Pagina 3 di 8 PrimaPrima ... 234 ... UltimaUltima
Risultati da 21 a 30 di 77
  1. #21
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: Il sacro Cuore di Gesù

    12 giugno 2017: dodicesimo giorno del Mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù…



    12° giorno: Cuore ardente - Cuore freddo
    “12° giorno: Cuore ardente – Cuore freddo.
    CUORE ARDENTE.

    «Son venuto a portare il fuoco sulla terra, e che cosa voglio se non che si accenda?» (Lc 12,49).
    Il Sacro Cuore di Gesù è stato definito una «fornace ardente di carità». A santa Margherita M. Alacoque, infatti, Egli appariva ogni primo venerdì «come uno splendido sole, come una fornace ardente».
    Quando si pensa all’amore di Gesù viene spontaneo il pensiero del fuoco: perché? Perché l’amore di Gesù è stato ardente, bruciante, di fuoco, anzi di «fuoco divorante» (Dt 4,24).
    Proprio questo fuoco d’amore Egli è venuto a portare tra gli uomini e non desidera che di vederlo acceso in ogni cuore.
    Nella vita della beata Giuliana da Norwich si legge che una volta ella fu presa dal desiderio vivissimo di conoscere quanto Gesù avesse amato gli uomini. Tanto insistette nella supplica, che Gesù volle esaudirla cominciando a mostrarle «quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità» (Ef 3,18) del suo amore per noi ma la Beata dovette interrompere subito quella contemplazione perché si avvide che stava letteralmente per impazzire alla vista dell’amore di Gesù; e per tutta la vita ella accusò se stessa di aver commesso una vera pazzia a chiedere di conoscere l’immensità dell’amore di Gesù.
    Un Cuore che spinge la sua dedizione alle creature fino a «farsi peccato» (2Cor 5,21) per riscattare noi dal peccato, è un cuore che supera ogni limite e ogni misura nell’amare.
    Un Cuore che per restare vivo e palpitante in mezzo alle sue creature inventa il Sacramento dell’Eucaristia, è un cuore che arderà di amore fino alla fine dei secoli.
    E che cosa furono le manifestazioni del Sacro Cuore a santa Margherita M. Alacoque, se non una sublime conferma dell’amore incontenibile di Gesù per noi? Gesù stesso una volta disse a santa Margherita che il suo Cuore non riusciva più a «contenere le fiamme della sua ardente carità».
    Se lasciassimo incendiare i nostri cuori in quella divina fornace d’amore, quale ardore avremmo in noi!
    Quando san Pio X uscì prete dal Seminario, era poverissimo, ma ardentissimo di amore per la salvezza delle anime. E si mise immediatamente all’opera. A Tombolo, era semplice prete, ma la gente diceva: «Il nostro don Giuseppe è sempre in piedi». A Salzano, le sorelle si lamentavano: «Non ha più che pelle e ossa». A Treviso si diceva: «Lavora per quattro». E così via, fino a Roma, dove fu Papa, e lottò come un gigante a difendere la Fede dagli errori del modernismo, a riformare il clero e gli studi, a propugnare la catechesi e il canto sacro… Quale esempio di cuore ardente per tutta la Chiesa!
    Potessimo tutti lasciare incendiare i nostri cuori in quella divina fornace d’amore!
    CUORE FREDDO
    Come risponde l’uomo all’amore ardente del Cuore di Gesù? È triste dover dire che la maggior parte degli uomini risponde con grande freddezza. Di fronte al Cuore ardente di Gesù, il cuore dell’uomo appare un cuore di ghiaccio. L’egoismo gli gela ogni palpito d’amore.
    L’io gli blocca ogni moto di dedizione a Dio. Le creature lo dominano tenendolo spento per Iddio e facendolo ardere solo di brame carnali, di voglie terrene, di gusti sensibili.
    Santa Margherita M. Alacoque narra che, in una delle apparizioni, il Sacro Cuore di Gesù le prese il cuore dal petto «e lo mise nel Suo Cuore adorabile, nel quale me lo fece vedere quasi come un atomo che si consumava in quell’ardente fornace».
    Così potrebbe avvenire per ogni cuore, se ogni uomo si decidesse a offrirlo al Cuore di Gesù.
    Ma quanto poche sono le creature che vogliono liberarsi della freddezza e dell’indifferenza del cuore!
    Eppure Gesù non fa esclusioni di sorta. Egli vorrebbe accendere e riempire d’amore tutti i cuori. È pronto a farlo. Non brama che questo.
    E quando l’amore di Dio riempie il cuore dell’uomo, può arrivare a sommergerlo, fino a farlo soffrire di ardori anche insostenibili. «Che brutta cosa è vivere di cuore!», poteva dire san Pio da Pietrelcina. E noi sappiamo di alcuni Santi nei quali la piena dell’amore ha provocato fenomeni fisici straordinari. A san Filippo Neri, ad esempio, si ingrossò talmente il cuore, per la potenza degli impeti d’amore, che gli si spezzarono alcune costole, e visse così per trent’anni. Santa Gemma Galgani provava un tale calore di fuoco al petto, dalla parte del cuore, che le si bruciacchiavano gli indumenti addosso!
    San Stanislao Kostka, santa Veronica Giuliani, san Pio da Pietrelcina, chiedevano di poter applicare del ghiaccio sul cuore, per smorzare in parte gli ardenti calori.
    Di fronte a questi esempi, che cosa dire del nostro cuore così vuoto e freddo? Persino le Promesse del Sacro Cuore ci lasciano indifferenti! Persino i richiami e le materne offerte di salvezza del Cuore Immacolato di Maria hanno trovato la maggior parte dei cuori disattenti e insensibili. «Vi ho chiamati e non mi avete risposto» (Pro 1,24), potrebbe dirci giustamente Gesù. Perché non ci decidiamo a corrispondere al suo ardente desiderio di amore? Perché non ci liberiamo di questa brutta freddezza che gela ogni palpito del cuore?
    Proposito: Ripetere spesso: «Dolce Cuor del mio Gesù, fa ch’io t’ami sempre più».
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”



    12 giugno
    “GIORNO 12
    L'ORA DI GUARDIA
    12° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Riparare l'indifferenza dei cattivi Cristiani verso Gesù Sacramentato.
    L'ORA DI GUARDIA

    Santa Margherita stava un giorno nel cortiletto, sito dietro l'abside della Cappella. Era intenta a lavorare, ma il suo cuore era rivolto a Gesù Sacramentato; soltanto il muro impediva la vista del Tabernacolo. Avrebbe preferito, se l'ubbidienza glielo avesse permesso, di stare a pregare, anziché attendere al lavoro. Invidiava santamente la sorte degli Angeli, i quali non hanno altra occupazione che amare e lodare Dio.
    All'improvviso fu rapita in estasi ed ebbe una dolce visione. Le apparve il Cuore di Gesù, risplendente, consumato nelle fiamme del suo puro amore, circondato da una grande schiera di Serafini, che cantavano: Amor trionfa! Amor delizia! L'amor del Sacro Cuore tutto allieta! -
    La Santa guardava, incantata di meraviglia.
    I Serafini si volsero verso di lei e le dissero: Canta con noi ed unisciti a noi nel lodare questo Divin Cuore! -
    Margherita rispose: Io non oso. - Essi replicarono: Noi siamo gli Angeli che onoriamo Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento e siamo venuti qui apposta per unirci a te e dare al Divin Cuore l'omaggio di amore, di adorazione e di lode. Noi possiamo fare un patto con te e con tutte le anime: noi terremo il vostro posto davanti al Santissimo Sacramento, così che voi possiate amarlo senza mai cessare, per mezzo di noi vostri ambasciatori. - (Vita di S. Margherita).
    La Santa accettò di unirsi al coro dei Serafini per lodare il Signore ed i termini del patto furono scritti a lettere d'oro nel Cuore di Gesù.
    Questa visione diede origine ad una pratica, tanto diffusa nel mondo, chiamata « L'Ora di Guardia al Sacro Cuore ». Centinaia di migliaia sono le anime, che vanno orgogliose di chiamarsi e di essere le Guardie del Sacro Cuore. Si sono formate delle Arciconfraternite, con il proprio periodico, affinché gli ascritti possano stare uniti nell'ideale della riparazione ed usufruire dei privilegi, di cui la Santa Chiesa li arricchisce.
    In Italia il centro nazionale è a Roma, e precisamente nella Chiesa di San Camillo, in Via Sallustiana. Quando si vuol costituire un gruppo di Guardie d'Onore al Sacro Cuore, ci si rivolga al suddetto centro nazionale, per riceverne le modalità, la pagellina e l'apposita medaglia.
    È da augurarsi che in ogni Parrocchia ci sia una buona schiera di Guardie d'Onore, il cui nome sia scritto ed esposto nell'apposito Quadrante.
    L'Ora di Guardia non si confonda con l'Ora Santa. Gioverà una breve istruzione. Quando si vogliono acquistare le indulgenze, prendere parte al bene che fanno le altre Guardie d'Onore ed avere il diritto alle Messe di Suffragio, è necessario iscriversi all'Arciconfraternita nazionale di Roma.
    Anche senza l'iscrizione, si può divenire Guardie del Sacro Cuore, ma in forma privata.
    Compito di queste anime è: Imitare le pie donne, che sul monte del Calvario consolavano Gesù pendente dalla Croce, e fare compagnia al Sacro Cuore chiuso nel Tabernacolo. Il tutto si riduce ad un'ora al giorno. Non vi è nulla di obbligatorio sul come passare l'Ora di Guardia e non è necessario recarsi in Chiesa a trascorrere il tempo in preghiera. Il modo di farla è il seguente:
    Si sceglie un'ora del giorno, la più adatta al raccoglimento; può anche cambiarsi, secondo i bisogni, ma è meglio tenere sempre la stessa. Quando scocca l'ora stabilita, da qualunque posto ci si trovi, conviene andare col pensiero davanti al Tabernacolo ed unirsi alle adorazioni dei Cori degli Angeli; si offrono a Gesù in modo speciale le opere di quell'ora. Se è possibile, si reciti qualche preghiera, si legga un buon libro, si cantino delle lodi a Gesù. Nel frattempo, si può anche lavorare, conservando però un po' di raccoglimento. Si evitino le mancanze, anche piccole, e si compia qualche opera buona.
    L'Ora di guardia può farsi anche a mezz'ora a mezz'ora; può ripetersi più volte al giorno; si può compiere in compagnia di altri.
    Finita l'ora si recita un Pater, Ave e Gloria, ad onore del Sacro Cuore.
    Lo scrivente ricorda con piacere che negli anni giovanili, quando lavorava in Parrocchia, aveva circa ottocento anime che giornalmente facevano l'Ora di Guardia e restava edificato dello zelo di certe maestre di taglio e di asilo, le quali facevano con le sartine e con i bambini l'Ora di Guardia in comune.
    La devota pratica, di cui si è parlato, fa parte dell'Apostolato della Preghiera.
    ESEMPIO
    Un militare
    Il Cuore di Gesù trova amanti in ogni ceto di persone.
    Un giovane aveva lasciata la famiglia per prestare servizio nella vita militare. I sentimenti religiosi, avuti nell'infanzia, e specialmente la devozione al Cuore di Gesù, l'accompagnarono nella vita di caserma, con l'edificazione dei compagni.
    Ogni pomeriggio, appena cominciava la sortita, entrava in una Chiesa e li stava per una buona ora raccolto in preghiera.
    La sua presenza devota, assidua, in ore in cui la Chiesa era quasi deserta, colpi il Parroco, il quale un giorno lo avvicinò e gli disse:
    - Mi piace e nello stesso tempo mi meraviglia la vostra condotta. Lodo la vostra buona volontà a stare davanti al SS. Sacramento.
    - Reverendo, se non facessi così, crederei di mancare ad un mio dovere verso Gesù. Impiego tutta la giornata a servizio di un re della terra e non devo impiegare almeno un'ora per Gesù, che è il Re dei re? Godo tanto a fare compagnia al Signore ed è un onore potergli fare un'ora di guardia! -
    Quanta sapienza ed amore nel cuore di un militare!
    Fioretto. Fare un'Ora di Guardia al Sacro Cuore, possibilmente in compagnia.
    Giaculatoria. Amato sia dovunque il Cuore di Gesù!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”






    San Giovanni da San Facondo - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/san-giovanni-san-facondo/
    “12 giugno, San Giovanni da San Facondo, Confessore (1430 – 1479).

