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  1. #1
    SENATORE di POL
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    Predefinito L'articolo del senatore DS che l'Unità non pubblica

    dal quotidiano del padrone....."il Giornale":

    "L'articolo del senatore Ds che l'Unita' non pubblica


    --------------------------------------------------------------------------------
    Franco Debenedetti senatore Ds

    --------------------------------------------------------------------------------

    Ecco l'articolo che il senatore ds Franco Debenedetti ha inviato all'Unità di Furio Colombo e che non è mai stato pubblicato.

    Da quando l'Unità è ritornata in edicola, quello che ha avuto luogo mercoledì scorso in Senato è stato il primo incontro tra il gruppo parlamentare Ds e la direzione del giornale. Un evento quasi dovuto: infatti nel riquadro stampato tutti i giorni in basso a destra di pagina 31, si legge che l'Unità è il «quotidiano dei gruppi parlamentari dei democratici di sinistra». Quell'indicazione non è rituale, quasi un omaggio alla storia del giornale, è invece legata alla vita stessa del giornale, nel senso molto preciso della sua possibilità di esistere. Essere «organi o giornali di forze politiche che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle Camere» facendone «esplicita menzione riportata in testata» è infatti la condizione che pone la legge 388/2000, la Finanziaria 2001 del nostro governo Amato, perché l'impresa editrice possa fruire dei contributi pubblici, che una serie di norme pongono pari al 40 per cento dei costi d'esercizio della impresa medesima, fino a un massimo di 2,5 miliardi di lire, a cui si aggiunge una somma relativa alla tiratura, che per l'Unità dovrebbe superare 1,5 miliardi, il tutto raddoppiabile entro il tetto del 70 per cento della media dei costi. Tale è l'entità del contributo a cui la società editrice ha diritto. Per rendersi conto della sua importanza per la vita economica del giornale, basta capitalizzarne l'importo al tasso corrente degli interessi debitori. Credo di non sbagliarmi affermando che si tratta di un importo ben superiore ai sei miliardi finora versati sui 36 che il gruppo che ha preso in affitto la testata si è impegnato a versare. Complice la legge Frattini sul conflitto di interessi, la distinzione tra gestione e «mera proprietà», i rapporti tra flussi di danaro e produzione di opinione, sono diventati materia attualissima di discussioni. Discussioni alla luce delle quali il legame tra il giornale e i gruppi parlamentari Ds si rivela essere non solo di natura ideale, o storica, ma rapporto formale richiesto in legge, che ha consentito e consente la vita economica dell'iniziativa editoriale. Se la legge fa dei gruppi parlamentari il tramite essenziale per accedere ai finanziamenti pubblici, è la legge stessa che conferisce ai gruppi parlamentari un potere determinante, almeno pari a quello di una «mera proprietà». E siamo proprio noi Ds a sostenere, a ragione, che la «mera proprietà» influisce in modo decisivo sulla linea editoriale. La linea editoriale della nuova Unità ha avuto un buon successo in edicola: di ciò tutti i senatori, me compreso, si sono complimentati con la direzione. Ma poiché la legge subordina il contributo pubblico al collegamento con il gruppo parlamentare, il loro consenso diventa tanto essenziale quanto quello dei lettori in edicola. II successo commerciale non può essere - purtroppo, per un liberista - il solo faro a cui orientare la