«E' in corso un arrembaggio con provvedimenti assurdi»
di red.
«E' in corso un arrembaggio alla macchina della giustizia perseguito attraverso stravaganti modifiche normative di varia natura, nemmeno ipotizzabili in tempi normali». Il Presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Antonio Patrono, risponde ai numerosi attacchi subiti negli ultimi tempi e si sfoga al convegno organizzato oggi a Roma dall’Anm.
Patrono ci tiene a difendere l’autonomia e l’indipendenza della magistratura: «Non ha tradito la fiducia in essa riposta dai padri costituenti, ha costituito un baluardo contro tentazioni autoritarie ed ha fornito il contributo nella crescita e nel consolidamento delle istituzioni democratiche». Ma, ammette Patrono, questo ruolo svolto dalla magistratura dell’Italia repubblicana, e soprattutto la mancanza di vincoli funzionali con gli altri poteri dello stato, ne hanno provocato un forte isolamento. Isolamento comunque sostenibile, finché, il cambiamento del sistema elettorale ha portato una maggiore conflittualità tra le parti politiche.
Per il presidente dell’Anm «in questo nuovo assetto anche il ruolo della magistratura è stato utilizzato dalle parti politiche. Ogni processo che può anche solo sfiorare interessi di referenti politici, o comunque politicamente sfruttabili agli occhi dell'opinione pubblica, è diventato occasione di accuse e strumentalizzazioni nei confronti dei magistrati».
In tale contesto si è fatta apparire la magistratura responsabile di disfunzioni delle quali non è invece colpevole. Ne sono testimonianza le accuse e le offese che ogni giorno riceve da esponenti politici «che non esitano a formulare accuse da codice penale nei confronti di molti magistrati, mai supportate da prove ma sempre e solo da illazioni». Tale atteggiamento per l’Anm è più che allarmante in quanto «alimenta il disprezzo e la sfiducia nei confronti della giustizia, che a lungo andare può favorire il crearsi di aspirazioni autoritarie e di tentazioni di autodifesa nella collettività».
Critico il giudizio di Patrono anche nei confronti delle misure adottate o proposte finora per risolvere il problema della lentezza della macchina giudiziaria. «Sono stati approntati disegni di legge assurdi, come quello che prevede di impedire l'acquisizione delle sentenze passate in giudicato». «Così - commenta Patrono - ogni volta che si processasse un mafioso occorrerebbe dimostrare ex-novo che la mafia esiste e che essere mafioso costituisce reato».
Ed infine «la stessa libertà da condizionamenti dei magistrati è posta in pericolo da proposte di modifiche dell'ordinamento giudiziario» che «confondono organi giudicanti con organi di autogoverno», consentendo «interferenze del potere politico nelle valutazioni dei magistrati». La situazione «è sconsolante ed è difficile vederne una via d'uscita», nota il presidente dell'Anm che poi aggiunge: «Non possiamo rassegnarci ad assistere impotenti allo stillicidio quotidiano di veleni, insulti, conflitti che gettano discredito sull'amministrazione della giustizia e minano sempre di più la fiducia dei cittadini».