 1: «Io — dice Quentin Taranti no alla stampa israeliana — non so come mi sarei comportato al posto vostro, se avessi avuto a che fare con gente come i nazi sti. Beh, o ti mangi il lupo o è il lupo che mangia te... Credo che molti ebrei abbiano pen sato alla vendetta. Duran te e dopo. E credo che, sì, ci avrei pensato an ch’io ». Kill Hitler 2: «Ne gli ultimi trent’anni, i film sulla Seconda guer ra mondiale ci hanno raccontato tutto della Shoah. Ma nessuno l’ha mai letta come una gran de storia criminale, un thriller. Questo non è un film sull’Olocausto. È un film anni 60, tipo Quella sporca dozzina : un gruppo di ra gazzi ebrei, una vendetta da com piere. Ammazzare i nazi che se no ammazzano te. Quando l’ho presentato al Memorial dell’Olo causto di New York, ed è stato accolto bene, prevedevo com menti del genere: 'Però Schind ler’s List ...'. Ecco, non aspettate vi Schindler. Nel mio film c’è molto umorismo. E se metti l’umorismo in temi delicati, è comprensibile che qualcuno si senta toccato...».
Toccato, travolto, trafitto. In glourious Basterds si copre di gloria nei cinema americani, co me mai era accaduto a Taranti no. Supera la prima del fuoco a Berlino, fra l’entusiasmo dei cri tici di Faz e Tagesspiele . Ma il 17 settembre si prepara alla platea più difficile e mica a Cannes: in Israele. Un posto dove la Shoah è da maneggiare con cura. Dove Spielberg non si sognerebbe mai di proiettare uno schiavo di Hitler che tira fucilate sui tede schi o Benigni di mostrare l’ebreo che frega il kapò e dove invece la fantasia di Quentin — ebrei che scotennano i nazi, mas sacrano le Ss e inceneriscono il Terzo Reich — a parere di molti sfiora l’antistoricità, il politica*mente scorretto.
«Kosher porno», il sogno proibito degli ebrei, l’ha definito un giornale. E il cineforum è già cominciato: «Non andrò a veder lo — dice Yehuda Bauer, storico della Shoah all’Università Ebrai ca, 19 libri sull’argomento, con sulente di registi (Spielberg com preso) —. Quando si rovescia la storia, rappresentando ebrei car nefici e nazisti vittime, si com mette un falso. Sia pure con la scusa dell’ironia. Ci sono stati ca si di vendetta, ma pochissimi. Già noti. E ben diversi da come li racconta Tarantino. A lui inte ressa solo mostrare la violenza di quell’epoca, per fare soldi: una speculazione che non mi piace».
Fiutando la polemica, il quoti diano israeliano Haaretz ha mandato subito un giornalista in Germania a tastare l’umore dei tedeschi (domanda: sono pronti a vedersi torturare dalle loro ex vittime? Risposta: sì), per chiedere poi lo stesso ai suoi let tori. Ricevendo commenti meno unanimi, orgogli e rancori, umo ri divisi: «Grande Tarantino! È giusto che un film si domandi: che cosa sarebbe successo se?...» (Joan Stuchner); «Taranti no si crede Mel Brooks, ma non lo è» (Zendog); «Perché inventa re una storia, quando c’è già la Storia? Gli ebrei hanno vinto, i nazisti hanno perso» (Benja min); «Questo è revisionismo storico. Come ebreo, vi dico che nessuno della mia stirpe ha mai ammazzato i tedeschi. È succes so il contrario. E l’unica vendetta possibile fu la fuga» (Billy Jack); «Ve l’assicuro: noi tedeschi sia mo preparati a vedere questo film. Perché non stiamo ancora seduti sulle nostre rovine, non ri muginiamo. Spiacenti, ma sia mo diventati uno dei Paesi più prosperi e pacifici del mondo!» (Robert, nipote di nazisti).
In Germania, la censura ha tol to le svastiche dai cartelloni del film. Forse, si farà lo stesso in Israele. Un caso Tarantino farà bene al botteghino, anche se il regista è troppo scafato per abboccare. E quando s’insinuano le domande sull’antisemitismo, sa come ri spondere: «L’attore che interpre ta un ufficiale nazista, Christoph Waltz, ha un figlio rabbino». Dav vero? E dove vive? «In Israele. Tutte le volte che avevo bisogno d’un parere, chiamavo lui».
Francesco Battistini
25 agosto 2009(ultima modifica: 26 agosto 2009)