I servizi segreti e il ministro dell'Interno non hanno accolto la richiesta dell'ufficio stralcio, che si occupa degli archivi della commissione Stragi, di declassificare e rendere pubblici i documenti che fanno parte della relazione sulla "Dimensione sovranazionale del fenomeno eversivo in Italia (studio sui collegamenti tecnico-operativi fra le organizzazioni terroristiche internazionali)". Neanche i presidenti della Camera e del Senato o membri del governo hanno avuto finora accesso al documento, redatto da alcuni consulenti della commissione che era presieduta dal diessino Giovanni Pellegrino. Una eccezione visto che quasi tutte le relazioni sono state declassificate. Come ha rivelato il VeLino ieri, nei documenti, tutti provenienti da fonti ufficiali, italiane e straniere, l'ossatura estera della Cellula (come la chiamava l'ex capo della polizia Vincenzo Parisi) delle Br-Pcc si conosce quasi in dettaglio fin dal '94. Erano noti perfino gli indirizzi francesi dove vivono e si incontrano gli "esuli", i terroristi italiani che hanno trovato ospitalità in Francia. Tutt'al più, di tanto in tanto, si spostano in Svizzera dove le autorità hanno già dato prova di considerare i terroristi italiani alla stregua dei rifugiati politici (così come in Francia) e quindi negarne l'estradizione, cosa che si appresterebbero a fare per l'ultimo degli arrestati, quel Nicola Bortone sospettato con altri tre o quattro di far parte della direzione strategica.
La Svizzera, come la Francia, ha stipulato un patto non scritto con i terroristi nostrani: ospitalità in cambio della promessa di non compiere reati sul territorio della Confederazione. I servizi segreti francesi sono ancora più espliciti e chiedono agli "esuli", in cambio di una tranquilla residenza, notizie sulle loro attività, che poi si guardano bene dal comunicare agli italiani. È un gioco scoperto, e nella relazione che giace negli archivi della commissione Stragi ci sono più prove su ciò, confermate dal Sismi, dall'Ucigos e dal Ros.
I FRANCESI IN TEMA DI TERRORISMO ITALIANO si comportano in maniera inquietante, coperti dal loro governo che su questo tema non è mai andato oltre le buone intenzioni e ha sempre rifiutato la collaborazione richiesta dal nostro esecutivo. D'altronde, i nostri servizi segreti inutilmente hanno sollevato il problema avvertendo il governo che fino a quando alcuni paesi europei, Francia in primis, di fatto forniscono la base logistica, i gruppi terroristici italiani che pure hanno subito gravi e pesanti sconfitte non potranno essere sradicate. Parigi è una città perfetta per poter organizzare azioni sovversive e le bierre e il partito comunista combattente lo sanno. Uno dei latitanti più pericolosi, Enzo Calvitti, che secondo il Sismi e il Ros farebbe parte della direzione strategica delle Br-Pcc, sosteneva già nell'89, in un opuscolo, che nel "movimento rivoluzionario si stava sviluppando un rinnovato dibattito per reagire al clima liquidazionista e revisionista, per lavorare alla costituzione del Partito su basi autenticamente marxiste leniniste". Quando Calvitti fu arrestato in Francia (ma rilasciato subito dopo) a Maison-Alfort a sud di Parigi, l'Ucigos scrisse che "l'importante operazione di polizia ha neutralizzato sul nascere un tentativo di ricompattamento tra i latitanti delle diverse fazioni delle Brigate Rosse e, in particolare, tra i resti del Partito comunista combattente, dell'Unione dei comunisti combattenti e della Cellula per la costituzione del Partito comunista combattente, che si ritiene ideata e fondata da Calvitti. Un voluminoso documento programmatico di questa nuova posizione è stata trovata nei
mesi scorsi in Toscana". Dopo l'omicidio del professor Massimo D'Antona
sono stati soprattutto il Ros e il Sismi a riprendere in mano le carte dell'Ucigos, che nel frattempo purtroppo era stato depotenziato dai ministri del centrosinistra, e tutt'oggi è ancora in piena fase di ricostituzione. Ma su Calvitti ogni iniziativa investigativa italiana deve fare i conti con il no del governo di Lionel Jospin e dei comunisti francesi suoi alleati.
LA DIREZIONE STRATEGICA BR-PCC PUÒ COSÌ AGIRE quasi indisturbata, attenta solo a non scoprire quel gruppo, che per i servizi italiani non supera le trenta unità, che ha base fra la Toscana e il Lazio. Su questo gruppo le notizie sono scarsissime, anche se già ieri pomeriggio il Ros ha saputo da un ex bierre, sotto protezione nel Lazio (aveva aderito alle Brigate rosse all'indomani del
sequestro di Aldo Moro per poi allontanarsene dopo l'arresto e una breve carcerazione), che oggi ci sarebbe stata un'altra rivendicazione. Cosa puntualmente accaduta oggi nell'aula bunker del carcere romano di Rebibbia. (vum)