Articolo tradotto dal quotidiano egiziano al-Ahram (le Piramidi) del 16/04/2002

Almeno le nostre manifestazioni non passano inosservate!


------------------------------------------------------------------------------------

L'Italia è divisa tra coloro che appoggiano la Palestina e coloro che parteggiano per Israele. Se, da un lato, la sinistra all' opposizione e un gran numero di italiani hanno dimostrato la loro solidarietà verso il presidente Arafat e la loro partecipazione alla sofferenza del popolo palestinese, soprattutto nei primi giorni dell’invasione militare israeliana dei Territori palestinesi, dall'altro lato, i partiti al governo hanno preso le parti di Israele, il che non stupisce considerato il totale appoggio del Governo italiano alla politica americana.

Inoltre, tali partiti hanno, in questo modo, cercato di non destare la rabbia della comunità ebraica italiana, la quale ha minacciato di "fare i conti" alle prossime elezioni politiche. Eppure la comunità ebraica non supera, stando ai dati ufficiali, le 40 mila unità di individui con cittadinanza italiana contro più di 750 mila immigrati arabi residenti nel territorio italiano, che, rimasti in silenzio davanti alle stragi compiute da Israele, hanno, così, lasciato campo libero ad un "pugno" di ebrei.

Dalle dichiarazioni dei rabbini riemerge la vecchia invenzione ebraica, da sempre utilizzata nei momenti di crisi, conosciuta come "il gioco dell'antisemitismo". La lobby ebraica ha perfezionato il gioco e, acquisendo l'identita' italiana, è uscita dal silenzio dei primi giorni e ha portato avanti una violenta campagna con cui ha saputo influenzare le posizioni di molte eminenti personalità e, forse, anche quelle di uomini comuni, utilizzando come pretesto i recenti attacchi contro alcune sinagoghe in Francia e in Belgio e i ripetuti attacchi suicidi palestinesi nelle città israeliane.

Essa ha sfruttato il suo controllo quasi totale dei mezzi d'informazione italiani, per scuotere l'opinione pubblica italiana e per persuaderla del fatto che i palestinesi non sono altro che dei terroristi e che Israele sta agendo in nome del suo legittimo diritto all’autodifesa. Molti esponenti politici hanno accolto questo richiamo e si sono dichiarati, da un lato, a favore del diritto di Israele di esistere e di vedersi assicurate la pace e la sicurezza e, dall'altro, hanno invitato a fermare il terrorismo palestinese e a creare uno stato palestinese indipendente.

Chi appoggia e chi critica Israele? Ufficialmente, il capo del Governo, Silvio Berlusconi, ha espresso la sua perplessità di fronte alla presidenza spagnola dell'UE a causa della missione compiuta in Israele dal ministro degli Esteri francese Piquet e dal responsabile della politica e della sicurezza europea Solana. Berlusconi ha affermato che, quanto più la situazione in Israele si complicherà, tanto più diventerà necessario riprendere le trattative tra le due parti, aggiungendo, inoltre, che lo scendere in campo da parte degli Usa, con la richiesta fatta a Sharon di un ritiro immediato dai Territori palestinesi e la missione diplomatica di Colin Powell nell'area, è un fatto positivo. In un secondo momento Berlusconi è passato alle dichiarazioni "schierate", affermando che i palestinesi devono porre fine agli attacchi terroristici, così come è necessario proteggere, al contempo, la sicurezza di Israele.

Quanto al presidente del Senato, Marcello Pera, egli è, evidentemente, a favore di Israele. Ha, infatti, invitato l'Italia e l'UE ad essere imparziali di fronte al problema del Medio Oriente, asserendo che entrambe: "difendono Arafat e piangono i morti palestinesi, ma dimenticano che Israele sta proteggendo la propria sicurezza e quella dei suoi cittadini. Non possono esistere" - ha poi aggiunto - "due pesi e due misure riguardo al concetto di morte, i morti palestinesi trovano, infatti, una grande eco presso i media italiani, cosa questa che non avviene per i morti israeliani." Successivamente egli ha criticato con fermezza l'allineamento ad Arafat e ai palestinesi, mettendo in guardia sul fatto che questo orientamento preannuncia il sorgere di sentimenti antisemiti.

Pera ha, poi, dichiarato: "La causa per cui Sharon è giunto a tutto ciò è Arafat, il quale oggi sta subendo il fallimento del piano presentato dall'ex presidente americano Bill Clinton a Camp David". Ha, poi, invitato il Senato italiano a rivolgere un appello all'Europa, affinché invii delle forze di interposizione per separare le parti in causa, rifiutando la proposta di alcuni senatori di inviare una delegazione parlamentare, a dire dello stesso Pera, "inutile in questo momento". Infine, ha criticato la proposta dell'ex primo ministro e attuale presidente del Pds, secondo partito italiano, Massimo D'Alema, il quale aveva chiesto di valutare attentamente la richiesta israeliana di entrare nell'UE!

Nello stesso tempo e con lo stesso fine, ovvero quello di influenzare l'opinione pubblica italiana, Pier Ferdinando Casini, il presidente della Camera, al termine della sua visita a Damasco, ha annunciato che l'Italia vuole che siano garantiti sia confini sicuri allo stato di Israele sia il diritto alla patria ai "poveri" palestinesi. Ha, poi, criticato la posizione europea, a suo dire "negativa", e il diffondersi del fenomeno dell'antisemitismo, rettificando in qualche modo, alcune sue affermazioni troppo palesemente a sostegno dei palestinesi, rilasciate durante il suo viaggio in Siria.

