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  1. #21
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    non vorrei si liquidasse il tutto in quattro battute. La questione è complessa (per questo ci vorrebbe davvero il forum storico).

    Negli anni 1914-1945 (la famosa "seconda guerra dei trent'anni" o "guerra civile europea") ci fu sul globo una gigantesca partita a scacchi tra imperi rivali, vecchi, nuovi o nascenti, in cui l'Italia volle giocare un ruolo probabilmente al di sopra delle sue possibilità.
    Si potrebbe dire che Mussolini fece un gioco di alto rischio, e perdette. È proprio questa la sua responsabilità più grande.
    Ma è proprio qui che si intreccia il personaggio storico singolare con la traiettoria generale di un paese, di un popolo, che aveva percorso un cammino particolare, che portava -con un certo ritardo e forti velleità- a far susseguire unità e potenza economica con la formazione di un impero coloniale similare a quelli già posseduti dalle più vecchie potenze europee.

  2. #22
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    El Alamein e Mediterraneo



    10 marzo 2002

    Dobbiamo constatare che il clima creato dal sessantesimo anniversario della battaglia di El Alamein sta provocando dei frutti inaspettati.
    Dopo anni di oblio, infatti, anche gli esponenti della cosi detta intellighenzia pare che vogliano occuparsi delle gesta dei soldati italiani in terra d'Africa.

    Così Enzo Monteleone, noto per aver firmato la sceneggiatura del film antibellicista Mediterraneo, annuncia che entro qualche settimana inizierà la lavorazione di un film sulla storica e impari battaglia nel deserto.
    La diffidenza sembra però d'obbligo. Un po' per i precedenti, Mediterraneo non ci è sembrato certo esaltante dal punto di vista storico, si è trattato più che altro di un racconto in cui erano inserite le vicende un po' grottesche e paradossali di un gruppo di soldati che si trovavano ai margini della guerra, un po' per le dichiarazioni rese dallo stesso Monteleone in un'intervista al Corriere della Sera.
    Monteleone infatti non si è fatto sfuggire l'occasione per riproporci il solito trito cliché della guerra vista dal basso, con una storia che sarà tutta incentrata sulla vita dei soldati in un caposaldo nel deserto.
    Nonostante il regista dichiari di aver lavorato a lungo sul progetto, intervistando reduci, raccogliendo informazioni e notizie e visionando i cinegiornali d'epoca e altro materiale filmato originale, non sembra che abbia abbandonato un certo pregiudizio.

    La sua lunga intervista al Corriere, parlando dei soldati italiani in Africa nell'autunno del 1942, dice così:


    "Insomma, sì, furono anche eroi. Tuttavia preferisco raccontarli in una prospettiva antiretorica, e in questo senso il mio film sarà oltre che sulla guerra, contro la guerra."

    Non pensiamo occorra dire altro.
    Chi sperava che fosse finalmente giunta l'ora per l'Italia di rendere i dovuti onori a dei soldati che morirono nel deserto per riaffermare il proprio amore per la Patria resterà ancora una volta deluso.
    Chissà, magari Monteleone per la sua fatica artistica otterrà anche qualche sovvenzione dallo Stato.
    Sarebbe proprio una beffa per i Ragazzi che si immolarono tra quelle sabbie infuocate ma, del resto, non sarebbe neppure la prima.

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  3. #23
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    Originally posted by Felix
    non vorrei si liquidasse il tutto in quattro battute. La questione è complessa (per questo ci vorrebbe davvero il forum storico).

    Negli anni 1914-1945 (la famosa "seconda guerra dei trent'anni" o "guerra civile europea") ci fu sul globo una gigantesca partita a scacchi tra imperi rivali, vecchi, nuovi o nascenti, in cui l'Italia volle giocare un ruolo probabilmente al di sopra delle sue possibilità.
    Si potrebbe dire che Mussolini fece un gioco di alto rischio, e perdette. È proprio questa la sua responsabilità più grande.
    Ma è proprio qui che si intreccia il personaggio storico singolare con la traiettoria generale di un paese, di un popolo, che aveva percorso un cammino particolare, che portava -con un certo ritardo e forti velleità- a far susseguire unità e potenza economica con la formazione di un impero coloniale similare a quelli già posseduti dalle più vecchie potenze europee.
    Concordo sul forum storico.
    L'Italia giocò un ruolo evidentemente al di sopra delle proprie possibilità, e perse alla grande. Non c'erano i presupposti oggettivi per un impero italiano: non avevamo la forza militare, non avevamo i territori da conquistare. L'avventura coloniale italiana rimane una delle pagine più nere della nostra storia.

  4. #24
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    A precisazione del mio post e del mio pensiero: io non apprezzo nessuno degli obiettivi politici del Fascismo, nemmeno quello di fare un' Impero.
    Anzi, ritengo il Colonialismo (vuoi perpetrato dai fascismi, vuoi dalle democrazie) un crimine contro la democrazia e l' autodeterminazione dei popoli.
    Mi limito ad apprezzare abnegazione e spirito di sacrificio con i quali i parà della Folgore combatterono una battaglia difficile e impari.
    Oggigiorno molta gente non spenderebbe un minuto del suo tempo senza un tornaconto personale in denaro; i parà di 60 anni fa ci danno l' esempio opposto: sacrificare la vita per il proprio paese (o almeno così credevano).

  5. #25
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    il colonialismo... bel tema per discuterne.

