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Discussione: Mazzini batte Marx

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    Predefinito tratto da Il Pensiero Mazziniano

    L’altro Mazzini: l’Europeismo democratico

    Dal 1860 gli studiosi del Risorgimento si sono posti l’interrogativo: “Chi è Mazzini?”. Come storico del pensiero politico europeo mi permetto di ricordare che nel giugno 1844 nel Parlamento inglese – Camera dei comuni e Camera dei lords – si aprì un dibattito sulle lettere aperte dalla polizia a Joseph Mazzini, che era a Londra dall’inizio del 1837, e l’opinione pubblica inglese si chiese se l’esule piemontese fosse veramente “a dangerous conspirator” come sosteneva l’ambasciatore austriaco. La “Westiminster Review” all’interrogativo “Who is Joseph Mazzini?” nel numero di settembre del 1844 rispose che l’etica di Mazzini non era l’etica dei politici (Mazzini and the Etics of Politicians): “He was rejoying the confidence and personal friendship of many of our ablest literary men”. Nessun profugo aveva ricevuto un simile elogio. Come mai? Mazzini, da quando nel 1839 aveva cominciato a pubblicare in inglese, ebbe due grandi centri d’informazione politico culturale: Thomas Carlyle, che inviò nel giugno 1844 una lunga lettera al “Times”, e John Bowling, deputato in Parlamento, fondatore con Mill della “Westminster Review”, curatore delle opere di Bentham. Il dibattito in Parlamento si prolungò fino all’aprile 1845, ed il ministro Graham dovette formulare delle scuse a questo scrittore politico.
    Nel giugno 1845 Mazzini per fare conoscere agli Inglesi il suo pensiero politico scrisse e pubblicò un lungo saggio di 136 pagine Italy, Austria and Pope. Si ripete, erroneamente, che questo scritto non ebbe circolazione, ma in otto numeri, dal 19 luglio al 27 settembre 1845, lunghi brani del testo di Mazzini, tutti favorevolmente commentati, furono pubblicati dal “Northern Star”, il settimanale cartista, che sembra tirasse a cinquantamila copie a numero. Il “Northern Star” nel numero del 2 novembre 1845 su quattro colonne, così presentava Mazzini: “One of the principal representatives of the democratic principles; the working classes sympatise with Mazzini”. Egli era, ormai, uno scrittore politico democratico in lingua inglese. Per avere notizie più precise di questo scrittore mi sono andato a leggere pazientemente “The Northern Star”, che nessuno studioso di Mazzini mi risulta abbia consultato, ed in particolare per conoscere i rapporti di Mazzini con il condirettore del “Northern Star” Julian Harney, giovane cartista di sinistra, il cui nome non compare nell’indice dei nomi dell’Edizione nazionale degli Scritti di Mazzini, anche se esiste una corrispondenza di Harney con Mazzini, che recentemente ho pubblicato in onore dell’amico Scirocco. E’ da notare che Engels e Marx, dall’agosto del 1845, erano in relazione con Harney, il quale nell’ottobre 1845 fondò l’associazione inglese dei “Fraternal Democrats”, come risulta dagli Harney Papers. Per tali circostanze il triangolo tradizionale marsigliese Sansimonismo-Buonarroti-Mazzini, dal 1845 diventa a Londra il triangolo Cartismo-Marx-Mazzini. Su questo triangolo ho insistito nel volume Mazzini and Marx,1837-1847 (Westport Praeger, 2003), polemico verso gli studiosi del Cartismo e del Manifesto comunista.
    I cartisti, dopo la pubblicazione in inglese dell’opera di Tocqueville (Democracy in America, London 1835), dal 1837 sostenevano che era possibile introdurre la democrazia – forma di società e non forma di governo – in Inghilterra, se il Parlamento avesse accolto i sei punti sottoscritto dalla “Working Men’s Association”. Mazzini era convinto, come aveva scritto in inglese nel 1840, che la democrazia in Europa sarebbe nata da una rivoluzione, e non da sei articoli costituzionali. Con lo scritto Italy Austria and the Pope, Mazzini, precisando in inglese che in Italia la rivoluzione sarebbe stata nazionale e politica, come la “Glorious Revolution” del 1688, avviò un dibattito tra i profughi politici sul tipo di rivoluzione che avrebbe dato vita in Europa alla democrazia. I democratici polacchi rifugiati a Londra, con un Poland’s Appeal to Europe, pubblicato nel “Northern Star” del 13 dicembre, risposero, infatti: “The next revolution in Poland must and will be social, as well as political and national”, in quanto i nobili avevano “the full and inconditional property of the soil”. La finalità antinobiliare fu confermata dal Cracow Manifesto, emanato il 22 febbraio 1846 in polacco, e pubblicato in inglese nel numero del 14 marzo dal “Northern Star”: “The nation shall have the absolute property of the land which today is only enjoyed by some”; la nazionalizzazione della terra avrebbe prodotto un comunismo agrario.
