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    Predefinito tratto da LIBERTA' 8 marzo 2004 (festa delle donne)

    8 MARZO

    L'emancipazione femminile italiana più lenta rispetto ad altri Paesi europei

    In libreria il volume “La donna italiana” della scrittrice piacentina Emilia Sarogni

    E le donne entrarono nella storia
    Il lungo cammino verso i diritti civili e politici

    di LUIGI GALLI

    A guardare indietro per i secoli, e neanche tanto lontani, ci si stupisce e spaventa. Possibile? Nell'Europa antesignana di civiltà, trascorsi il Settecento dei lumi, la Rivoluzione francese, il Risorgimento con la nuova fisionomia a tante nazioni, ancora la donna era considerata poco più d'una schiava. Schiava domestica se si vuole, della famiglia o dei beni, ma pur sempre senza lo straccio d'un diritto. Tra gli intelletti generati da Settecento ed Ottocento per iniziare la contemporaneità, quasi nessuno aveva considerato le donne, di fatto assenti da ogni Codice Civile. Come entità giuridica significativa, come titolare di diritti, la donna non esisteva. Nessuno s'accorgeva, o voleva accorgersi, del suo contributo alla civiltà ed al lavoro, nessuno teneva conto dei sacrifici, a volte sovrumani, che la compagna dell'uomo ogni giorno intraprendeva. Insomma, donne che offrivano tutto e non ricevevano nulla. Un'ingiustizia storica da brividi. Guardando indietro vien da pensare: com'è potuto accadere? Succedono, certe cose. Parevano idee giuste, allora. Le stesse donne non ne portavano lucida coscienza, anzi parevano desiderare la condizione d'esclusa. Non sapevano ancora. La constatazione critica non era diventata loro patrimonio. Mancava una coscienza di condizione, una cultura, le scuole per il risveglio dal coma civile. Di quest'incredibile cammino racconta nel suo bel volume, in vetrina da poco, la scrittrice piacentina Emilia Sarogni. Era già nota per il romanzo “Torino addio. Quando gli dei amano”, recensito anche da Libertà. Il testo presenta un titolo significativo: “La donna italiana. 1861-2000. Il lungo cammino verso i diritti” (Ed. Net) e passa in rassegna l'emancipazione femminile italiana, più lenta, commenta l'autrice, rispetto ad altri paesi europei ed alle democrazie degli altri continenti, con modi del tutto autonomi, a volte persin disperante, ma inarrestabile, tenace, continua. Emilia Sarogni ha potuto documentare con precisione i progressi della donna italiana, stante la professione. Infatti, ha esercitato la carica di direttore al Senato della Repubblica, sostenendo per molti anni la responsabilità del Servizio internazionale. Gli archivi parlamentari, di fatto, le erano famigliari, di modo che n'è venuta una preziosa documentazione di supporto. Il discorso prende avvio dai secoli bui, allorché “qualche giurista del XIII secolo si chiese persino se il marito fosse obbligato a passare alimenta et medicina alla donna che fosse senza dote o n'avesse ricevuta una troppo esigua”. Da fatto a fatto, di citazione in citazione, si giunge in breve al 1861, alla nascita del Regno d'Italia. Nel Codice Civile italiano del 1865, nulla cambia per la donna: “La moglie era costretta a seguire il marito ovunque questi ritenesse opportuno fissare la sua residenza; n'assumeva il cognome e la condizione civile; era sottomessa al marito; non poteva compiere da sola gli atti giuridici più rilevanti, neppure per le cose di sua proprietà; non poteva esercitare il commercio senza esplicito consenso del coniuge; non poteva intentare una causa; non poteva testimoniare; non poteva far parte del consiglio di famiglia”. Insomma, non poteva e basta. Vigeva la legge del più forte… Un progresso ad ogni modo ci fu in quel Codice. Riconosciuta la maggiore età anche per la donna, al ventunesimo anno, cadde l'antica norma del consenso paterno per le nozze della figlia. I tempi correvano e s'affacciavano, ormai, sulla scena della storia italiana pensatrici e pensatori che avrebbero impegnato l'esistenza per l'emancipazione femminile: Anna Maria Mozzoni, figura indomita di risorgimentale, repubblicana e mazziniana; Salvatore Morelli, nobile difensore, sin al sacrificio, dei diritti delle donne nel Parlamento dell'Ottocento, promotore della prima legge sulla capacità giuridica delle italiane; l'intrepida Anna Kuliscoff che si batté per il voto alle donne e la loro tutela sul lavoro. Così, agli inizi del '900 maturano le prime conquiste. Nel 1902, durante il governo Zanardelli, verrà votata, il 23 marzo dalla Camera dei Deputati con 136 voti favorevoli e 50 contrari (presenti e votanti 236) e dal Senato il 12 giugno dello stesso anno, la legge n.242. Una conquista, perché “vieterà il lavoro di fanciulli d'entrambi i sessi d'età inferiore a 12 anni, nelle industrie, edilizia e miniere, stabilendo però che potranno continuare il lavoro i bambini e le bambine di 10 e 11 anni già occupati. Il divieto di lavoro notturno per le donne è posticipato a 5 anni dall'entrata in vigore della Legge. Il congedo per maternità è limitato ad un mese solo dopo il parto. Si stabiliscono interruzioni nella giornata lavorativa femminile, che però può superare anche le 11 ore, e un giorno di riposo obbligatorio la settimana”. La Sarogni, accorta, testimonia di tante violazioni della legge. I testi tuttavia cominciano ad esistere e la strada dell'emancipazione s'avvia. Occorreranno ancora tanti anni, tante pene, tanto impegno per approdare al diritto di voto politico per le donne, riconosciuto dal decreto legislativo luogotenenziale n.23, del 1° febbraio 1945. Infine, il libro analizza, con accuratezza, la legislazione repubblicana che condurrà alle ben note conquiste civili: la parità di remunerazione tra uomini e donne; l'abolizione della regolamentazione nella prostituzione; la tutela delle lavoratrici madri; l'abolizione del delitto d'onore; la legge contro la violenza sessuale, considerata per la prima volta come reato contro la persona e non contro la morale, per dir solo d'alcune. La stima ed il rispetto civile per la donna hanno finalmente trovato la strada della legge. Meglio tardi che mai.