    “San Giovanni da san Facondo, dell’Ordine degli Eremitani di sant’Agostino, Confessore, che volò al cielo nel giorno precedente”.
    O Dio, autore della pace ed amico della carità, che ornasti il beato Giovanni Confessore tuo col dono mirabile di pacificare i nemici, concedi, per i suoi meriti e la sua intercerssione, che, confermati nel tuo amore, non siamo da te separati da alcuna tentazione. Per nostro Signore.”


    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Leone terzo, Papa, al quale Iddio mirabilmente restituì gli occhi e la lingua, che gli erano stati tolti dagli empi. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Pontefice, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Leone terzo possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”


    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “12 juin 816 : décès du Pape Saint Léon III.”
    “12 juin 816 : Saint Étienne IV est élu Pape. Il sacrera le Roi de France, Louis 1er le Pieux, empereur d’Occident, à Reims le 5 octobre 816.”
    “12 juin : Saint Jean de Saint-Facond, Religieux Augustin (1430-1479).”





    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “Il 12 giugno 816 muore San Leone III, Sommo Pontefice.”
    “12 giugno 2017: San Giovanni di San Facondo, confessore.

    Giovanni era nato a Sahagún, in Spagna, verso il 1430. Da giovane uno zio gli aveva trovato una sistemazione presso la curia vescovile di Burgos, procurandogli anche un beneficio ecclesiastico. Ordinato sacerdote, a 33 anni, Giovanni entrò in crisi: non poteva vivere della vigna del Signore senza lavorarvi. Così, alla morte del vescovo, cambiò vita: entrò tra gli Agostiniani, dedicandosi ad un instancabile apostolato: nella predicazione al popolo, nella promozione della pace e della convivenza sociale.
    “Se mi chiedesse dell'atteggiamento di Giovanni - testimonia un suo contemporaneo - nei riguardi dei miserabili e degli afflitti, delle vedove e dei fanciulli sfruttati, dei bisognosi e degli ammalati, dovrei rispondere che da uno slancio naturale era abitualmente spinto ad aiutare tutti sia con buone parole sia anche con elemosine a questo scopo. Era anche preoccupato di portare tutti alla pace e alla concordia, dopo aver spente le inimicizie e le discordie. Quando era a Salamanca, essendo tutta la città divisa in fazioni a causa delle discordie civili, riuscì ad evitare molte stragi”.
    Fu per i suoi ripetuti tentativi di pacificazione che nel 1476 i nobili di Salamanca sottoscrissero un solenne patto di perpetua concordia. La forza e il coraggio per agire p Giovanni li prendeva dall’Eucaristia, che egli celebrava con straordinaria devozione.
    Morì nel 1479. Beatificato nel 1601, fu canonizzato nel 1690. Le reliquie del santo si conservano nella cattedrale nuova di Salamanca, città piena di luoghi i cui nomi ricordano i portenti da lui operati in vita o in morte.”



    “San Giovanni di San Facondo, confessore, 12 giugno.”
    “Santi Basilide e i suoi compagni, martiri, lo stesso giorno.”
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  2. #22
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: Il sacro Cuore di Gesù

    13 giugno 2017: Sant'Antonio da Padova, confessore e dottore della Chiesa, la seconda delle sei Apparizioni della Madonna alla Cova da Iria a Fatima, tredicesimo giorno del Mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù…




    “Sant'Antonio di Padova, confessore e dottore, 13 giugno.”
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm






    Sant'Antonio di Padova - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/santantonio-di-padova/
    “13 giugno, Sant’Antonio di Padova, Confessore e Dottore della Chiesa (Lisbona, c. 1195 – Padova, 13 giugno 1231)
    , il “martello degli eretici”.
    “A Padova sant’Antonio Portoghese, Sacerdote dell’Ordine dei Minori, Confessore e Dottore della Chiesa, illustre per la vita, pei miracoli e per la predicazione, il quale, non essendo ancora trascorso un anno dalla sua morte, dal Papa Gregorio nono fu ascritto nel numero dei Santi”.
    Indegno per le colpe commesse di comparire davanti a Dio Vengo ai tuoi piedi, amorosissimo Sant’Antonio, per implorare la tua intercessione nella necessità in cui verso. Siimi propizio del tuo possente patrocinio, liberami da ogni male, specie dal peccato, e impetrami la grazia di ……… Caro Santo, sono anch’io nel numero dei tribolati che Dio ha commesso alle tue cure, e alla tua provvidente bontà.Sono certo che anche io per mezzo tuo avrò quanto chiedo e così vedrò calmati i miei dolori, confortate le mie angustie, asciugate le mie lacrime, ritornato alla calma il mio povero cuore. Consolatore dei tribolati non negarmi il conforto della tua intercessione presso Dio. Così sia!”


    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare sant’António Portoghése, Sacerdote dell’Ordine dei Minori, Confessore e Dottore della Chiesa, illustre per la vita, pei miracoli e per la predicazione, il quale, non essendo ancora trascorso un anno dalla sua morte, dal Papa Gregorio nono fu ascritto nel numero dei Santi. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Confessore e Dottore della Chiesa, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant’António Portoghése possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”



    Si quæris miracula - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/si-quaeris-miracula/
    “Si quæris miracula 13 giugno 2017
    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Si quæris miracula
    Responsorio in onore di Sant’Antonio di Padova


    Si quæris miracula
    mors, error, calamitas,
    dæmon, lepra fugiunt,
    ægri surgunt sani.
    Cedunt mare, vincula,
    membra, resque perditas
    petunt, et accipiunt
    juvenes, et cani.
    Pereunt pericula,
    cessat et necessitas;
    narrent hi, qui sentiunt,
    dicant Paduani.
    Cedunt mare, vincula,
    membra, resque perditas
    petunt, et accipiunt
    juvenes, et cani.
    Glória Patri et Filio et Spíritui Sancto.
    Sicut erat in princípio,
    et nunc et semper
    et in sæcula sæcolorum.
    Cedunt mare, vincula,
    membra, resque perditas
    petunt, et accipiunt
    juvenes, et cani. Amen.
    Ora pro nobis, Beate Antoni, Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
    Oremus.
    Ecclesiam tuam, Deus, Beati Antonii Confessoris tui commemoratio votiva lætificet, ut spiritualibus semper muniatur auxiliis et gaudiis perfrui mereatur æternis. Per Christum Dominum nostrum.
    O Lingua benedicta, quæ Dominum semper benedictisti et alios benedicere fecisti: nunc manifeste apparet quanti meriti extitisti apud Deum.


    Se cerchi i miracoli,
    la morte, l'errore, la calamità
    e il demonio sono messi in fuga,
    gli ammalati divenir sani.
    Il mare si calma,
    le catene si spezzano;
    ritrovano le cose perdute
    i giovani ed i vecchi.
    S'allontanano i pericoli,
    scompaiono le necessità;
    lo attesti chi ha sperimentato
    la protezione del Santo di Padova.
    Il mare si calma,
    le catene si spezzano;
    ritrovano le cose perdute
    i giovani ed i vecchi.
    Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
    Come era nel principio,
    ora e sempre,
    nei secoli dei secoli.
    Il mare si calma,
    le catene si spezzano;
    ritrovano le cose perdute
    i giovani ed i vecchi. Così sia.
    Prega per noi, o Beato Antonio, perché siam fatti degni delle promesse di Cristo.
    Preghiamo.
    O Dio, la votiva commemorazione del Beato Antonio, Confessore tuo, allieti la tua Chiesa affinchè resti sempre munita di aiuti spirituali e meriti di godere gli eterni gaudi del Cielo. Per Cristo, nostro Signore.
    O Lingua benedetta, che benedicesti sempre il Signore e lo facesti benedire dagli altri, ora chiaro appare di quanto merito sei stata al cospetto di Dio.

    Dal 1866, per volontà di Pio IX, si concede un'indulgenza di 100 giorni a tutti i fedeli che con cuore contrito recitano il presente Responsorio e l'annessa Orazione."
    Si quæris miracula - Centro Studi Giuseppe Federici






    “Oh come tremano, afferma S. Bernardo, i demoni al sentire solamente proferire il nome di Maria: In nomine Mariae omne genu flectitur; et daemones non solum pertimescunt, sed, audita hac voce, contremiscunt (Serm. sup. Miss.). Conforme gli uomini, soggiunge Tommaso de Kempis, (Lib. 4, ad Nov.) cadono a terra per timore, allorché un tuono dal cielo cade lor vicino, così cadono abbattuti i demoni al sentir nominare Maria: Expavescunt caeli reginam spiritus maligni et diffugiunt, audito nomine eius, velut ab igne. Tamquam tonitruum de caelo factum sit, prosternuntur ad sanctae Mariae vocabulum. Ed oh quante belle vittorie di questi nemici han riportato i divoti di Maria col suo santissimo nome! Così li vinse S. Antonio di Padova, così il B. Enrico Susone, così tanti altri amanti di Maria. Si sa dalle relazioni delle missioni del Giappone che ivi ad un certo cristiano una volta comparvero molti demoni in forma di feroci animali a spaventarlo e minacciarlo; ma egli disse lor così: «Io non ho armi di cui possiate voi temere; se vel permette l'Altissimo, fate di me quel che vi piace. Del resto adopro in mia difesa i dolcissimi nomi di Gesù e di Maria.» Così disse appena, ed ecco che al suono de' tremendi nomi si aprì la terra, e precipitarono quei spiriti superbi. E S. Anselmo attesta per sua esperienza di aver veduto ed inteso molti che al nominare Maria subito sono stati liberati da' pericoli: Saepe vidimus et audivimus plurimos homines in suis periculis nominis recordari Mariae, et illico omnis periculi malum evasisse (S. Ans., de Exc. Virg., c. 6).
    Da S. Alfonso Maria de Liguori
    Glorie di Maria
    Parte prima
    CAPITOLO IV. - Ad te clamamus, exsules filii Hevae.

