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  1. #1
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    Arrow L'Unità giornale comunista .. ex-comunista ... o comunista travestito ?

    [mid]http://www.govisalia.com/Sounds/TVMovies/BattlestarGalactica.mid[/mid]

    Cari amici
    La lettera dell'ex direttore dell'unità oggi sul Corriere dimostra quello che andavamo dicendo da tempo.
    La posizione di Colombo viene fuori tutta, l'ex direttore addirittura si scaglia, come ci eravamo scagliati noi, su Colombo, il quale si comporta da ex e come ex si trova in posizioni più cattive, De Benedetti, D'alema nessuno si salva.
    Dove va l'unità, dove vanno i ds, seguiranno il conservatore Cofferati o altri, un partito che non elabora, che non propone, che non ha niente di riformismo, anzi i propri riformisti li mette in minoranza e li criminalizza dà una immagine scadente.
    Ciao a tutti.
    [mid]http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/ZUCCHEROMISERERE.mid[/mid]

  2. #2
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    Le esternazioni di Cofferati

    La recente "esternazione" di Cofferati a Siviglia - bisogna fermare il patto scellerato con il governo - pone due problemi: uno di carattere generale, l'altro interno alla sinistra.

    Il primo - che evidentemente interessa tutti, anche chi non si colloca nell'area di centrosinistra - riguarda il senso di responsabilità che una grande organizzazione come la CGIL, e ovviamente chi la rappresenta, dovrebbe avere nei confronti del paese e delle sue istituzioni. Questo senso di responsabilità non è mai mancato alla CGIL, da Di Vittorio a Lama. E' possibile che l'attuale segretario non si renda conto della gravità delle sue parole? E non capisca che le parole, soprattutto in certi fasi storiche, possano diventare pietre? E senza voler ipotizzare altri e più preoccupanti scenari, avverte Cofferati l'odiosa intolleranza e l'inaccettabile presunzione che sono insite nella sua affermazione?

    Se di tutto questo Cofferati non è consapevole, c'è da riflettere nelle sue capacità di leader politico. E se invece lo è, c'è da preoccuparsi per gli scenari che rischiano di presentarsi per il futuro nel paese.

    Il secondo problema, che peraltro dal primo discende, è tutto interno alla sinistra. Per mesi si è ipotizzata una leadership di Cofferati. Il segretario della CGIL è stato descritto come l'uomo in grado di mantenere uniti riformisti e massimalisti; di essere, in un eventuale ticket di governo, l'espressione politica della sinistra da affiancare a quella, più moderata, suggerita dalle forze che si riconoscono nella Margherita.

    Oggi appare chiaro che questa ipotesi non ha fondamento. E che Cofferati, lungi dall'unificare, divide la sinistra italiana e il suo stesso partito, i Democratici di Sinistra: dove i dissensi sembrano prevalere largamente sui consensi.

    Il segretario della CGIL mostra in questi giorni la sua vera immagine: immagine di divisione, non di ricomposizione. Di divisione del sindacato, di divisione della sinistra. E, quel che è più grave, di divisione del paese. C'è da augurarsi, a questo punto, che siano da prendere sul serio almeno le intenzioni sul suo futuro: tornare in Pirelli. Non vorremmo, in questo caso, essere al posto di Tronchetti Provera. Ma i danni che potrà fare alla Pirelli saranno comunque inferiori a quelli che sta facendo al sindacato, alla sinistra, al paese.

    Roma, 26 giugno 2002

    --------------------------------------------------------------
    tratto dal sito web del

  3. #3

  4. #4
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    Predefinito tratto da LA VOCE REPUBBLICANA 3 febbraio 2005

    Mazzini e il Comunismo

    Ondeggiando tra il Sansimonismo e il Fourierismo, il Comunismo prende a prestito dal primo le sue tendenze tiranniche, e dall’altro la legge della soddisfazione delle inclinazioni.