  2. #22
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    Predefinito tratto da www.pri.it

    Dappertutto le istanze femminili sono segnate da obiettivi comuni: dal rispetto della persona alla rappresentanza/Un appello agli amici e alle amiche affinché rendano note con ricerche e articoli le storie delle donne che hanno contribuito al progetto repubblicano

    Anna Maria Mozzoni, mazziniana e prima autentica femminista d'Europa

    L'8 marzo non è una data scelta a caso; è la data, più o meno precisa, per quanto è dato documentare, nella quale persero la vita 129 donne in un incendio sviluppatosi a Chicago in una fabbrica nella quale tutte le operaie erano state costrette ad una sorta di prigionia.

    E' significativo riflettere sul fatto che una data indicata dalle donne dell'Internazionale Socialista nel loro Congresso del 1910 non sia stata mai strumentalizzata da alcuna parte politica ma presa a riferimento da tutte le donne del mondo, nel cammino della loro comune lotta per i diritti civili.

    Ciò è dovuto al fatto che, nonostante i distinguo ed i diversi tempi e modi della battaglia sociale e politica, in ogni parte del mondo le istanze femminili sono segnate da un comune percorso che vede obiettivi condivisi; istruzione, rispetto della persona, rispetto della salute e in particolare modo della salute riproduttiva, rafforzamento della presenza e della rappresentanza, significanza e visibilità, sono "parole d'ordine" condivise che percorrono trasversalmente la politica e le reti delle donne.

    Il nostro Paese ha visto donne impegnate nella emancipazione e nella crescita civile e sociale, donne di ogni parte politica , spesso sconosciute al grande pubblico; oggi vorrei cogliere l'occasione, dalle colonne del nostro giornale, per lanciare un appello a tutti gli amici e le amiche affinchè rendano note, con ricerche, articoli e notizie, le storie delle donne che nel territorio, ieri e oggi, hanno dato e danno un importante contributo alla realizzazione del progetto laico repubblicano, dalle origini mazziniane ai giorni nostri.

    E inizierò io, oggi, raccontandovi di una donna eccezionale, che forse non tutti conoscono, ma che fa parte, a pieno titolo quanto tanti uomini, del nostro passato specifico ma soprattutto del patrimonio femminile ed emancipazionista del nostro Paese: Anna Maria Mozzoni.

