Nonostante la sorpresa del 21 aprile avesse potuto ingenerare in molti di noi legittime speranze che Jean Marie Le Pen e il Front National potessero essere arrivati al punto da prendere le redini di uno stato mondialista come la Francia – patria del giacobinismo, dell’apolidismo e di ogni schifezza sovversiva – un tale “miracolo” non è avvenuto.
Ma non è questo che un soldato politico consapevole deve aspettarsi nell’analizzare il fenomeno Le Pen. Non dovevamo farci prendere da facili entusiasmi per quest’ultima fiammata, nè per eventuali futuri avanzamenti del FN o di altri partiti di estrema destra europei.
Ciò che Le Pen rappresenta è il fattore che strappa dal palco la scena ormai ammuffita e scolorita della dicotomia “destra-sinistra”.
Ciò potrebbe sembrare strano, visto che il Front National, dato il nome stesso e le origini, costruisce il proprio edificio partendo dalle classiche posizioni della “destra”. Questo è perché dopo il ’45 tutte le forze anti-mondialiste hanno dovuto ripescare il “nazionalismo”, posizione che era già stata inglobata e superata dal Fascismo e dalla sua “Terza Via”.
Ebbene, è proprio questa “destra”, ovvero l’unico modo che hanno le forze antimondialiste per competere apertamente, che ha compattato i partiti più diversi dell’intero schieramento parlamentare, o meglio i partiti che dovrebbero essere i più diversi, dalle destre ultra liberalcapitaliste ai comunisti più puri. Ciò dimostra, settant’anni dopo la prova del nove dimostrata dai fascismi, la natura di teatrino interno di corte mondialista dell’opposizione “destra-sinistra”, niente affatto rappresentativo delle differenze politiche, ma semplice espansione orizzontale di un’unica idea (il Mondialismo massonico) in diverse varianti.
Non dobbiamo preoccuparci nel vedere l’anti-Europa che riporta l’ennesima vittoria: la vista in televisione della piazza di Parigi occupata dai negri che saltano per la vittoria di Chirac, mostrerà ai francesi ancora impediti dal lavaggio di cervello mondialista, cosa devono votare alle prossime elezioni. Ammesso che ci debba fregare qualcosa del “rito” democratico del pezzo di carta legittimante il potere dal basso.
Intanto la mediatizzazione di Le Pen cui ha costretto il ballottaggio, ha contribuito a rinforzare la presa di coscienza dell’opposizione di tanti europei al Sistema, a far prendere coraggio a coloro che si oppongono alla “società multiculturale”, a fare identificare sempre più la democrazia borghese con il melting pot e i suoi orrori, a mostrare il teatrino dei partiti mondialisti che fa tutt’uno quando sulla scena ricompaiono potenzialità nostre.
Sono tutti pezzi del Sistema che si staccano, avvicinandone il crollo.