Schierato tra i difensori di Israele, troviamo l'ex presidente della Repubblica, attuale senatore a vita, Francesco Cossiga, che ha attaccato violentemente le dichiarazione del decano della politica italiana, Giulio Andreotti, anch’egli senatore a vita e per sette volte presidente del Consiglio.

Andreotti ha espresso la necessità di fare una distinzione tra terrorismo e lecita resistenza, affermando: "Dal punto di vista etico, non si può paragonare la ragazza palestinese [Ayat al-Alkhras, ndr.], che si e' fatta esplodere, con il terrorismo tecnico, studiato a tavolino di Usama Bin Laden", aggiungendo che: "durante la Resistenza i nazisti consideravano i combattenti italiani, tra cui l'attuale presidente della Repubblica, Ciampi, dei terroristi. "Dunque"- sempre secondo quanto dichiarato dal senatore Giulio Andreotti- "è impossibile mettere sullo stesso livello il terrorismo di Bin Laden, che pianifica la distruzione di una parte del mondo attraverso gli attacchi agli Usa, e il gesto di quella ragazza coraggiosa che si è fatta saltare con una bomba".

"Se vivessi con la mia famiglia, i miei figli e i miei nipoti in un campo profughi palestinese per mezzo secolo," ha, poi, continuato il Senatore, "non avrei bisogno di aspettare l'aiuto dell'Iran o di qualche altro stato, disperato come sarei…. Distinguiamo, dunque, tra il concetto di "resistenza" e quello di "terrorismo", altrimenti rischieremo di percorrere la strada sbagliata". Quando gli è stato chiesto se queste sue dichiarazioni avrebbero potuto suscitare reazioni negative tra la comunità ebraica italiana, Andreotti ha risposto con coraggio: "Basta con questa equazione secondo la quale chiunque si interessi ai problemi e alla tragedia dei palestinesi sia, per forza, un nemico di Israele."

Quanto all'ex ministro degli Esteri ed ex capo del Governo, Lamberto Dini, attualmente vicepresidente del Senato, egli ha affermato con franchezza: "Israele sbaglia a pensare di poter mettere fine agli attacchi suicidi con la violenza dell'esercito. Finché i carriarmati israeliani continueranno ad uccidere uomini, a spianare la terra, a distruggere le infrastrutture nei Territori palestinesi, e fino a quando continueranno a frantumare il futuro dei palestinesi, questi attacchi non cesseranno; anzi, vi è la possibilità che si possano diffondere e moltiplicare anche al di fuori dell'area in questione".

Dini ha, successivamente, sottolineato il cambiamento dell'opinione pubblica italiana e di quella israeliana verso il governo Sharon, aggiungendo che "persino gli stati, che prima esitavano a dichiarare la propria posizione, hanno iniziato a schierarsi nettamente contro la politica di Sharon". "Bisogna distinguere tra amicizia con lo Stato israeliano e azioni di governo. Sembra che Sharon voglia distruggere tutte le terre palestinesi. E’ necessario, dunque, che Sharon si renda conto che la seconda Intifada e' scoppiata, proprio in seguito alla sua passeggiata sulla "spianata delle Moschee"; egli deve, inoltre, capire che il terrorismo non sgorga tanto dall'estremismo religioso, quanto, invece, dalla disperazione e dall'assenza di futuro".

Sul possibile assassinio di Arafat da parte di Sharon, Dini afferma: "Che lo lascino in pace, perché, se anche si liberassero di lui, apparirebbero altri mille Arafat". "Israele" - ha aggiunto – "deve, se vuole l'appoggio della comunità internazionale, mettere fine all'illegalità e smettere di spargere sangue tra il popolo palestinese, ritirando le sue truppe, come stabilito dall’ultima risoluzione ONU. Allo stesso tempo deve proporre le proprie condizioni di pace, cosa che non ha ancora fatto. Ciò vale anche per gli Usa e l'UE, che non hanno chiesto ad Israele di avanzare possibili proposte per raggiungere la pace e la fine dello scontro." Infine, Dini ha invitato ad organizzare una conferenza internazionale che includa gli Usa, l'Ue e la Russia con la presenza dei paesi arabi, purchè si parta dalla risoluzione ONU e dal progetto di pace saudita, fatto proprio da tutti i paesi arabi, per poter ottenere una pace totale, giusta e duratura, stabilendo, così, confini sicuri per Israle e creando uno stato palestinese.

Al contrario, tra le file dei partiti di maggioranza del Governo, pro-Israele ed oppositori dei palestinsi, De Michelis, ex ministro degli Esteri, implicato in cause giudiziarie per corruzione, attualmente consigliere di Berlusconi, ha invitato l'Europa a non avere rapporti con Arafat e a non considerare quest’ultimo il presidente o l'unico portavoce dei palestinesi.

Il presidente della regione Lazio, Francesco Storace, membro del partito di Alleanza Nazionale, è passato alla pratica: ha, inizialmente, messo a disposizione una sala del Consiglio regionale per far svolgere la prima conferenza della comunità palestinese in Italia, successivamente, però, ha chiesto ai responsabili di cercarne una altrove.

La lobby ebraica tenta di avvicinare alla propria causa anche l'opinione pubblica italiana, dopo esserci riuscita con i partiti di destra e con numerosi membri del Governo. Ciononostante, sembra che stia incontrando difficoltà nel tentativo di convincere l' italiano medio, il quale ha mostrato un forte interesse verso la questione palestinese, simpatizzando e manifestando in difesa dei diritti del popolo palestinsese e contro la violenza israeliana. Una violenza quest’ultima paragonata dagli anziani, che hanno vissuto sulla loro pelle gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, agli sterminii subiti dagli ebrei e alle pazzie compiute dai nazisti.