    Nata a Rescaldina , in provincia di Milano, il 5 maggio del 1837, Anna Maria fin da giovanissima repubblicana e mazziniana, dà vita ad una grande azione per il riscatto e l'emancipazione delle donne italiane, ancora oppresse da un clima di asservimento ed esclusione da qualsiasi elementare diritto.

    Ella scrive, a soli 27 anni, la sua opera più importante. "La donna e i suoi rapporti sociali", pubblicando diversi anni prima del molto più famoso John Stuart Mill, a torto indicato come il primo "femminista" europeo,(anche a scapito del democratico emancipazionista italiano, il deputato Salvatore Morelli) un appassionato appello alla coscienza degli uomini politici italiani, in favore di una società più giusta.

    Il suo rapporto con Giuseppe Mazzini fu di grande stima e ammirazione, ma fu anche contraddistinto dalle continue e pressanti richieste della Mozzoni per una più incisiva opera di Mazzini a favore delle donne. Egli infatti aveva più volte espresso la sua condivisione del problema .." Esamineremo, attentamente e cautamente, come esige l'incertezza in cui siamo finora la condizione sempre negletta della donna…(1840 _ Appello agli Italiani)" ma la priorità era l'unità' d'Italia:…" Prima la Repubblica subito dopo viene per noi la questione della donna (da "Unità italiana" del 3 febbraio 1864).

    Le donne italiane sostennero la tesi di Mazzini secondo la quale la Repubblica sarebbe stata amica delle donne, e diedero un grande contributo alla realizzazione del progetto unitario ma Anna Maria Mozzoni, più pragmatica, teme il rischio di una vuota retorica che rinvii tutti gli impegni ad un futuro incerto.

    Ella quindi nel 1864 indica espressamente e senza possibilità di equivoci, le priorità che ritiene ineludibili per la dignità femminile e che racchiude in diciotto richieste essenziali tra cui :

    l'istruzione, con una completa riforma del sistema educativo;

    la parità con gli altri cittadini al raggiungimento della maggiore età,

    i diritti elettorali,

    il diritto ad acquistare la cittadinanza anche senza matrimonio,

    l'equilibrio tra i coniugi con la soppressione dei rapporti di ubbidienza e protezione;

    un uguale trattamento dell'adulterio e del concubinato;

    la separazione dei beni tra i coniugi;

    l'esplicito mandato della moglie affinchè il marito possa rappresentarla in un atto legale

    la possibilità per una moglie di non seguire il marito, previa consultazione di un consiglio di famiglia composto da entrambi i sessi;

    il consenso della moglie perché il marito possa effettuare operazioni sulle proprie sostanze;

    il diritto ad esercitare tutela anche per la madre;

    la possibilità di produrre prove legali nella ricerca della paternità;

    una legge severa sulla seduzione per proteggere le donne fino ai 25 anni;

    uguaglianza di diritti per tutori e tutrici.

    Non si tratta, ritengo, di un mero elenco di richieste bensì della prova di quanto il pensiero e l'azione mazziniana e repubblicana abbiano da sempre segnato il progresso, la coscienza e la lungimiranza al servizio del Paese; pensiero e azione dei quali dobbiamo essere consapevoli ed orgogliosi, come partito e come cittadine e cittadini.

    Anche Anna Maria Mozzoni, come spesso accade nei documenti di rivendicazione femminile, dichiarerà le sue richieste non esaustive delle necessità( specie per quanto relativo alla sola possibilità di voto ma non di candidatura), ma limitate alla reale possibilità di accettazione, visto il contesto di riferimento, che esprimeva evidenti incapacità e contraddizioni: per la Mozzoni infatti era sotto gli occhi di tutti come …."questa creatura che si vuol fragile come una piuma di cigno, diviene d'un tratto d'una potenza erculea per affaticar tutto il giorno come l'uomo, e meno di lui retribuirsi..". Eccezionale Anna Maria Mozzoni; non solo rivendicava due secoli fa il diritto delle donne al lavoro, ma anche ad una pari retribuzione, per la quale siamo ancora in cammino, visto il risultato delle recenti inchieste che denunciano nonostante i diritti formali, una differenza retributiva, a parità di mansioni svolte, vicina al 27% a scapito delle donne.

