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Bèrghem
Bande straniere fuori controllo
Lanci di pietre, minacce e spinte
"Ho sempre lavorato per l'integrazione ma ora sono disarmato". Parla l'antropologo Chiozzi che denuncia mareggiato la situazione della sua città: "Ora ho paura"
La Nazione - Prato - Bande straniere fuori controllo Lanci di pietre, minacce e spinte
Prato, 31 agosto 2009 - IL DISAGIO dell’antropologo. Se fosse un libro lo si potrebbe intitolare così, ma la triste realtà è che
la lettera-denuncia dell’antropologo Paolo Chiozzi nasce dall’esperienza vissuta.
Un’esperienza che fa paura e che è fatta di minacce, lancio di pietre e spintoni da parte di bande spesso armate. Basta leggere:
«Ogni volta che cammino per Prato — scrive il professore universitario — o che mi affaccio al balcone del mio studio vedo i miei diritti, i diritti dei miei concittadini, calpestati con arroganza, con ostentata volontà di offendere e di ferire il “Pratese” da parte di stranieri fuori di ogni controllo, ma anche di italiani che più o meno apertamente li fiancheggiano.... Talvolta, se ho la macchina fotografica scatto qualche immagine. E capita che allora “loro” si scatenino,
con lanci di pietre, con spintoni, con minacce assai esplicite. E allora,
a dispetto della mia educazione, del mio coraggio, della mia empatia per i diversi, mi trovo ad avere paura».
Al coraggio della testimonianza, insomma, adesso si sta affiancando la paura della «punizione», come si capisce bene quando l’antropologo parla di
«minacce, spintoni e lanci di pietre». Come scrive ancora nel suo intervento, «oggi il disagio va crescendo giorno dopo giorno, tanto che sono costretto mio malgrado — aggiunge — a rimettere in discussione molti dei miei valori e dei miei principi, anche se insieme a pochi altri sono stato fra i primi ad accorgermi di quelle che fra gli anni ’70 ed ’80 chiamavamo “le nuove immigrazioni” ed a cercare di mettere in luce la complessità del fenomeno».
Poi la conclusione, ancora amara: «Circa 20 anni fa organizzai all’istituto di antropologia dell’università di Firenze una serie di seminari di “intercultura” per operatori di polizia, sollecitato da Salvo Ardita... ma
dopo una vita dedicata a promuovere il reciproco rispetto fra persone culturalmente differenti, mi trovo disarmato di fronte alla drammatica realtà quotidiana di Prato. Non so tacere, non so chiudere gli occhi, non so non ascoltare le paure, le esasperazioni dei miei vicini di casa; e c’è un senso di frustrazione che mi proviene dal vedere la sordità di chi ha nelle mani il benessere dei propri concittadini».