    Il ventottenne Marx e il ventisettenne Engels, che leggevano il “Northern Star”, ed erano in rapporti epistolari con Harney, ritennero opportuno intervenire da Bruxelles nel dibattito londinese sulla nascita rivoluzionario della democrazia in Europa per precisare la posizione del comunismo critico tedesco: la rivoluzione sarebbe scoppiata in Inghilterra, il paese della produzione industriale e fatta dal proletariato contro la borghesia. Il “Northern Star” del 25 luglio 1846, in prima pagina, pubblicò Address of the German Democratic Communists of Brussels to Mr. Feargus O’Connor, firmata Engels e Marx, in cui si affermava: “The working class will become the ruling class of England”. Mazzini replicò con una Letter to John Saunders, direttore del “People’s Journal” e con otto articoli dal titolo Thoughts upon Democracy in Europe. Nel primo articolo, pubblicato nel “People’s Journal” del 29 agosto 1846, che è una specie di Address to John Saunders, Mazzini affermava: “Un innegabile movimento democratico sta spingendo l’Europa, e con l’Europa il mondo, verso nuovi destini; la democrazia non solo può fornire le idee fondamentali necessarie per l’avvenire dell’Europa, ma può liberare i popoli dal dispotismo, ed orientare ‘ever country’ verso la ‘Humanity’”. Questi Thoughts upon Democracy, che uscirono dall’agosto 1846 al giugno 1847, sono stati tradotti da me per Feltrinelli e la seconda edizione è appena uscita. Nel Pensieri sulla Democrazia in Europa, che richiamano alla memoria la Democracy in America di Tocqueville, tradotta in inglese, Mazzini non è il patriota che esorta i giovani italiani in nome della patria contro lo straniero: è lo scrittore politico democratico europeo, che discute con Carlyle e con Mill, con Bowling e con Cooper, con Harney e con O’ Condor, ma anche con i democratici polacchi e con i democratici comunisti tedeschi. E’ da aggiungere che nel maggio 1846 Mazzini scriveva allo svizzero Schneider, a Berna, che intendeva costituire un Comitato europeo democratico e tenere un congresso che si sarebbe concluso con un Manifesto, forse in polemica con i Fraternal Democrats, che si erano trasformati in un’associazione europea. Certo è che nel numero del 2 settembre 1846 del “Northern Star” era espresso un giudizio negativo sul primo articolo di Mazzini, ed era pubblicato un Address of the Fraternal Democrats of the Democrats of all Nation. Da parte sua Mazzini nel corso del 1847 diede vita alla People’s International League. Il 2 ottobre 1847 il “Northern Star” pubblicò un Manifesto to the Democracy of Europe dei Fraternal Democrats in polemica con la mazziniana League. Engels e Marx lessero e commentarono questo Manifesto inglese; così si spiega perché Marx polemizzò con Mazzini nel Manifest der Kommunistischen Partei, pubblicato a Londra nel febbraio 1848, ma non sottoscritto. Per tutta la questione rimando al mio saggio: Nortern Star, Fraternal Democrats e Manifest der Kommunistichen Partei, che uscirà nel prossimo numero della rivista “Il pensiero politico”. Se si trascura il dibattito londinese sulla democrazia non si può intendere il valore europeo della costituzione della “Roma Democratic Republic”, promulgata il 3 luglio 1849 e così recepita in inglese: “The democratic regime has, as its rule, equality, liberty and fraternità; the democratic republic promotes the amelioration of moral anda material conditions for alla citizens; the government of the local councils have equal rights”.
    Il dibattito in inglese sulla democrazia andò avanti dopo il 1848, come si potrà rilevare da volume Mazzini scrittore politico in inglese, pubblicato da Olschki. Né gli studiosi di Marx, né quelli di Mazzini hanno notato che nella rivista inglese “The Red Republican” si legge a pagina 94 un Mazzini’s Manifesto (numero di settembre 1850) che è la traduzione in inglese del Manifesto scritto dai “citizens Marx and Engles”, ed è sottolineato in corsivo, quasi in risposta: “The conquest of Democracy is the elevation of Proletariat to the state of the ruling class”. Aggiungo che, nel gennaio 1851, uscì a Londra una rivista inglese mazziniana. In conclusione ritengo valido il giudizio dato su Mazzini 150 anni fa dalla pubblicistica inglese: “uno scrittore politico democratico europeo”. E’ triste dire che l’Oxford English Dictionary (volume IV, pagina 44) alla voce “Democracy” ricorda: “Progress of all through all under the leading of the best and wisest was Mazzini’s definition of democracy”. Nessun dizionario enciclopedico italiano riporta questa definizione della democrazia data da Mazzini. Come autore della Storia della democrazia in Europa, della quale Utet pubblica la terza edizione, ricordo che per Mazzini “the final aim of Democracy” in Europa deve essere “the development” della “social life” per “the future prospects” della “Humanity” (XXXIV, p.127).