    E ancora in tema di lavoro, la Mozzoni sollevò il problema delle molestie sessuali sui luoghi di lavoro e il diritto delle donne ad associarsi per difendere i propri diritti.

    La Mozzoni aderirà nel 1867 alla prima iniziativa legislativa del deputato Salvatore Morelli ed entrerà nel Comitato femminile di ispirazione mazziniana e garibaldina, formatosi a Napoli per opera delle sorelle Caracciolo.

    Nel 1870 si occuperà della traduzione del libro di J.Stuart Mill "La servitù delle donne", nel 1877 insieme a Giuseppe Nathan parteciperà al Congresso di Ginevra e, nominata componente della Commissione giuridica, si occuperà della richiesta di abolire le norme sulla prostituzione allora in vigore nei Paesi europei.

    Nel 1871 sull'ultimo giornale diretto da Mazzini in Italia "La Roma del Popolo", la Mozzoni insiste sul definire le questioni femminili assolutamente integrate nelle più ampie battaglie sociali e l'11 febbraio del 1881, nel suo intervento all'Assemblea della Democrazia tenuta dalla Lega promotrice degli interessi femminili, da lei fondata, critica il concetto di "diritti del cittadino" che ella rivendica quali "diritti umani", inclusivi e non selettivi, concetto ancora oggi ripreso anche in sede di sollecitazione alla Convenzione europea dalle donne di tutta l'Europa per un uso più appropriato e meno sessista della lingua e del linguaggio, problema sul quale anche Luisa La Malfa ha espresso più volte la sua opinione, che ritroviamo nel lavoro della Commissione Nazionale Pari Opportunità degli anni ‘80/'90.

    Ad Anna Maria Mozzoni, donna eccezionale che per tutta la vita si dedicò con passione allo sviluppo sociale e politico del nostro Paese attraverso la difesa dei diritti essenziali delle donne italiane, e che purtroppo non vide coronati in vita da successo i suoi sforzi, e nonostante la sua successiva adesione ad altri gruppi politici, da cui comunque si ritirò delusa, io proporrò agli amici ed alle amiche della sezione di cui sono Segretario, di intitolare la nostra sezione, e chiedo da queste colonne a tutti gli amici e le amiche nel Paese, di intitolare sezioni locali alle donne che hanno dato il loro contributo alla vita ed alla attività del PRI nella realtà locale e a livello nazionale, nonché di richiedere, ai Comuni di appartenenza, l'intitolazione di strade o scuole.

    Per l'8 marzo del 2004 lo scenario è ovviamente molto diverso, ma proprio in virtù delle nuove ed emergenti necessità, vorrei concentrare la vostra attenzione su tre elementi che ritengo prioritari nella direzione di una democrazia davvero compiuta;

    il primo si riferisce al riequilibrio della rappresentanza dei due generi nelle assemblee elettive e su questo credo che la mia posizione sia nota in merito alla necessità che i partiti, tutti, e quindi anche il nostro, rivedano le modalità di democrazia interna e la opportunità di favorire la presenza e la rappresentanza femminile nelle competizioni elettorali e negli organismi direttivi del partito, nel nostro caso nel Consiglio Nazionale e nella Direzione Nazionale, per favorire una ricaduta positiva su tutti gli organismi locali, affinchè anche l'agenda politica del Paese sia il riflesso di istanze dettate da una classe dirigente espressione reale della società nella sua composizione e nella sua espressione più partecipata;

    il secondo punto si riferisce alle problematiche della conciliazione tra vita professionale e vita familiare, dalla cui soluzione dipendono il rispetto degli obiettivi di Lisbona in tema di occupazione femminile (raggiungimento di una percentuale di occupazione femminile del 60% entro il 2010, dalla quale ci separa un gap del 20%, essendo l'Italia ad un 40% scarso e dovendo realizzare pertanto circa 4.000.000 di posti di lavoro indirizzati alla occupazione femminile), il rilancio della economia nazionale in termini sia di reddito sia di consumi e soprattutto l'aumento di una natalità che nel nostro Paese sta toccando livelli tra i più bassi d'Europa;

    terzo, ma non ultimo, l'ipotesi di una campagna di sensibilizzazione sulla condivisione delle responsabilità familiari e del lavoro di cura nei confronti di bambini, anziani e disabili, troppo ancora assicurato dalla assunzione di responsabilità delle donne, sia nell'ambito della propria famiglia che di quella d'origine in assenza di sufficienti servizi e politiche a favore delle famiglie, anche quelle non regolate dal matrimonio, che sappiamo essere una grande e diffusa realtà nel nostro Paese, una realtà che non è possibile escludere in un paese democratico.