    (G.Mazzini, 1846, Pensieri sulla Democrazia in Europa, pag.131, Feltrinelli 1997)

  5. #5
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    Predefinito chi cita Craxi e chi cita Lenin ... e Cita applaude


  6. #6
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    Predefinito tratto da L'OPINIONE 4 aprile 2005

    Padri e figli e gli scheletri negli armadi
    Storace e la “padella” di Padellaro

    di Romano Bracalini

    Infamare il padre per colpire il figlio è una pratica corrente nella litigiosa famiglia italiana. Ma è pratica pericolosa in Italia dove a scendere “per li rami” un fascista lo trovi sempre, anche tra i comunisti “rigenerati”. Ma all’Unità devono credersi immuni dal peccato originale, così Padellaro, fresco direttore della Pravda de’ noantri, dopo la cacciata di Colombo, che in questa operazione maramaldesca sarebbe stato certo più accorto - essendosi fatto le ossa e la permanente a New York e non alla Lubianka - chiama una cronista a mezzo servizio, questa tal Luana Benini, da Piombino, patria del vernacoliere Mussi, e le affida il compito di rovistare nell’albero genealogico di Storace per trovare la magagna da esibire all’esecrazione del popolo. Così nella bagarre romana della corsa alla cadrega tra Storace e Marrazzo, una carta velina del pensiero, dopo le firme false, dopo la cura dimagrante della Mussolini, dopo la riammissione della “Disperata” alla corsa politica, ecco che l’Unità spara in prima pagina lo “scoop” di Storace padre (dodicenne) torturatore di ebrei, in cui ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente casuale. Insomma una fiction. Siccome ogni mezzo è lecito, purché fetente e di infimo conio, avremmo perfino apprezzato il colpo basso se solo fosse stato bene assestato. Ma tirare un colpo e colpire l’arbitro è una gag degna di un vecchio film di Gianni e Pinotto. Insomma un disastro accolto da una valanga di risate; e Padellaro che ha già l’occhio velato di mestizia a rifarsi il trucco arrampicandosi sui vetri senza accomodarla nemmeno un po’. Mario Limentani, il reduce del lager intervistato dalla Benini dice l’indomani che venne picchiato da un tale Storace ma non assicura che era il padre di Storace figlio. La Benini insiste che Limentani ne parlava come se si trattasse di Storace padre. Insomma l’aveva dedotto. Dedurre, percepire sono impressioni dei sensi. La verità deve risultare palpabile. Ma questa Benini, che non è una ragazzina di primo pelo, avendo 57 anni, e appena tredici di professione, di cui non si conoscono opere fondamentali né competenze specifiche, si è arrischiata con la leggiadria di un calabrone su un terreno delicato e pericoloso, anche per esperti ricercatori di storia, senza sentire il bisogno di un minimo controllo, di un riscontro, sempre che sappia cosa vuol dire, bastava fare una corsa in biblioteca, in archivio o all’anagrafe. No, ha dedotto che si trattasse di Storace padre e tanto è bastato anche a Padellaro, che l’indomani ha dovuto scusarsi. Ma forse non basta.
    L’ordine dei giornalisti del Lazio ha già aperto un procedimento disciplinare contro Padellaro e la Benini. Qui siamo davanti a un falso clamoroso, un caso inedito di bassa strumentalizzazione politica da cui emerge solo il livore e la superficialità di un direttore e l’incompetenza professionale di una cronista inesperta. Come consigliere nazionale mi impegno che anche l’Ordine nazionale dei giornalisti prenda posizione su questa vicenda.
    In fondo più che da piangere viene da ridere, perché se in Italia vuoi colpire qualcuno per i trascorsi degli antenati non hai che l’imbarazzo della scelta. E, semmai, anche qui varrebbe la “par condicio”. Perché Storace e non altri figli di fascisti antisemiti notori diventati comunisti? E semmai che c’entrano i figli? Si farà qualche esempio di empietà paterne. Nell’imminenza della visita di Hitler in Italia, nel maggio 1938, Luigi Barzini jr. inviato del fascistissimo Corriere della Sera, si recò nel suo rifugio sulle Alpi bavaresi e scoprì che il Führer aveva “gli occhi di un padre”. Più tardi Barzini scrisse un libro, “Gli italiani”, per spiegare agli americani come gli italiani, gente poco seria, erano diventati fascisti convinti. Una delle figlie di Barzini lavora al Tg3, Telekabul. Tutt’altro colore. Ma lei che c’entra? Vittorio Veltroni era il radiocronista preferito di Mussolini e nel 1938 venne incaricato della radiocronaca diretta per l’arrivo di Hitler a Roma. Nel dopoguerra Vittorio Veltroni divenne dirigente della Rai democratica e antifascista. Ma suo figlio Walter Veltroni che c’entra?
    Nel 1938 Davide Lajolo, in partenza per il fronte spagnolo dalla parte dei fascisti, scrisse sul “Popolo d’Italia” una memorabile epistola d’amore per il Duce: “Sentire Mussolini. Sentire Mussolini è il più grande conforto per noi. Quando si combatteva, c’era sempre Lui. Era per Lui, per l’Idea, per il Verbo…” (Tutto maiuscolo).
    Fino al 25 luglio 1943 Lajolo diresse la “Sentinella Adriatica”, organo della federazione fascista di Ancona. Nel 1946 lo troviamo direttore dell’Unità, organo del Pci. Ma i suoi figli, se ne ha, che c’entrano?
    L’Unità ne avrebbe mille di casi analoghi e potrebbe scoprirne delle belle se avesse cronisti di qualche vaglia e non propagandisti di fole a mezzo stampa. Vizio d’antica scuola. Perché prendersela solo con gli Storace, padre e figlio, che hanno almeno il merito della coerenza? Da fascista a fascista, senza mai svicolare. Sempre fedeli al nero de borgata.

