Nel 98' la sua Italia fu eliminata ai rigori. E ora è un penalty a costringere il suo Paraguay al pareggio: domina per un'ora, segna due gol, poi scompare e il Sud Africa pareggia su un rigore dubbio al 91': 2-2.
L’immaginario collettivo lo aveva lasciato impietrito a "Saint Denis", il pomeriggio delle sua ultima panchina azzurra, con quel cipiglio che ha fatto la fortuna di Teocoli, o magari al "Velodrome" di Marsiglia, mentre "battibeccava" con un fan scatenato di Roby Baggio. Quattro anni dopo Cesare Maldini siede sulla panca del Paraguay, a Busan, e non è cambiato (come potrebbe essere altrimenti, a settant’anni suonati) a parte la giacca e la cravatta: il Paraguay se ne sta copertissimo, aspetta l’avversario, e s’affida al contropiede. Forse è la cosa giusta, perché su marcatori tostissimi come Arce, Gamarra e Celso Ayala puoi fare sicuro affidamento, così come sulle "ripartenze" di Acuña e Jorge Campos, e la capacità realizzativa di Roque Santa Cruz. Uno di quelli in gradi di far reparto da solo: se al Bayern se lo sono assicurati già tre anni fa (a 18 anni) un motivo doveva pur esserci. Ma con i volenterosi, spregiudicati sudafricani non è bastato: i ragazzi del corpulento Jomo Sono (ma pure la stazza di Victor Pua, Uruguay, è ragguardevole) hanno detenuto l’iniziativa praticamente per l’intera partita ed hanno acciuffato, fino alla fine, i sornioni guaraní.
Che ingranano subito la quinta, con una verticalizzazione perfetta di Arce per Santa Cruz, che cade a tu per tu con il portiere africano Arendse, ma l’arbitro non abbocca. Il Sudafrica è reattivo e risponde con una cannonata di Sibaya, che vince un contrasto a centrocampo e non ci pensa a due volte ad impallinare Tavarelli, il sostituito del grande assente José Luis Chilavert (squalificato). Fortune (seconda scelta nel Manchester Utd) si fa vedere, ma i suoi guizzi non riescono a scavalcare la diga avversaria (che già in Francia si dimostrò immune a qualsiasi spiffero). Così il Sudafrica perde smalto e convinzione, e la partita gira a favore dei guaraní di Maldini e Dossena. Arce è un’ira di Dio: un calcio di punizione esalta il colpo di reni di Arendse, poi s’incarica dell’esecuzione di una sfilza di calci d’angolo, attorno alla mezz’ora. Le sue traiettorie tagliatissime gettano lo scompiglio sottoporta, Arendse si salva su un tap-in a botta sicura di Gamarra. Anche sulla corsia di sinistra gli africani fanno acqua: da Caniza a Campos, la palla viaggia a tutta velocità, per il puntualissimo cross a Santa Cruz. Sulla testata dell’attaccante, Arendse sventa una prima volta, ma prima dell’intervallo deve arrendersi all’abilità aerea della punta latino-americana. Il Paraguay va al riposo in vantaggio, ma son dolori al rientro sul prato. Il Sudafrica attacca a testa bassa, con McCarthy e soprattutto Zuma, che ha due volte il pallone del pareggio. Ma il furore agonistico degli africani rischia di spegnersi dopo soli 10’, quando un invitante calcio di punizione è affidato al piede fatato di Francisco Arce. L’esterno destro di Maldini è defilato, ma si fida dell’istinto e opta per il tiro secco anziché il cross: botta decisa e soprattutto imparabile sotto l’incrocio dei pali. Sotto di due gol, il Sudafrica è tutt’altro che spacciato, e riprende a farsi sotto. Maldini non di fida, soprattutto quando i suoi allentano vistosamente la presa, ma non gli basta sbracciarsi: gli africani avanzano e a furia di spallate fanno breccia nel fortino avversario, con una conclusione di McCarthy deviata da Struway alle spalle dell’incolpevole Tavarelli. Urgono correttivi e Maldini procede ai cambi: Alvarenga lascia a Gavilan, Campos (infortunato) lascia a Morinigo. Obbedendo al consueto clichè africano, anche quelli di Somo non rinunciano comunque a complicarsi la vita: Nzama si segnala per un temerario alleggerimento che fa secco pure il suo portiere, ma rimedia in tempo, poi è Carnell ad azionare Santa Cruz, però gli va bene. I "Bafana", ad ogni modo, sentono che l’avversario è sulle gambe – davvero verticale il crollo fisico degli uomini di Maldini – e vanno all’assalto. Forse s’intestardiscono troppo cercando lo sfondamento centrale (Fortune non è proprio in giornata), quando è sulle fasce che ci sarebbe magari più spazio. Così è Zuma che s’invola e obbliga Taverelli, in disperata uscita, all’atterramento. Il rigore non è limpidissimo, perfetta invece l’esecuzione di Fortune: la grande rimonta è fatta!
Saluti Romani
Daniele - IRRIDUCIBILI