    Soprattutto il sistema della conciliazione si deve intendere oggi come un ecosistema complesso ed articolato, nel quale la definizione di nuove politiche deve ritenersi strategica per la qualità della vita non solo delle donne ma anche degli uomini, dei bambini, degli anziani: in tal senso l'occasione prossima delle elezioni europee, vista l'attenzione dell'Europa su questo tema, dovrà essere una occasione per aggiornare con proposte e suggerimenti, la nostra posizione ed il nostro programma elettorale.Non tralascio ovviamente di dichiarare il mio totale appoggio, e credo di parlare a nome di tutto il PRI, alle iniziative poste in essere in questi giorni a sostegno delle donne vittime di violenza in tutto il mondo, ricordando che troppo spesso tale violenza è inflitta tra le mura domestiche e proviene da persone legate da rapporti di amicizia e parentela con le vittime, e per questo molto più difficile da denunciare e sconfiggere.

    Vorrei concludere con alcuni ringraziamenti tutt'altro che formali, poiché credo sia importante sottolineare e segnalare momenti importanti della vita del nostro Partito quando sono precisate posizioni chiare in merito alle politiche di genere e nella realizzazione di percorsi di democrazia: il primo, in ordine di tempo, al Presidente Giorgio La Malfa per il suo contributo alla realizzazione della modifica dell'art. 51 della Costituzione Italiana, con un intervento alla Camera dei Deputati del quale ripropongo uno stralcio .." esprimo quindi un appoggio pieno al provvedimento….con l'auspicio che la formulazione della norma……..consenta di approvare provvedimenti legislativi appositi, come recita il testo, che possono consentire la realizzazione di una condizione di uguaglianza nella rappresentanza.."), il secondo al Segretario Nazionale Francesco Nucara per l'adesione formale e sostanziale del PRI alla proposta di legge di iniziativa popolare per la presenza paritaria di uomini e donne nelle competizioni elettorali, che ha raccolto decine di migliaia di firme in tutta Italia, e il terzo al Senatore Antonio Del Pennino per la sua instancabile opera tesa al miglioramento della legge sulla fecondazione assistita per la quale la mobilitazione è ancora in atto e a cui siamo a fianco con convinzione, nell'opera di revisione della brutta legge approvata.

    Un ringraziamento particolare all'amica Luisa Babini per il suo impegno nella riforma dello Statuto della Regione Emilia Romagna, per il quale è stato approvato in Commissione il principio di pari opportunità nella legge elettorale, alle amiche della provincia di Messina che hanno in questi giorni formalizzato la ripresa dell'attività del MFR, e sono pronte per la prossima sfida elettorale, all'amica Pina Arena che a Catania sta rilanciando l'attività del PRI nelle Pari Opportunità e a tutte le amiche che stanno preparandosi alla campagna elettorale locale ed europea, che ci attende nei prossimi mesi.

    Il mio augurio e' di potere presto incontrarle tutte in una grande Conferenza Programmatica per dibattere, insieme a tutti gli amici repubblicani, le nostre proposte per il futuro dell'Italia e dell'Europa che le donne auspicano, nell'interesse di tutti.

    Loredana Pesoli
    Direzione Nazionale PRI

    Note: le notizie sulla attività di A.M. Mozzoni sono tratte dal libro di Emila Sarogni "La donna italiana: il lungo cammino verso i diritti 1861-1994".
    Si ringrazia l'autrice

  3. #23
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    Predefinito tratto da LA GAZZETTA DI PARMA 11 marzo 2004

    PRESENTATO IL LIBRO «NATE DAL MARE»
    Anita, la pronipote di Garibaldi: «Ma che coraggio le mie antenate»