    Salvo Mastellone

  2. #52
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    Predefinito tratto da VIRGILIO News 10 novembre 2005

    CIAMPI A STUDENTI: LEGGETE MAZZINI, DA' INDICAZIONI PER AVVENIRE
    In occasione della Giornata Mazziniana nelle scuole

    Roma, 10 nov. (Apcom) - Il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, ha inviato aun messaggio agli studenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado d'Italia in occassione della Giornata Mazziniana che si celebra oggi nell'anno bicentenario della sua nascita.

    "Desidero innanzitutto invitarvi a riflettere - scrive il presidente della Repubblica - sul significato della ricorrenza, che coincide con l'anniversario della fondazione della Scuola Italiana di Londra, istituita da Mazzini, il 10 novembre del 1841, per educare nelle ore serali i bambini emigrati e dare loro il conforto della patria lontana. Questa esperienza londinese offrì a Mazzini l'occasione per sottolineare il legame fra i suoi alti ideali di unità nazionale, di emancipazione sociale e di rigore morale e l'educazione intesa come crescita individuale e collettiva".

    "L'insegnamento mazziniano - prosegue Ciampi - è profondamente radicato nella consapevolezza dell'inscindibilità dei diritti e dei doveri. E' innanzitutto una lezione umana che ammonisce a vivere non per se stessi ma per gli altri, rendendosi l'un l'altro migliori per combattere ovunque l'ingiustizia e l'errore. Nel richiamare alla coscienza di sè ed alla dignità dell'essere umano, nel proclamare la coerenza tra il pensiero e l'azione, l'educazione assume per Mazzini una valenza etico-politica che va al di là dell'apprendimento ed attiene alla formazione spirituale".

    "Per Giuseppe Mazzini - ricorda il capo dello Stato - la socialità costituisce il 'fatto principale dell'umana natura'. L'appartenenza nazionale è parte integrante della dimensione europea e della concezione dell'Umanità, che si fonda sulla libera autodeterminazione, sulla non discriminazione e sulla convivenza pacifica".

    Ciampi cita poi una frase di Mazzini:'Lavorando per la patria, lavoriamo per l'umanità'. "Questa dichiarazione in cui Mazzini riassumeva il senso del suo pensiero - è l'invito del presidente della Repubblica - sia per voi fonte di riflessione. Le prospettive universali si nutrono, infatti, dell'affermazione delle singole identità, nel mutuo rispetto le une delle altre".

    "Il pensiero di Mazzini ha ispirato il Risorgimento e la Resistenza, l'Italia democratica e repubblicana ritrova in esso, ancora oggi, le ragioni per promuovere lo sviluppo dell'Unione europea e delle Nazioni Unite, guardando alla fratellanza universale dei popoli. Quali cittadini del futuro, voi studenti - scrive Ciampi - avete l'avvenire nelle vostre mani: la vostra generazione ha il compito e la responsabilità di continuare a costruire l'unione politica europea e la pace nel mondo".

    "Leggete, dunque, le pagine di Giuseppe Mazzini, - conclude il capo dello Stato - con la preziosa guida dei vostri insegnanti, e vi renderete conto che non sono soltanto nobile testimonianza della storia dell'unificazione nazionale e dell'integrazione europea, ma contengono indicazioni suggestive d'avvenire. Ne è un esempio l'appello del 1834 le cui parole sono certo che vibreranno anche nei vostri cuori: 'Rispettate, o giovani, i sogni della vostra gioventù, perchè essi sono santi ed hanno il segreto del futuro. Rispettate i sogni della vostra gioventù, perchè da essi soli può venirvi entusiasmo, forza, fiducia e quel conforto che può solo mantener viva nell'anima la scintilla di vita e di sacrificio".

