Immigrati, la legge è già da riscrivere
Il consiglio dei ministri ritocca in extremis il provvedimento per evitarne l'incostituzionalità. Sarà tolto ai questori e riaffidato ai giudici il potere di espulsione. Ritorna difficile cacciare i clandestini.
di Franco Chirico
ROMA - Urge un ritocco significativo alla legge sull'immigrazione, quella patrocinata soprattutto da Umberto Bossi e Gianfranco Fini che sta per affrontare l'esame di Montecitorio dopo aver superato indenne quello del Senato. Il governo se ne é accorto quasi in extremis e ha deciso di correre ai ripari sin da domani mattina.
L'aggiustamento legislativo in corso d'opera verrà infatti apportato durante la già prevista riunione del Consiglio dei Ministri. E tenderà ad evitare che la normativa sulle espulsioni dei clandestini possa essere giudicata incostituzionale.
In sostanza, tramite abboccamenti informali con la Consulta, si è scoperto che, in base ad una precedente sentenza della Suprema Corte in materia, c'è il fondatissimo rischio che la procedura di espulsione meramente amministrativa al primo ingresso illegale degli extracomunitari venga bocciata inesorabilmente dalla Corte Costituzionale.
Da qui la decisione di inserire l'obbligo di un passaggio giurisdizionale che affida non più ad un questore, ma ad un magistrato, l'ordine di rimpatrio del clandestino. Non si tratta quindi, come si cominciava già a sospettare, dell'ennesimo addolcimento della legge concesso per accontentare i soliti centristi alla ricerca perenne di un compromesso fra la linea intransigente di alcuni settori della Casa della libertà e il solidarismo degli ex dc e dei cattolici. Ma piuttosto di una correzione in corsa per scongiurare il naufragio complessivo del nuovo impianto più rigoroso.
Certo l'obbligo di adottare questa modifica comporta comunque che non ci sarà più la possibilità di rispedire su due piedi gli immigrati identificati, ma privi di permesso di soggiorno, nel loro paese d'origine. E anche per loro, come già per chi viene trovato sprovvisto di documenti, si adotterà infatti l'accoglienza coatta in attesa di ottenere dalla magistratura la sentenza di espulsione. Un bel colpo quindi per chi voleva dare un segnale di reazione immediata, quasi in tempo reale, all'ingresso illegale.
La cosiddetta legge Bossi-Fini è dunque destinata a subire un ritardo nel suo ruolino di marcia. A questo punto è ormai certo infatti un suo secondo passaggio al Senato prima del varo definitivo. Anche se nella maggioranza c'è chi minimizza il rallentamento spiegando che il testo pervenuto alla Camera da Palazzo Madama era comunque imperfetto dal punto di vista formale, e quindi avrebbe comunque dovuto subire modifiche letterali. Senza contare che ci sono da risolvere anche alcuni "problemi tecnico-giuridici" sui minori presenti in Italia e sulla regolarizzazione delle colf.
Intanto il ministro dell'Interno Claudio Scajola preannuncia che si sta studiando l'immissione di altri emendamenti alla legge che permettano di tutelare veramente chi arriva in Italia come rifugiato politico. Ma nello stesso tempo che consentano di perseguire chi invece si spaccia per tale "truccando le carte". Il responsabile del Viminale ha anche ribadito che il governo sta lavorando per intensificare gli accordi con i paesi da cui partono le navi della disperazione. In modo da prevenire il fenomeno.
(27 MARZO 2002; ORE 167)
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