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Risultati da 1 a 5 di 5
  1. #1
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    Predefinito L'eredità di Falcone e Borsellino.

    Che è rimasto?
    Niente.


    La Matranga sta parlando, su La 7, di cultura della legalità che il sacrificio dei due magistrati aveva risvegliato. Per una stagione molto breve purtroppo.

    Ma Cuffaro non sa esprimere che parole di circostanza.
    Le vicende recenti sulla crisi dell'acqua confermano che la mafia controlla tutti i settori.

    Grasso ha detto che la mafia si è riorganizzata e ha cambiato la strategia d'immagine.
    mr

  2. #2
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    PALERMO Tacciono. Non sentono. Non vedono. Girano la faccia dall' altra parte. La previsione si è rivelata esatta: l' urlo di Piero Grasso è rimasto inascoltato. Evidentemente hanno altro da fare. Sono gli uomini del governo Berlusconi, il peggior governo che si sia mai visto, in tema di lotta alla mafia, dalla Liberazione ad oggi. Se parlano dicono cose sbagliate, del tipo "con la mafia dobbiamo convivere". Se agiscono, prendono iniziative legislative che lasciano di stucco gli addetti ai lavori, dal rientro dall' estero dei capitali illeciti alla nuova normativa sulle rogatorie internazionali all'abolizione del falso in bilancio. Cosa Nostra ringrazia. Cosa nostra ringrazia alle regionali. Cosa Nostra ringrazia alle politiche. Cosa Nostra ringrazia alle amministrative. L'importante è capirsi.
    Siccome, fino a prova contraria, la mafia esiste ancora, siccome i suoi nove capi - Bernardo Provenzano in testa - pascolano ancora in Sicilia in tranquillissima latitanza, siccome i mafiosi invisibili continuano a fare affari visibilissimi, siccome continuano a riscuotere a tappeto il racket del pizzo, siccome l'intreccio fra mafia e politica e istituzioni non si riesce a reciderlo, non ce ne vorranno gli esponenti del Polo se continuiamo a parlare dell'argomento. Ricorre quest'anno - non dimentichiamolo - il decimo anniversario delle uccisioni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Siccome di retorica in questi anni se n'è sprecata tanta, sarebbe preferibile restituire ai contenuti il peso che meritano.

    Continuando così, procuratore Grasso, non teme che fra qualche tempo il governo proporrà l'emissione di un francobollo commemorativo della lotta alla mafia?

    «Non sono un filatelico. Ma so che esistono piccoli paesi che, per ogni ricorrenza o celebrazione, emettono nuovi francobolli o buste primo giorno. Può anche darsi che anche in Italia ci sia qualcosa da celebrare…»

    Per qualcuno si tratta di festeggiare?

    «Sarebbe amaro dovere condividere questa constatazione».

    Ma il suo allarme di Spoleto, da cosa nasce?

    «Non era mia intenzione lanciare allarmi. In un convegno d'alto profilo, alla presenza del moderatore Carlo Federico Grosso, con relazioni d'Antonio Baldassarre, Piero Luigi Vigna, Ennio Amodio, Delfino Siracusano, Carlo Nordio e altri, mi sono permesso di informare tutti di quali conseguenze hanno prodotto in termini concreti le nuove norme del cosiddetto "giusto processo"».

    Ho l'impressione che questi risultati, visti dalla frontiera palermitana, siano stati molto deludenti. È così?

    «È così. E mi spiego, ripetendo quello che ho detto a Spoleto. Dopo numerose assemblee con i colleghi del mio ufficio, estese a magistrati di tutto il distretto, è risultato in maniera lampante che il nuovo rito processuale non è adattabile ai processi di mafia».

    Perché?

    «Perché in questi processi occorre ricostruire non solo i singoli fatti-reato ma un contesto criminale molto più complesso. In altre parole, ogni volta ci si chiede di provare l'esistenza di Cosa Nostra. Abbiamo di fronte un'organizzazione che dispone di enormi quantità di danaro, enorme potere di intimidazione, enorme potere di corruzione, enorme potere di inquinamento del corso della giustizia e per l ' "aggiustamento" dei processi a suo favore».

    Ma l'imputato non va garantito in qualsiasi processo?

    «Certamente. Sono sempre stato un convinto garantista. Ma non si può trascurare che in un processo normale il cosiddetto soggetto debole, per il quale vanno previste tutte le possibili garanzie, è il singolo imputato. Nei processi per mafia, invece, rischiano di diventare "soggetti deboli" i testimoni che in una società avanzata dovrebbero spontaneamente collaborare. Ma non è questo il caso della Sicilia, del nostro ambiente, dei nostri processi per mafia».

    Procuratore Grasso, richiede una corsia privilegiata per i processi di mafia?

    «Posso solo prendere atto che le regole processuali devono essere modellate sulla realtà dei fenomeni da contrastare».

    Procuratore Grasso, crede davvero che questa classe politica sia lontanamente intenzionata a riprendere in esame le leggi sul cosiddetto "giusto processo"?

    «Ricordo solo che questa riforma fu approvata con la riserva, ampiamente ribadita da tutte le parti politiche che l'avevano votata, di rinviare al nuovo Parlamento l'impegno di trovare soluzioni dopo una fase di sperimentazione. Questa fase mi sembra abbondantemente trascorsa. Il bilancio negativo l'abbiamo tracciato. Oggi non c' è più nessuno che sembra interessato a questo argomento».

    Attualmente ci si può ancora trincerare dietro il diritto al silenzio e non sono previste pene severe per chi rende falsa testimonianza, come accade invece in quei sistemi di tipo anglosassone che hanno voluto introdurre in Italia. È giusto?