  3. #53
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    Mazzini e la democrazia/Il patriota ligure fu sempre al centro del dibattito ideologico
    Una forma di governo liberamente scelta da tutti

    di Widmer Valbonesi

    E' veramente strano e deprimente che nel dibattito apertosi sul Partito democratico, sulle sue origini e sui padri ispiratori, nessuno degli interlocutori abbia richiamato con la necessaria forza l'opera di Giuseppe Mazzini, che è un punto di riferimento ineludibile del confronto attorno al concetto di democrazia ed è stato protagonista, soprattutto nel periodo londinese, di dibattiti memorabili con i sostenitori del comunismo, del liberalismo di Bentham, del sansimonismo o dei seguaci utilitaristi di Fourier. Dibattiti che costituiscono un vero patrimonio culturale e politico per chi voglia proseguirne l'opera.

    Vorrei ricordare, nel bicentenario della nascita del grande padre del Risorgimento, ad intellettuali come Arturo Parisi o ad Antonio Maccanico - che pure ha contribuito ad alleviare le dimenticanze di cui erano state vittime Giovanni Amendola, Ugo La Malfa, Omodeo, Spadolini ed altri della cultura repubblicana - che sarebbe antistorico e profondamente sbagliato non farne uno dei maggiori ispiratori del Partito democratico italiano ed europeo .

    Mazzini vede nella democrazia un momento fondamentale del progresso che vivranno tutte le nazioni europee e quindi lancia l'idea di un Manifesto del partito democratico delle nazioni europee e l'idea della costituzione di una sorta di Comitato centrale internazionale democratico (13 agosto 1846, la prima proposta), che avrebbe avuto il compito di elaborare una lista di principi dottrinari e programmatici. Era il tentativo di opporsi al "Manifesto" comunista annunciato da Engels, ma anche di impedire che l'idea democratica degenerasse o rimanesse legata ad episodi negativi del passato in alcune repubbliche del Medioevo, o al terrore giacobino.

    Egli, da grande innovatore, richiama l'attenzione sul fatto che il dibattito e gli sforzi di azione dei democratici debbano essere imperniati sulla "democrazia del futuro, la cui essenza e i cui valori fondanti egli enumera come: "Libertà, eguaglianza, consapevolezza dei propri diritti, dei propri poteri, e della propria dignità, affetto e cooperazione fraterna fra gli individui, e quindi i doveri, fra le città e le nazioni, rifiuto della disuguaglianza e dell'oppressione, religiosità". Dal punto di vista istituzionale, la democrazia europea del futuro deve essere rappresentativa e fondata sul pieno rispetto di una Costituzione democraticamente approvata.

    Una prima preoccupazione di Mazzini rivolta ai partiti progressisti europei è quella di escludere un'identificazione tra la democrazia e una visione individualistica della libertà e, a maggior ragione, quella tra democrazia e liberismo economico, la prima fondata sulla dottrina dei diritti individuali, la seconda collegata anche al principio materialistico di utilità.

