A chiedere che la Nazionale di calcio arrivi preparata, non solo atleticamente, ai mondiali è An. O meglio: il senatore di Alleanza Nazionale Giuseppe Consolo che ha presentato un’interrogazione, su questo tema, al ministro Urbani.
Il senatore, in pratica, vorrebbe che il Governo obbligasse gli Azzurri a cantare l'Inno di Mameli. “Quando indossano la maglia della Nazionale – ha affermato Consolo - i giocatori non sono dei semplici cittadini liberi di comportarsi come meglio credono, ma rappresentano ufficialmente il Paese e gli occhi di milioni di telespettatori, di ogni parte del mondo, guardano ai giocatori stessi come ambasciatori della nostra immagine".
Giuseppe Consolo, con l’interrogazione che oggi ha presentato all'Assemblea di Palazzo Madama, ha chiesto al ministro Urbani di conoscere quali iniziative intenda prendere affinché, anche in vista degli imminenti Campionati mondiali di calcio, i giocatori italiani, sicuramente rispettosi del ruolo che ricoprono, manifestino anche "esteriormente" il proprio attaccamento alla maglia. Nonché ai colori del proprio Paese. E il modo migliore per dare tale dimostrazione, secondo Consolo, sarebbe proprio cantare l'inno nazionale, in modo da evitare che il loro silenzio possa essere frainteso dall'opinione pubblica internazionale.
"L'Italia - ha dichiarato il senatore di An- è l'unico Paese nel quale la squadra nazionale si rifiuta sistematicamente di cantare l'inno. E’ chiaro che questo non giova all'immagine che il nostro Paese ha all'estero. Ho apprezzato che nella puntata di Porta a Porta di ieri sera la squadra, per voce del capitano Maldini, abbia dichiarato che canterà l'inno in caso di finale, ma non mi pare sufficiente”.
“Il calcio – ha continuato – Consolo - è senza dubbio lo sport più popolare in Italia e il più seguito anche dalle generazioni più giovani che vedono nei calciatori dei veri e propri idoli. Credo, pertanto, che il canto dell'inno costituisca un ottimo mezzo per diffondere anche senso civico e attaccamento alla propria nazione evitando, lo ripeto, fraintendimenti con i telespettatori, specie stranieri, che potrebbero male interpretare il perdurante silenzio dei nostri atleti".
da www.ilnuovo.it