MILANO - La riforma federalista, quella approvata solo dall’Ulivo alla fine della scorsa legislatura, può finalmente partire. L’accordo tra governo, Regioni ed enti locali, è stato raggiunto ieri a Palazzo Chigi nel corso della riunione della Conferenza unificata. «È stato approvato un documento storico - commenta il ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia - un’intesa che permetterà senza strappi, anzi sanando qualche strappo precedente, il percorso di attuazione della riforma costituzionale». La modifica del Titolo V della Costituzione (dedicato appunto alle autonomie) aveva posto una serie di problemi, soprattutto sui confini tra i poteri dello Stato e delle Regioni, sui quali si erano innestate polemiche politiche (con la nuova maggioranza chiamata ad attuare una riforma ritenuta insufficiente). L’accordo di ieri sembra accontentare tutti. «Già nel prossimo Dpef - dice Enzo Ghigo, che guida la Conferenza dei presidenti delle Regioni - abbiamo ottenuto che si possano intravedere elementi di certezza per il trasferimento delle risorse e di competenze alle Regioni». «Nell’intesa - osserva invece Leonardo Domenici, presidente dell’Anci - c’è innanzitutto il riconoscimento del principio della pari dignità tra i diversi livelli istituzionali e c’è il riconoscimento dell’avvio del federalismo fiscale». Aggiunge il ministro La Loggia: «C’è anche l’impegno dei presidenti di Regione a sorvegliare sull’attività legislativa di iniziativa delle proprie giunte, in modo tale che non ci sia straripamento dei poteri, e l’impegno del presidente Berlusconi ad emanare una direttiva nei confronti dei ministri cosicché non travalichino dalle proprie competenze».