Una Pasqua di passione per tutte le famiglie, oggi giornata di lutto cittadino
PASQUA TRAGICA
di Vittorio Nardon
CAMPODENNO. Più che una domenica di Pasqua è stata una domenica di passione. A testimoniare il dolore che ha colpito la comunità di Campodenno è la giornata di lutto cittadino proclamata per oggi, in occasione delle esequie dei quattro giovani, morti tragicamente sabato verso le 21.30, nel tremendo incidente fra Tuenno e Cles. Lo sgomento è nell'aria: non si parla d'altro e le tradizioni pasquali, collegate al rito della primavera, per quest'anno si sono dimenticate.
Quattro giovanissime vite stroncate all'improvviso sull'asfalto, non lasciano indifferenti. E da un capo all'altro del Comune, poco più di 1400 abitanti sparsi in cinque frazioni, non si parla d'altro. La vita sembra essersi fermata, annientata dalla tragedia che si è consumata in un attimo.
Qua e là crocchi di persone e giovani: facile, troppo facile indovinare l'argomento dei loro discorsi. Come si cerca d'avvicinarli, soprattutto i coetanei, si chiudono a riccio. Provano diffidenza, hanno un profondo senso del pudore, temono che le loro parole o i loro discorsi siano fraintesi. Non amano vedere estranei che scavano in una tragedia che sentono loro e solamente loro. Non si rendono conto invece che tutti, anche chi non conosceva i quattro ragazzi, si sentono colpiti da una morte collettiva così repentina e assurda.
La somma delle età di Stefano, Andrea, Luca e Mattia è di 75 anni, ancora al di sotto della speranza media di vita di ciascuno. Ed è questo che lascia sgomenti. Lo stesso parroco, don Luigi Mascotti si rende conto dell'inadeguatezza delle parole davanti a quattro giovani vite spezzate e al dolore straziante delle famiglie e degli amici. Nell'omelia del giorno di Pasqua ha ricordato ad uno ad uno i ragazzi ed ha parlato di Cristo risorto che ha vinto la morte. Un discorso difficile, ma di speranza: «Un colpo durissimo per le famiglie - soggiunge - e per l'intera comunità. Li conoscevo personalmente, in particolare Stefano».
Qua e là frasi smozzicate pronunciate dalla gente davanti al bar di Campodenno. Sono fuori, sulla strada a cercare i raggi del sole, quasi questi avessero il potere di sciogliere il ghiaccio che è sceso nei loro animi sabato sera: «Non ci sono parole, sembra impossibile che siano partiti allegri e spensierati per la serata che li attendeva e dopo pochi minuti giunga la terribile notizia dello schianto».
Nei paesi che compongono il Comune di Campodenno è stato un subbuglio anche perché il passaparola - che è corso sui fili del telefono ed è stato amplificato dai cellulari - non dava in un primo tempo informazioni dettagliate. Non si conosceva né l'entità della strage né i nomi degli sfortunati ragazzi. Dunque all'angoscia s'era aggiunta la disperazione di diversi genitori che sapevano che i loro figli facevano parte della compagnia.
Come al solito infatti un gruppo di giovani, che si definiscono "i ragazzi di Salvez" si erano dati appuntamento nel loro locale nella parte alta di Campodenno per poi partire alla volta di Cles.
«Non è una strage del sabato sera - commenta qualcuno - quei ragazzi non erano bevuti e nemmeno sotto l'effetto di cose strane». Anche l'ora dell'incidente lo conferma.
Si è trattato purtroppo di un incidente causato dalla velocità e forse dalla voglia di dar "la paglia" alle macchine degli amici che formavano la comitiva.
«Bravi ragazzi». Ribadiscono tutti con forza e convinzione. Stefano, che si trovava alla guida, era da tutti apprezzato per la sua disponibilità e per il suo carattere allegro. Era un po' l'anima del gruppo dei "Ragazzi di Salvez". Nel locale messo a disposizione, come punto di ritrovo, dall'amministrazione comunale c'è la chitarra di Stefano, quella stessa chitarra classica che serviva per coagulare il gruppo e per accompagnare il sabato sera la messa nella chiesa di Quetta.
Da qualche mese a questa parte Stefano faceva gruppo con Andrea, Luca e Mattia. Loro, più giovani e ancora senza patente, salivano sulla sua auto. Della compagnia faceva parte solitamente anche Luca Paoli che, probabilmente, deve la sua salvezza al fatto che nei giorni scorsi era al mare.
Da qualche ora nelle bacheche sparse per i cinque paesi del comune c'è un unico annuncio funebre con le quattro fotografie e accanto un manifesto dell'amministrazione comunale che proclama il lutto cittadino. In una riunione tenuta ieri mattina in municipio alla presenza del sindaco, dei familiari delle giovani vittime, dei carabinieri e dei vigili del fuoco sono stati presi gli accordi per la cerimonia funebre. E anche il sindaco, Mariano Maines che già nelle prime ore di domenica si è recato alla camera mortuaria di Cles per rendere omaggio ai quattro giovani, sottolinea con forza come si trattasse di ragazzi impegnati, senza grilli per la testa: «Li conoscevo tutti personalmente. E' straziante vedere delle famiglie distrutte dal dolore per la morte di un figlio che sta per aprirsi alla vita, ancora in boccio».