«Concorsi e case per residenti, niente ipermercati». «Io, Silvio e Fini siamo il nuovo pool di Mani Pulite»
Dal corriere della sera.
MILANO - Alla cena di lunedì sera con Silvio Berlusconi Umberto Bossi, accompagnato da Giancarlo Giorgetti segretario della Lega Lombarda, è arrivato con tre richieste (approvazione della legge sull'immigrazione prima delle elezioni, accelerazione dei tempi parlamentari per la devoluzione, modifica dell'articolo 11 della Costituzione con l'introduzione del referendum sugli accordi internazionali) e con un foglietto di carta: un «decalogo» dal titolo «Base programmatica per le amministrative 2002». Una paginetta in cui sono state riassunte le «condizioni politiche» - così è testualmente specificato - che la Lega pone alla Casa delle Libertà per unire le forze nei Comuni e nelle Province dove si voterà il 26 maggio prossimo. Approvato dal consiglio federale, il documento elenca dieci punti (in testa la questione urbanistica e l'impegno vincolante ad abbattere le cosiddette «varianti semplificate» e le «varianti di destinazione d'uso» dei piani regolatori comunali) che il Carroccio chiederà di condividere al centrodestra con un paio di importanti appendici: sulle liste che gli alleati hanno intenzione di presentare, città per città, la Lega vuole riservarsi il diritto a una sorta di pagella dei candidati, la «possibilità di valutarli», di promuoverli o di bocciarli in anticipo, inoltre il simbolo del movimento dovrà essere «visibile» negli accorpamenti stampati nelle schede.
«L'incontro è andato molto bene», ha confidato Umberto Bossi dopo la cena ad Arcore, presenti il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il coordinatore di Forza Italia Roberto Antonione, e ha buttato lì una battuta: «Io, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini siamo il nuovo pool di Mani Pulite». Non a caso. La base leghista ha ormai ben digerito l'accordo nazionale con il Cavaliere, lo testimonia l'accoglienza trionfale al congresso di qualche settimana fa, ma a livello locale restano sacche di resistenza nei confronti di esponenti di Forza Italia che vengono identificati, a torto o a ragione, con la tradizione dei vecchi partiti. Bossi ha colto al volo questi umori e ha rilanciato con Berlusconi: «Occorre che la Casa delle Libertà diventi garante di una politica urbanistica e ambientale trasparente». Dunque ha chiesto e ottenuto dal presidente del Consiglio un impegno «di tutela del territorio» e provvedimenti per contrastare «le degenerazioni affaristiche e le truffe che si nascondono sia dietro alle varianti semplificate dei piani regolatori, quelle che non hanno bisogno di approvazione in Regione, sia dietro alle varianti di destinazione d'uso per cui una licenza a costruire una fattoria si trasforma in licenza a costruire alberghi o centri commerciali». La battuta di lunedì sera («siamo il nuovo pool di Mani Pulite») per Bossi non è uno slogan di circostanza, ma un modo di rispondere alle pressioni del suo elettorato.
La strategia del senatur in questo momento si articola su due piani. A livello nazionale, il ministro delle Riforme spinge con il premier per una veloce realizzazione degli impegni sia in tema di immigrazione sia in tema di devoluzione. In particolare sulla immigrazione Bossi ha insistito nell'incontro di Arcore: «La Camera lasci intatto il testo già licenziato dal Senato, eventuali correzioni le porteremo con un decreto del governo a posteriori». Il suo obiettivo, condiviso da Berlusconi, è quello di rivendicare in campagna elettorale «un risultato concreto» su un tema particolarmente sentito e non solo nell'area del centrodestra. Sulla devoluzione Bossi ha invece chiesto un segnale preciso da parte degli alleati, un segnale che lo rassicuri e rassicuri l'area leghista dopo gli ondeggiamenti dei mesi scorsi: «Procediamo in fretta e una volta ottenuto il via dal Senato cominceremo a discutere di presidenzialismo e di Camera delle Regioni».
A livello nazionale, il segretario del Carroccio non intende alterare gli equilibri e si pone come un alleato «forte e sicuro» di Berlusconi. A livello locale, Bossi ha deciso invece di lasciare margini di autonomia al movimento. «Se sarà possibile chiudere le intese per candidati sindaci della Casa delle Libertà bene, altrimenti non drammatizziamo. Io e Berlusconi non possiamo ammazzarci se da qualche parte ognuno andrà in prima battuta da solo». L'incontro di lunedì sera è servito anche a questo: a non costringere Bossi a imporre alla sua base scelte che a livello locale non sono condivise. Se in Lombardia il centrodestra sarà unito in tutte le Province e in tutti i Comuni, a eccezione per ora di Crema, i problemi vengono da Parma, da Genova e soprattutto dal Veneto. La Lega guida sia la Provincia di Vicenza sia quella di Treviso. Forza Italia ne chiede una. La Liga Veneta non molla. Bossi e Berlusconi per una volta se ne disinteressano. «Decidano sul posto». Si sono detti lunedì sera ad Arcore.