linea editoriale: ci sono vincoli che limitano la libertà di indirizzo di cui finora si è avvantaggiato il giornale. Ci sono divergenze tra la linea editoriale delI'Unità e le opinioni politiche di membri sia del partito sia dei gruppi parlamentari: esse sono troppo note (una per tutte la negazione della tesi del «regime» fatta dal presidente del partito), e non è questa la sede per analizzarle. In occasione del primo incontro con il gruppo parlamentare, basterà registrare che queste divergenze esistono, e che esiste il problema di come ricomporle sul giornale. Dico ricomporle e non riferirne: infatti il problema non si risolve solo dando un po' di spazio ad altre posizioni presenti e attive nel partito. Determinante è il contesto: uno in palese contrasto può risultare, per le voci dissonanti che ospita, ancora peggiore di un'aperta e motivata stroncatura. Strutturalmente, al di là quindi delle ovvie differenze, è lo stesso fenomeno che Furio Colombo rileva accadere in Porta a porta. Non si tratta di sfumature o di dissensi marginali: per illustrarli mi riferisco a due affermazioni fatte da Furio Colombo proprio durante la discussione col gruppo del Senato. «Questo giornale sarà sempre dalla parte dei giudici», ha dichiarato il direttore. Poiché le parole subiscono a volte scarti di significato nell'uso comune, come Furio Colombo non manca di far puntigliosamente notare a proposito del vocabolo «giustizialismo», sarebbe stato non inopportuno precisare che nei giudici non si includono i Pm: perché, in caso contrario, io, per esempio, se fossi costretto a essere da una parte, sarei da quella degli avvocati, giusta la presunzione di innocenza. Ma, anche fatta questa distinzione, è poi vero? Io non sto dalla parte dei giudici che hanno condannato Adriano Sofri, e forse molti lettori dell'Unità non stanno dalla parte dei giudici che hanno assolto Andreotti. Ma soprattutto, proprio perché i giudici sono un ordine indipendente, un politico che sta per principio dalla loro parte ne lede l'autonomia tanto quanto chi sta per pregiudizio dalla parte opposta. Inoltre, ed è questa la seconda osservazione, al sottoscritto che gli faceva notare che il numero dei lettori che decretano il successo di un giornale è di due ordini di grandezza inferiore a quello dei consensi che danno la vittoria a una coalizione politica, Furio Colombo ha ripetuto il paragone con la campagna di Martin Luther King, che, incominciata con pochi aderenti, ha poi travolto l'America intera. Altro radicale dissenso: perché esiste una differenza ontologica tra un movimento, quale quello per i diritti civili, e un programma politico. II primo è monotematico, mentre è la natura stessa della politica quella di presentare una sintesi di interessi diversi, e di per sé perfino confliggenti. In un momento in cui la sinistra soffre per mancanza di politica, far credere che a supplirne la mancanza bastino i movimenti (magari in tondo), confonde le idee e aggrava la nostra situazione. Se in vece, abbandonato ogni improprio paragone, la frase si riferisse al potenziale di crescita proprio delle idee che sono quotidianamente illustrate sul giornale, io, che pure lo apprezzo in edicola, e che lo trovo una presenza positiva nel pluralismo delI'informazione, dichiaro che considererei una sciagura per il Paese se queste posizioni diventassero maggioranza. Io, in quel Paese, non vorrei vivere. E neppure, credo, la maggior parte degli elettori di centrosinistra che per tre volte mi hanno mandato in Parlamento.