    C'è un filo rosso al femminile nella storia d'Italia, ed è rappresentato da tre donne che hanno vissuto in prima persona l'epopea della famiglia Garibaldi: la brasiliana Anita, moglie di Giuseppe; l'inglese Costanza, moglie del loro figlio minore Ricciotti; l'americana Speranza, moglie di Ezio, nipote dell'Eroe dei due mondi. Le vicende che hanno visto protagoniste queste tre donne rappresentano il tema del libro «Nate dal mare», scritto da Anita Garibaldi, figlia di Ezio e Speranza e pronipote di Giuseppe Garibaldi, che è stato presentato nell'Oratorio novo della Biblioteca civica.
    All'appuntamento, organizzato dall'assessorato comunale alla Cultura e dall'associazione culturale L'incontro, hanno partecipato, oltre all'autrice, gli assessori del Comune di Langhirano Francesco Copercini e Cristiano Casalini, Manlio Bonati dell'Istituto per la storia del Risorgimento, Vittorio Bertolini dell' Associazione mazziniana e Giancarlo Tedeschi dell'Associazione nazionale garibaldina.

    Come ha ricordato Copercini, un testo storico come questo «è particolarmente importante nell'ambito delle iniziative per la giornata dell'8 marzo, dal momento che la storia, in genere, viene raccontata solo al maschile». Le tre storie narrate nel libro, mostrano, ha ricordato l'autrice, che «le donne entravano nella famiglia Garibaldi non solo come mogli, ma come compagne di vita di uomini votati alla difesa dei deboli e degli oppressi ovunque nel mondo. Perciò, hanno condiviso con i mariti ogni sorta di tribolazioni, ristrettezze economiche, pericoli e persecuzioni».

    Anita Garibaldi ha poi illustrato con l'ausilio del materiale fotografico utilizzato nel libro, le storie delle tre protagoniste: dal 1820 al 1970, dal Risorgimento al dopoguerra. E ha ribadito come dal libro emerga soprattutto il ritratto finora inedito o misconosciuto di «tre donne coraggiose, coerenti nel testimoniare senza ombre i valori della dignità umana».

    Simone Aiolfi

  4. #24
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    Bari: Lucrezia Abadessa nominata responsabile del Movimento Femminile Repubblicano

    Il coordinatore provinciale del Pri di Bari proseguendo nell'azione di ricostruzione del partito e alla luce delle ultime decisioni relative alla presenza delle donne nelle liste per le europee ha assunto la seguente decisione:

    Cara Lucrezia, visto il Tuo impegno quotidiano e le energie da Te profuse nell'attività politica del Partito, ho il piacere di affidarti l'incarico di responsabile del Movimento Femminile Repubblicano di Terra di Bari.

    Sicuro della Tua capacità e dei risultati che verranno, nell'ambito dell'Organizzazione delle risorse dell'universo femminile della Provincia di Bari, Ti auguro di poter presto convocare il Congresso Provinciale delle Donne Repubblicane e Ti invio i migliori auspici per un proficuo e sereno lavoro.

    Giuseppe Calabrese

  5. #25
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    Catanzaro venerdì 16 aprile h. 17,00
    Sala consiliare Amministrazione Provinciale

    Organizzato dal coordinamento provinciale Pri di Catanzaro

    Convegno
    "Donne e Welfare. Quali proposte per una diversa qualità dello sviluppo"

    Presiede
    Vincenzo Mazzei Segretario regionale Pri

    Relazione
    Caterina Salerno Assessore Servizi Sociali Provincia di Catanzaro

    Intervengono
    Maria Rita Acciardi Presidente Comm. Reg. Pari Opportunità
    Marisa Fagà Consigliere Regionale di Parità
    Michele Traversa Presidente Provincia di Catanzaro

    Conclude
    Loredana Pesoli Responsabile Naz.le Femminile Pri

  6. #26
    Araldo
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    L'AMICO GAMBI DI RAVENNA E' STATO OGGETTO DI UN INQUALIFICABILE ATTACCO PERSONALE SULLA VOCE E SUL SITO UFFICIALE DEL PARTITO.

    L'articolo, le risposte, gli attestati di solidarietà di dissenso come di consenso, sono postati nel 3D repubblicani Emilia Romagna.

    Non vi rubo ulteriore spazio ma ritengo di segnalare la cosa confidando in precise affermazioni, non mi interessa il segno o il contenuto, degli amici repubblicani che da anni conoscono Gambi come repubblicano e come uomo.