    § 2. - Quanto è potente Maria in difendere chi l'invoca nelle tentazioni del demonio.”



    Cronologia di Fatima
    "CRONOLOGIA DI FATIMA."



    La Seconda Apparizione a cova da Iria
    "13 Giugno 1917 - La seconda delle sei apparizioni della Madonna alla Cova da Iria

    Il 13 giugno 1917, verso le 11, Lucia, Francesco e Giacinta come voluto dalla Madonna, si trovano alla Cova da Iria. La voce si è sparsa e con loro adesso ci sono circa cinquanta persone. Recitano tutti assieme, il S. Rosario.
    Dopo aver recitato il rosario con Giacinta e Francesco, e con le altre persone che erano presenti, scrive Lucia, vidi nuovamente il riflesso della luce che si avvicinava (e che noi chiamavamo lampo) e, poi, la Madonna sul leccio, esattamente come nel mese di maggio.
    - Che cosa volete da me? Le chiesi.
    - Voglio che veniate qui il 13 del mese prossimo, che recitiate il rosario tutti i giorni e che impariate a leggere. Dirò in seguito cosa voglio.
    - Chiesi la guarigione di un malato.
    - Se si convertirà (rispose la Madonna) guarirà nel corso dell’anno - I Cuori di Gesù e di Maria hanno su di voi dei progetti di misericordia.
    - Vorrei chiedervi di condurci in cielo.
    - Sì, Giacinta e Francesco ve li condurrò molto presto, ma tu, ma tu resterai qui ancora per qualche tempo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere ed amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. A chi praticherà questa devozione io prometto la salvezza, queste anime saranno predilette da Dio, come fiori posti da Me per ornare il suo trono.
    - Resterò qui tutta sola? domandai con tristezza.
    - No, figlia mia! Questo ti fa soffrire molto? Non scoraggiarti! Non ti abbandonerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà fino a Dio.
    Nel momento in cui pronunciava queste ultime parole disgiunse le mani e ci comunicò, per la seconda volta, il riflesso di questa luce immensa.
    In essa noi ci vedemmo come immersi in Dio. Giacinta e Francesco sembravano trovarsi in quella parte di luce che saliva verso il cielo ed io in quella che si diffondeva sulla terra.
    Dinanzi al palmo della mano destra della Madonna cera un cuore circondato di spine che sembravano conficcarsi in esso. Abbiamo capito che si trattava del Cuore Immacolato di Maria, oltraggiato dai peccati della umanità, che chiedeva riparazione."




    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “13 juin 1917 : deuxième apparition de Fatima.”
    “13 juin 1929: Notre Dame apparaît à sœur Lucie de Fatima à Tuy.”
    13 juin : Saint Antoine de Padoue, Religieux de Saint-François (1195-1231).”





    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “13 giugno 2017: Sant'Antonio da Padova, confessore e dottore della Chiesa.

    Il Santo, che ha vissuto in Italia solo alcuni anni della sua vita conclusasi a Padova, è di origine portoghese. Gli ha infatti dato i natali intorno al 1195 Lisbona, in Portogallo. Antonio era figlio di Martino, nobile che la tradizione vuole della famiglia dei Bulhoes y Taveira de Azevedo - da noi chiamati più semplicemente i Buglioni - che annoverava tra i suoi membri il prode Goffredo, condottiero della prima crociata.
    Quindicenne, Fernando (con tale nome era stato battezzato) entrò fra i canonici regolari di sant'Agostino, a Lisbona prima e poi a Coimbra. Di intelligenza acuta e brillante, in pochi anni riuscì a immagazzinare tanta cultura teologica, scientifica e soprattutto biblica da meritarsi in seguito il titolo di "Arca del testamento". Gli studi non riuscirono però ad appagare le aspirazioni del suo animo generoso. Il giovane canonico trova la sua strada il giorno in cui a Lisbona approdarono le salme, di cinque frati francescani martirizzati nel Marocco. Decise allora di seguirne le orme entrando tra i francescani di Coimbra con il nome di frate Antonio.
    Si era recato in Marocco per coronare la propria vita con il martirio, ma misteriose febbri lo obbligarono a tornare in patria. Durante il viaggio una tempesta lo fece naufragare sulle coste della Sicilia, presso Milazzo. Risalì quindi l'Italia, in compagnia di altri frati, diretti ad Assisi dove si svolgeva il Capitolo generale poi detto "delle stuoie". Era il 1221. Nella cittadina umbra Antonio conobbe Francesco, il quale qualche tempo più avanti, ammirato dalla sua profonda dottrina, lo chiamerà "mio vescovo".
    Ad Assisi il frate portoghese venne destinato al convento-romitorio di Montepaolo, vicino a Forlì, dove rimase per qualche tempo alternando preghiere, lavoro e studio. Una predica improvvisata, in occasione di un'ordinazione sacerdotale (era venuto a mancare il predicatore ufficiale), impose all'attenzione di tutti la profonda cultura, la capacità oratoria, e la ricchezza interiore di frate Antonio. All'indomani, lasciato l'eremo di Montepaolo, il frate era già sulle strade polverose dell'Italia settentrionale e della Francia, missionario itinerante e predicatore, ad annunciare il messaggio evangelico e francescano, contro le labili costruzioni degli eretici che avevano infestato quelle regioni. Nella eretica Rimini, che rifiutava di ascoltare la Parola di Dio, egli andò a predicare ai pesci che lo accolsero sulla riva. In altre città eccolo sfidare gli eretici inducendo una mula, tenuta a digiuno per giorni, ad inginocchiarsi di fronte all'ostia consacrata, mentre alle sue froge giungeva invitante il profumo d'un bel mucchio di biada.
    Tornato in Italia, si stabilì a Padova, dove proseguì la sua attività di Predicatore.
    Celebre un suo quaresimale, tenuto a Padova alcuni mesi prima di morire, e un coraggioso quanto sfortunato incontro con il feroce tiranno Ezzelino da Romano, dal quale era andato a perorare la liberazione di alcuni prigionieri tenuti barbaramente segregati nelle celle del suo palazzo.
    Negli ultimi tempi, spossato dalla fatica e dalla malattia (soffriva per le conseguenze delle febbri malariche) accettò l'invito di un amico, il conte Tiso di Camposampiero, a recarsi nel convento di quella cittadina, immerso nella quiete della campagna, per riposarsi. A Camposampiero, Antonio si era fatto costruire dall'amico conte tra i rami fronzuti di un noce una piccola cella, dove si ritirava a pregare. Ma quella solitudine fu infranta dagli ammiratori che, scoperto il nascondiglio segreto, si recavano in massa a chiedergli il conforto della parola.
    Nella tarda primavera del 1231, Antonio fu colto da malore. Deposto su un carro trainato da buoi, venne trasportato a Padova, dove aveva chiesto di poter morire. Giunto però all'Arcella, un borgo della periferia della città, la morte lo colse. Spirò mormorando: "Vedo il mio Signore". Era il 13 giugno. Aveva 36 anni.
    Il Santo venne sepolto a Padova, nella chiesetta di santa Maria Mater Domini, il rifugio spirituale del Santo nei periodi di intensa attività apostolica. Un anno dopo la morte, la fama dei tanti prodigi compiuti convinse Gregorio IX a bruciare le tappe del processo canonico e a proclamarlo santo. La Chiesa ha reso giustizia alla sua dottrina, proclamandolo nel 1946 di «dottore della chiesa universale».”
    “il 13 giugno 1799 il cardinale Ruffo, con l'armata della Santa Fede, entra in Napoli, liberandola dalla repubblica giacobina.”






    13° giorno: Cuore misericordioso - Cuore invidioso
    “13° giorno: Cuore misericordioso – Cuore invidioso
    CUORE MISERICORDIOSO

    La parola “misericordioso” significa, letteralmente, «dare il cuore ai miseri» (miseris-cor-dare).
    Quando Gesù ci dice di essere misericordiosi come il Padre dei cieli che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Mt 5,45), ci chiede appunto di essere buoni e comprensivi di cuore verso coloro che non meriterebbero.
    Si sa che il mondo è teatro di tante cattiverie, ingiustizie, disonestà. La tentazione più immediata che tutti proviamo è quella di colpire i malfattori e i malviventi, trattandoli con la severità che meritano.
    Ma se facciamo così, non potremo essere mai «figli dell’Altissimo che è benigno anche verso gli ingrati e i cattivi» (Lc 6,35).
    Se il Cuore di Gesù avesse voluto trattarci come meritiamo, non si sarebbe mai sottoposto a una vita di stenti e di umiliazioni sulla terra; non avrebbe dovuto mai e poi mai bere il calice amaro della nostra Redenzione; tanto meno sarebbe potuto restare in mezzo a noi e per noi nel Sacramento dell’Eucaristia.
    Il Cuore di Gesù, invece, non ha considerato affatto la nostra cattiveria, si è donato tutto, continua a donarsi e si donerà «fino alla fine dei secoli» (Mt 28,20).
    Anzi, Egli arriva a lasciarsi prendere senza resistenze anche per farsi straziare dai sacrileghi, dai traditori, dai nemici dichiarati come i massoni che si procurano le Ostie consacrate per pugnalarle nelle loro infami logge.
    Il Cuore di Gesù è la sorgente inesauribile della misericordia.
    Persino sulla croce, Egli grida col Sangue e con la voce una preghiera di misericordia per i suoi carnefici: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).
    Egli sa di quanta fragilità e miseria noi siamo impastati, quanto facilmente siamo vittime di noi stessi e delle nostre passioni, quanto bisogno abbiamo di essere saziati «non di solo pane» (Mt 4,4), ma di ciò che nutre per la vita eterna. Perciò il suo Cuore è sempre pronto a ripetere con ansia di misericordia ciò che disse prima della moltiplicazione dei pani: «Ho pietà di questo popolo» (Mt 15,32).
    Perciò Egli ci ha rivelato il suo Cuore e ci ha donato la Grande Promessa, che è un tesoro di misericordia: «Io ti prometto – disse Gesù a santa Margherita – nell’eccesso della misericordia del mio Cuore, che il mio amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno al primo venerdì del mese, per nove mesi consecutivi, la grazia della perseveranza finale: essi non morranno nella mia disgrazia né senza ricevere i Sacramenti, servendo loro il mio Cuore di asilo sicuro in quell’ora estrema».
    CUORE INVIDIOSO
    L’invidia è il verme roditore che non solo impedisce la misericordia verso chi ha commesso il male, ma vuole distruggere anche il bene che vede nei fratelli.
    «Come l’acqua spegne il fuoco – diceva san Vincenzo de’ Paoli – così l’invidia spegne la carità». E san Basilio paragonava gli invidiosi agli avvoltoi che vanno a cercare e a trovare solo le carogne.
    L’invidia fa rodere dentro. Suscita l’avversione del cuore. Alimenta sentimenti di disprezzo verso l’altro.
    Vorrebbe veder l’altro umiliato e oltraggiato. Fa arrivare fino all’odio e al delitto. San Cipriano scriveva che l’invidia «è il seme di molte scelleratezze».
    Si pensi a Caino, invidioso della rettitudine di Abele, fino al punto di assassinarlo. Si pensi a Giuseppe, venduto a ignoti mercanti dai suoi invidiosi fratelli. Si pensi al re Saul, che tentò di uccidere David, per l’invidia che provava a sentir cantare dalla gioventù ebrea: «Saul ne uccise mille – e David diecimila» (1Sam 18,7).
    Si pensi agli scribi e ai farisei, che invidiavano Gesù per i suoi discorsi e miracoli, e cercavano malvagiamente di sopprimerlo, perché «se lo lasciamo fare, tutti crederanno in lui» (Gv 11,48).
    Tra parenti e conoscenti, tra colleghi e compagni, tra amici ed estranei, quanto spesso il cuore dell’uomo è pieno di invidia per il bene degli altri. Il bene materiale, il bene spirituale, il bene morale: ogni bene può essere oggetto di invidia e nulla sfugge a questa serpe velenosa e strisciante.
    Non per niente gli antichi dipingevano l’invidia sotto forma di una vecchia pallida che mangia carne di serpente e di vipera. Il cuore dell’invidioso è pieno di veleno, capace di rovinare ogni bene del fratello, senza riguardo né ritegno non solo per la misericordia, ma neppure per la giustizia e per l’onestà.
    Diceva bene san Giovanni Crisostomo: «Solo l’invidia non offre alcun vantaggio, nemmeno apparente; in essa tutto è vergogna, dolore, perversità». E anzi, lo stesso san Giovanni Crisostomo arriva a dire che l’invidia è un peccato più che diabolico, perché i demoni invidiano l’uomo, ma non si invidiano tra loro.
    Il Cuore di Gesù ci purifichi con le sue fiamme da questo terribile veleno, liberi il nostro cuore da questo perfido serpente dell’invidia, ci doni la sua dolce misericordia verso tutti.
    Proposito: Fare un atto di carità o di cortesia a una persona che ci ha fatto del male.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P.Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”