    Mazzini dice chiaramente che la libertà è solo un mezzo della democrazia, non il fine. "Il suffragio elettorale, le garanzie politiche, il progresso dell'industria, il miglioramento dell'organizzazione sociale , tutte queste cose _dice Mazzini - non sono la Democrazia, non sono la causa per cui ci siamo impegnati; sono i suoi mezzi, le sue parziali applicazioni o conseguenze. Il problema che vogliamo risolvere è un problema educativo, è l'eterno problema della natura umana, all'avvento di ogni era, a ogni scalino che noi saliamo, cambia il nostro punto di partenza, e un nuovo obiettivo, dietro a quello appena raggiunto , si apre al nostro sguardo". Quindi, una concezione riformatrice in continua evoluzione che egli indica chiaramente. "Noi democratici, vogliamo che l'uomo sia migliore di quanto egli è, che egli abbia più amore, un maggior senso del bello, del grande, del vero, che l'ideale che egli persegue sia più puro, più alto, che egli senta la propria dignità, e abbia più rispetto per la sua anima immortale". Mazzini sostiene che questa concezione della democrazia confligge con quella dei diritti individuali, perché è vero che non si può disconoscere il merito avuto nella storia del mondo dalla dottrina della libertà. Ma il punto non è qui: la questione importante per la democrazia è il fine, non il mezzo che si usa .Se è così, può il principio dell'"Io", del diritto individuale, posto a base dell'educazione politica e morale - dice Mazzini - guidare l'uomo, può associare gli uomini, a questo fine, per le conquiste ulteriori? Questo è il problema. E conclude: "Esaminando le cose seriamente, la dottrina dei diritti individuali è nella sua essenza e in linea di principio, solo una grande e santa protesta contro l'oppressione di qualunque tipo. Il suo valore, quindi, è puramente negativo . Capace di distruggere, è impotente a fondare. Può rompere le catene, ma non ha il potere di creare vincoli di cooperazione e di concordia. Questo è il problema che la democrazia del futuro desidera risolvere, perché la democrazia non è la libertà di tutti, ma forma di governo liberamente acconsentito da tutti e operante per tutti (…) la dottrina dei diritti individuali è tanto incapace di risolvere la questione così come l'ho posta _sottolinea - che è terrorizzata dall'idea di governo. Nelle pagine dei suoi pubblicisti il governo è un male necessario al quale essi si sottomettono a condizione di dargli il minor potere possibile. Non c'è (…) nessuna società, c'è solo un aggregato di individui, vincolati a mantenere la pace, ma che per il resto seguono i loro propri obiettivi individuali: laissez faire, laissez passer."

    Mazzini prevede una caduta in una sorta di abisso degli egoismi in cui rischia di sprofondare l'umanità ed è severissimo almeno come lo è contro, per ragioni opposte, alla prospettiva indicata dai comunisti. Ambedue le concezioni porterebbero al dispotismo, ovvero all'esatto contrario della democrazia.

    Mazzini si serve in modo molto efficace della diffusa descrizione di ciò che la democrazia non dovrebbe essere, e di ciò che non è, per smontare le posizioni dei gruppi "democratici" che vede avviati in un "cul de sac", ma anche per esaltare il modello positivo della libertà e della democrazia emergenti dal "suo" Manifesto.

    Dice Mazzini: "Che cosa diventano i diritti per quelli che non hanno il potere di esercitarli? Che cosa diventa la libertà di istruzione per chi non ha tempo di apprendere? Che cos'è il libero commercio per chi non ha capitale né credito?".

    E lo stesso nega che il comunismo, legato ai valori dell'utilitarismo, possa far trionfare, come pretende, il perseguimento dell'interesse generale rispetto a quello di classe. Il progresso materiale, se inteso come valore esclusivo, comporta la prevalenza del forte sul debole; e per impedire che ciò avvenga occorrerebbe sopprimere la libertà, che del progresso, scrive Mazzini, è la garanzia. Di qui la profezia sugli esiti probabili del comunismo, che non può non colpire per come essa abbia centrato l'evolversi del socialismo reale: "Avrete una gerarchia di capi con l'intera disponibilità della proprietà comune, padroni della mente per mezzo di un'educazione esclusivista del corpo per mezzo del potere di decidere circa il lavoro, la capacità, i bisogni di ciascuno. E questi capi, imposti o eletti, poco importa, saranno durante l'esercizio del loro potere, nella condizione dei padroni di schiavi degli antichi tempi, e influenzati essi medesimi dalla teoria dell'interesse che rappresentano, sedotti dall'immenso potere concentrato nelle loro mani, cercheranno di perpetuarlo, si sforzeranno di riassumere per mezzo della corruzione, la dittatura ereditaria delle antiche caste". Ecco perché l'idea di democrazia futura che Mazzini indica nel Manifesto è chiaramente un'idea di democrazia di popolo educato, è una concezione di democrazia educativa perché questa porta l'uomo ad entrare in comunicazione, attraverso l'associazione, coi suoi simili e a perseguire il fine della democrazia, cioè lo sviluppo morale della società civile. L'insegnamento di Mazzini può essere per tutti i democratici, soprattutto per i giovani, un terreno unificante di educazione culturale e di lotta politica. Per tutti i repubblicani un terreno ancor più unificante, se solo mazzinianamente provassimo a ritrovare la forza morale di un impegno comune per il raggiungimento di questo grande fine e lasciassimo in secondo piano le miserie individuali o di gruppo della contingenza politica.

