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Discussione: Fratelli d'ittallia

  1. #41
    Simply...cat!
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    Originally posted by paladino


    Come niente da segnalare: le presero sonoramente dai romani piu' volte, anche quando erano 20 volte superiori.

    Galli o Capponi, Piero naturalmente
    Da quali Romani?Dai Romani "nordici",quelli "originali" intendi come si desume chiaramente da un tuo post?
    Ti ricordi vero,come ben evidenzia un tuo post ( ),che verso la fine dell'Impero Romano le legioni e i suoi comandanti erano in massima parte tutti germani?
    Beh..per fortuna che ci penso io a ricordartelo:


    L'esercito romano del IV secolo è già completamente germanizzato, germanici i suoi generali, da Stilicone a Ezio, mentre sui vessilli delle legioni conservatici dalla Notitia Dignitatum stanno le rune del sole, del cervo: i primordiali simboli della Valcamonica ritornano, per un attimo ancora,nella
    luce morente dello splendore romano . E' significativo come per questi Germani la parola «romano» abbia acquistato il significato di «imbelle»,«malfido». Il «romano» è ormai, nell'accezione corrente, un tipo umano piccolo, nero, gesticolante, accorto e abile, ma anche vile e falso, esattamente come era apparso il graeculus ai Romani d'età repubblicana, e come Platone, a sua volta in una Grecia non ancora snordizzata - aveva descritto Siri ed Egiziani. Questo trapasso di significati può illustrare
    meglio di ogni altro esempio la parabola discendente della civiltà classica.

    Paladino...che fai,non ti ricordavi + cosa posti?
    male...male...

  2. #42
    Virtus Fortunae Victrix
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    Originally posted by Celtic Pride



    si... è sbagliato il titolo si dice i-taglia.....ma nasconditi!!!!!

    grande bossi quando disse cosa bisognava farne del cencio triCulore....mai parole furono cosi azzeccate!!
    siete un pò in crisivero leghisti...
    il Bossi è al goerno ma niente secession... cosa c'è.. vi rendete conto che urla tanto ma lo fa solo per attirare l'attenzione che ultimamente manca?!?!?!?

    Dove è la secessione? Cos'è... ha capito che le imprese del Grande Nord hanno bisogno del mercato e della manodopera del Sud per non andare a fare gli straccioni d'Europa?
    Oppure ha letto finalmente (tu li leggi mai a proposito? Oppure meglio... tu leggi mai?!?!? O hai mai letto?) un libro di storia dove si capisce che se il Sud non è alla avanguardia è perchè al Nord serviva così?

    Mamma mia... l'ha capito anche Bossi...

    Chissà come si incavolano gli imprenditori veneti se gli tolgono la manodopera a basso costo del sud... mica possono usare solo immigrati... sai unconto è appoggiare Bossi se dice che serve meno burocrazia statale per rilanciare le imprese. Su questo concordo pure io. E concordava anche Cattaneo che parlavo di federalismo 150 anni fa.

    Ma vai a vedere cosa dicono gli industriali se gli levi il mercato meridionale. Vuoi vedere che non ti appoggiano?

  3. #43
    PADANIA LIBERA!
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    Originally posted by il granchio


    Voi e quel cazzo di Padania, che è terra invivibile per clima e casino, ridicola per la sua uniforme piattezza di territorio e di popoli.
    Una terra che farebbe pari con l'amorfa Svizzera.
    Ecco, siete proprio degli svizzeri!

    Terra invivibile????
    E allora perchè tutti questi immigrati vengono qua al Nord?
    Perchè nelle grandi città la popolazione meridionale supera quella originaria????
    E' troppo ospitale e vivibile la nostra terra,per questo siamo sempre invasi!
    E poi,come dice giustamente Celtic non dici,anzi,dite sempre che la Padania non esiste,ma è italia?Se sì fai attenzione ,potresti venire denunciato da qualche camicia nera o da qualche kompagno per vilipendio alla nazzzzzione!!!!
    Saluti Padani

  4. #44
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    anticipiamo di un paio di settimane l'uscita di questo messaggio che, a questo punto della discussione, dovrebbe aprire la mente, si spera, alle persone di buona volonta'
    N.R.

    **************************************************
    Giù le mani da Cattaneo
    *******************************************
    IL 15 giugno 2001 cadde il secondo centenario della nascita di Carlo Cattaneo, una delle più belle figure del nostro Risorgimento che ha avuto tuttavia pochi estimatori, anche se fra quei pochi ci sono stati Luigi Einaudi e Gaetano Salvemini.
    La ricorrenza e' stata l’occasione adatta per approfondire il significato della sua opera. Di fronte a recenti commenti che hanno presentato Cattaneo quale un antesignano del federalismo della Lega, è tuttavia bene mettere tempestivamente in chiaro alcuni punti fermi sul pensiero politico dell’esule milanese.
    Carlo Cattaneo sosteneva il federalismo perché lo considerava, a ragione, una forma superiore di unità rispetto a quella degli Stati accentrati, monarchici o repubblicani che fossero. Era infatti convinto che la vera unità politica è quella che conserva il pluralismo e trae forza da esso, non quella che lo trascende o pretende di fonderlo in un tutto unico.
    Ha sempre rifiutato l’idea che il federalismo sia un mezzo per sottrarsi agli obblighi comuni. In una lettera a Giuseppe Ferrari del 29 ottobre 1851, a chiarire possibili cattive interpretazioni del suo pensiero scriveva: "Il male non si è che il principio federativo non abbia una rappresentanza, ma bensì che non sia ancora popolarmente spiegato e popolarmente compreso. Siccome viene contrapposto alla pretesa unità, si cade facilmente a crederlo un principio d’isolamento e di separazione".
    La sua proposta federale si oppone alle unità dall’alto e alle fusioni, ma non all’unità fondata sulla libertà di tutti e sulla libera solidarietà. "Ti ripeto - scriveva a Ferrari il 3 ottobre 1851 - che bisogna contrapporre la federazione alla fusione e non all’unità, e mostrare che un patto fra popoli liberi è la sola via che può avviarli alla concordia e alla unità: ma ogni fusione conduce al divorzio, all’odio".
    La ragione per cui Cattaneo ammira lo Stato federale svizzero è che ciascuna "repubblichetta", come le chiamava spregiativamente Gioberti, può fare di più, non di meno, grazie alla struttura federale, per la causa comune. In una lettera a Mauro Macchi del 26 dicembre 1856 scriveva: "Hai visto la repubblichetta di Vaud che alla dimanda di nove battaglioni risponde offrendone venticinque! \ e il Vaud fa duecentomila anime, poco più della provincia di Pavia! Di questa misura le repubbliche d’Italia potrebbero dare più di tremila battaglioni".

