dal Giornale di oggi...
buona lettura!...
[color= darkblue]Il nodo istriano
di Roby Ronza
Alla sessione del Sobor, il Parlamento della Croazia, apertasi qualche giorno fa e i cui lavori dovrebbero concludersi venerdì, è all’ordine del giorno il nuovo testo del progetto di legge sulla ‘denazionalizzazione’ dei beni espropriati prima dal regime degli Ustascia [1941-45] e poi dal regime comunista titino [1945-1991]. La questione è di specifico interesse per il nostro Paese poichè riguarda tra l’altro i beni degli Istriani e dei Dalmati di cultura italiana che, costretti a rifugiarsi in Italia alla fine della seconda guerra mondiale, venero espropriati delle case, delle terre e delle imprese che avevano dovuto abbandonare. La prima stesura della legge conteneva dei grimaldelli giuridici fatti apposta per escludere dalla restituzione tutti gli esuli. ossia quegli autoctoni non-croati che i furori ideologici degli anni ‘40 avevano costretto a scegliere tra la terra e l’identità: da una parte gli esuli Ebrei e Serbi espropriati dal regime degli Ustascia e dall’altra gli esuli Italiani espropriati dal regime di Tito. Chiamata a pronunciarsi sul caso degli Ebrei e dei Serbi, due anni fa la Corte Costituzionale Croata aveva respinto il progetto dichiarandolo discriminatorio. Sulla spinta di tale risultato gli esuli Italiani hanno cominciato a premere perchè saltasse anche il grimaldello che il progetto conteneva a loro specifico danno, ossia la norma che escludeva dal diritto alla restituzione dei beni espropriati chi al momento dei fatti non era cittadino jugoslavo. In questa prospettiva alcuni specifici emendamenti al progetto di legge sono stati presentati al Sobor da Furio Radin, deputato del ‘gruppo nazionale Italiano’, ossia degli Italiani che non lasciarono il paese all’avvento di Tito e dei loro discendenti. L’episodio e significativo della grande riconciliazione che in questi anni si è compiuta all’interno del mondo degli Istriani e Dalmati di lingua italiana. Solo con la fine del regime e lo sgretolamento della Jugoslavia ha infatti cominciato a colmarsi il baratro che separava gli esuli, rifugiatisi in Italia anche perchè anticomunisti, e coloro che non si erano mossi, soprattutto perchè comunisti convinti.
Un tratto di amicizia e cooperazione tra Italia e Croazia che l’ex-Ministro degli Esteri Ruggero stava per firmare all’inizio di quest’anno, è stato poi fermato in attesa che la questione venisse finalmente risolta. Alla corrente sessione del Sobor il voto sulla nuova legge è al diciottesimo posto nell’ordine del giorno, e mentre scriviamo il governo non ha ancora depositato il nuovo testo, modificato sulla base della sentenza della Corte Costituzionale e degli emendamenti dell’onorevole Radin. C’è quindi il rischio che il governo di Zagabria tenda ancora una volta a rinviare la faccenda. Non di meno anche in questo caso la tecnica del rinvio non serve a nulla, se non ad incancrenire una situazione particolarmente delicata; i beni in questione infatti non sono pacchetti azionari, ma perlopiù case, terre di famiglia e altre cose di grande valore emotivo. Come giustamente scriveva Giovanni Paolo II nel suo messaggio per la pace dello scorso primo gennaio: ‘...non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono...’. [/color]
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Nobis ardua
Comandante CC Carlo fecia di Cossato