  4. #54
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    Predefinito tratto da La Nacion.com 3 marzo 2006

    Restauraron el monumento al prócer italiano
    Honraron a Giuseppe Mazzini

    En enero y febrero último fue restaurado el monumento a Giuseppe Mazzini, prócer de la unidad italiana, que se halla en la plaza Roma (en Alem entre Tucumán y Lavalle), con el financiamiento de la Región del Lazio, que comprende a cinco provincias de Italia e incluye a su capital.

    El monumento y su base, en mármol de Carrara, fueron limpiados, y sus grietas, reparadas, al tiempo que se les dio un tratamiento contra los hongos, la humedad y los grafitti. Antes, la base había sido afectada por pintadas y varias placas de bronce habían sido robadas. Una verja de hierro rodea ahora al monumento, obra del escultor Giulio Monteverde, que fue donado por la comunidad italiana e inaugurado el 17 de marzo de 1878. Ayer se habilitó la restauración, en un acto al que asistieron el embajador de Italia, Stefano Ronca, y el nuevo director del Instituto Italiano de Cultura, Ennio Bispuri.

    El titular de la Asociación Mazziniana en el país, Gianfranco Morsani, dijo que los ideales de Mazzini de Dios, patria, familia, trabajo, respeto de la mujer y ayuda mutua son vividos por sus seguidores en el país. El subsecretario de Relaciones Internacionales de la ciudad, Roberto Laperche, destacó la impronta cultural italiana en Buenos Aires. (...)

  5. #55
    McFly
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    Citazione Originariamente Scritto da nuvolarossa
    ... nel senso che ho "prole" ... hai ragione ... perche' ho due bellissime figlie .... per il resto sappi ... caro il mio padroncino sfrutta-segretarie ... che io vivo di rendita .... e seguo il dettato filosofico di Bertrand Russel del poco lavoro (anzi niente, perche' abbiamo gia' dato) e tanto riposo .... e con gli schiavi del denaro come te manco a scopone ci gioco ....

    http://www.nuvolarossa.org/
    Nuvola ma dimmi di Russell dove posso trovare in rete riguardo ai suoi scritti? bella la filosofia del fancazzismo!! l'appoggio in pieno ^_^
    Nuvola, curiosità quanti anni hai? sei già in pensione?
    Sei un rompi ma simpatico!
    Ciao! ^_*

  6. #56
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  7. #57
    McFly
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    ...azzziee!!! anche se non m'hai risposto sull'età!! ^_*

    UPDATE: mmmm..non trovo nulla sulla teoria del fancazzismo!

  8. #58
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    Citazione Originariamente Scritto da McFly
    ..azzziee!!! anche se non m'hai risposto sull'età!! ^_*
    ... puoi sempre vedere il mio profilo ... al link ...
    http://www.politicaonline.net/forum/member.php?u=124

  9. #59
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    Predefinito Giuseppe Mazzini: breve escursus storico