    Immagini il lettore che cosa Cattaneo avrebbe pensato di presidenti di Regione "federalisti" che nicchiano per partecipare alla sfilata della Festa della Repubblica a Roma, o di leaders come Bossi che addirittura la disertano, o ancora di parlamentari che in nome del federalismo si preoccupano soprattutto di far sì che le risorse prodotte al Nord restino in larghissima parte al Nord, e che solo l’1,5% del prodotto interno lordo possa essere destinato ai fondi perequativi perché servono per garantire alle regioni più povere diritti di cittadinanza paragonabili a quelli delle regioni più ricche.
    Cattaneo riteneva che la federazione dovesse essere il mezzo per promuovere l’autogoverno e per sviluppare la coscienza dell’unità nazionale. "La federazione - scriveva a Agostino Bertani nel maggio 1862 - è la pluralità dei centri viventi, stretti insieme dall’interesse comune, dalla fede data, dalla coscienza nazionale". Era un discepolo di Romagnosi, e come il suo maestro sosteneva che il municipio fosse la molla attiva del "vero e sicuro patriottismo". Scriveva infatti che "i comuni sono la nazione; sono la nazione nel più intimo asilo della sua libertà". Vale la pena sottolineare: per Cattaneo l’autogoverno locale è il cuore del patriottismo e dell’unità della nazione, non un espediente per sottrarsi agli obblighi comuni.
    E’ bene chiarire che per Cattaneo la soluzione federale era la migliore anche per le regioni meridionali. In una lettera a Francesco Crispi del 18 luglio 1860 scriveva: "La mia formula è Stati Uniti; se volete Regni Uniti; l’idra di molti capi, che fa però una bestia sola. Per essere amici bisogna che ognuno resti padrone in casa sua". I siciliani potrebbero fare un gran beneficio all’Italia, spiegava, "dando all’annessione il vero senso della parola, che non è assorbimento. Congresso comune per le cose comuni; e ogni fratello padrone in casa sua. Quando ogni fratello ha casa sua, le cognate non fanno liti".
    Da uomo dei lumi qual era, credeva fermamente nei benefici effetti della circolazione delle idee. Studiava con passione e rigore la storia e i costumi dei popoli più lontani. Era persuaso che la chiusura di un popolo in se stesso fosse causa di declino e vedeva negli innesti culturali una ragione di progresso. Detestava qualsivoglia pretesa di egemonia di una nazione o di una razza sulle altre: "Fermi nel gran principio della comune natura dei popoli \ noi vogliamo onorare la natura umana in tutte le sue manifestazioni". E precisava, a dissipare ogni equivoco, che tutte le nazioni sono "egualmente inviolabili; e non riconosciamo egemonie del genere umano". Di fronte ad un leader politico che avesse pronunciato una frase del tipo "Padania, razza pura ed eletta", avrebbe provato un moto di disgusto.
    Norberto Bobbio ha scritto che Cattaneo non fu mai "infangato dal fascismo". Cerchiamo, se possibile, di risparmiargli nuove onte.
    *********************************************
    di Maurizio Viroli Presidente della Associazione Mazziniana Italiana
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  5. #45
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    Condivisibilissima analisi, fatta eccezione per l'apologia dell'assistenzialismo: esser padroni in casa propria significa anche poter disporre delle risorse ivi prodotte, devolute dal basso verso l'alto per far fronte a competenze di interesse comune come diplomazia e difesa. Peccato d'altronde che le cose sono andate molto diversamente, all'opposto oserei dire: l'unità si è risolta in una forma di imperialismo savoiardo, attraverso una "piemontesizzazione" che ha giovato solo ad alcune regioni del Nord prima che il malgoverno del secondo dopoguerra allontanasse anche la società civile padana da una Roma lontana,totalizzante e vessatoria, incapace di rispondere ai mali della globalizzazione.
    La risposta ai mali tradizionali italiani può forse essere data a partire da Cattaneo, con la nomina di un'assemblea costituente su base provinciale e regionale capace di ri-ordinare federalmente sul modello svizzero il paese.
    Il problema è che esisterà sempre chi non è d'accordo, e chi strumentalizzerà l'unità politica per conservare i tradizionali assetti di potere anti-pluralisti e, quindi, anti-liberali. Da destra e da sinistra. E' così giutificata la storia politica della Lega Nord, capace di mobilitare intorno a un'idea fortemente riformista strati sociali e produttivi stanchi di essere etero-diretti e stanchi di affidare il destino sociale della propria comunità all'isola dorata di Montecitorio.

 

 
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