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    Predefinito Damasco: "gli Hizbullah non sono terroristi"

    tratto da


    al-Hayat (la Vita, Londra) .:. 27.05.2002

    Faruq ash-Shar’a, ministro degli esteri siriano, ha concluso lo scorso 26 maggio il suo viaggio di quattro giorni in Scandinavia dove ha avuto modo di discutere con i suoi colleghi di Finlandia, Norvegia e Svezia degli ultimi sviluppi in Medio Oriente e delle relazioni fra Damasco e i tre paesi scandinavi. Il londinese al-Hayat lo ha incontrato a Stoccolma:



    In seguito agli ultimi episodi di sangue avvenuti in Libano, Lei pensa che quest’ultimo non sia più un paese sicuro?

    Non lo credo. Il fatto che negli ultimi tempi si siano verificati in Libano alcuni omicidi ciò non vuol dire che sia un paese insicuro: “una rondine non fa primavera”. Invece di esser pessimisti dobbiamo essere vigili ed in particolare i servizi di sicurezza devono tenere gli occhi ben aperti; la situazione è molto incerta e ci sono interessi e tendenze diverse che si sovrappongono, a volte confluendo su un unico punto, altre volte scontrandosi. Quello che serve oggi è una forte precauzione politica ed in Siria siamo al massimo grado di allerta perché sappiamo che qualcuno potrebbe avere delle intenzioni non buone nei nostri confronti. Non dobbiamo lasciare che questi sfruttino l’occasione e che ci creino qua e là problemi di sicurezza. Allo stesso modo non dobbiamo rimanere in silenzio quando qualcuno ci fa un grave torto.



    C’è chi vede nell’attuale situazione libanese uno scenario analogo a quello che precedette l’invasione israeliana del 1982. Lei come giudica quest’ipotesi?

    Rifiuto senza alcun dubbio quest’affermazione. Non è vero che il Libano di oggi somiglia a quello del 1982 perché gli stessi avvenimenti non si ripetono con tanta semplicità, e anche le condizioni sono molto diverse: oggi siamo in grado di gestire la situazione a nostro vantaggio.



    Quali questioni particolari ha affrontato con i responsabili scandinavi?

    Con il premier svedese ho in particolare discusso della questione irachena, dello scorso vertice arabo e della proposta di pace che né scaturita; quest’ultima ha trovato una positiva comprensione da parte di Stoccolma. Al contrario, la stessa proposta è stata giudicata negativamente dalla parte israeliana: Sharon vuole convocare una conferenza di pace dalla quale siano esclusi Siria, Libano, lo stesso ‘Arafat e l’Unione Europea… vuole farla da solo la conferenza, vuole parlare da solo. E’ certo che chi rifiuta la proposta di pace araba vuole la guerra.



    A questo proposito, quali saranno i prossimi passi politici da parte araba?

    Gli arabi hanno discusso a Beirut e a Sharm ash-Shaykh della questione di pace in Medio Oriente e hanno deciso di mettere alla prova il governo israeliano inviandogli una proposta di pace. Se Israele rifiuta la pace, gli arabi agiranno di conseguenza e Tel Aviv sarà responsabile di qualsiasi escalation militare nella regione; ma anche gli Stati Uniti non saranno certo innocenti dal momento che si schierano al fianco di Israele.



    Perché sostiene che Israele non voglia la pace?

    Israele non vuole la pace e lo dimostra il fatto che continua ad inventare dei pretesti per far salire la tensione: i massacri avvenuti a Jenin ed in altri territori palestinesi forniscono il pretesto per esasperare la situazione nella regione. Israele si deve ritirare da tutti i territori arabi e palestinesi occupati e deve fermare le sue continue aggressioni”.



    Come giudica la scelta americana di mantenere la Siria nella lista dei paesi che sostengono il terrorismo?

    C’è ancora chi crede che le grandi potenze non mentano, ma questo non è vero: molte volte mentono spudoratamente senza dare alcuna importanza ai valori morali. Si sa che ci sono state forti pressioni nel Congresso americano per lasciarci nella lista… si dice che in Siria ci sono dei gruppi palestinesi, ma se così fosse perché mai Damasco avrebbe utilizzato il proprio ruolo di membro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per sostenere il ritorno in patria di tutti quei palestinesi che si trovano nei paesi vicini [in Siria e in Libano si trovano circa 500mila profughi palestinesi, ndt.]?! La verità è che ci sono forti contrasti all’interno dell’amministrazione americana che non rendono un servizio alla pace ma, al contrario, alimentano la guerra



    Qual è la vostra posizione sul tema sempre più attuale del “terrorismo”?

    Innanzitutto va ripetuto: chi difende la propria terra non è terrorista, ma è un partigiano [muqawim, letteralmente “resistente, chi oppone resistenza” usato ovviamente in accezione positiva, ndt.]. Al contrario, giudico le azioni di New York e Washington come atti terroristici. Se poi ci sono dei piccoli gruppi che possano ritenere legittime quelle azioni, va chiarito ancora una volta che si tratta di minoranze.



    E per quanto riguarda il ruolo dei palestinesi e quello di Hizb Allah in Libano?

    I palestinesi sono dei partigiani come Hizbullah è un partito di resistenza [hizb muqawim, ndt.]. E’ bene ricordare che tutti i comunicati finali prodotti dagli ultimi vertici di Beirut da dieci anni ad oggi hanno sempre riconosciuto Hizbullah come un partito di resistenza e non certo come una gruppo terrorista. Resistere è un diritto legittimo. Hizbullah è un attore fondamentale nello scenario di riassetto dell’intera regione e se poi fosse realmente una formazione terrorista, per quale motivo gli Stati Uniti, la Francia e altri paesi avrebbero accettato di partecipare all’Intesa di Aprile sedendosi allo stesso tavolo di Hizbullah per arrivare a qualche tipo di soluzione?!

    Lo ripeto ancora: la situazione attuale ha bisogno di un maggiore controllo e di forti sacrifici anche da parte nostra e dei fratelli libanesi, perché il destino di Siria e Libano è uno solo. Tutti noi arabi siamo esposti e abbiamo uno stesso destino, l’importante è continuare a mantenerci saldi sulle nostre posizioni per sostenerci l’un l’altro, per difendere i nostri diritti e per opporci con fermezza a qualsiasi altra aggressione israeliana. Se così non facessimo, commetteremmo un grave errore.

    www.alhayat.com

    Nota: la commissione detta dell’Intesa di Aprile [Tafahum Nisan] fu composta nell’aprile 1996 dai rappresentanti di Libano, Siria, Israele, Stati Uniti e Francia per definire i termini del cessate il fuoco lungo il confine israelo-libanese dopo 17 giorni di violenti attacchi condotti dalle truppe di Tel Aviv contro le postazioni di Hizb Allah.

    L.T.

    Tratto da:
    www.aljazira.it

  2. #2
    Cavaliere
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    Predefinito

    Se lo dice Damasco che quelli di Hezbollah non sono terroristi, senz' altro c'è da crederci.
    Appurato comunque che chi resiste all' occupazione non è terrorista, vorreste chiarirmi a quale occupazione "resiste" Hezbollah?

 

 

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