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Discussione: Le sette domande

  1. #1
    Free
    Ospite

    Predefinito Le sette domande

    Sette domande su quei poliziotti

    Se un magistrato arresta un poliziotto è un problema. Se il procuratore aggiunto di una grande città chiede e ottiene l'arresto di otto poliziotti è allarme rosso

    Se un magistrato arresta un poliziotto è un problema. Se il procuratore aggiunto di una grande città chiede e ottiene l'arresto di otto poliziotti è allarme rosso. Se fosse vero quel che sta scritto nell'ordine di custodia cautelare eseguito l'altra sera, saremmo di fronte a uno gruppo di tutori dell'ordine che sono impazziti. Ma è tutto vero? In attesa che la giustizia faccia il suo corso come usa dire restano in piedi alcune domande.

    1. I fatti risalgono al 17 marzo 2001. Perché sono stati necessari tredici mesi per arrestare gli imputati?

    2. L'arresto è stato motivato con il pericolo d'inquinamento delle prove e della ripetizione del reato. Un poliziotto che voglia inquinare le prove ha bisogno di tredici mesi per farlo? Una volta libero sarà espulso dalla polizia, visto che in teoria potrebbe ripetere il reato ogni giorno e in ogni occasione?

    3. La clamorosa rivolta dei poliziotti napoletani (e non solo) è frutto di una inammissibile protezione corporative degli inquisiti o nasconde un disagio profondo per come sono state condotte le indagini?

    4. Il procuratore capo Agostino Cordova non ha firmato la richiesta d'arresto. Sapeva che il suo aggiunto Mancuso l'avrebbe inoltrata? In caso affermativo, perché non l'ha firmata? In caso negativo perché Mancuso ha proceduto senza avvertirlo?

    5. Perché i giovani che hanno dichiarato di aver subito gravissime violenze non le hanno denunciate?

    6. Se a Napoli, come sostiene l'accusa, la polizia ha fatto peggio che a Genova, perché il ministro dell'Interno dell'epoca, Enzo Bianco, non ne è stato informato e l'inchiesta interna non ha dato alcun risultato?

    7. I poliziotti sono i soli responsabili degli incidenti avvenuti in quei giorni? La polizia non deve mai, in nessun caso, violare la legge. Ma nessuno dei manifestanti l'ha violata?

    Fin qui le domande su questioni specifiche. Restano tuttavia altri dubbi perfino più gravi su quel che accade nella procura napoletana che ai sedicimila vecchi fascicoli ha dovuto aggiungerne 680mila provenienti dalla soppressa pretura. Agostino Cordova è l'unico titolare di una grande procura italiana non gradito all'ala sinistra della magistratura. Per meglio dire, lo era quando fu nominato (altrimenti non lo sarebbe stato), ma cessò di esserlo appena mise l'occhio dove forse non doveva metterlo. I suoi colleghi a Napoli l'hanno circondato e al consiglio superiore gradirebbero molto se ne andasse. A Napoli corre voce che il candidato più gradito per sostituirlo sarebbe Giancarlo Caselli di cui l'aggiunto di Cordova, Mancuso, titolare di questa inchiesta, è stato il braccio destro. Tutto questo, naturalmente, non ha alcun rapporto con quel che accade in queste ore. Perché se la guerra a un procuratore portasse a questi risultati, allora sì che le istituzioni sarebbero davvero in pericolo.




    di Bruno Vespa


    http://ilrestodelcarlino.quotidiano....7:/2002/04/28:

  2. #2
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    Predefinito Re: Le sette domande

    Originally posted by Free
    Sette domande su quei poliziotti

    Se un magistrato arresta un poliziotto è un problema. Se il procuratore aggiunto di una grande città chiede e ottiene l'arresto di otto poliziotti è allarme rosso

    Se un magistrato arresta un poliziotto è un problema. Se il procuratore aggiunto di una grande città chiede e ottiene l'arresto di otto poliziotti è allarme rosso. Se fosse vero quel che sta scritto nell'ordine di custodia cautelare eseguito l'altra sera, saremmo di fronte a uno gruppo di tutori dell'ordine che sono impazziti. Ma è tutto vero? In attesa che la giustizia faccia il suo corso come usa dire restano in piedi alcune domande.

    1. I fatti risalgono al 17 marzo 2001. Perché sono stati necessari tredici mesi per arrestare gli imputati?

    2. L'arresto è stato motivato con il pericolo d'inquinamento delle prove e della ripetizione del reato. Un poliziotto che voglia inquinare le prove ha bisogno di tredici mesi per farlo? Una volta libero sarà espulso dalla polizia, visto che in teoria potrebbe ripetere il reato ogni giorno e in ogni occasione?

    3. La clamorosa rivolta dei poliziotti napoletani (e non solo) è frutto di una inammissibile protezione corporative degli inquisiti o nasconde un disagio profondo per come sono state condotte le indagini?

    4. Il procuratore capo Agostino Cordova non ha firmato la richiesta d'arresto. Sapeva che il suo aggiunto Mancuso l'avrebbe inoltrata? In caso affermativo, perché non l'ha firmata? In caso negativo perché Mancuso ha proceduto senza avvertirlo?

