Il presidente peronista argentino Duhalde ha lanciato nei giorni scorsi l' ennesimo allarme: "Corriamo il rischio che il sistema finanziario esploda se i giudici continuano ad autorizzare che si restituisca il denaro ai riasparmiatori in base unicamente a una sentenza".
Le avvisaglie di nuove sommosse sociali, dopo quelle di dicembre, sono già in atto. La chiusura a tempo indeterminato a partire da oggi delle banche e delle agenzie di cambio è l'ultima, rischiosissima carta rimasta da giocare al presidente, che spera così di fermare l' emorragia di liquidità che sta mettendo in ginocchio il sistema bancario argentino.
Intanto il Fondo Monetario Internazionale non concede ulteriori crediti, perchè Duhalde- in un sussulto di dignità, memore del vecchio peronismo- non vuole attuare le riforme chieste dal FMI stesso, che "approfondirebbero le nostre difficoltà attuali".
Intanto il governo è ostaggio delle multinazionali e venerdì ha dovuto rimangiarsi le nuove tasse imposte agli esportatori di cereali, perchè le industrie straniere che gestiscono il comparto hanno minacciato di lasciare il Paese.
Tra svalutazione, inflazione e un numero di nuovi poveri impressionante e in continua crescita, lo spazio per la speranza si riduce sempre più.