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12000€ al mese per Renzo Bossi
Scritto da Mirko Pagliai Venerdì 04 Settembre 2009 19
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Nella sua lettera al professor Galli della Loggia, Alfonso Parziale ha espresso un pensiero che - a mio modo di vedere - è assolutamente inoppugnabile: "la Lega non è un disegno, e forse è un'idea". È una questione che vorrei brevemente approfondire, perché meritevole di attenzione, per poi passare alla notizia cruda.
Precisamente, si dovrà ammettere che la Lega Nord non ha nessun disegno ("non ha" piuttosto che "non è"), è solo un insieme eterogeneo di idee, così come per altri partiti. A differenza di questi, almeno, la Lega Nord ha però una storia. Invece si pensi ad esempio a Forza Italia (ora PdL assieme ad Alleanza Nazionale), nata dal nulla politico e solo da una volontà aziendale; oppure proprio al Partito democratico, che almeno nella segreteria di Veltroni e in quella iniziale di Franceschini aveva abiurato il proprio percorso storico - ora recuperato in una parte del tutto insignificante dallo stesso Franceschini, e forse sarà recuperato in buona parte in caso di vittoria di un Bersani qualsiasi.
Una storia - quella della Lega - che però è presa a prestito, fatta propria, assunta a modello, e non una storia propriamente vissuta: usata cioè a vanto personale piuttosto che come maturazione politica. Non è dunque un punto a favore del carroccio, perché detta storia è finalizzata a se stessa e non ho motivo di influire sulla sua politica. È quindi come se non l'avesse.
Ho dunque l'impressione che sia tutta qui l'assenza di un disegno: è la storia che riversa un preciso disegno su di un partito, difficilmente potrà essere creato da nulla dal partito stesso - almeno non se ne conosce ancora il modo.
E temo che lo stesso motivo sia alla base della presenza (in alternativa e in negativo) di un insieme eterogeneo di idee - etereogeneo come "confusione dovuta alla diversità" e non come "bellezza del diverso".
Il punto non è tanto capirne la causa, quanto semmai quella che potrà essere conseguenza: cosa succede là dove persiste un insieme eterogeneo, ovvero dove non sussista un collegamento radicato tra un'idea e l'altra, un collante a reggere l'intero sistema?
Si parlava appunto di confusione dalla diversità, perché è una confusione che nasce nel momento in cui la propria idea è impostata sulla base della direzione del vento (Lega Nord e PdL), oppure nel momento in cui vengono accettate a prescindere tutte le idee o nessuna. Cosa ne consegue - dicevamo? Inesistenza di una linea politica definita e incapacità nell'assumere una posizione precisa da una parte, incoerenza, contraddizioni e continui cambi di rotta dall'altra.
Il carroccio ha impostato per anni la propria propaganda demagogica su tematiche quali gli sprechi all'italiana, Roma ladrona e, non da ultimo, i casi di nepotismo in alcuni settori - l'università, gli studi notarili, la politica stessa, giusto per fare qualche esempio.
Non c'è stato un cambio di rotta, questo è certo: sono i cavalli da battaglia di sempre.
Si può invece parlare di incoerenza guardando ai favoritismi che hanno più volte toccato Renzo Bossi, il figlio del leader Umberto, passato alla cronaca prima per essere stato bocciato tre volte all'esame di maturità (quest'anno, infine, è riuscito a farcela. Proprio nello stesso anno in cui, stando alle parole della Gelmini, è aumentato il numero dei bocciati - cos'è, uno scambio di ostaggi?), poi per aver creato su Facebook il famoso gioco Rimbalza il clandestino (articolo de La Repubblica).
Insomma, certamente non per qualche incredibile prodigio di merito e competenza - parole tanto sbandierate negli ultimi tempo dal governo, probabilmente vuote di qualsivoglia significato.
Il giovane talentuoso ha ricevuto vitto direttamente a spese dei contribuenti, nonostante sia al pari di qualsiasi di essi: una volta si è presentato al ristorante della Camera (riservato - per i pochi che non lo sapessero - ai soli parlamentari) insieme al padre, che accompagnava. E in virtù di questo è stato chiuso un occhio. Una seconda volta, al contrario, si è presentato persino da solo: passava per Roma e ha ben pensato di scambiare la mensa di Montecitorio a quella della Caritas. Fatto accomodare, presentato il menù, servito e riverito.
Non bastasse, poco tempo fa è stato creato dal nulla un nuovo osservatorio all'Expo di Milano - non si sa per quali ragioni e non si sa per merito di chi -, nel quale il nostro - anche per questo: non si sa per quali ragioni e non si sa per merito di chi - è entrato magicamente a farne parte. La paga? Dodicimila euro mensili. È giusto l'intervento di Sandra Amurri, che in un articolo de L'Antefatto si domanda "attraverso quali canali di reclutamento e in ossequio a quali criteri" è stata possibile una cosa del genere.
Sul finale, le notizia che da oggi rimbalza sulla rete: stando alle parole di Travaglio, il nostro delfino è stato scelto come portaborse al Parlamento europeo da Francesco Speroni, collega e amico del padre. Anche qui, stessa busta paga: per i portaborse europei sembra che ci si aggiri intorno ai dodicimila euro al mese.
Insomma, si prospetta un bel futuro per un ragazzo appena diplomatosi, con l'unico merito di esserci riuscito con tre anni di troppo. Alla faccia - come tutti ben sapranno - di tutti gli altri laureati (non diplomati) che resteranno a spasso e di tutti quelli che pagano la tasse.
Anche la mia è demagogia, al pari della Lega? Ma certo, almeno io non lo conoscondo. Ma da quando scrivo su Die Brucke ho capito una cosa: la demagogia è sbagliata come metodo di propaganda politica, è invece fin troppo corretta per smontare altra demagogia agli occhi di chi è solito e abituato ad ascoltarla - e, perdonatemi, dobbiamo pensare anche a loro.