Uscito il rapporto annuale dell'Istat lettura altamente consigliata a TUTTI, sopratutto agli amici del Polo. Brunik dagli uno sguardo quando hai temp, ci sono parecchie notizie interessanti. Decisamente uno di quei documenti da salvare su disco.

http://www.istat.it/Aproserv/noved/rapann01/index.htm




Qualche chiccha dalla sintesi:

Nel 2001 l’economia italiana è cresciuta dell’1,8%, oltre un punto percentuale in meno rispetto all’anno precedente. Il differenziale di sviluppo rispetto all’Uem, che era rimasto negativo per l’intero quinquennio 1996-2000, è comunque divenuto leggermente positivo (+0,3 punti).

Il rallentamento della crescita è stato determinato principalmente
dalla progressiva perdita di dinamismo della domanda interna. Il contributo della componente estera, pur restando positivo, si è indebolito rispetto al 2000. I consumi privati sono aumentati di appena l’1%, dopo la forte crescita dell’anno precedente.

Una delle determinanti principali del rallentamento congiunturale è
stata la frenata del ciclo di accumulazione del capitale. Su di esso ha influito, nella prima parte dell’anno, il rinvio di decisioni di investimento in attesa dell’approvazione di nuovi incentivi fiscali. In seguito, il calo delle esportazioni e il peggioramento delle aspettative hanno determinato una revisione al ribasso dei piani di investimento. L’inversione di tendenza è stata particolarmente
netta per la componente delle macchine e attrezzature, che ha
segnato una crescita quasi nulla, ponendo termine alla fase di robusta espansione che era iniziata nel 1993.

Nonostante il rallentamento della crescita è proseguita la tendenza positiva dell’occupazione. Nella media del 2001 la domanda di lavoro, misurata in unità a tempo pieno, è aumentata dell’1,6%. Ciò ha prodotto un ulteriore aumento del tasso di occupazione, salito al 54,6% per la popolazione tra 15 e 64 anni. Negli ultimi sei anni tale indicatore è cresciuto di 4 punti ercentuali.

Nel 2001 la crescita dell’occupazione dipendente part-time o temporanea si è molto affievolita. Al contrario, è divenuto determinante l’apporto dei contratti a tempo indeterminato e orario pieno, che era stato di entità marginale nel biennio 1998-1999 e aveva segnato un primo recupero nel 2000. Nella media del 2001, il 77% della creazione netta di posti di lavoro ha riguardato tale tipologia contrattuale; a questo risultato ha pro-babilmente concorso l’introduzione di un bonus fiscale per le imprese che ampliano i propri organici assumendo a tempo indeterminato alcune tipologie di lavoratori.

Pur in presenza di un incremento dell’offerta di lavoro, è proseguita la discesa del tasso di disoccupazione, pari al 9,5% nella media del 2001. La riduzione ha toccato in maniera significativa anche il Mezzogiorno (dal 21% al 19,3%).

Considerando l’universo delle imprese per classi di addetti si osserva, tra il 1996 e il 1999, un aumento del peso occupazionale, da un lato delle piccolissime imprese (con 1-2 addetti), dall’altro delle unità con 100 e più. La quota di addetti assorbita dalle prime passa infatti dal 25,4% al 27%, quella relativa alle seconde dal 23,6% al 24,1%.

Un ulteriore aspetto rilevante è la distribuzione delle imprese in base al numero dei lavoratori dipendenti. Considerando le transizioni dimen-sionali da un anno all’altro, si rileva che tra il 1998 e il 1999, nella classe 10-19, la percentuale di imprese che mantengono lo stesso numero di dipendenti tende a decrescere all’aumentare della dimensione, passando dal 26,2% di quelle con 10 dipendenti al 18% di quelle con 19. La quota di quelle che aumentano l’occupazione non presenta una tendenza uni-voca, oscillando tra il 37% e il 42%. In un contesto caratterizzato da notevole dinamica dimensionale, non emergono, dunque, discontinuità rilevanti nella propensione media all’in-cremento
dell’occupazione dipendente. Ciò vale anche con riferimento
specifico alla soglia dei 15 dipendenti, che non sembra rappresentare un punto di discontinuità chiaramente riscontrabile.

La variazione degli stock aggregati di occupazione nelle singole
classi dimensionali sottintende forti turbolenze nelle dinamiche indivi-duali delle imprese, testimoniate dall’ordine di grandezza, piuttosto elevato, delle quote di unità che da un lato espandono e dall’altro contraggono l’occupazione. Tra il 1996 ed il 1999, 110 mila imprese sono transitate dalla classe dimensionale 1-2 addetti a quella superiore (3-9 addetti) e altrettante della classe 3-9 hanno seguito il percorso inverso. Nel segmento 3-9 le imprese che transitano in quello 10-19 sono state oltre
20 mila.

Nel nostro paese, il periodo 1993-2001 è stato caratterizzato da una prima fase di contrazione occupazionale (1993-1995), cui è seguita una fase di debole ripresa (1996-1997) e quindi una successiva fase di robusta crescita (1998-2001). Le persone in cerca di occupazione, che erano 2,3 milioni all’inizio del periodo, hanno toccato un massimo di oltre 2,7 milioni nel 1998, per poi tornare nel 2001 a livelli leggermente più bassi di quelli iniziali. Nello stesso arco di tempo la popolazione attiva è cresciuta di
circa un milione di unità, integralmente assorbita dalla crescita dell’occu-pazione, passata da 20,5 a 21,5 milioni di unità nel 2001. Di conseguenza il tasso di attività è passato dal 57,8% al 60,4%.

Questo risultato è, in buona sostanza, frutto dello sviluppo della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, che si può sintetizzare nell’aumento del tasso di attività femminile di 5,4 punti percentuali (dal 41,9% al 47,3%) e di una crescita del tasso di occupazione di 5,3 punti (dal 35,8% al 41,1%).

Nel periodo 1997-2000 il Paese ha fatto registrare una dinamica positiva in termini di spesa per consumi. Con riferimento ai dati disaggregati del 2000, si osserva un livello di spesa media mensile delle famiglie pari a 2.178 euro. Nei quattro anni, l’aumento in termini nominali è del 7,6% e, al netto dell’inflazione, dell’1,5%.

Nell’ultimo decennio, i cambiamenti più significativi nella performance del sistema scolastico sono stati l’aumento della scolarità e la diminuzione del numero di ripetenti. In particolare, si è registrato un aumento della scolarizzazione secondaria, che ha raggiunto l’84% nell’anno scolastico 1999/2000, con un aumento di 13 punti percentuali rispetto al 1991/1992. Il tasso di conseguimento di un titolo secondario, aumentato di 20 punti, supera ormai il 70% tra i diciannovenni.

Gli interventi più incisivi si sono osservati nel settore ospedaliero, che assorbe ancora il 51% delle risorse finanziarie complessive del sistema sanitario pubblico. I principali obiettivi perseguiti sono deospedalizzazione, adeguatezza tecnica ed efficienza operativa.
L’efficienza operativa è migliorata: la durata media delle degenze è passata da nove giorni nel 1994 a sette nel 1999.

Nella sfera delle attività svolte da regioni, province e comuni si sono avuti elementi significativi di riorganizzazione, che tuttavia hanno interessato principalmente la composizione delle fonti di entrata. Regioni, province e comuni fanno registrare nel 1999 quote di entrate proprie (tributarie ed extratributarie) che nel complesso si avvicinano o superano, il 50% delle entrate correnti.

E molto, molto altro (ad esempio risulta che le nostre tasse erano sotto la media europea nel 2000)......