Situazione attuale (articolo 18):
1) Un'azienda con 15 o meno dipendenti può licenziare il suo personale anche senza giusta causa, pagando con una maggiorazione dell'indennità di fine rapporto di lavoro (da una e mezzo a sei mensilità di lavoro).
2) Un'azienda con 16 o più dipendenti può invece licenziare soltanto per giusta causa.
3) Un'azienda che passi dai 15 dipendenti ai 16 o più si ritrova improvvisamente tutti e 16 i dipendenti corazzati dall'articolo 18, non solo il sedicesimo.
Considerazioni sulla situazione attuale:
1) Per limitare i rischi le aziende si sforzano di rimanere ufficialmente sotto i 15 dipendenti e questo:
a) blocca la crescita delle aziende e quindi della nostra economia (e quindi del nostro benessere).
b) favorisce la crescita del sommerso: un'azienda che avesse bisogno di un sedicesimo dipendente, piuttosto che prenderlo con regolare contratto e rischiare, lo prenderà in nero. Nel sud vi sono moltissimi lavoratori in nero anche per questo motivo.
2) L'articolo 18 blocca la crescita dell'occupazione. Ad esempio se un'azienda con 15 dipendenti volesse assumere nuovo personale perché è in un periodo positivo e può permetterselo molto probabilmente non lo farà perché in caso di recessione non potrà più licenziare neanche una sola persona per riacquistare l'equilibrio di bilancio interno: molte aziende che avrebbero la possibilità di crescere non lo fanno proprio per non rischiare. Inoltre oltre i sedici dipendenti si rischia di doversi tenere all'interno personale negativo per l'azienda. Questo perché dimostrare la giusta causa è molto difficile (si passa per processi, lotte con i sindacati... in pratica un lavoratore scansafatiche, incapace o piantagrane può starsene tranquillo: molto difficilmente rischia il posto). Questo è un rischio che molte aziende non vogliono correre, ne va della loro sopravvivenza. Piuttosto assumono in nero, a tempo determinato o non assumono.
3) L'articolo 18 crea privilegi. Se un'azienda con più di 15 dipendenti che ha un impiegato fannullone, poco serio e magari anche incapace volesse assumere te al suo posto, che magari sei un lavoratore serio e bravissimo, non può farlo: il fannullone incapace avrà sempre il suo posto, avrà sempre garantiti i suoi privilegi e tu ti dovrai cercarti un altro posto di lavoro...
4) Negli altri paesi europei non esiste l'articolo 18, esclusa l'Austria. Esistono però altri ammortizzatori sociali. L'Europa ci chiede di andare in questa direzione. Il governo intende andare in questa direzione. Biagi intendeva andare in questa direzione. Il mondo va in questa direzione...
In cosa consiste la riforma dell'articolo 18 proposta dal governo:
1) Le aziende con 15 o meno dipendenti (solo queste!) potranno, nel periodo di prova di due o quattro anni, assumere nuovo personale senza che scatti l'articolo 18, cioè estendendo la libertà di licenziamento con equo risarcimento ai nuovi assunti anche in assenza di giusta causa.
2) Per questi ultimi, in caso di licenziamento senza giusta causa, il lavoratore non avrà più diritto al reintegro ma ad un equo risarcimento di 12 o 24 mensilità.
3) Solo per il sud: varie agevolazioni tra cui alcune per la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato per le aziende che hanno 15 o meno dipendenti.
Considerazioni sulla riforma dell'articolo 18 proposta dal governo:
1) La riforma non riguarda nessun lavoratore attualmente occupato. Nessun lavoratore oggi occupato rischierà il posto per questa modifica.
2) Il fine principale è l'emersione del sommerso. Si vuole cioè fare rientrare dal nero centinaia di migliaia di lavoratori. Importante: nel sud l'articolo 18 praticamente già non vale per milioni di lavoratori, in quanto si lavora in larga parte in nero. Il fine è anche ovviamente invogliare le imprese ad assumere, per rilanciare l'economia e l'occupazione.
3) Non esiste nessun articolo 18 né nulla di analogo in nessun paese Europeo, esclusa l'Austria (e, in parte, il Portogallo). In tutti i paesi occidentali avanzati, compresi quelli governati dalle sinistre, non esiste alcun articolo 18, né vi è l'intenzione di introdurlo.
4) L'Europa ci chiede di riformare il mercato del lavoro, nella direzione in cui il governo si sta muovendo. L'Europa ci chiede insistentemente di riformare l'articolo 18.
5) La riforma dell'articolo 18 è una cosa marginale all'interno di tutto il pacchetto di riforma del mercato del lavoro. Tutto il baccano che ne è nato è strumentale.
6) La riforma vale soltanto per un periodo di prova di due o quattro anni, dopo i quali, analizzando i risultati, si deciderà se proseguire: tutti gli analisti prevedono un incremento notevole del numero dei posti di lavoro.
7) La riforma dell'articolo 18 è stata studiata dal Professor Biagi, consulente del governo, uomo di sinistra, ucciso recentemente dalle Brigate Rosse (Partito Comunista Combattente). Biagi proponeva in origine una riforma più incisiva e immediata di quella che il governo propone.
Due parole sui sindacati:
1) [CGIL soprattutto] Fanno battaglia politica. Perché con queste modifiche si prevede la creazione di oltre un milione di posti di lavoro, il che rappresenterebbe il successo del governo Berlusconi. Opporsi a questa legge significa soprattutto volersi opporre al successo del governo Berlusconi a discapito dei disoccupati e dell'economia del paese.
2) Difendono i loro iscritti, cioè lavoratori attualmente occupati e già tutelati. Difendono i privilegi di chi già lavora: non difendono gli interessi dei disoccupati, dei precari, né del paese.
Le parole di Biagi (non per strumentalizzare, ma per evitare le strumentalizzazioni):
"Opporsi a tutto ciò [Le riforme del mercato del lavoro e del sistema pensionistico] è antistorico e non serve ad altro se non a peggiorare la situazione. Vivere all'interno dell'Unione europea significa sottoporre il confronto tra istituzioni e parti sociali a una rigorosa verifica di compatibilità con le indicazioni comunitarie. Poiché in Italia abbiamo il peggior mercato del lavoro d'Europa non vi sono davvero alternative. Ignorare le richieste di modernizzazione provenienti da Barcellona sarebbe in fondo una scelta egoistica, propria di chi pensa a se stesso e non immagina un futuro migliore per i propri figli. La solidarietà è effettiva se davvero si cerca di costruire una società diversa e più giusta".
"Sono molto contento di fare parte del ristretto e privilegiato numero di persone che vivranno in prima linea questa stimolante stagione di riforme, cambiamenti e modernizzazione delle regole del mercato del lavoro"
"[La riforma dell'articolo 18] Non è una questione decisiva, per nessuna delle parti in causa. E' solo un elemento di utile modernizzazione; perché questa tutela drastica, così come l'abbiamo in Italia, cioè il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa, che escluda l'alternativa dell'equo risarcimento, non esiste in nessun'altra parte d'Europa".
"I sindacati devono decidere cosa faranno da grandi, loro che oggi sono pieni di pensionati, di lavoratori già tutelati e fanno fatica a intercettare e rappresentare i nuovi lavoratori. E poi Cgil, Cisl e Uil devono comprendere che le vere piaghe da combattere sono il sommerso e il lavoro irregolare"