    .................................................. ....................................
    Romano Bracalini e' autore di un bellissimo libro su Giuseppe Mazzini ... dal titolo .... Il sogno dell'Italia Onesta .... Arnoldo Mondadori Editore, 1a edizione 1993, lire 35.000

  7. #7
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    Predefinito tratto da http://www.pri.it

    Gli spettri di Tranfaglia

    Non si combattono i rigurgiti neofascisti con le verità di comodo

    Se davvero vogliamo evitare che gli spettri del nazifascismo tornino ad affiorare inquietandoci con la loro presenza, come denuncia Nicola Tranfaglia in un articolo sull'"Unità", forse l'analisi dovrebbe essere più complessa e più seria di quella che considera responsabili di questi rigurgiti il governo Berlusconi ed il suo ministro Moratti.

    Intanto dovremmo chiederci il senso di equiparare, come fece l'onorevole Violante da presidente della Camera, i giovani di Salò con i partigiani, senza preoccuparsi di distinguere le ragioni ed i torti di ciascuno in una maniera congrua ad uno Stato che, uscito dal fascismo, è diventato democratico. Allora sarebbe stato opportuno spiegare anche che l'adesione dei giovani volontari alla Repubblica sociale fu un torto, perché andavano a sostenere una pseudo repubblica asservita al nazismo, quando ormai il Paese aveva aperto gli occhi sul tragico bilancio della dittatura. Nello stesso tempo sarebbe stato necessario guardare con coraggio ai torti dell'antifascismo che, quasi per volersi emendare dalla complicità con il regime, degenerò in molti casi in brutalità gratuita contro chi non ebbe la prontezza di schierarsi dalla parte del vincitore, e ancora peggio fece quando usò la lotta partigiana per regolare conti in sospeso o disfarsi di futuri oppositori. Una critica della Resistenza in questo senso non è un fenomeno nostalgico, ma un servizio alla democrazia costituitasi. Quanto all'antisemitismo, vorremmo dire sommessamente a Tranfaglia che l'appoggio incondizionato alla causa palestinese ha dimenticato le origini storiche filonaziste di quel movimento. In questi anni l'antisemitismo è stato più alimentato dalle accuse ad Israele provenienti dalla sinistra che dai pochi nostalgici delle Ss.

    Infine occorrerebbe riconoscere che il fascismo in Italia ed in Europa ha avuto, per varie ragioni, un sostegno di massa. Per riuscire a rimuovere il totalitarismo nel nostro continente sono dovuti entrare in ballo gli americani e con mezzi dolorosi come la guerra. Quando ci si oppone radicalmente ad un intervento militare americano contro un regime assolutista in Iraq, si rimette in discussione inevitabilmente anche l'intervento statunitense in Europa. Non ci stupiamo allora delle conseguenze sgradevoli che ne derivano: la facilità a strumentalizzarle allontana la capacità di rimuoverle.

    Roma, 13 aprile 2005

  8. #8
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    Predefinito tratto da L'OPINIONE 22 aprile 2005

    Due anni di insulti al premier dalle pagine de ‘L’Unità’

