La Lettera / Dal Vicentino, la drammatica storia di un giovane travolto dall'auto di un extracomunitario malavitoso senza patente
"Quel marocchino resterà impunito
dopo aver ucciso il mio amato"
Egregio direttore, mi permetto con questa lettera di pormi alla sua attenzione, sebbene capisco che per lei questi giorni siano sicuramente pieni di impegni spero con tutto il cuore che lei trovi un attimo di tempo per leggere queste mie righe che scrivo con il cuore. Mi chiamo Franca Zarantonello, sono residente a Trissino in provincia di Vicenza e lavoro a Recoaro Terme come estetista, ho da poco acquistato con tanti sacrifici un locale e lavoro in proprio; il mio fidanzato lavorava come operaio in una ditta metalmeccanica e alla sera per quattro anni è andato a scuola per avere un diploma di perito meccanico, come molti nelle nostre vallate del Veneto. Con il sogno nel cassetto di andare avanti, di migliorare a volte sacrifichiamo anche gli anni migliori... Poi la mattina del 1° maggio mentre mi stava venendo a prendere, un immigrato marocchino ubriaco fradicio, senza patente, ha invaso a velocità folle la sua corsia sfracellandolo. Ci sono volute due squadre dei vigili del fuoco per estrarlo dalle lamiere contorte; il mio compagno, Fabio, di 28 anni, ha vissuto una settimana in coma profondo, nel suo corpo martoriato solo il cuore batteva ancora di sua volontà, io e i suoi genitori gli abbiamo tenuto le mani sul suo flebile cuore finché il 7 maggio 2002 dopo una sofferta agonia ha cessato di battere. La disperazione, la pena ci dilania giorno dopo giorno. Quello che le ho raccontato con fatica in questa lettera, lo voglio collegare in qualche maniera alla situazione attuale in Italia riguardo l’immigrazione sfrenata senza regole né rispetto verso il paese che ospita questa gente. Purtroppo gran parte si dedica alla delinquenza, trova nel nostro paese terra fertile, rovinando intere famiglie. Non le sto parlando solo del mio caso, ma sono storie di tutti i giorni quello che combinano qui da noi nelle strade, nelle fabbriche, nelle case. Il marocchino che ha ucciso il mio amato fa parte di un gruppo di extracomunitari nullafacenti dediti alla malavita, di cui la gente della nostra zona ha paura; uno di questi acquista le vetture usate e le presta ai suoi connazionali (uno di loro con una di queste vetture ha ucciso il mio fidanzato): quattro di queste sono nel parcheggio rottami-incidenti dell’Aci di Cornedo Vicentino assieme ora a quella del mio ragazzo. E pure c’è la beffa che non è in arresto e in tribunale, quando ci sarà il processo, potrà patteggiare la pena e tornare libero subito come se non fosse successo nulla (ma è omicidio!!!). Se lo facciamo noi italiani, questo, ci levano anche il pane di bocca (!), ma a loro no, perché tanto non hanno niente da perdere di proprio e «cosa ci vuoi fare?»: così ci dicono le autorità; tornano liberi di fare quello che fanno sempre, sono tutelati più di noi! È giustizia, questa? Non sono razzista, penso che se una persona viene qui da un altro paese per sfamarsi, se ha buona volontà e voglia di lavorare, senz’altro troverà ospitalità, lavoro e rispetto specialmente nelle nostre industriose zone. Anche noi nel Veneto abbiamo avuto molti emigranti ma mi permetta di dire che il raffronto fatto durante una recente manifestazione tenutasi qui a Vicenza di immigrati stranieri per la rivalsa dei loro diritti, mi fa rabbrividire: è tutt’altra cosa! Molti di loro si sono ammalati nelle miniere, perdevano il posto se scioperavano o si lamentavano, ricordiamoci questo! Mi rivolgo a lei direttore del giornale di un partito che con le proprie idee ci rappresenta nella nostra dignità di popolo libero; il rispetto verso il nostro paese lo pretendiamo da tutti (non siamo una pattumiera!); non si può permettere che nordafricani, slavi ecc. gente molte volte con cultura di violenza nel sangue, facciano i loro porci comodi, senza essere puniti. In nessun paese civile si entra ed esce così; ci vuole una regolamentazione nei soggiorni che siano vincolati a lavoro, casa, vita morale e sociale, nelle strade non si può far circolare gente senza patente o contratta in paesi dove le strade sono carrettiere e si gira con i cammelli, le nostre sono diverse! Loro conoscono bene i loro diritti in Italia e se ne approfittano, ma facciamogli riconoscere bene anche i loro doveri! Sono in casa nostra, per Dio! Vorrei chiederle, attraverso il suo giornale, di informare sempre la gente su queste cose, di cercare di combattere assieme al suo partito la delinquenza; che il governo faccia regole, leggi che ci tutelino; vorrei con tutto il cuore che questa lettera potessero leggerla i nostri ministri Bossi e Berlusconi, e la signora Emanuela Dal Lago; glielo chiedo per favore, perché ogni volta che sento notizie alla televisione o nei giornali di queste brutte cose, il mio Fabio muore ancora un’altra volta; quando muore la persona che più si ama, muore anche una parte di noi! Non si vive più, si riesce solo a sopravvivere: scrivere questa lettera a lei è stato per me come restituire un po’ di dignità alla sua orribile, assurda morte. La ringrazio vivamente e la saluto con l’auspicio di buon lavoro.
Franca Zarantonello e i genitori di Fabio, Trissino (Vi)
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Maledetto......