    Vorrei solo ricordare ai forumisti anti-colonialisti di non fare degli anacronismi (OGGI il colonialismo è considerato un'ignominia, ma non lo era affatto sino al 1950-60). Ed anche raccomanderei di non caricare troppo la colpa sul povero colonialismo italiano, che arrivò tardi, si prese ben poco (sabbia, steppe e montagne aride in Libia e corno d'Africa) e uscì dalla scena rapidamente ed in modo non troppo doloroso (relativamente parlando: consideriamo il milione di vittime causate dai francesi che non volevano mollare l'Algeria).

  6. #26
    Orazio Coclite
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    Predefinito Crimini italiani

    Scusami Felix, ma parlando di colonialismo, purtroppo non credo che si possa liquidare così facilmente il ruolo di oppressore, che anche l'Italia ha rivestito in passato. E se i francesi si macchiarono di crimini terribili, noi italiani non siamo certo stati da meno. Non possiamo ricorrere a facili assoluzioni basandoci ancora anacronisticamente sul mito del colonialismo straccione italiano, e sulla intrinseca bonarietà dell'italiano. A partire dallo sbarco a Massaua nel 1885, e per tutta la durata della breve avventura del colonialismo italiano, molti sono stati i crimini commessi all'ombra del tricolore. A partire da quello stesso arrogante concetto di 'colonizzazione', che dietro all'ipocrita facciata della missione civilizzatrice dell'Occidente, non nascondeva altro che gli appetiti predatori del nascente capitalismo mondiale.

    Le stragi, gli omicidi e le esecuzioni sommarie furono innumerevoli durante gli anni dell'Africa italiana. Dai campi di concentramento costruiti in Cirenaica nel 1931 per volere di Graziani e col pieno assenso di Badoglio e Mussolini, dove dei circa 100.000 deportati, fecero ritorno a casa poco più della metà, ai campi di lavoro per la costruzione del reticolato confinario con l'Egitto che impiegherà ben 2.500 operai indigeni tenuti in campi di concentramento vigilati da 1.200 uomini di truppa. E poi, i bombardamenti di iprite sui civili in Libia, la distruzione dei raccolti, la deportazione forzata, lo sfruttamento sessuale delle donne indigene, la confisca o sterminio del bestiame, le rappresaglie, le umiliazioni, le esecuzioni sommarie.

    Le terribili repressioni al seguito della rivolta di Sciara Sciat e di Henni, e quelle che seguirono l'attentato al viceré d'Etiopia Rodolfo Graziani nel febbraio del 1937. Dove le rappresaglie ad opera dei fascisti, capeggiati dal federale Guido Cortese, durano tre giorni: "Per ogni abissino in vista non ci fu scampo in [...] Addis Abeba, città di africani dove per un pezzo non si vide più un africano" (dal diario dell'attore Dante Galeazzi, Il violino di Addis Abeba, 1959). Secondo le stime più prudenti, sono circa 3.000 le vittime delle rappresaglie nei tre giorni che seguono l'attentato. Subito dopo inizieranno le repressioni "regolari", che faranno seguito a sommari processi.

    La distruzione dell'intero convento di Debra Libanos e del massacro degli oltre quattrocento monaci e diaconi che lo abitavano. L'esecuzione dell[I]abuna Petros fucilato sulla piazza del mercato di Addis Abeba nel 1936, quella del ras Destà Damteu, fucilato nel 1937, o la decapitazione nel 1937 del dejach Hailù Chebbedè, capo partigiano della resistenza etiopica. O il martirio di Omar El Mukhtar, settantatreenne leader della resistenza cirenaica. Sottoposto a un processo-farsa che finì per veder condannato alla cella di rigore perfino il difensore d'ufficio, il capitano Roberto Lontano, colpevole di aver interpretato troppo scrupolosamente il suo ruolo. Giustiziato nel 1931, nel campo di concentramento di Soluch, impiccato davanti a circa 20.000 dei suoi compatrioti obbligati ad assistere al martirio. [E delle cui eroiche gesta potete leggere nel libretto di Muhammad Asad "Jihâd", stampato dalle Edizioni all'Insegna del Veltro di Parma.]

    Il colonialismo è una prevaricazione all'autodeterminazione dei popoli, un crimine contro la diversità culturale e la libertà dei popoli, e per questo va avversato senza remore.

    Vale.

  7. #27
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    Orazio, conosco bene le malefatte del nostro colonialismo. Volevo solo segnalare lo spirito di auto-flagellazione che imperversa in Italia, come se quello italiano fosse stato il colonialismo peggiore. Ricordare che cosa hanno fatto gli ALTRI non attenua certo le nostre responsabilità, ma aiuta a situarle in un contesto e a dar loro la giusta misura.
    La mia opinione è che i colonialismi + sanguinosi furono il belga e il francese (anche quello tedesco, ma durò solamente trent'anni). Mussolini voleva essere all'altezza delle altre potenze coloniali anche in fatto di durezza e spietatetzza. Non vi riuscí, ma cosparse comunque di cadaveri indigeni una storia coloniale sino ad allora relativamente poco cruenta.

    saluti

  8. #28
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    finalmente un po di buon senso!!!!
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    voi nazifascisti di oggi e i vostri servi siete solo gli ayatollah E I TALEBANI dell'occidente..

  9. #29
    Re del Fondoscala
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    Originally posted by Alberich



    E' proprio l'idea di Impero che contesto.
    Per l'Italia -e non solo- sono morti anche sul Piave, tanto per dirne una.
    Bhè certo...ma anke in Albania...

 

 
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