Un trentino «irriducibile» a Ramallah
Magnocavallo dentro l'ospedale: «Seppelliamo i cadaveri nel cortile»
LA GUERRA IN PALESTINA
di Gianpaolo Tessari
TRENTO. Un pacifista trentino, Luca Magnocavallo, 25 anni, ieri sera si è rifiutato di lasciare Ramallah. E' rimasto asseragliato all'interno dell'ospedale nonostante le autorità israeliane, su sollecitazione del Governo italiano, avessero concesso un salvancondotto per portare i non militari al di fuori della città che ospita il quartier generale di Arafat: «In questa struttura la nostra presenza è vitale» ha detto. Arman Cunego, 23 anni di Rovereto, verso le 19 ha invece raggiunto, in salvo, Gerusalemme.
Non vi è dubbio di come si stia facendo di ora in ora più rischiosa la presenza dei pacificisti in Medio Oriente. I soldati israeliani ieri mattina avevano addirittura sparato contro i due giovani che da lunedì operavano a Ramallah.
Cunego e Magnocavallo sono stati sfiorati da colpi di armi automatiche mentre assieme ad un gruppetto di italiani (tra cui il leader delle tute bianche Luca Casarini), stavano cercando di portare al riparo dentro l'ospedale un'anziana donna palestinese colpita dal fuoco di un cecchino.
Vani i soccorsi alla poveretta e pacifisti sconvolti dall'acCADUTO anche perché guardati con crescente sospetto dalle forze di invasione di Sharon: «Chiediamo con forza l'intervento dei politici. Non tanto per fare uscire noi da una Ramallah martoriata dalla guerra e assediata, quanto per mettere fine a questa carneficina. Mentre vi parlo i cadaveri di 27 palestinesi uccisi dal fuoco dei soldati israeliani vengono sepolti nel parcheggio dell'ospedale poiché nell'obitorio non c'è più posto nelle celle frigorifere. Un bulldozer ha cominciato poco fa a sollevare l'asfalto del parcheggio. I medici dell'ospedale hanno adottato la decisione nel timore che i cadaveri ormai in putrefazione possano provocare epidemie» spiega con voce rotta dall'emozione Luca Magocavallo nella tarda mattinata durante un fortunoso collegamento telefonico.
Magnocavallo ha deciso di non tornare domani in Italia come prevedeva il loro programma originale, mentre il roveretano Cunego in serata ha raggiunto Gerusalemme: «I militari israeliani impediscono a chiunque di lasciare Ramallah, ma non è questo il problema. I medici dell'ospedale della città ci hanno supplicato di non andarcene. Senza di noi europei anche questo presidio medico verrebbe, come è accaduto all'altro ospedale della città, chiuso dall'esercito: sono entrati, armi alla mano, e hanno fatto uscire tutti, medici compresi» insisteva invece un motivatissimo Magnocavallo.
I due trentini che, passaporto ben in vista sopra alla testa, avevano da poco raggiunto l'ospedale di Ramallah sono stati dunque involontari testimoni dell'uccisione della donna palestinese da parte di un cecchino.
Con loro in quel momento vi era Beppe Caccia, assessore ai servizi sociali del comune di Venezia ed il pro sindaco della città lagunare Gianfranco Bettin. Hanno spiegato come il loro gruppetto sia stato preso di mira dai tank israeliani e di alcuni militari appostati nei pressi del luogo dell'uccisione. La donna era appena uscita dall'ospedale per un piccolo intervento ambulatoriale quando, borsa della spesa alla mano, è stata freddata con un sol colpo dal cecchino. Successivamente, nel disperato tentativo di soccorrerla, dall'ospedale sono usciti dei barellieri e quattro medici affiancati, come scudi umani, da una decina di pacifisti, tra cui Caccia, Bettin, Casarini, Cunego e Magnocavallo. Giunti accanto al cadavere, riscontrata la morte della donna, il gruppo ha fatto rientro all'ospedale ma date le spalle ai militari israeliani, questi hanno aperto il fuoco sparando una decina di colpi.