da IL GIORNO, 24/04/2002
La destra è 'buona' se decide la sinistra
Proprio nel modo in cui la sinistra ha reagito al successo di Le Pen sta una delle ragioni della sua sconfitta, anzi delle sue ripetute sconfitte non solo in Francia ma anche in Italia. La sinistra infatti è antropologicamente incapace di accettare la destra, di riconoscerle pari dignità, pari diritti di rappresentare e di governare...
Proprio nel modo in cui la sinistra ha reagito al successo di Le Pen sta una delle ragioni della sua sconfitta, anzi delle sue ripetute sconfitte non solo in Francia ma anche in Italia. La sinistra infatti è antropologicamente incapace di accettare la destra, di riconoscerle pari dignità, pari diritti di rappresentare e di governare. Che senso ha scendere in piazza, erigere barricate, fare blocchi stradali, scontrarsi con la polizia, chiudere sdegnosamente un'università, gridare che è "una vergogna" come fa Bernard Henri Levy sul Corriere della Sera (23/4) per protestare contro il risultato di un'elezione? Il solo modo democratico per contestare un'elezione è il voto, cioè un'altra elezione. Non accettare l'esito di un'elezione, si tratti di Le Pen o di Haider, significa dimostrare la propria intima antidemocraticità proprio nel momento in cui si dice di manifestare in nome della democrazia. Tra l'altro - e sia detto solo di passata - Le Pen cavalca un diffuso sentimento di antiglobalizzazione esattamente come fa il legittimatissimo Bertinotti, solo che lo declina in senso nazionalista invece che internazionalista ed è quindi assai più coerente del leader di Rifondazione perché l'internazionalismo è un globalismo. L'Europa unita è un articolo di fede o è una scelta libera e consapevole che come tale può essere accettata ma anche rifiutata?
Il vizio di volersi scegliere l'avversario
E' un antico vizio della sinistra europea, in particolare di quella italiana e francese, di porre in dubbio, non si capisce bene da quale pulpito, la legittimità della destra. La destra è accettata solo in teoria. E' accettata solo la destra immaginaria ("una destra normale", "una destra decente", "una vera destra") che fa comodo alla sinistra. La destra è accettata solo nella misura in cui piace alla sinistra. E quindi, in pratica, non c'è mai destra che vada bene. Non va bene - o non andava bene - Bossi perché secessionista, "razzista", "rozzo", "volgare". Non andava bene Fini perché ex fascista. E per anni, con la truffa dell'"area costituzionale", sono stati esclusi dalla cittadinanza politica quattro milioni di italiani che votavano Msi. Adesso si vuol fare la stessa cosa con Le Pen.
Oggi che il vento è mutato e che il cittadino europeo è molto meno ideologico e più libero nelle sue scelte l'elettore non schierato avverte questa sottocutanea antidemocraticità della sinistra, questa sua violenza intellettuale, e per reazione si butta dall'altra parte. Io sono convinto che molti italiani votano Berlusconi in reazione a questa spocchia, a questa supercigliosità culturale, a questa antropologica convinzione della sinistra di essere più degna, più legittima, superiore. Ma dal voto francese, che non ha premiato solo Le Pen ma l'estrema sinistra, i cosiddetti "trotzkisti", viene anche un'altra lezione. C'è un certo fastidio in Europa per l'appiattimento sul modello democratico americano che contempla l'esistenza di due soli schieramenti, un centro destra e un centro sinistra che tendono ad avvicinarsi sempre più, diventando, soprattutto sul terreno della politica economica, quasi indistinguibili e tali da lasciare fuori, senza rappresentanza politica, in America come in Europa, proprio i più deboli, gli emarginati, i diseredati, coloro che dalla globalizzazione, di cui l'immigrazione è uno degli effetti, sono schiacciati senza pietà.
di Massimo Fini