    • 1805 Nasce a Genova il 22 giugno
    • 1820 Studia all’Università di Genova nella facoltà di Medicina che poi lascia per quella di Giurisprudenza
    • 1826 Scrive il suo primo saggio: “Dell’amor patrio di Dante” pubblicato nel 1837
    • 1827 Si laurea in legge. Entra nella società segreta della Carboneria
    • 1830 E’ arrestato per la sua attività patriottica e rinchiuso nella fortezza di Savona
    • 1831 Prosciolto per mancanza di prove gli si impone di scegliere tra il confino e l’esilio. Sceglie la via dell’esilio. In Francia, a Marsiglia, fonda la “Giovine Italia” il cui programma è “Unità, Indipendenza, Libertà, Repubblica”
    • 1832 Per la sua attività rivoluzionaria viene condannato a morte in contumacia dal Consiglio Divisionale di Guerra di Alessandria
    • 1833 Fallisce in Savoia un tentativo di insurrezione. Mazzini si rifugia in Svizzera e con altri patrioti esuli delle nazionalità oppresse fonda a Berna la “Giovine Europa”
    • 1836 La Dieta Elvetica lo esilia in perpetuo dallo Stato perché aveva promosso la costituzione della “Giovine Svizzera”. Si reca a Parigi ove viene arrestato e rilasciato a patto che parta per l’Inghilterra
    • 1837 Si stabilisce a Londra e vive in grande povertà
    • 1840 Ricostituisce la “Giovine Italia” e fonda il periodico “Apostolato popolare”
    • 1841 Fonda il 10 novembre la scuola gratuita per i fanciulli poveri di Londra
    • 1848 Torna a Parigi e redige lo Statuto della Associazione Nazionale Italiana. Il 7 aprile è acclamato a Milano insorta contro gli austriaci e fonda il quotidiano “L’Italia del popolo”. Tornati gli austriaci a Milano si dirige a Bergamo ove milita come alfiere nel battaglione garibaldino e poi ripara in Svizzera
    • 1849 Partecipa come Triunviro (con Saffi e Armellini) al governo della Repubblica Romana. Le truppe straniere chiamate da Papa Pio IX soffocarono con le armi la Repubblica. Mazzini riparte per l’esilio, dapprima in Francia e poi in Svizzera ove vive in clandestinità, spostandosi in continuazione
    • 1851 Ritorna a Londra ove si fermerà fino al 1868 salvo alcuni brevi intervalli. Fonda la società “Amici d’Italia” che raccoglierà i simpatizzanti della causa nazionale
    • 1857 Ritorna a Genova per preparare con Carlo Pisacane l’insurrezione della città. Mazzini viene condannato a morte in contumacia una seconda volta
    • 1859 Si reca clandestinamente a Firenze l’8 agosto, dopo la caduta del governo granducale
    • 1860 Esce a Lugano l’opera “Doveri dell’uomo”. Si reca a Napoli liberata da Garibaldi nella speranza che la rivoluzione prosegua per Roma e Venezia. Con Garibaldi compila tuttavia lo statuto della Associazione Unitaria Nazionale
    • 1865 Elabora il programma dell’Alleanza Repubblicana universale
    • 1866 E’ eletto alla Camera dei Deputati nel Collegio di Messina ma con 181 voti contro 107 la Camera annulla il voto popolare. Il Collegio di Messina lo rielegge ma il 7 febbraio 1867 Mazzini rinuncia all’elezione per coerenza repubblicana
    • 1870 A Palermo, ove si recava per sollecitare il movimento insurrezionale, viene arrestato e portato nel carcere militare del forte di Gaeta. Amnistiato a seguito della presa di Roma, vi si può finalmente recare dopo la luminosa vicenda della Repubblica Romana del 1849. Dopo brevi soste in altre città italiane riprende la via dell’esilio
    • 1871 Promuove il Patto di Fratellanza tra le società operaie italiane, la prima organizzazione unitaria dei sindacati dei lavoratori in Italia
    • 1872 Giunge in incognito a Pisa il 6 febbraio ospite della famiglia Nathan-Rosselli, dove muore il 10 marzo. Esule in Patria, sotto falso nome, ma accompagnato dal rispetto e dall’affetto dei lavoratori che, sia a Pisa che a Genova, partecipano, oltre centomila, ai suoi funerali.

    tratto da http://cronologia.leonardo.it/storia...ie/mazzini.htm

  10. #60
    Hanno assassinato Calipari
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    Predefinito Monografia su Mazzini

    Salve,

    se a qualcuno interessa, questo mese il calendario del popolo (www.teti.it) ha un'intera monografia su Mazzini. Penso si trovino delle copie in qualche biblioteca ben fornita o scrivendo all'editore.

    Ecco qui le info sul numero:

    http://asp.gedinfo.com/teti/portfoli...1&categoria=35



    Franco Della Peruta e Tiziano Tussi
    GIUSEPPE MAZZINI Una vita per l'unità d'Italia
    Nr. 706
    numero monografico


    Le prestigiose penne di Franco Della Peruta e Tiziano Tussi tracciano per questo numero monografico del Calendario del Popolo, con perizia e dovizia di particolari, il ritratto di Giuseppe Mazzini, che tutto dedicò all’unità d’Italia.
    La girandola di avvenimenti, la passione e l’esilio, le cocenti delusioni, gli errori e la testardaggine dell’uomo che idealizzò e volle la nostra nazione sono qui narrate ed analizzate con un giusto senso della critica rivolta ai pregi e ai difetti di colui che visse e morì per l’amata Patria. Una, sola, indivisibile Italia.

    Giuseppe Mazzini, una vita per l’unità d’Italia sarà presto anche una Mostra storico-documentaria che andrà a collocarsi nel guarnito carnet di iniziative della casa editrice, affiancando quelle sino ad oggi realizzate (visita la sezione dedicata alle mostre).

 

 
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