    13 giugno
    “LA CONSACRAZIONE DELLA FAMIGLIA
    13° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Riparare i peccati della propria famiglia.
    LA CONSACRAZIONE DELLA FAMIGLIA

    Fortunata quella famiglia di Betania, che aveva l'onore di ospitare Gesù! I suoi membri, Marta, Maria e Lazzaro, furono santificati dalla presenza, dai colloqui e dalle benedizioni del Figlio di Dio.
    Se non può aversi la sorte di ospitare Gesù personalmente, almeno lo si faccia regnare nella famiglia, consacrandola solennemente al suo Divin Cuore.
    Consacrandosi la famiglia, dovendosi esporre perennemente l'immagine del Sacro Cuore, si ottiene il compimento della promessa fatta a Santa Margherita: Benedirò i luoghi, dove sarà esposta ed onorata l'immagine del mio Cuore. –
    La consacrazione della famiglia al Cuore di Gesù è tanto raccomandata dai Sommi Pontefici, per i frutti spirituali che apporta:
    benedizione negli affari, conforto nelle pene della vita e misericordiosa assistenza in punto di morte.
    La Consacrazione si fa così:
    Si sceglie un giorno, possibilmente di festa, oppure il Primo Venerdì del mese. In detto giorno tutti i componenti della famiglia facciano la Santa Comunione; però, se qualche traviato non volesse comunicarsi, la Consacrazione potrebbe avere luogo ugualmente.
    S'invitino i parenti ad assistere alla sacra funzione; è bene che s'inviti qualche Sacerdote, quantunque ciò non sia necessario.
    I membri della famiglia, prostrati davanti ad un'immagine del Sacro Cuore, appositamente preparata ed ornata, pronunziano la formula della Consacrazione, la quale può trovarsi in certi libretti di devozione.
    È lodevole chiudere la funzione con una piccola festicciola familiare, per ricordare meglio il giorno della Consacrazione.
    Si consiglia che nelle feste principali, o almeno nel giorno anniversario, venga rinnovato l'atto di Consacrazione.
    Ai novelli sposi si raccomanda vivamente di compiere la solenne Consacrazione nel giorno delle nozze, affinché Gesù benedica generosamente la nuova famiglia.
    Al venerdì non, si lasci mancare davanti all'immagine del Sacro Cuore il lumicino o il mazzetto di fiori. Questo atto di ossequio è gradito a Gesù ed è buon richiamo ai familiari.
    Nei bisogni particolari genitori e figli ricorrano al Sacro Cuore e preghino con fede davanti alla sua immagine.
    La stanza, ove Gesù ha il suo posto d'onore, sia considerata come un piccolo Tempio.
    È bene scrivere alla base dell'immagine del Sacro Cuore una giaculatoria, per ripeterla ogni qual volta si passi davanti ad essa.
    Potrebbe essere: « Cuore di Gesù, benedici questa famiglia! »
    La famiglia consacrata non dimentichi che la vita domestica dev'essere santificata da tutti i membri, prima dai genitori e poi dai figliuoli. Si osservino esattamente i Comandamenti di Dio, aborrendo dalla bestemmia e dal parlare scandaloso ed interessandosi della vera educazione religiosa dei piccoli.
    Gioverebbe poco alla famiglia l'immagine esposta del Sacro Cuore, se in casa regnasse il peccato o l'indifferenza religiosa.
    ESEMPIO
    Un quadro
    L'autore di questo libretto narra un fatto personale:
    Nell'estate del 1936, trovandomi per alcuni giorni in famiglia, esortai un parente a compiere l'atto di Consacrazione.
    Per la brevità del tempo, non si poté preparare un quadro conveniente del Sacro Cuore e, per compiere la funzione, si adoperò un bell'arazzo.
    Gli interessati al mattino si accostarono alla Santa Comunione ed alle ore nove si raccolsero per l'atto solenne. Era presente anche la mia mamma.
    In corta e stola lessi la formula della Consacrazione; alla fine, tenni un discorso religioso, spiegando il significato della funzione. Conclusi così: L'immagine del Sacro Cuore deve avere in questa stanza il posto d'onore. L'arazzo che avete collocato momentaneamente, dev'essere incorniciato ed attaccato alla parete centrale; in tal modo chi entra in questa stanza, subito posa lo sguardo sopra Gesù. –
    Le figliuole della famiglia consacrata erano discordi sul posto da scegliere e quasi si bisticciavano. In quell'istante avvenne un fatto curioso. Sulle pareti stavano diversi quadri; sulla parete centrale campeggiava un quadro di Sant'Anna, che da anni non era stato rimosso. Sebbene questo fosse abbastanza in alto, ben assicurato al muro con grosso chiodo e laccio resistente, si sciolse da sè e spiccò un salto. Avrebbe dovuto frantumarsi a terra; invece andò a posarsi sopra un lettino, abbastanza distante dalla parete.
    I presenti, compreso chi parla, ebbero un fremito e, considerando le circostanze, dissero: Questo fatto non pare naturale! - Realmente quello era il posto più adatto per intronizzare Gesù, e Gesù stesso se lo scelse.
    La mamma mi disse in quell'occasione: Dunque Gesù ha assistito ed ha seguito la nostra funzione?
    Sì, il Sacro Cuore, quando si fa una Consacrazione, è presente e benedice!
    Fioretto. Mandare sovente il proprio Angelo Custode a rendere omaggio a Gesù Sacramentato.
    Giaculatoria. Angioletto mio, vai da Maria E di' che saluti Gesù da parte mia!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”




    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm






    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  3. #23
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: Il sacro Cuore di Gesù

    14 giugno 2017: quattordicesimo giorno del Mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù…



    “San Basilio Magno, vescovo e dottore, 14 giugno.”
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico




    San Basilio Magno - Sodalitium
    “14 giugno, San Basilio Magno, Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa
    (Cesarea in Cappadocia, 329 – Cesarea in Cappadocia, 1º gennaio 379).
    “San Basilio, detto Magno, Confessore e Dottore della Chiesa, che si riposò nel Signore il primo Gennaio, ma si festeggia specialmente in questo giorno, in cui fu ordinato Vescovo di Ce¬sarea nella Cappadocia”.
    Colonna mistica della Santa Chiesa, glorioso San Basilio, animato da viva fede e da ardente zelo, non solo abbandonasti il mondo per santificare te stesso, ma fosti ispirato da Dio a tracciare le regole della perfezione evangelica, per condurre gli uomini alla santità. Con la tua sapienza difendesti i dogmi della fede, con la tua carità ti adoperasti a sollevare ogni sorte di miseria del prossimo. La scienza ti rese celebre agli stessi pagani, la contemplazione ti elevò alla familiarità con Dio, e la pietà ti costituì regola vivente di tutti gli asceti, esemplare mirabile dei sacri pontefici, e modello invitto di fortezza a tutti i campioni di Cristo. O grande Santo, impetrami la fede viva per essere fedele al Vangelo: il distacco dal mondo per mirare alle cose celesti, la carità perfetta per amare Dio sopra ogni cosa nel mio prossimo e specialmente ottienimi un raggio della tua sapienza per dirigere tutte le azioni a Dio, nostro ultimo fine, e così giungere un giorno all’eterna beatitudine in Cielo. Così sia.”


    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Marciano Vescovo, il quale, ordinato Vescovo dal beato Piétro Apostolo, ivi, dopo la predicazione del Vangelo, fu ucciso dai Giudèi. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Vescovo e Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Marciano possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”


    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “14 juin : Saint Basile le Grand, Docteur de l'Église (329-379).”



    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    Edizioni Radio Spada - Home
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “14 giugno 2017: San Basilio Magno, vescovo, confessore e dottore della Chiesa.

    S. Basilio nacque nel 330 a Cesarea di Cappadocia da genitori santi. Di buona educazione letteraria e di egregie virtù, prese a condurre vita di eremitica, ma nel 370 fu fatto vescovo della sua città. Il tema che ricorreva più spesso e con più forza era quello della carità, dell’aiuto ai fratelli bisognosi. Lottò contro gli Ariani e scrisse eccellenti opere, specialmente le regole monastiche che ancor oggi sono seguite da moltissimi monaci orientali. Morì povero, come era vissuto, nell’anno 379. Tra i primi e più preziosi amici di S. Basilio, notiamo san Gregorio Nazianzeno: essi si stimolavano a vicenda alla pratica delle virtù e all’acquisto della scienza.”





