UNANIMITA´
SEBASTIANO MESSINA

L´autostima di cui gode il nostro presidente del Consiglio è pari solo alla sua sincerità. Che ogni tanto lo porta a rivelarci qualcosa, di ciò che lui pensa di sé. L´ultima verità l´ha detta all´assemblea degli imprenditori, a Parma: «Non ho mai conosciuto nessuno più aperto a capire le ragioni degli altri del sottoscritto. Io ho l´abitudine, quando mi siedo al tavolo con un altro, di mettermi dall´altra parte e chiedermi: se fossi in lui, cosa penserei?». Ecco, così si comporta un vero leader. Ma allora, come si spiega che nonostante un simile, apprezzabile sforzo di immedesimazione un uomo così aperto e comprensivo abbia pessimi rapporti con tutti quelli che non la pensano come lui, e definisca «incomprensibili» le chiarissime ragioni dello sciopero di domani? L´unica risposta che ci viene in mente è che il Cavaliere cerchi in buona fede di capire i suoi interlocutori. E lo faccia con una tale capacità di immedesimazione, con un tale impegno, che al momento decisivo, quando si cala nei panni altrui, dimentica di essere Berlusconi e si convince per un momento di essere davvero l´altro. Ma anche vedendo le cose dal punto di vista del suo avversario, si ricorda di essere furbo e si domanda cosa penserebbe, cosa chiederebbe, cosa vorrebbe, se fosse nei panni di Silvio Berlusconi. Poi, quando l´ha capito, decide per tutti e due: all´unanimità.