    di Barbara Alessandrini

    Come si costruisce il mostro a tutto tondo, da sbattere in prima pagina e da esorcizzare con ogni mezzo possibile? Basta scorrere i titoli e gli articoli che negli ultimi due anni “L’Unità” di Furio Colombo ha dedicato al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per scoprirlo. L’obbiettivo del quotidiano fondato da Antonio Gramsci e finito nelle mani dell’ex dipendente della Fiat di demonizzare il leader della Casa delle Libertà a suon di insulti e aggressioni sistematiche, e senza nemmeno curarsi di ricorrere ad un po’di humor, è fin troppo evidente. Ogni pretesto è buono per accusare, condannare, criticare, sbertucciare, sbugiardare, insultare, contestare e dipingere a tinte fosche e luciferine il Cavaliere. In realtà, dalla lettura cumulativa di qusto vero e proprio rigurgito di odio allo stato puro scaturisce un’imbarazzante senso del ridicolo. Oltre alla conferma che i vecchi metodi comunisti sono sempre di moda, vivi e vegeti: Riempire di ombre inquietanti chi non merita di essere trattato come avversario politico con cui confrontarsi ma come nemico assoluto da distruggere e cancellare. Un metodo, quello utilizzato da “ L’Unità” non certo inedito. Al contrario antico e insegnato dalla scuola del marxismo-leninismo. A conferma che se i comunisti non mangiano più i bambini è solo perché preferiscono azzannare direttamente i grandi. Soprattutto se si tratta di Berlusconi, responsabile della loro sconfitta nel 2001.
    Pubblichiamo di seguito un florilegio, diviso per temi, della valanga di contumelie pubblicate dal giornale dei Ds. Tanto per dare un saggio del ritardo culturale e della chiusura che impedisce alla sinistra massimalista di comprendere il meccanismo della democrazia dell’alternanza e di controbattere ai propri avversari politici con argomentazioni degne di chiamarsi tali.

    Il mostro
    Scrive a più riprese Maria Novella Oppo, con quel tasso di acidità che soltanto certo ‘cafon sesso’ di sinistra riesce ad avere: “Più che un mutante”, “il re dei bari” (dicembre 2003). La Oppo è degnamente supportata dall’humor di Paolo Ojetti che scrive “Si apre la portiera e non scende nessuno, dev’essere Silvio Berlusconi” e da quello raffinatissimo di Marco Travaglio “Cavalier mummia, cavalier Eta Beta, un sofficino farcito di protovitamine” (febbraio 2004), “ Il re sòla”, “ Il fantozzi di Arcore”, “il nano prelato”, “Oggi il premier approda a Bruxelles per l’esame dei conti. Il ministro olandese Zalam ironizza come se aspettasse un clown ingaggiato per fare quattro risate” (luglio 2004). Nuovamente la Oppo “Una macchietta come Berlusconi” (maggio 2004) e ancora Travaglio “Il cavalier bisunto, la macchietta di Arcore, il Bob Hope della Brianza” (maggio 2004) e “Si tratta semplicemente di un ometto che per noti motivi controlla i mezzi di comunicazione e ne dispone a piacimento” (giugno 2004). E ancora la lista di titoli ed attacchi continua con “Il dottor Silvio Frankenstein” (agosto 2004), “Il servile Berlusconi” (settembre 2004), “berl-luscus sta per bis-luscus, due volte losco” scrive con inedito umorismo Gianni D’Elia.
    Quello vomitato dalla Oppo, poi, è un odio così tracimante da investire, in modo stucchevole anche per un carrettiere, pure i familiari del premier. “Il bouquet nelle mani della sposina Silvia Berlusconi, anziana, pelata, e di scarsa virtù, avendo trescato con questo o con quello, pur di avere come si dice a Milano il suo bravo tornaconto…” (ottobre 2004). La Oppo, però, si astiene dallo spiegarci come il fatto che Silvia abbia trescato, lo continui a fare e, magari, lo farà, possa incidere sui destini dell’umanità… Sul mistero, intanto taglia corto Travaglio esordendo con un sonoro “Qua la mano mascalzone bavoso” (gennaio 2005). Ma passiamo alle…

    Malattie
    Riecco l’impareggiabile Oppo-pensiero: “Berlusconi a furia di mentire si è completamente dissociato” (dicembre 2003). Le fa eco la democratica mente psichiatrica della sinistra, Giovanni Cancrini, che a più riprese si cimenta nel cucire un quadro clinico ad hoc sul perfido cavaliere. Senza per altro il benché minimo senso dell’autocritica. Ma questa non è una novità tra i portatori del verbo mancino: “Le reazioni basate sulla rabbia e sulla denigrazione degli avversari – scrive Cancrini - durano finché la persona con problemi di narcisismo mantiene una certa quota di potere e può contare su un certo tributo di ammirazione e/o adulazione, come ben dimostrato dalla traiettoria di Mussolini che ha assunto un andamento tragico con una progressiva dilatazione delle sue manifestazioni di aggressività” (febbraio 2004). Ecco cosa succede quando si guarda il bruscolino nell’occhio altrui quando nel proprio c’è… l’Unione. Ancora Cancrini “ Il delirio dell’imprenditore-presidente del Consiglio che cerca in maniera piuttosto maldestra di smarcarsi dalla classe politica dipingendola tutta come disonesta cercando così di far dimenticare le origini tutt’altro che chiare della sua fortuna imprenditoriale e la sua indulgenza verso le associazioni mafiose, che oggi più che mai infestano la politica meridionale italiana” (febbraio 2004). Più letterario Saverio Lodato che il 22 maggio 2004 spiega “ Sta diventando come l’Uomo che ride di Victor Hogo, il nostro presidente del Consiglio. Un muto ridens, una maschera incapace anche di un accenno di umana pietà. Una faccia da jolly, una faccia da lifting. La faccia di un potere amletico che si nasconde che sfiugge…”. Titolo del 12 luglio 2004 “ Berlusconi è la malattia del Paese”. Forse, però, non è proprio così perché fa notare Furio Colombo “Non c’è metodo nella follia di Berlusconi, Perché non cè neppure follia, ma soltanto la piatta calcolata ripetizione di gags triviali” (gennaio 2005).