    14° giorno: Cuore dolcissimo - Cuore amaro
    “14° giorno: Cuore dolcissimo – Cuore amaro
    CUORE DOLCISSIMO

    La dolcezza del Cuore di Gesù appare sublime dalle pagine evangeliche sul figliuol prodigo (Lc 15,11-32), sulla pecorella smarrita (Lc 15,1-7), sulla chioccia che raduna i pulcini (Lc 13,34), sui miracoli della resurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-46) e del figlio della vedova di Naim (Lc 7,11-15).
    La dolcezza del Cuore di Gesù ha rivestito di amabilità tutta la figura di Gesù, le sue azioni, i suoi atteggiamenti, le sue parole. Eccettuato il gesto della cacciata dei rivenditori dal Tempio (Mt 21,12-13) e le severe invettive contro gli «scribi e farisei ipocriti» (Mt 23,1-38) e contro Pietro che gli fu di «scandalo» (Mt 16,23), Gesù dimostra di avere un Cuore dolce e benevolo in misura senza misura. Persino all’Apostolo traditore, Giuda Iscariota, nel momento stesso dell’ignobile tradimento, Gesù rivolge la sua parola di richiamo e di sofferenza con estrema dolcezza: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo? » (Lc 22,48).
    Nella vita del santo Curato d’Ars si legge che qualche fedele, a vederlo, esclamava: «Che cosa dev’essere stata la bontà di Gesù, se il nostro Curato è tanto buono?».
    Ancora più. Nella vita di san Francesco d’Assisi si legge che qualche frate arrivò a chiamarlo non più Frate Francesco né Padre Francesco, ma Madre carissima, perché la tenerezza del Santo Poverello era davvero materna e dolcissima.
    Se il cuore di una creatura umana può arrivare a essere dolcissimo, la misura da adoperare per la dolcezza, la bontà, la benevolenza
    del Cuore di Gesù è l’infinità.
    Ogni calcolo sarà sempre inferiore alla realtà. Il suo Cuore dolcissimo faceva esclamare alle anime mistiche: «O dolcezza delle dolcezze!».
    Aveva ragione l’ardente santa Caterina da Siena di ripetere spesso a voce e per iscritto: «Gesù dolce! Gesù amore!». E santa Gemma Galgani, nelle sue estasi, ripeteva spessissimo il nome adorabile di Gesù con una dolcezza indicibile e una tenerezza inimitabile.
    Peccato che noi con la nostra insensibilità di cuore ci chiudiamo all’esperienza più intima dell’unione d’amore con Gesù, che ci farebbe scoprire l’infinita tenerezza del suo Cuore nel quale è racchiusa «la pienezza della divinità» (Col 2,9), ossia la pienezza di ogni dolcezza e bontà.
    CUORE AMARO
    Quanto amaro c’è nel cuore dell’uomo! Un amaro cattivo, capace di amareggiare la vita propria e altrui con amarezze profonde. Tra genitori e figli, tra sposi, tra parenti e conoscenti, tra amici. Senza parlare delle amarezze fra estranei e fra nemici.
    Trovare un cuore amabile e sereno, da cui non aspettarsi qualche amara sorpresa prima o poi, è cosa ben rara su questa povera terra. I cuori dei genitori confidano e sperano nei figli: ma quante amarezze non ricevono essi dalle loro creature? I cuori dei figli confidano nei genitori: ma quante volte i genitori amareggiano i figli, sfruttandoli solo per i loro scopi?
    L’egoismo e l’orgoglio, la permalosità e l’ambizione sono le antenne del cuore, pronte a captare ogni minimo sgarbo del fratello a cui reagire con amari risentimenti (“questo non me lo doveva fare!”), pronte a captare ogni minima occasione di soddisfazione e tornaconto, da sfruttare senza riguardo per chicchessia. Il figliuol prodigo che intravede di potersi dare agli spassi e alle dissolutezze, non bada affatto allo schianto del cuore del papà per il suo allontanamento. Quel che contava per lui era solo la soddisfazione delle sue basse voglie.
    Perché san Francesco d’Assisi dovette tanto soffrire da parte del papà? Perché il papà voleva soltanto soddisfare la sua ambizione di avere un figlio ricco e onorato dal mondo, senza tenere in nessun conto le nobilissime aspirazioni del figlio a vivere tutto il Vangelo con eroica fedeltà.
    Per la stessa ragione, santa Chiara d’Assisi e santa Teresa d’Avila, san Tommaso d’Aquino e san Stanislao Kostka, dovettero fuggire di casa per poter seguire la chiamata di Gesù al convento.
    Quando il cuore dell’uomo segue gli impulsi della carne, l’egoismo diventa la sua legge dura e amara. E se si viene contrastati nei propri interessi, scatta la molla dell’avversione e i rapporti diventano tesi e carichi di amarezza reciproca.
    Risentimenti amari, parole amare, discorsi e atteggiamenti amari: poveri uomini che si amareggiano la vita l’un l’altro!
    Dobbiamo imparare a sostituire all’amaro dell’egoismo il dolce della carità. Allora sarà difficile avere nemici, e si avranno molti amici, come dice lo Spirito Santo: «La parola dolce moltiplica gli amici e placa i nemici» (Sir 6,5).
    Guardiamo al Cuore dolcissimo di Gesù. Accostiamogli il nostro cuore. Egli voglia renderlo amabile e dolce al pari del suo.
    Proposito: Perdonare di vero cuore a chi ci avesse in qualsiasi modo amareggiato.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”


    14 giugno
    “GESU' MISERICORDIOSO
    14° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Riparare i peccati della propria città.
    GESU' MISERICORDIOSO

    Nelle Litanie del Sacro Cuore c'è quest'invocazione: Cuore di Gesù, paziente e di molta misericordia, abbiate pietà di noi!
    Dio ha tutte le perfezioni ed in grado infinito. Chi può misurare l'onnipotenza, la sapienza, la bellezza, la giustizia e la bontà divina?
    L'attributo più bello e più confortante, quello che più si addice alla Divinità e che il Figlio di Dio facendosi uomo ha voluto far risplendere di più, è l'attributo della bontà e della misericordia.
    Dio è buono in sé, sommamente buono, e manifesta la sua bontà amando le anime peccatrici, compatendole, perdonando tutto e perseguitando col suo amore i traviati, per tirarli a sé e renderli eternamente felici. Tutta la vita di Gesù fu una continua manifestazione di amore e di misericordia. Dio ha tutta l'eternità per attuare la sua giustizia; ha solo il tempo, per coloro che stanno nel mondo, per usare misericordia; e vuole usare misericordia.
    Dice il Profeta Isaia che il castigare è un'opera aliena dall'inclinazione di Dio (Isaia, 28-21). Quando il Signore castiga in questa vita, castiga per usare misericordia nell'altra. Si mostra irato, affinché i peccatori si ravvedano, detestino i peccati e si liberino dal castigo eterno.
    Il Sacro Cuore dimostra la sua immensa misericordia coll'aspettare pazientemente a penitenza le anime traviate.
    Una persona, desiderosa di piaceri, attaccata solo ai beni di questo mondo, dimentica dei doveri che la legano al Creatore, commette ogni giorno tanti gravi peccati. Gesù potrebbe farla morire e tuttavia non lo fa; preferisce aspettare; anzi conservandola in vita, la provvede del necessario; finge di non vedere i suoi peccati, nella speranza che un giorno o l'altro si ravveda e possa perdonarla e salvarla.
    Ma perché Gesù ha tanta pazienza con chi l'offende? Nella sua infinita bontà non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva.
    Come dice S. Alfonso, pare che facciano a gara i peccatori a offendere Dio e Dio a pazientare, a beneficare ed a invitare al perdono. Scrive S. Agostino nel libro delle Confessioni: Signore, io ti offendevo e tu mi difendesti! –
    Mentre Gesù aspetta i cattivi a penitenza, di continuo elargisce loro i torrenti della sua misericordia, chiamandoli ora con forti ispirazioni e con rimorsi di coscienza, ora con prediche e buone letture ed ora con tribolazioni per malattie o per lutti.
    Anime peccatrici, non fate le sorde alla voce di Gesù! Riflettete che Colui il quale vi chiama, un giorno sarà il vostro giudice. Convertitevi ed aprite la porta del vostro cuore al Cuore di Gesù misericordioso! Tu, o Gesù, sei l'infinito; noi, tue creature, siamo vermi della terra. Perché ci ami tanto, anche quando ci ribelliamo a te? Che cosa è l'uomo, di cui il tuo Cuore tanto si premura? È la tua bontà infinita, che ti fa andare in cerca della pecorella smarrita, per riabbracciarla e accarezzarla.
    ESEMPIO
    Va' in pace!
    Tutto il Vangelo è un inno alla bontà ed alla misericordia di Gesù. Meditiamo un episodio.
    Un fariseo invitò Gesù a desinare; ed egli, entrato nella sua casa, prese posto a tavola. Ed ecco una donna (Maria Maddalena), conosciuta nella città come peccatrice, avendo saputo che egli era a tavola nella casa del fariseo, portò un vaso di alabastro, pieno d'unguento profumato; ed essendosi messa dietro, vicino ai suoi piedi, con le lacrime cominciò a bagnare i suoi piedi e li asciugava coi capelli del suo capo e baciava i suoi piedi, ungendoli col profumo.
    Il fariseo che aveva invitato Gesù, disse fra sé: Se questi fosse un Profeta, saprebbe chi è questa donna che lo tocca e che è peccatrice. - Gesù prese la parola e disse: Simone, ho qualcosa da dirti. - Ed egli: Maestro, parla! - Un creditore aveva due debitori; uno gli doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta. Non avendo essi di che pagare, condonò il debito ad entrambi. Quale dei due, dunque, lo amerà di più?
    Simone rispose: Suppongo sia colui, al quale è stato condonato di più. –
    E Gesù continuò: Hai giudicato bene! - Poi rivolto verso la donna, disse a Simone: Vedi questa donna? Io sono entrato nella tua casa e tu non mi hai offerto l'acqua per i miei piedi; invece essa ha bagnato i miei piedi con le sue lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai accolto con un bacio; mentre essa, dacché è venuta, non ha cessato di baciare i miei piedi. Tu non hai unto il mio capo con l'olio; ma essa ha unto i miei piedi col profumo. Per questo io ti dico che i suoi numerosi peccati le sono perdonati, perché ella molto ha amato. Ma colui al quale poco si perdona, poco ama. - E guardando la donna, disse: I tuoi peccati ti sono perdonati... La tua fede ti ha salvata. Va' in pace! - (Luca, VII 36).
    Bontà infinita del cuore amabilissimo di Gesù! Si trova davanti alla Maddalena, peccatrice scandalosa, non la respinge, non la rimprovera, ne prende le difese, la perdona e la ricolma di ogni benedizione, sino a volerla ai piedi della Croce, ad apparirle per prima appena risorto ed a farla una grande Santa!
    Fioretto. Lungo il giorno baciare con fede e amore l'immagine di Gesù.
    Giaculatoria. Gesù misericordioso, confido in te!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  4. #24
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: Il sacro Cuore di Gesù

    15 giugno 2017: FESTA DEL CORPUS DOMINI, quindicesimo giorno del Mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù…




    "Festa del Corpus Domini.
    Guéranger, L'anno liturgico - Festa del Corpus Domini
    http://www.unavoce-ve.it/pg-corpusdomini.htm
    FESTA DEL CORPUS DOMINI
    Il Ss. Sacramento al centro della Liturgia.”




    Corpus Domini - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/corpus-domini
    “15 giugno 2017, festa del Corpus Domini (di precetto).

