Il leader della Cgil chiede al premier di smentire i ministri
che hanno evocato legami tra terrorismo e ambienti sindacali
Cofferati: "Le scuse del governo o non andiamo all'incontro"
Querelati Bossi, Martino e Sacconi
ROMA - Sergio Cofferati domani non si siederà al tavolo convocato dal governo per riprendere a parlare delle riforme sui temi del lavoro. Un tavolo riaperto dopo l'omicidio di Marco Biagi a Bologna. Non si siederà fino a quando il premier Silvio Berlusconi non smentirà pubblicamente le dichiarazioni di due ministri del suo governo, Antonio Martino e Umberto Bossi e, in ultimo, quelle del sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi. I tre rappresentanti dell'esecutivo, in tre interviste separate, hanno evocato un qualche legame tra terrorismo e ambienti sindacali. Troppo per Cofferati. "Non ci può esser incontro della Cgil con chi considera la Cgil in questo modo, con affermazioni esplicite e ripetute", ha detto il segretario della maggiore confederazione. Che chiede chiarezza a Berlusconi, ma non è disposto a perdonare gli esponenti governativi. "La Cgil - ha detto Cofferati - ha dato incarico agli avvocati per adire le vie legali contro le dichiarazioni di Martino, Sacconi, Bossi perché le loro interviste contengono affermazioni gravisime".
Dichiarazione sulle quali anche il leader dei Ds Piero Fassino, ha chiesto una immediata smentita. Non è solo, Cofferati. Anche Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl è choccato. "E' davvero grave - dice - che esponenti del governo alimentino un clima di sospetto e di intimidazione nei confronti del sindacato, accusandolo di presunte collusioni ed ambiguità con il terrorismo".
Il primo a parlare di legami tra ambienti sindacali e terrorismo è stato Antonio Martino che in un intervento su La Sicilia di oggi, aveva definito la manifestazione romana della Cgil "un pericolo enorme... per le libere istituzioni della nostra democrazia". E sul Messaggero, il leader della Lega Nord nonché ministro delle Riforme Umberto Bossi, parlando dell'omicidio di Marco Biagi ha detto che "prima la sinistra ha creato il clima, poi qualcuno lo ha ammazzato... e l'alibi sono le balle che (il leader della Cgil Sergio) Cofferati ha raccontato in fabbrica".
Ma il più esplicito di tutti è stato il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi che in un'intervista al quotidiano La Stampa, chiede alla Cgil e ai sindacati "fatti concreti... Vogliamo denunce, delazioni. L'omicidio di Marco Biagi nasce dal mondo del lavoro, non è un universo così vasto quello dove bisogna cercare e i sindacati conoscono le nicchie anomale di questo sistema". Proprio l'accenno alle "nicchie" che "tutti conoscono", ha fatto infuriare i sindacalisti di Cgil e Cisl.
Una decisione, quella di disertare il tavolo, che Sergio Cofferati ha preso da solo. Prima, però, ha fatto sapere ha fatto saper le sue decisioni sia a Pezzotta, che ad Angeletti, leader della Uil.
Repubblica.it (25 marzo 2002)