Di MATTEO TONELLI

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BOLOGNA - "Con il passato abbiamo chiuso i conti, adesso ci misuriamo con il futuro". Due ore di relazione per dire che An al governo c'è e ci vuole restare. Settanta cartelle per ribadire che quello di oggi è un partito che vuole governare e ha tutti i titoli per farlo. Un partito "moderato ma intransigente", che, dopo Fiuggi, "non deve fare nessuna ulteriore svolta", un partito "leale con la coalizione ma che non vuole scolorirsi" e perdere identità. Gianfranco Fini, dal palco che sembra la prua di una nave, affronta così il suo primo congresso da vicepremier. Lo ascoltano Silvio Berlusconi, molti esponenti del governo, i leader della Cisl e della Uil, il presidente di Confindustria, i 2000 delegati.

Si parte con l'inno di Mameli e l'inno alla Gioia. Poi un minuto di silenzio per ricordare Marco Biagi. Tocca a Fini. E' un ragionamento, quello che il presidente di An spiega alla platea, che ritaglia al suo partito un ruolo di forza "responsabile", pienamente "legittimata" a governare. Parte di un governo che vuole fare le riforme. E' finito il tempo dell'impossibilità dell'alternanza, dice Fini, "sette anni fa eravamo un partito che si candidava a guidare l'Italia con i valori, le idee, i programmi della destra politica. Sapevamo che non era un sogno a occhi aperti perché oggi a Bologna siamo destra al governo". E allora si riparte da Bologna, luogo simbolico per la destra, "città che rappresenta il tramonto dell'egemonia socialcomunista e l'avvio di una fase completamente nuova in cui la destra è determinante". Due ore di relazione e l'abbraccio con Silvio Berlusconi, che in sala sventola felice l'ultimo sondaggio: "Siamo al 57 per cento".

MEDIO ORIENTE
"L'incendio era prevedibile". E' dedicato alla crisi mediorientale l'inizio della relazione di Fini. Un conflitto che suscita "orrori, pietà, indignazione", ma che non deve far dimenticare che per anni "ha prevalso una cieca ragion politica". Per Fini sia Sharon che Arafat "hanno la loro parte di ragione" e proprio questo rende difficile individuare una soluzione. Ed è allora che Fini sposa la proposta di Romano Prodi: "E' necessario un tavolo da convocarsi subito, perché ogni giorno che passa muoiono vittime innocenti".

EUROPA
E' un tasto su cui Fini insiste moltissimo. "Due le idee di Europa che si confrontano: quella di una Europa tecnocratica e quella che ritiene al contrario che l'Europa non possa essere una entità socialista sopranazionale". Quello che An ha in mente è un'Europa politica, che si apra a est ma anche a sud e che sia "più unita e consapevole perché somma armonica delle sovranità".

RIFORME
Federalismo e presidenzialismo sono obiettivi da raggiungere in questa legislatura. Fini indica un traguardo temporale per le due riforme da tempo care ad An. Il federalismo, dice il vicepremier, "può diventare un valido fattore di arricchimento dell'identità collettiva della nazione. Il presidenzialismo, ricorda Fini, è nel dna di An: "Lo ribadiamo ancora una volta: il capo dell'esecutivo deve essere eletto direttamente dai cittadini".


ARTICOLO 18
C'è spazio per un attacco alla Cgil e una richiesta di dialogo nelle parole di Fini. Un affondo per Sergio Cofferati "che ormai si comporta da leader politico" e un auspicio che "dopo lo sciopero generale", i sindacati tornino al tavolo con il governo. Fissando un punto di ripresa: il libro bianco sul mercato del lavoro, che vide la collaborazione di Marco Biagi". Per Fini la riforma dell'articolo 18 "non è anti-sociale", semmai "c'è qualcosa di profondamente ingiusto è solo la campagna di disinformazione che è stata fatta dai nostri avversari". Per rafforzare la sua tesi Fini cita il leader storico del sindacalismo italiano, Luciano Lama. E poi chiude ribadendo che in Italia si sta svolgendo uno scontro tutto politico "perché il centrosinistra ha capito che se facciamo le riforme Berlusconi vince dove Prodi, D'Alema e Amato hanno fallito". La sala esplode, Berlusconi sorride. A dire il vero, un'ora dopo, dalla Cgil arriva una secca smentita della citazione di Lama: "E' un falso, mai scritte quelle cose". Ma il senso del discorso non cambia.

DIALOGO
Davanti alle aspre tensioni che scuotono l'Italia Fini prova a calmare le acque. E' un invito alla reciproca accettazione quello del presidente di An. "In Italia non esistono governi illegittimi od opposizioni pericolose per la democrazia. Esistono solo differenti coalizioni, differenti partiti e differenti progetti di governo che nel momento della prova elettorale si contendono democraticamente la guida della nazione".

CENTRO
"Chi si attende da Bologna conversioni centriste rimarrà deluso. Noi siamo e restiamo di destra". Fini lo scandisce: non è nei programmi di An spostarsi verso il centro della scena politica. An sarà fedele alla coalizione senza però "scolorire la propria identità" di partito di destra. Quanto all'eventuale ingresso di An nel Ppe, Fini assicura che non è un tema all'ordine del giorno, così come la nascita di un partito unico del centrodestra.

RAI E CONFLITTO D'INTERESSI
Fini relega nelle ultime pagine della sua relazione la questione dell'informazione. Lo fa non citando mai il conflitto d'interesse e attaccando invece le "faziosità talebane" dell'ex presidente della Rai Roberto Zaccaria.


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http://www.repubblica.it/online/poli...laziofini.html