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LOTTA AL TERRORISMO

Ma la battaglia di Sharon non è come quella di Milosevic?

Fosse comuni riempite di civili morti ammazzati. Rastrellamenti a tappeto che somigliano tanto a una «pulizia etnica». Case rase al suolo, diritti fondamentali aboliti, stampa fatta girare al largo.

Quel che sta accadendo in Palestina mi fa orrore, come a tutti, ma non mi stupisce e nemmeno mi scandalizza. Quando uno Stato è costretto ad affrontare un indipendentismo che fa del terrorismo la sua arma, la risposta non può essere molto diversa da quella che sta dando Sharon.

Rivolgendosi polemicamente ai pacifisti di sinistra Piero Ostellino, sul Corriere della Sera, chiede «perché un carro armato con la stella di Davide sia un criminale e il terrorista una vittima». Giusto. Per parte mia non considero moralmente riprovevoli né gli uni né gli altri: è la guerra di guerriglia, l'abbiamo accettata quando la facevano i partigiani, dobbiamo accettarla ora insieme alla legittimità della sua repressione.

Ma oltre a quella di Ostellino si pone un'altra domanda. Che ci fa Slobodan Milosevic all'Aja? La Jugoslavia non aveva un problema diverso da quello che ha oggi Israele. Ventimila uomini in armi stazionavano in Kosovo e, come tutti gli indipendentisti, costretti ad affrontare eserciti regolari molto più forti, facevano ampio uso del terrorismo. Per la verità la Serbia di Milosevic aveva qualche ragione in più rispetto all'Israele di Sharon, perché il Kosovo era terra storicamente serba, mentre i territori occupati palestinesi sono, appunto, occupati, anche se poi il terrorismo va a colpire nel cuore dello Stato ebraico. In un anno e mezzo di guerra all'indipendentismo kosovaro le forze paramilitari serbe fecero, in due distinti eccidi, 205 vittime civili (duecentocinque) che gettarono in fosse comuni.

Per questi fatti, ripresi ossessivamente dalle televisioni, ogni volta come nuovi, l'Occidente gridò all'orrore, ai diritti umani' e, violando la sovranità nazionale Jugoslava, ogni norma di diritto internazionale e persino lo stesso patto costitutivo della Nato, bombardò la Serbia, fece cinquemila morti civili, consegnò il Kosovo all'Uck, decise che gli indipendentisti albanesi erano i buoni' e i serbi i cattivi', i terroristi di Stato e trascinò il loro capo, davanti al Tribunale penale internazionale dell'Aja.

Che c'importa, dirà il lettore, di quel vecchio arnese di Milosevic? Di Misolevic, in quanto tale, non importa nulla neanche a me. Ma il fatto è che in Palestina stanno accadendo cose assai più gravi di quelle che avvennero in Kosovo, ma l'Occidente non si sogna non dico di bombardare Israele e di imporre la pace con la forza delle armi, di trascinare Sharon davanti a un Tribunale, di condannarlo moralmente, ma non cerca nemmeno, seriamente, di imporre l'interposizione di una forza internazionale per far cessare il massacro. E' questa continua, evidentissima, politica dei due pesi e due misure' che esaspera le popolazioni del terzo mondo e le riempie di una collera che un giorno potremmo non essere più in grado di controllare.