    O Verbo annichilito nell’Incarnazione, più annichilito ancora nell’Eucaristia, vi adoriamo sotto i veli che nascondono la vostra divinità e la vostra umanità nell’adorabile Sacramento. In questo stato dunque vi ha ridotto il vostro amore! Sacrificio perpetuo, vittima continuamente immolata per noi, Ostia di lode, di ringraziamento, di propiziazione! Gesù nostro mediatore, fedele compagno, dolce amico, medico caritatevole, tenero consolatore, pane vivo disceso dal cielo, cibo delle anime. Voi siete il tutto per i vostri figli! A tant’amore però molti non corrispondono che con la bestemmia e con le profanazioni; molti con l’indifferenza e la tiepidezza, ben pochi con gratitudine ed amore. Perdono, o Gesù, per quelli che vi oltraggiano! Perdono per la moltitudine degli indifferenti e degli ingrati! Perdono altresì per l’incostanza, l’imperfezione, la fiacchezza di quelli che vi amano! Gradite il loro amore quantunque languido, ed accendetelo di più ogni dì; illuminate le anime che non vi conoscono ed ammollite la durezza dei cuori che vi resistono. Fatevi amare sulla terra, o Dio nascosto; lasciatevi vedere e possedere nel Cielo! Così sia.”

    Festa del Corpus Domini 2016 a Verrua Savoia - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/festa-del-...verrua-savoia/



    Festa del Corpus Domini - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/f...corpus-domini/
    "Festa del Corpus Domini
    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Corpus Domini
    Auguri per la festa del Corpus Domini.
    Corpus Domini - Sodalitium
    Della festa del Corpus Domini - Sodalitium "

    "Catechismo Maggiore di San Pio X – Della festa del Corpus Domini
    112 D. Nel giovedì dopo la festa della santissima Trinità qual festa si celebra?

    R. Nel giovedì dopo la festa della santissima Trinità si celebra la solennità del Santissimo Sacramento, ossia del Corpus Domini.
    113 D. L’ istituzione del Santissimo Sacramento non si celebra nel giovedì santo?
    R. La Chiesa celebra nel giovedì santo l’istituzione del Santissimo Sacramento; ma perché allora é occupata principalmente in funzioni di lutto per la passione di Gesù Cristo, ha stimato bene di istituire un’altra festa particolare per onorare questo mistero con piena allegrezza.
    114 D. In qual maniera potremo noi onorare il mistero che si celebra nella festa del Corpus Domini?
    R. Per onorare il mistero che si celebra nella festa del Corpus Domini dobbiamo accostarci con particolar divozione e fervore alla santissima comunione e ringraziare con tutto l’affetto del cuore il Signore, che ha voluto donarsi a ciascheduno di noi in questo sacramento; assistere in questa solennità, e in tutta l’ottava, se si può, agli uffici divini, e particolarmente al santo sacrifizio della Messa, e far frequenti visite a Gesù velato sotto le specie sacramentali.
    115 D. Perché nella festa del Corpus Domini si porta solennemente la santissima Eucaristia in processione?
    R. Nella festa del Corpus Domini si porta solennemente la santissima Eucaristia in processione per onorare l’Umanità santissima di nostro Signore nascosta sotto le specie sacramentali;
    per ravvivare la fede e accrescere la divozione de’ fedeli verso questo mistero;
    per celebrare la vittoria che Egli ha dato alla sua Chiesa sopra i nemici del Sacramento;
    per riparare in qualche modo le ingiurie che gli vengono fatte dai nemici della nostra religione.
    116 D. Come bisogna assister alla processione del Corpus Domini?
    R. Alla processione del Corpus Domini bisogna assistere con grande raccoglimento e modestia, non guardando qua e là, né parlando ad alcuno senza necessità;
    con intenzione di onorare per mezzo delle nostre adorazioni il trionfo di Gesù Cristo;
    con domandargli umilmente perdono delle comunioni indegne, e di tutte le altre profanazioni, che si fanno di questo divin sacramento; con sentimenti di fede, di confidenza, di amore e di riconoscenza verso Gesù Cristo presente nell’ ostia consacrata."





    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare i santi Martiri Vito, Modèsto e Crescénzia, i quali, sotto l’imperatore Diocleziàno, condotti al fiume Sele nella Lucania, dalla Sicilia, dopo aver superato per divina virtù la caldaia di piombo bollente, le fiere ed il rogo, compirono il corso del loro glorioso combattimento. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questi santi Martiri ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i santi Martiri
    Vito, Modèsto e Crescénzia possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”



    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “Fête-Dieu ou Fête du Très Saint Sacrement.”



    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    "15 giugno 2017: FESTA DEL CORPUS DOMINI."







    15 giugno
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../15-giugno.htm
    DOVERI VERSO LA BONTA' DI DIO
    15°GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Implorare misericordia pei peccatori più ostinati.
    DOVERI VERSO LA BONTA’ DI DIO

    (...)
    Fioretto. Recitare cinque Pater, Ave e Gloria in onore delle Sante Piaghe per la conversione dei peccatori.
    Giaculatoria. Gesù, converti i peccatori!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”



    Home - Stellamatutina.eu - Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino.
    http://www.stellamatutina.eu/15-gior...cuore-ingordo/
    15° giorno: Cuore mortificato - Cuore ingordo
    “15° giorno: Cuore mortificato – Cuore ingordo
    CUORE MORTIFICATO-

    (...)
    Il Cuore divino di Gesù così sobrio e così nobile, voglia liberare il nostro cuore dalle pastoie dell’ingordigia, per farci vivere soprattutto «di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
    Proposito: Fare una mortificazione a tavola.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”





    Guéranger, L'anno liturgico - Festa del Corpus Domini
    http://www.unavoce-ve.it/pg-corpusdomini.htm

    "FESTA DEL CORPUS DOMINI
    Il Ss. Sacramento al centro della Liturgia.