    Cordiali saluti

  2. #2
    Ad Majora
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    Buon giorno,

    premesso che sono abbastanza profano di cose giornalistiche, mi chiedo il perché l'Unità non abbia pubblicato questa lettera.

    Possibile che sia così scomoda per il giornale?

    Cordiali saluti.

  3. #3
    SENATORE di POL
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    lo spiega Pierluigi Battista....

    da www.lastampa.it :

    " (Del 27/3/2002 Sezione: Interni Pag. 7)


    NELLA POLEMICA CALDAROLA-COLOMBO IL RIFLESSO DEL CONFLITTO TRA DUE ANIME, FASSINIANI E CORRENTONE
    Liti all´Unità, quotidiano della sinistra divisa


    RANCORI, invettive, proclami, accuse reciproche. A dispetto del nome, l´Unità è diventato un pomo della discordia nella sinistra diessina. Una polemica sempre più aspra che ha assunto una connotazione politico-parlamentare imbarazzante quando, ieri, il direttore e il condirettore Furio Colombo e Antonio Padellaro hanno dichiarato di non considerare «utile e opportuno» un incontro (già precedentemente programmato e richiesto dallo stesso Colombo) con il presidente del gruppo Ds alla Camera Luciano Violante. Il tutto con un ex direttore, Giuseppe Caldarola che, sdegnato, si dice «sgomento e preoccupato di essere stato sottoposto a un processo stalinista per una dichiarazione che non ho mai fatto e non mi sono mai sognato di fare». Con un senatore liberal dei Ds come Franco Debenedetti, già bersaglio di critiche al vetriolo da parte dell´Unità, che pone pesantemente il problema di quella dicitura, «quotidiano dei gruppi parlamentari dei Democratici di sinistra», allusiva, a suo parere, della più generale «questione del finanziamento pubblico della politica in Italia». Con i parlamentari della minoranza diessina, il «correntone», che esibiscono con «orgoglio» la testata diretta da Colombo e chiedono, in polemica con Violante, un´assemblea dei gruppi «non per discutere la linea editoriale, ma per confrontarsi sul contributo che il partito può dare allo sviluppo del quotidiano». Tutti segnali che dimostrano come la polemica abbia travalicato i confini della polemica giornalistica per assumere i toni di una durissima battaglia politica sulla linea incarnata dall´Unità che il riformista Caldarola, esponente politico vicino a D´Alema e che fino al congresso di Pesaro ha avuto il ruolo di portavoce di Piero Fassino (con il quale il rapporto, politico e umano, si è rovinosamente spezzato un mese fa), definisce di «puro massimalismo». E quindi c´entrano ostilità e risentimenti tra, da una parte, un ex direttore che subì con dolorosa impotenza la vicenda amara della chiusura di una testata storica della sinistra italiana e che oggi si vede oggetto di una punzecchiatura polemica continua da parte del suo ex giornale e, dall´altra, un direttore, Furio Colombo, che a sua volta si dice offeso per «gli attacchi personali» (così li definisce il condirettore Padellaro) di un ex direttore: «cosa», aggiunge Padellaro, «che immagino non abbia eguali in nessun Paese civile». Fatto sta che il tono non ostile e anzi amichevole della lettera con cui Violante aveva risposto alle accuse a Caldarola è stato interpretato e ha convinto la direzione dell´Unità che fosse inutile e inopportuno andare a un incontro che avrebbe potuto configurarsi come un «processo» alla «linea politica» del giornale. C´entrano dunque, questioni personali. E Caldarola che si domanda come sia «compatibile con una regola elementare di deontologia professionale linciare e additare al pubblico disprezzo qualcuno per qualcosa che non si è mai sognato di dire». E Colombo e Padellaro che ritengono di intravedere, dietro gli attacchi di Debenedetti e Caldarola, un modo per far tacere il giornale. Ma c´entra soprattutto la sempre più radicale diversità di linea e di prospettive politiche tra due anime dei Ds. Caldarola ha scritto una lettera aperta al Corriere della Sera per dire che lui, avversario di Berlusconi, non ritiene che «in Italia ci sia un regime fascista o parafascista, e e per questo vengo messo alla berlina dal giornale». L´Unità si configura invece sempre più come la tribuna dalla quale gli scrittori e gli intellettuali che ritengono oramai in fase di avviamento un compiuto «regime» lanciano i loro strali contro il governo, il che è quasi ovvio, ma anche su quei settori e su quei singoli esponenti della sinistra che a loro modo incarnano una visione «moderata» del conflitto politico e della lotta con la maggioranza di governo. Anche se, oramai, il tono della polemica si sta arroventando tanto da indurre Caldarola a deplorare i suoi ex colleghi per aver aderito a una «gogna pubblica» che a suo parere assomiglia al trattamento riservato nell´Urss degli Anni Trenta a Bucharin e da indurre Colombo e Padellaro a a rifiutare un incontro pubblico con un esponente autorevole dei Ds come Violante. Nessuna unità, ne sul giornale che ne porta il nome, e nemmeno sulla linea politica.
    Pierluigi Battista"


    Cordiali saluti

 

 

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