    Ritengo che al di là di maggioranza o minoranza sarebbe molto bello che i repubblicani tutti facessero capire che c'è voglia di discutere, di confrontarsi non di offendere, o delegittimare, persone e realtà estremamente utili, e particolarmente in questa dificile campagna, alla crescita complessiva del partito.

    Vi ringrazio per l'ospitalità

    Barney

  7. #27
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    Donne protagoniste nel mondo, in Italia e nel Pri

    Sonia Gandhi vince le elezioni in India e sarà, è dato ritenere, Primo Ministro.

    Roma Wta, le azzurre del tennis Silvia Farina e Francesca Schiavone qualificate ai quarti di finale; non accadeva da 15 anni.

    Italia, la riforma del sistema pensionistico non è "neutra" ma riconosce il diritto all'uguaglianza tra uomini e donne che lavorano, con un approccio consapevole alle diverse realtà di vita familiare e lavorativa che intrecciano le loro vite.

    Pri, è una donna, alla quale vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro, a rappresentare il ritorno del PRI al governo locale di Brentonico.

    E' un buon auspicio ed un risultato importante che darà forza a tutte le candidate al Parlamento europeo ed ai governi locali nelle liste del PRI.

    Grazie Giovanna Dossi, sono certa che sarai la prima di una lunga serie!

    Loredana Pesoli
    [mid]http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/NEWYORKNEWYORK.mid[/mid]

  8. #28
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    Adriana Roccamo nominata responsabile provinciale delle Donne repubblicane

    CATANIA - Il segretario provinciale del Partito Repubblicano Italiano Francesco Zaccà, su indicazione della responsabile organizzazione Gloria Cutugno, ha nominato Adriana Roccamo responsabile provinciale "Donne Repubblicane" in seno al Pri catanese. Il nuovo ufficio si prefigge, in linea con gli obbiettivi della segreteria (che alle scorse elezioni provinciali, con una presenza femminile nelle proprie liste di oltre il 40%, ha inteso dare un forte segnale in questa direzione), di creare una rete di incaricate nei vari comuni del catanese che possano concretamente, attraverso il partito, avviare le donne a trovare sul territorio momenti di partecipazione alle istituzioni e alla vita sociale.

  9. #29
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    Regione Emilia Romagna: un invito a rafforzare le Pari Opportunità/Le valutazioni di Luisa Babini sul peso femminile nella scuola, nelle università e nelle istituzioni

