i successori del califfo

[benny3]

NAZARET – Arafat forse lascerà la scena politica. Lo hanno riferito fonti palestinesi di Ramallah al settimanale arabo-israeliano 'a-Sinara. La decisone del leader palestinese seguirebbe il fallimento della missione del segretario di stato americano Colin Powell. Sarebbe già stata inoltre definita una leadership palestinese incaricata di superare la prima fase di vuoto di potere.

La notizia non ha finora una conferma diretta. Ma proprio oggi, in una conferenza stampa a Ramallah, il ministro per l'informazione Yasser Abed Rabbo ha accusato il governo israeliano di “minacciare la vita del presidente palestinese”.

Ad a-Sinara risulta che se Arafat dovesse “uscire di scena” le redini della causa palestinese sarebbero affidate a sei dirigenti: Ahmed Qrei (Abu Ala, presidente del Consiglio legislativo palestinese), Mahmud Abbas (Abu Mazen, n. 2 dell’Olp), Faruk Qaddumi (capo del dipartimento politico dell'Olp), Saeb Erekat (negoziatore capo dell'Anp), Yasser Abed Rabbo e Mahmud Dahlan, comandante della sicurezza preventiva a Gaza.

[Roderigo]

Sharon non fa mistero di preferire un’uscita di scena del rivale. Una fonte anonima: «Lasciamo fare al corso della storia»

Il raìs palestinese potrebbe passare la mano a un comitato di sei dirigenti. Si spara a Betlemme


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME - Ariel Sharon vorrebbe farla finita con Yasser Arafat. Cacciarlo, mandarlo in esilio. Un’uscita di scena sconsigliata dall’esercito: il raìs, anche all’estero, continuerebbe a condizionare la scena palestinese. Un’alta fonte governativa, che per mestiere deve mantenere la segretezza, ha commentato in modo sibillino: «Non vogliamo accorciare i tempi della storia». Traduzione: vediamo cosa accade, affidiamoci al destino.
Ma Arafat, se non scrive bugie il quotidiano arabo «A Sinara», avrebbe cominciato a pensare al futuro non escludendo «una improvvisa uscita di scena». Il raìs, in caso di emergenza, potrebbe lasciare il potere nelle mani di un comitato di 6 dirigenti: il presidente del Parlamento Abu Ala, il numero due dell’Olp Abu Mazen, il capo del dipartimento politico Faruk Kaddumi, il negoziatore Saeb Erekat, il ministro dell’Informazione Yasser Abde Rabbo e uno dei capi della sicurezza, Mohammed Dahlan. Smentendo un titolo di un quotidiano israeliano, il direttore di «A Sinara» ha negato che il successore di Arafat possa essere Kaddumi. L’impressione è che la ridda di voci faccia parte di una campagna di pressione alimentata da Israele per seminare zizzania nel campo nemico.
Per ora il raìs resta saldamente in sella. Ieri ha ricevuto l’inviato speciale Usa, William Burns, e ha avuto un lungo colloquio telefonico con il presidente dell’Unione Europea Romano Prodi. (...)

Corriere della Sera 23 aprile 2002
www.corriere.it

[Roderigo]

(...) A Ramallah, il presidente palestinese Yasser Arafat resta bloccato nel proprio ufficio e ormai non esclude più di poter essere costretto da Israele ad uscire dalla scena politica. «Temiamo che Sharon lo voglia eliminare fisicamente», ha avvertito ieri il ministro Yasser Abed Rabbo. Un giornale arabo, «al-Sinara», ha rivelato ieri che per evitare che si crei un vuoto di potere Arafat avrebbe messo a punto un piano di emergenza in base al quale (in sua assenza) le sue funzioni sarebbero distribuite fra sei dirigenti palestinesi: Mahmud Abbas (n.2 dell'Olp), Ahmed Qrei (presidente del Consiglio legislativo palesinese), Faruk Qaddumi (ufficio politico Olp), Saeb Erekat (negoziatore capo), Yasser Abed Rabbo (informazioni) e Mohammad Dahlan (sicurezza interna). Da questa lista mancano due nomi eccellenti: Marwan Barghuti e Jibril Rajub. Il primo, catturato una settimana fa da un commando israeliano, ha visto ieri il suo arresto prolungato di altri 25 giorni. Accusato di essere il «cervello» delle Brigate dei martiri di al-Aqsa, Barghuti nega tutto: si definisce prigioniero politico, esige una scarcerazione immediata. «Non mi torturano, ma mi privano del sonno», ha detto all'avvocato. Rajub ha indetto ieri una conferenza stampa nella sede delle sicurezza preventiva a Betunya (Ramallah), semidistrutta alcune settimane fa in un duro bombardamento israeliano. Gli archivi non esistono più, ha detto, gli estremisti islamici sono scappati dalle celle del suo carcere, i suoi uomini sono demoralizzati e non più in grado di agire. Rajub ha dato la sensazione di sentirsi doppiamente tradito: sia dalla leadership palestinese (che lo ha rimproverato per la resa di Betunya e sembra averlo escluso dall'entourage immediato di Arafat) sia da Israele a cui aveva reso non pochi servizi ordinando ai suoi agenti di non partecipare ad attentati. In queste condizioni, ha avvertito ieri il colonnello, la cooperazione di sicurezza con Israele per la lotta al terrorismo è ormai solo un ricordo del passato. (...)

Aldo Baquis
La Stampa 23 aprile 2002
www.lastampa.it