    5. Perché i giovani che hanno dichiarato di aver subito gravissime violenze non le hanno denunciate?

    6. Se a Napoli, come sostiene l'accusa, la polizia ha fatto peggio che a Genova, perché il ministro dell'Interno dell'epoca, Enzo Bianco, non ne è stato informato e l'inchiesta interna non ha dato alcun risultato?

    7. I poliziotti sono i soli responsabili degli incidenti avvenuti in quei giorni? La polizia non deve mai, in nessun caso, violare la legge. Ma nessuno dei manifestanti l'ha violata?

    Fin qui le domande su questioni specifiche. Restano tuttavia altri dubbi perfino più gravi su quel che accade nella procura napoletana che ai sedicimila vecchi fascicoli ha dovuto aggiungerne 680mila provenienti dalla soppressa pretura. Agostino Cordova è l'unico titolare di una grande procura italiana non gradito all'ala sinistra della magistratura. Per meglio dire, lo era quando fu nominato (altrimenti non lo sarebbe stato), ma cessò di esserlo appena mise l'occhio dove forse non doveva metterlo. I suoi colleghi a Napoli l'hanno circondato e al consiglio superiore gradirebbero molto se ne andasse. A Napoli corre voce che il candidato più gradito per sostituirlo sarebbe Giancarlo Caselli di cui l'aggiunto di Cordova, Mancuso, titolare di questa inchiesta, è stato il braccio destro. Tutto questo, naturalmente, non ha alcun rapporto con quel che accade in queste ore. Perché se la guerra a un procuratore portasse a questi risultati, allora sì che le istituzioni sarebbero davvero in pericolo.




    di Bruno Vespa


    http://ilrestodelcarlino.quotidiano....7:/2002/04/28:
    ================
    giunto a metà avevo già ricocnosciuto lo stile:
    Chi sa dirmi perchè???
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    voi nazifascisti di oggi e i vostri servi siete solo gli ayatollah E I TALEBANI dell'occidente..

  3. #3
    Free
    Ospite

    Predefinito Le guerre in procura avvelenano l'inchiesta

    Napoli è una brutta pagina, come lo è stata quella di Genova. Le forze dell'ordine hanno fatto il loro dovere in piazza: tanto quando gli ordini politici li dava il governo dell'Ulivo

    Napoli è una brutta pagina, come lo è stata quella di Genova. Le forze dell'ordine hanno fatto il loro dovere in piazza: tanto quando gli ordini politici li dava il governo dell'Ulivo (Napoli, marzo 2001), tanto quando li dava il governo del Polo (Genova, quattro mesi dopo). Gli uomini erano gli stessi, i metodi e i piani pure. Di sicuro non tutti hanno operato con la stessa legittimità nelle caserme e nelle scuole, retrovie dell'ordine pubblico. Per questo controllo di legittimità, in uno stato democratico, c'è la magistratura, un potere autonomo e indipendente. Da governi e da parti politiche.


    Il dopo Napoli è scivolato via come un bicchier d'acqua, almeno fino a venerdì scorso, e non c'è traccia di dibattito parlamentare allora sollecitato o animato dall'opposizione. Il dopo Genova - e la morte di Carlo Giuliani segna la tragica, abissale differenza - si è trascinato per mesi, con polemiche aspre in Parlamento e fuori. E quegli stessi poliziotti che a Napoli godevano della stima democratica del governo, solo quattro mesi più tardi erano diventati "cileni", fascisti al soldo di un governo autoritario. Quando la propaganda politica fa aggio sul senso delle istituzioni - che dopo Genova fece difetto a Massimo D'Alema, fresco ex presidente del Consiglio - c'è da temere il peggio. Oggi la maggior responsabilità istituzionale compete al governo di centrodestra. In questo senso il conflitto tra organi dello Stato, come la magistratura e la polizia, va composto e non esasperato. Il governo Berlusconi si è posto l'ambizioso obiettivo di migliorare gli apparati pubblici, ma sulle macerie si costruisce poco e male. Due osservazioni conclusive. La prima. I provvedimenti di custodia cautelare che giungono più di un anno dopo i fatti contestati non sono, di per sé, un'anomalia. Anzi: un di più di prudenza proprio per la qualità dell'inchiesta e degli inquisiti. Ma è sconvolgente che, a distanza di tredici mesi, si affermi che otto poliziotti (e perché non tutti i 105 individuati?) devono essere rinchiusi per paura che possano minacciare i testimoni, come malavitosi di professione? Se è un pericolo reale perché i procuratori, dai quali quegli agenti di polizia giudiziaria dipendono funzionalmente, non hanno avvertito i superiori gerarchici, proposto sospensioni cautelative dal servizio?


    La seconda. L'inchiesta sui poliziotti della caserma "Rainiero" ha fatto emergere le "guerre" in atto nella Procura napoletana, tra magistrati fedeli al procuratore Cordova e magistrati schierati col sostituto Mancuso. Il Csm ha messo sotto inchiesta la procura, ma la procura ha inquisito il vicepresidente Verde. Chi ci toglie, allora, il sospetto che dietro l'inchiesta ci sia una voglia di regolare conti in quella procura, se è vero che Cordova era contrario agli arresti, mentre Mancuso, esponente di Magistratura democratica, è andato avanti e anticipato anche i tempi dell'esecuzione? Solo una riflessione per chi crede ai principi dell'autonomia e indipendenza della magistratura


    di Pierluigi Visci

    http://ilrestodelcarlino.quotidiano....1:/2002/04/29:

 

 

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