    Il tasso di partecipazione delle donne va crescendo

    Le recenti rilevazioni Istat segnalano che negli ultimi decenni il tasso di partecipazione delle donne all'università è in tutta Italia cresciuto a ritmi elevati. Nel 2003 su 94 mila laureati, 55 mila erano donne. Le ragazze sono più propense a continuare gli studi, si laureano mediamente prima e con voti più elevati. Il risultato sembrerebbe confortante, da una superficiale lettura dei dati, infatti, le giovani laureate parrebbero pronte ad affrontare il mercato del lavoro ad armi pari, con un elevato grado di istruzione e grande determinazione. Questo purtroppo però non avviene, perché nonostante i brillanti risultati in campo scolastico, le donne continuano a mantenere una condizione subalterna nel mercato del lavoro. Una ragazza impiega molto più tempo di un ragazzo per trovare un'occupazione e una volta trovatala, a parità di mansione arriva a guadagnare in media il 30% in meno. Certamente le motivazioni del fenomeno sono legate a fattori culturali e vanno ricercate in ambito sociale. Ma non è solo una questione di arretratezza mentale che privilegia il ragazzo, perché maschio, al momento del conferimento dell'incarico lavorativo, il problema sembra sorgere all'origine, al momento cioè della scelta dei percorsi formativi. Le ragazze, infatti, sembrano spinte da fattori ambientali e familiari a scegliere determinate facoltà in previsione di un lavoro – impiegatizio o dedito all'insegnamento - che favorisca la compatibilità fra lavoro e famiglia. L'immagine della ragazza rimane cioè proiettata e appiattita su quella di moglie e madre dunque anche la scelta del percorso di studi viene spesso orientata su questi criteri. Qualcuno ha giustamente parlato di "segregazione formativa", quella cioè che vuole, i ragazzi imboccare percorsi che portano a posti decisionali e di potere, mentre le ragazze a raggiungere una buona istruzione ma occupare posti subalterni tradizionalmente ritenuti "femminili". Il risultato sono facoltà, come Pedagogia, Lettere, Psicologia, Lingue, Conservazione dei Beni Culturali, che, frequentati per l'80-90% da ragazze, paiono essere i nuovi "ginecei". Queste facoltà sono le stesse che segnalano il tasso di occupazione più basso nei tre anni successivi alla laurea: in media solo metà dei laureati trova lavoro. Per i ragazze invece, orientati su facoltà come Ingegneria Gestionale, Ingegneria Elettronica, Informatica, Chimica Industriale o Scienze Statistiche, il lavoro è immediato e ben retribuito. Inutile dire che qualcosa va fatto per invertire questa tendenza e spingere il mondo femminile ad avvicinarsi ai settori tendenzialmente ritenuti più adatti agli uomini, come quello scientifico, tecnico e quello politico-decisionale; il luogo comune che vuole le donne buone per le lettere e gli uomini per la matematica e le posizioni di potere è solo un pregiudizio sociale che sfiora la discriminazione. Le ragazze vanno incoraggiate a scegliere percorsi formativi in ambito tecnico-scientifico anche attivando corsie preferenziali come le borse di studio, e allo stesso modo vanno incoraggiate ad avvicinarsi alla carriera politica facilitando il loro accesso alle liste elettorali. La società e le famiglie vanno educati ai valori delle pari opportunità anche in occasione della scelta del percorso formativo: non devono esistere mansioni prettamente maschili o femminili, l'indirizzo di studi deve essere preso in modo autonomo e consapevole, senza condizionamenti e pregiudizi. Solo evitando inutili "ghettizzazioni" e schematismi sociali possiamo contribuire alla costruzione di una società autenticamente moderna e democratica, dove donne e uomini vi contribuiscono in egual misura con le proprie peculiarità e specificità. La stessa situazione si riflette anche nel mondo politico. Gli Assessorati vengono spesso ripartiti secondo distinzioni di genere: agli uomini viene affidata la gestione del territorio, del bilancio, del finanze e dei lavori pubblici, alle donne i servizi sociali (dunque le politiche rivolte ad anziani e bambini), la formazione professionale e la Sanità. Si tratta purtroppo di un orientamento discriminatorio difficile da combattere perché radicato nella mentalità di una larga fetta della società.

    Luisa Babini
    consigliere regionale Pri Emilia Romagna

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    Catania: ciclo di conferenze su "Donne e potere" presso la sede della Federazione Provinciale Pri

    Inaugurato presso la sede della Federazione Provinciale del Partito Repubblicano Italiano un ciclo di conferenze su "Donne e potere", la prima delle quali ha avuto per tema "Condoleeza Rice, dall’Alabama al Dipartimento di Stato".

    Dopo i saluti dei padroni di casa - il segretario provinciale Francesco Zaccà e la responsabile per le Pari Opportunità Gloria Cutugno - il relatore, il politologo Carlo Lo Re, ha tratteggiato la figura del neosegretario di Stato americano Rice. Coloured e donna nel microcosmo razzista dell’Alabama degli anni Cinquanta e Sessanta, retto con ferocia dal tristemente noto governatore George Wallace, la Rice si è affermata nonostante tutto e tutti, con una volontà ed una determinazione granitiche.

    Abbandonati gli studi di pianoforte per dedicarsi interamente a quelli di politica, la giovane figlia della middle class nera di Birmingham è divenuta rettore a Stanford ed è poi entrata nel consiglio d’amministrazione della multinazionale petrolifera Chevron-Texaco, prima del grande salto in politica con i due presidenti Bush.

    Il cursus honorum della Rice - ha proseguito Lo Re - è la riprova che, anche nuotando controcorrente in un oceano di pregiudizi, nessun obiettivo è precluso a chi lo persegue con tenacia e professionalità. Nonostante i tanti ostacoli incontrati sul suo cammino, Condoleeza Rice è oggi sul tetto del mondo e già la si indica come uno dei probabili candidati repubblicani per il dopo Bush.

    Giovedì 9 dicembre alle ore 17.00, presso la sede del Partito Repubblicano Italiano di via De Felice 14/e, a Catania, avrà luogo una conversazione con il politologo Carlo Lo Re sul tema "Donne e potere: Hillary Rodham Clinton, verso la prima donna alla Casa Bianca?".

 

 
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