    Vite parallele
    E’ sul terreno dei parallelismi che la Oppo sprigiona tutta la sua Kultura, ahinoi non ancora ‘sterminata’. “Un ometto col trucco, come Nerone di Petrolini, - scrive del premier - sicuro di poter fare fesso il popolo per sempre, suonandogliele con la sua chitarrina…” (gennaio 2005).
    “Governava male, da Porto Rotondo, scriveranno in futuro gli storici. Come Tiberio, isolato a Capri nelle sue dodici ville…” ( gennaio 2004)
    “Il cavaliere Dorian Gray è all’ultimo ritratto: L’autoritratto. Si specchia negli altri, vedendo in loro quello che fa lui. Un caso di transfert. In un paese normale un’opposizione che si rispetti gli risponderebbe: Non puoi dire che i politici rubano, perché il primo ladro sei tu” (febbraio 2004). Infine la Oppo “ Un premier sfiduciato come Mrlon Brando che si seduce da solo” ( luglio 2004).

    Il fascista e delinquente
    Inaugura il genere Daniele Luttazzi: “L’Italia di Berlusconi è bugiarda, razzista, xenofoba, fascista, antidemocratica, guerrafondaia, impunita, mafiosa, piduista e questi sono i lati migliori” (dicembre 2003). Lo segue di volata sempre lei, l’inimitabile Oppo: “Berlusconi è già tanto che non abbia detto di voler incontrare papà Goebbels”(gennaio 2004). E ancora scrive Travaglio “Il problema non è che noi siamo comunisti (anche se non è proibito), è che il regime c’è, anche se è proibito dalla legge” ( febbraio 2004).
    Paolo Ojetti : “…l’effetto è comico e ricorda moltissimo i tempi andati, quando tutto faceva capo a Sua Eccellenza il cavalier Benito Mussolini, capo del Governo e ministro degli Esteri” (luglio 2004)
    Rincalza il furioso Colombo “Berlusconi e il suo spettacolo devastante per il Paese, causa di meraviglia di ilarità e di disprezzo dal resto del mondo…Berlusconi conta quanto Mussolini a Salò. Ma come Mussolini a Salò è molto pericoloso” (luglio 2004). Titolo del 14 giugno 2004 “ Il Fuorilegge”. E sempre sotto l’effetto di quel certo difettino di vista ecco il titolo del 17 dicembre 2004 “ Puglia, patto tra Forza Italia e mafia”.

    Oblomov
    “Berlusconi premier part time, passa la metà del suo tempo in ferie”, e “Il mondo è in guerra, l’economia in pericolo, Alitalia sul baratro, Fiat in cassa integrazione, prezzi alle stelle. Berlusconi è l’unico che continua a rimanere nella sua ville in Sardegna” (settembre 2004).
    “ Berlusconi si è dimenticato le due Simone” (settembre 2004). L’elenco sarebbe infinito ma finiamola qui. Con una perla di saggezza della Oppo, naturalmente sulla giustizia:
    “All’inaugurazione dell’anno giudiziario erano presentei il presidente del Ciampi in rappreseentanza degli italiani incensurati, e il premier in rappresentanza degli imputati prescritti” (Gennaio 2005).

  9. #9
    brescianofobo
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    Una settimana a caso di insulti al Presidente UE dalle pagine dei giornali bananas



  10. #10
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    Originally posted by brunik
    Una settimana a caso di insulti al Presidente UE dalle pagine dei giornali bananas


    Grazie per aver ristabilito i fatti.

    C.

 

 
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