    «È proprio questo il punto. Le faccio un ultimo esempio. A Palermo assistiamo impotenti alle vittime che dopo avere riconosciuto e fatto arrestare i rapinatori non hanno il coraggio di andare in un'aula di tribunale per ribadire le loro accuse. Il risultato è che gli imputati vengono assolti e rimessi in libertà. È un esempio che con la mafia non c'entra nulla. Ma attiene a quei reati di microcriminalità, che sono aumentati a Palermo in maniera vertiginosa, e la cui repressione il governo ha posto come priorità nazionale».

    Qualcuno ha parlato di sue "esternazioni", accusandola di non avere manifestato le sue riserve nelle sedi istituzionali.

    «Il convegno di Spoleto mi sembrava una sede adatta. Avrei detto altrettanto alla commissione parlamentare antimafia se, come previsto, si fosse svolto l'incontro che era programmato per il mese scorso. Evidentemente saranno intervenute cose più importanti…»

    Procuratore Grasso, a Spoleto lei non ha parlato solo di "giusto processo". Ha detto anche che "occorre salvare il salvabile" in vista del "diluvio universale". Conferma?

    «Confermo l'immagine che ho adoperato. La realtà che vivo sono scandalose scarcerazioni di pericolosi delinquenti. La realtà che vivo è rappresentata da detenuti che, una volta rimessi in libertà, tornano a imperversare sul territorio contro i cittadini. La realtà che vivo è l'esaltazione dell'impunità a danno della sicurezza degli onesti. Ma ora sembrano profilarsi un pericolo e un paradosso se possibile ancora peggiori».

    Quali?

    «Non ho scelto a caso l'immagine del "diluvio universale". Tanti anni di contrasto della ala militare di Cosa Nostra, dopo le stragi di Falcone e Borsellino, potrebbero essere rimessi in discussione».

    Perché?

    «Potrebbe accadere che alle vittime dell' "ingiusto processo", sinora celebrato in base alle vecchie "barbare" regole, sia riconosciuto il diritto alla revisione di tutti i procedimenti anche se ormai definitivi. In quale caso? Quando sarà approvato il progetto di legge firmato da quasi tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione».

    Che prevede questo disegno di legge?

    «Che tutti i processi definitivi, nei quali viene riconosciuta una violazione dei principi della Convenzione europea, potranno essere soggetti a revisione. È sin troppo ovvio che in tutti i processi sulle stragi di mafia non poteva essere applicata la disciplina del "giusto processo". E per la semplice ragione che non c'era. Ma il problema è molto serio: nelle carceri, appena qualche mese fa, è circolato un volantino con cui si chiedeva apertamente di imboccare questa strada. Gli uomini politici, certamente tutti in buona fede, si rendono conto che spesso l' attuazione di principi di alta civiltà può venire incontro alle aspettative della peggiore criminalità?»

    Una maggioranza che ha vinto le elezioni può stravolgere principi costituzionali in materie tanto delicate?

    «Qualsiasi maggioranza, quando emana una legge ordinaria, trova il suo limite nella legge costituzionale. Se si vogliono introdurre nuovi principi, bisogna prima cambiare la legge fondamentale della Repubblica».

    E forse, in un caso del genere, voi, gli addetti ai lavori, dovreste essere ascoltati. Più di quanto non foste ascoltati per la modifica del 111.

    «Siamo portatori di esperienze sul campo. Siamo sempre stati disponibili a fornire qualsiasi contributo a chi ce lo chiede».

    Nelle sedi istituzionali?

    «Naturalmente. Quando le sedi istituzionali manifestano il loro interesse».

  3. #3
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    Ma senti, i siciliani hanno premiato l'attuale classe dirigente con maggioranze schiaccianti. La mafia appare una componente della loro società dalla quale si sentono rassicurati.

    Mi spiace, ma i fatti sono questi.
    mr

  4. #4
    decerebrato consapevole
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    Originally posted by mariarita
    Ma senti, i siciliani hanno premiato l'attuale classe dirigente con maggioranze schiaccianti. La mafia appare una componente della loro società dalla quale si sentono rassicurati.

    Mi spiace, ma i fatti sono questi.
    Andiamoci piano con certe conclusioni.

    Come fai a dire che i siciliani si sentono rassicurati dalla presenza della mafia?
    Non bisogna arrivare a certe conclusioni con frettolosita'.
    Anche perche' su questa scia, poi, legittimi le critiche dei sostenitori della CDL.

    E' stata comunque una trasmissione interessante, quella di ieri sera.

    Interessante l'opinione di jannuzzi, secondo il quale Falcone sarebbe stato ucciso per non far diventare presidente Andreotti.
    Secondo me non sta ne' in cielo ne' in terra. Ditemi che ho capito male.

  5. #5
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    Originally posted by XT


    Andiamoci piano con certe conclusioni.

    Come fai a dire che i siciliani si sentono rassicurati dalla presenza della mafia?
    Non bisogna arrivare a certe conclusioni con frettolosita'.
    Anche perche' su questa scia, poi, legittimi le critiche dei sostenitori della CDL.

    E' stata comunque una trasmissione interessante, quella di ieri sera.

    Interessante l'opinione di jannuzzi, secondo il quale Falcone sarebbe stato ucciso per non far diventare presidente Andreotti.
    Secondo me non sta ne' in cielo ne' in terra. Ditemi che ho capito male.
    Jannuzzi chi? Quello del "meeting" svizzero anti-Banana??

    Mooolto credibile.
    (Ma pensa te!!)

 

 

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