    Il lume dello Spirito Santo che è venuto ad accrescere nella Chiesa l'intelligenza sempre più viva del mistero dell'augusta Trinità la porta a contemplare in seguito quell'altra meraviglia che racchiude per se stessa tutte le operazioni del Verbo incarnato, e ci conduce fin da questa vita all'unione divina. Il mistero della Santissima Eucaristia sta per apparire in tutto il suo splendore, ed è necessario disporre gli occhi della nostra anima a ricevere in modo salutare l'irradiazione che ci attende. Come non siano stati mai senza la nozione del mistero della Santissima Trinità e i nostri omaggi si sono sempre rivolti ad essa, così pure la Santissima Eucaristia non ha mai cessato di accompagnarci lungo tutto il corso di questo Anno liturgico sia come mezzo per rendere i nostri omaggi alla suprema Maestà, sia come alimento della vita soprannaturale. Possiamo dire che questi due ineffabili misteri ci sono noti, che li amiamo; ma le grazie della Pentecoste ci hanno aperto un nuovo ingresso in quello che hanno di più intimo, e se il primo ci è apparso ieri circonfuso dai raggi d'una luce più viva, il secondo risplenderà presto per noi d'una chiarezza che l'occhio della nostra anima non aveva ancora percepita.
    Essendo la Santissima Trinità, come abbiamo mostrato, l'oggetto essenziale di tutta la religione, il centro a cui convergono tutti i nostri omaggi anche quando sembra che non ne abbiamo una intenzione immediata, si può anche dire che la divina Eucaristia è il mezzo più potente di rendere a Dio il culto che gli è dovuto, ed è per essa che la terra si unisce al cielo. È dunque facile comprendere la ragione del ritardo che la santa Chiesa ha avuto nell'istituire le due solennità che succedono immediatamente a quella della Pentecoste. Tutti i misteri che abbiamo celebrati finora erano contenuti nell'augusto Sacramento che è il memoriale e come il compendio delle meraviglie che il Signore ha operate per noi (Sal 110,4). La realtà della presenza di Cristo sotto le specie sacramentali faceva sì che nell'Ostia noi riconoscessimo nel tempo di Natale il Bambino che ci era nato, nel tempo della Passione la vittima che ci riscattava, nel tempo Pasquale il trionfatore della morte. Non potevamo celebrare tutti quei misteri senza chiamare in nostro aiuto l'immortale Sacrificio, ed esso non poteva essere offerto senza rinnovarli e riprodurli.
    Le feste stesse della Santissima Vergine e dei Santi ci mantenevano nella contemplazione del divin Sacramento. Maria, che abbiamo onorata nelle sue solennità dell'Immacolata Concezione, della Purificazione, dell'Annunciazione, non ha forse alimentato con la propria sostanza quel corpo e quel sangue che offriamo sull'altare? La forza invincibile degli Apostoli e dei Martiri che abbiamo celebrati, non l'hanno forse essi attinta nel sacro alimento che dà l'ardore e la costanza? I Confessori e i Vergini non ci sono apparsi come il fiorire del campo della Chiesa che si copre di spighe e di grappoli d'uva grazie alla fecondità che gli dona Colui che è insieme il frumento e la vite (Zac 9,17)?
    Raccogliendo tutti i mezzi a nostra disposizione per onorare quei beati abitatori della corte celeste, siamo ricorsi alla salmodia, agli inni, ai cantici, alle formule più solenni e più tenere; ma, in fatto di omaggi alla loro gloria, nulla eguaglia l'offerta del Sacrificio. Con questo noi entriamo in comunicazione diretta con essi, secondo l'energica espressione della Chiesa nel Canone della Messa (communicantes). Essi adorano in eterno la Santissima Trinità per Gesù Cristo e in Gesù Cristo; con il Sacrificio noi ci univamo ad essi nello stesso centro, mescolavamo i nostri omaggi ai loro, e ne risultava per loro un aumento di onore e di beatitudine. La divina Eucaristia, Sacrificio e Sacramento, ci è dunque stata sempre presente; e se, in questi giorni, dobbiamo raccoglierci per meglio comprenderne la grandezza e la potenza infinite, se dobbiamo sforzarci di gustarne con maggior pienezza l'ineffabile soavità, non è una scoperta che ci appare d'improvviso: si tratta dell'elemento che l'amore di Cristo ci ha preparato e di cui già facciamo uso per entrare in rapporto diretto con Dio e rendergli i nostri omaggi più solenni e insieme più intimi.
    Prima festa del Sacramento.
    Tuttavia lo Spirito che dirige la Chiesa doveva ispirarle un giorno il pensiero di istituire una solennità [1] particolare in onore del mistero augusto in cui sono racchiusi tutti gli altri. L'elemento sacro che dà a tutte le feste dell'anno la loro ragione d'essere e le illumina del loro splendore, la Santissima Eucaristia, richiedeva per se stessa una festa in rapporto con la magnificenza del suo oggetto.
    Ma questa esaltazione dell'Ostia, queste marce trionfali così giustamente care alla pietà cristiana dei nostri i giorni, erano impossibili nella Chiesa al tempo dei martiri. Esse non furono usate dopo la vittoria, quasi che non rientrassero nella consuetudine e nello spirito delle forme liturgiche primitive, che continuarono per lungo tempo ad essere in uso. Erano d'altronde meno necessarie e quasi superflue per la viva fede di quel tempo: la solennità del Sacrificio stesso, la partecipazione comune ai Misteri sacri, la lode ininterrotta dei canti liturgici che risuonavano intorno all'altare rendevano a Dio omaggio e gloria, mantenevano l'esatta nozione del dogma, e conservavano nel popolo cristiano una sovrabbondanza di vita spirituale che non si riscontra più nell'età seguente. Il memoriale divino recava i suoi frutti; le intenzioni del Signore nell'istituire il mistero erano compiute, e il ricordo di quella istituzione, celebrato fin d'allora come ai nostri giorni nella Messa del Giovedì santo, rimaneva impresso profondamente nel cuore dei fedeli.
    L'indebolimento della fede.
    Fu così fino al secolo XIII. Ma allora, e in seguito al raffreddamento che la Chiesa deve costatare all'inizio di quel secolo (Orazione della festa delle Stimmate di san Francesco) si indebolì la fede, e con essa la profonda pietà delle antiche genti cristiane. In questa decadenza progressiva che miracoli di santità individuale non riuscivano ad arrestare, c'era da temere che l'adorabile Sacramento che è il mistero della fede per essenza, avesse a soffrire più di ogni altro per l'indifferenza e la freddezza delle nuove generazioni. Già qua e là, ispirata dall'inferno, era risonata più d'una negazione sacrilega, spaventando i popoli, ancora troppo fedeli in generale per essere sedotti, ma stimolando la vigilanza dei pastori e facendo già numerose vittime.
    Le eresie sacramentarie.
    Scoto Eriugena aveva tirato fuori la formula dell'eresia sacramentaria: l'Eucaristia non era per lui "che un segno, figura dell'unione spirituale con Gesù, percepita mediante il solo intelletto" [2]. Il suo oscuro pedantismo ebbe scarsa risonanza, e non prevalse contro la tradizione cattolica esposta nei profondi scritti di Pascasio Radberto, Abate di Gorbia. Riportati a galla nel secolo XI da Berengario, i sofismi di Scoto turbarono allora più seriamente e più a lungo la Chiesa di Francia, senza tuttavia sopravvivere all'astuta vanità del loro secondo padre. L'inferno avanzava poco in questi attacchi ancora troppo diretti; raggiunse meglio il suo scopo per vie traverse. L'impero bizantino nutriva i resti della setta manichea che, considerando la carne come l'opera del principio perverso, rovesciava l'Eucaristia dalla base. Mentre, avido di fama, Berengario dogmatizzava ad alta voce senza alcun vantaggio per l'errore, la Tracia e la Bulgaria inviavano sotto sotto i loro apostoli verso l'Occidente. La Lombardia, le Marche e la Toscana furono infestate; oltrepassando i monti, l'impura fiamma si sprigionò insieme in parecchi punti del regno cristianissimo: Orléans, Tolosa, Arras videro il veleno penetrare nelle proprie mura. Si credette di aver soffocato il male in radice con energiche repressioni; ma il contagio si estendeva nell'ombra. Prendendo il mezzogiorno della Francia come base delle sue operazioni, l'eresia si organizzò subdolamente per tutta la durata del secolo XII, e furono tali i suoi progressi latenti che, scoprendosi infine all'inizio del secolo XIII, pretese di sostenere con le armi alla mano i suoi perversi dogmi. Furono necessari spargimenti di sangue per vincerla e sottrarle le sue roccheforti; e ancora per lungo tempo dopo la sconfitta dell'insurrezione armata, l'Inquisizione dovette sorvegliare attivamente le province percosse dal flagello degli Albigesi.
    La visione della beata Giuliana.
    Simone di Montfort era stato il vindice della fede. Ma nel tempo stesso in cui il braccio vittorioso dell'eroe cristiano sbaragliava l'eresia, Dio preparava al suo Figliolo indegnamente oltraggiato dai settari nel Sacramento del suo amore un trionfo più pacifico e una riparazione più completa. Nel 1208, un'umile religiosa ospedaliera, la Beata Giuliana di Mont-Cornillon presso Liegi, aveva una visione misteriosa, in cui le appariva la luna nella sua pienezza, che mostrava sul proprio disco una incrinatura. Due anni dopo, le fu rivelato che la luna significava la Chiesa del suo tempo, e l'incrinatura che vi rilevava, l'assenza d'una solennità nel Ciclo liturgico, poiché Dio voleva che una nuova festa fosse celebrata ogni anno per onorare solennemente e in modo distinto l'istituzione della Santissima Eucaristia: il ricordo storico della Cena del Signore il Giovedì santo non rispondeva ai nuovi bisogni dei popoli turbati dall'eresia; non bastava più alla Chiesa, distratta del resto allora dalle importanti funzioni di quel giorno, e presto assorbita dalla tristezza del Venerdì santo.
    Nel tempo stesso che Giuliana riceveva tale comunicazione, le fu ingiunto di porre ella stessa mano all'opera e di far conoscere al mondo i voleri divini. Passarono vent'anni prima che l'umile e timida vergine potesse trovare il coraggio d'una simile iniziativa. Si confidò infine con un canonico di S. Martino di Liegi, Giovanni di Losanna, che stimava in modo singolare per la sua grande santità, e lo pregò di discutere sull'oggetto della sua missione con i dottori. Tutti furono d'accordo nel riconoscere che non solo nulla si opponeva all'istituzione della festa progettata, ma che ne derivava al contrario un aumento della gloria divina e un gran bene nelle anime. Riconfortata da questa decisione, la Beata fece comporre e approvare per la futura festa un Ufficio proprio che cominciava con le parole: Animarum cibus, e di cui rimangono ancor oggi dei frammenti.
    La festa del Corpus Domini.
    La Chiesa di Liegi, a cui la Chiesa universale era già debitrice della festa della Santissima Trinità, era predestinata al nuovo onore di dar origine alla festa del Santissimo Sacramento. Fu un giorno radioso, quando, nel 1246, dopo così lungo tempo e innumerevoli ostacoli, Roberto di Torote, vescovo di Liegi, ordinò con un decreto sinodale che ogni anno, il Giovedì dopo la Santissima Trinità, tutte le Chiese della sua diocesi avrebbero dovuto osservare d'ora in poi, astenendosi dalle opere servili e praticando un digiuno di preparazione, una festa solenne in onore dell'ineffabile Sacramento del Corpo del Signore.
    La festa del Corpus Domini fu dunque celebrata per la prima volta in quella insigne Chiesa, nel 1247. Il successore di Roberto, Enrico di Gueldre, uomo d'armi e gran signore, aveva altre preoccupazioni che quelle del suo predecessore. Ugo di San Caro, cardinale di Santa Sabina, legato in Germania, venuto a Liegi per porre riparo ai disordini che vi accadevano sotto il nuovo governo, sentì parlare del decreto di Roberto e della nuova solennità. Già priore e provinciale dei Frati Predicatori, era stato fra quelli che, consultati da Giovanni di Losanna, ne avevano favorito il progetto. Volle avere l'onore di celebrare egli stesso la festa, e di cantarvi la Messa in pompa magna. Inoltre, con mandato del 29 dicembre 1253 indirizzato agli Arcivescovi, Vescovi, Abati e fedeli del territorio della sua legislazione, confermò il decreto del vescovo di Liegi e lo estese a tutte le terre di sua giurisdizione, concedendo una indulgenza di cento giorni a tutti coloro che, contriti e confessati, avessero visitato devotamente le chiese in cui si celebrava l'Ufficio della festa, il giorno stesso oppure durante l'Ottava. L'anno seguente, il cardinale di Saint-Georges-au-Voile-d'Or, che gli succedette nella legazione, confermò e rinnovò le ordinanze del cardinale di Santa Sabina. Ma quei reiterati decreti non poterono vincere la freddezza generale; e furono tali le manovre dell'inferno il quale si vedeva raggiunto nei suoi profondi abissi, che dopo la partenza dei legati si videro degli ecclesiastici di gran nome e costituiti in dignità opporre alle ordinanze le loro decisioni particolari. Quando morì la Beata Giuliana, nel 1258, la Chiesa di S. Martino era sempre l'unica in cui si celebrasse la festa che ella aveva avuto la missione di stabilire nel mondo intero. Ma lasciava, perché continuasse la sua opera, una pia reclusa chiamata Eva, che era stata la confidente dei suoi desideri.
    L'estensione della festa alla Chiesa Universale.
    Il 29 agosto 1261 saliva al trono pontificio Giacomo Pantaleone assumendo il nome di Urbano IV. Aveva conosciuto la Beata Giuliana quando era ancora arcidiacono di Liegi, e ne aveva approvato i progetti. Eva credette di vedere in quell'esaltazione il segno della Provvidenza. Dietro le insistenze della monaca, Enrico di Gueldre scrisse al nuovo Papa per congratularsi con lui e per pregarlo di confermare con la sua sovrana approvazione la festa istituita da Roberto di Torote. Nello stesso tempo diversi prodigi, e in special modo quello del corporale di Bolsena insanguinato da un'ostia miracolosa quasi sotto gli occhi della corte pontificia che risiedeva allora ad Orvieto, parvero spingere Urbano da parte del cielo e rafforzare il grande zelo che egli aveva un tempo manifestato in onore del divin Sacramento. San Tommaso d'Aquino fu incaricato di comporre secondo il rito romano l'Ufficio che doveva sostituire nella Chiesa quello della Beata Giuliana, adattato da essa al rito dell'antica liturgia francese. La bolla Transiturus fece quindi conoscere al mondo le intenzioni del Pontefice: ricordando le rivelazioni di cui aveva avuto un giorno notizia, Urbano IV stabiliva nella Chiesa universale, per la confusione dell'eresia e l'esaltazione della fede ortodossa, una speciale solennità in onore dell'augusto memoriale lasciato da Cristo alla sua Chiesa. Il giorno fissato per tale festa era la Feria quinta ossia il Giovedì dopo l'ottava della Pentecoste.
    Sembrava che la causa fosse finalmente giunta al termine. Ma i torbidi che agitavano allora l'Italia e l'Impero fecero dimenticare la bolla di Urbano IV prima ancora che fosse messa in esecuzione. Quarant'anni e più passarono prima che essa fosse di nuovo promulgata e confermata da Clemente V nel concilio di Vienna. Giovanni XXII le diede la forza di legge definitiva inserendola nel Corpo del Diritto nelle Clementine, ed ebbe così il vanto di dare l'ultima mano, verso il 1318, a quella grande opera il cui compimento aveva richiesto più d'un secolo.
    Il desiderio del cuore umano.
    Nondimeno, contro questa festa e il suo divino oggetto, alcuni hanno ripetuto le parole: Come possono avvenire queste cose? (Gv 3,9; 6,53). La ragione sembrava giustificare le loro affermazioni contro ciò che essi chiamavano le pretese insensate del cuore dell'uomo.
    Ogni essere ha sete di felicità, e tuttavia non aspira se non al bene di cui è capace, poiché la condizione della felicità è appunto nella piena soddisfazione del desiderio che lo domina.
    Come tutto ciò che vive intorno a lui, l'uomo ha sete di felicità; e tuttavia, trovandosi solo su questa terra, sente in sé aspirazioni che sorpassano infinitamente i limiti della sua fragile natura. Dio che si rivela a lui, mediante le sue opere, in un modo corrispondente alla sua natura creata; Dio causa prima e fine universale, perfezione senza limiti, bellezza infinita, somma bontà, oggetto certamente degno di fissare per sempre colmandogli il suo intelletto e il suo cuore: Dio così conosciuto, così gustato non basta più all'uomo. Questo essere da nulla vuole l'infinito nella sua sostanza, anela a conoscere il volto del Signore e la sua vita intima. La terra non è ai suoi occhi che un deserto senza uscita, senz'acque per estinguere la sua sete (Sal 62,2): "Come il cervo anela all'acqua delle fonti - esclama - così l'anima mia anela a te, o Dio! L'anima mia ha sete del Dio forte, del Dio vivo. Oh, quando verrò, quando pascolerò dinanzi al volto di Dio?" (Sal 41,2-3).
    Strano entusiasmo, senza dubbio, per la fredda ragione; pretese, si direbbe, veramente insensate! Questa visione di Dio, questa vita divina, questo banchetto del quale Dio stesso sarebbe il cibo, potrebbe mai l'uomo far sì che queste sublimità non rimangano infinitamente al disopra delle potenze della sua natura, come di ogni natura creata? Un abisso lo separa dall'oggetto che lo affascina, abisso che non è altro se non la spaventosa sproporzione dal nulla all'essere. L'atto creatore nella sua onnipotenza non potrebbe da sé solo colmare tale abisso; e perché la sproporzione cessasse di essere un ostacolo alla bramata unione, bisognerebbe che Dio stesso colmasse la distanza e si degnasse di comunicare a questo rampollo del nulla le sue stesse forze. Ma che è dunque l'uomo, perché l'Essere supremo, la cui magnificenza sorpassa i cieli, si abbassi fino a lui? (Sal 143,5).
    La risposta dell'amore infinito.
    Dio è amore; e il miracolo non sta nel fatto che noi abbiamo a-mato Dio, ma che egli stesso ci abbia amati (1Gv 4,10). Ora l'amore richiede l'unione, e l'unione richiede degli esseri simili. O ricchezza della divina natura in cui si effondono, ugualmente infiniti, Potenza, Sapienza e Amore, che costituiscono l'augusta Trinità! Gloria a te, Spirito Santo, il cui regno appena iniziato illumina di simili raggi i nostri occhi mortali! In questa settimana che ci vede dare inizio insieme a te all'inventario dei doni preziosi lasciati nelle nostre mani dallo Sposo che saliva al cielo (cfr. Sal 67,19; Ef 4,8), in questo primo Giovedì che ci ricorda la Cena del Signore, tu riveli ai nostri cuori la pienezza e insieme il fine e la mirabile armonia delle opere che compie il Dio uno nella sua essenza e trino nelle sue persone; sotto il velo delle sacre specie, tu offri ai nostri occhi il memoriale vivo delle meraviglie compiute dall'accordo dell'Onnipotenza, della Sapienza e dell'Amore (Sal 110,4)! Solo l'Eucaristia poteva infatti mettere in piena luce lo sviluppo nel tempo, il progressivo avanzare delle divine risoluzioni ispirate dall'amore infinito che le guida sino alla fine (Gv 13,1).
    Lode all'eterna Sapienza.
    O Sapienza, che sei uscita dalla bocca dell'Altissimo, che corri da un'estremità all'altra e disponi ogni cosa con forza e dolcezza (la prima delle Antifone maggiori dell'Avvento), noi imploravamo nel tempo dell'Avvento la tua venuta in Betlemme, la casa del pane; tu eri la prima aspirazione dei nostri cuori. Il giorno della tua gloriosa Epifania manifestò il mistero delle nozze, e rivelò lo Sposo; la Sposa fu preparata nelle acque del Giordano; cantammo i Magi che accorrevano portando doni al banchetto rappresentativo, e gli invitati che bevevano un vino miracoloso. Ma l'acqua mutata in vino presagiva più sublimi meraviglie. La vite, la vera vite di cui noi siamo i tralci (Gv 15,5), ha dato i suoi magnifici fiori, i suoi frutti di grazia e di onore (Eccli 24,23). Il frumento abbonda nelle valli, e queste cantano un inno di lode (Sal 64,14).
    O Sapienza, nobile sovrana, le cui attrattive divine conquistano fin dall'infanzia i cuori bramosi della vera bellezza (Sap 8,2), è dunque giunto il giorno del vero banchetto nuziale! Come una madre colma d'onore, tu accorri per nutrirci del pane di vita, e inebriarci della bevanda salutare (Eccli 15,2-3). Il tuo frutto è migliore dell'oro e della pietra preziosa, e la tua sostanza migliore dell'argento più puro (Prov 8,19). Quelli che ti mangiano avranno ancora fame, quelli che ti bevono non estingueranno la loro sete (Eccli 24,29), poiché la tua compagnia non ha amarezze, la tua società non dà disgusto; con te sono la letizia e il gaudio (Sap 8,16), le ricchezze, la gloria e la virtù (Prov 8,18).
    In questi giorni in cui tu elevi il tuo trono nell'assemblea dei santi, penetrando con agio i misteri del divino banchetto, noi vogliamo render note le tue meraviglie e con il tuo consenso cantare le tue lodi davanti agli eserciti dell'Altissimo (Eccli 1,4). Degnati di aprire la tua bocca e di riempirci del tuo Spirito, o divina Sapienza, affinché la nostra lode sia degna del suo oggetto, e abbondi, secondo la tua promessa, nella bocca dei tuoi adoratori (Gv 12,24-25).

    MESSA

    EPISTOLA (1Cor 11,23-29). - Fratelli: Io ho ricevuto dal Signore quello che ho insegnato a voi, che il Signore Gesù, nella notte in cui era tradito, prese del pane e, dopo aver rese le grazie, lo spezzò e disse: Prendete e mangiate: questo è il mio corpo, che sarà dato a morte per voi: fate questo in memoria di me. Parimenti, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è il nuovo testamento nel mio sangue: fate questo, tutte le volte che ne berrete, in memoria di me. Or dunque, tutte le volte che mangerete questo pane e berrete questo calice, annunzierete la morte del Signore, finché egli non venga. Pertanto chiunque mangerà questo pane o berrà il calice del Signore indegnamente, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Provi dunque ciascuno se stesso, e così mangi di quel pane e beva di quel calice; perché chi ne mangia e ne beve indegnamente, mangia e beve la sua condanna, non distinguendo il corpo del Signore.

    "Annunciare la morte del Signore".
    La Santissima Eucaristia, come Sacrificio e come Sacramento, è il centro della religione cristiana, sicché il Signore ha voluto che il fatto della sua istituzione fosse basato, negli scritti ispirati, su una quadruplice testimonianza. San Paolo, che abbiamo ora sentito, unisce la sua voce a quelle di san Matteo, di san Marco e di san Luca. Egli basa il suo racconto, in tutto conforme a quello degli Evangelisti, sulle parole stesse del Signore, che si degnò di apparirgli e di ammaestrarlo personalmente dopo la sua conversione.
    L'Apostolo insiste sul potere che il Salvatore diede ai suoi discepoli di rinnovare l'atto che egli aveva compiuto, e ci insegna in particolare che ogni qualvolta il Sacerdote consacra il corpo e il sangue di Gesù Cristo, annuncia la morte del Signore, esprimendo con tali parole l'unità del Sacrificio sulla croce e sull'altare. Con l'immolazione del Redentore sulla croce la carne di questo Agnello di Dio è diventata "veramente un cibo", e il suo sangue "veramente una bevanda", come ci dirà presto il Vangelo. Non lo dimentichi dunque il cristiano, anche in questo giorno di trionfo. Lo si costata subito: la Chiesa nella Colletta non aveva altro scopo che di inculcare profondamente nell'anima dei suoi figli l'estrema e così commovente raccomandazione del Signore: "Ogni qualvolta berrete di questo calice del nuovo testamento, fatelo in memoria di me". La scelta di questo passo del grande Apostolo come Epistola fa sempre più comprendere al cristiano che la carne divina che nutre l'anima sua è stata preparata sul Calvario e che, se l'Agnello è oggi vivo e, immortale, è diventato nostro cibo attraverso una morte dolorosa. Il peccatore riconciliato riceverà con compunzione quel corpo santo, di cui si rimprovera amaramente di aver versato tutto il sangue con i suoi innumerevoli peccati; il giusto vi parteciperà nell'umiltà, ricordando che anche lui ha avuto la sua parte fin troppo grande ai dolori dell'innocente Agnello e che se oggi sente in sé la vita della grazia, non lo deve che al sangue della Vittima la cui carne gli sarà data in cibo.
    La purezza richiesta.
    Ma temiamo soprattutto il tremendo sacrilegio condannato dall'Apostolo e che non esiterebbe ad infliggere, con uno spaventoso rovesciamento, una nuova morte all'Autore della vita, nel banchetto stesso del quale il suo sangue fu il prezzo! "Giudichi dunque l'uomo sé stesso - dice san Paolo - e solo allora mangi di quel pane e beva di quel calice". Questa prova, è la confessione sacramentale per chiunque abbia coscienza d'un peccato grave non ancora confessato: qualunque pentimento egli possa averne, e fosse anche già riconciliato con Dio mediante un atto di contrizione perfetta, il precetto dell'Apostolo, interpretato dall'usanza della Chiesa e dalle sue definizioni conciliari (Concilio di Trento, Sess. XIII, c. VII, can. 11), gli vieta l'accesso alla sacra mensa, finché non abbia sottoposto la sua colpa al potere delle Chiavi.
    Nella Sequenza, celebre opera del Dottor Angelico, la Chiesa, la vera Sion, manifesta il suo entusiasmo ed effonde il suo amore per il Pane vivo e vivificante, in termini d'una precisione scolastica che sembrerebbe sfidare qualunque poesia nella sua forma. Il mistero eucaristico vi si svolge con la pienezza concisa e la maestà semplice e grandiosa di cui san Tommaso possedette il meraviglioso segreto. Questa esposizione sostanziale dell'oggetto della festa, sostenuta da un canto in armonia con il pensiero, giustifica pienamente l'entusiasmo prodotto nell'anima dal susseguirsi di quelle magnifiche strofe.

    SEQUENZA
    Loda, o Sion, il Salvatore, loda il duce ed il pastore con inni e canti.
    Quanto puoi tanto ardisci, perché egli è superiore ad ogni lode e tu non basti a lodarlo.
    Come tema di lode speciale, è il pane vivo e datore di vita che vien proposto oggi.
    Quel pane che nella mensa della sacra cena, alla turba dei dodici fratelli, fu dato realmente.
    La lode sia piena e sonora, sia gioconda e piena di decoro la gioia dello spirito.
    Perché si celebra il giorno solenne, che di questa mensa ricorda la prima istituzione.
    In questa mensa del nuovo Re, la novella Pasqua della nuova legge pone fine alla Pasqua antica.
    Il nuovo fa cessar l'antico, la verità fa dileguare le ombre, la luce toglie la notte.
    Cristo ciò che fece nella cena, comandò che si facesse in suo ricordo.
    Ammaestrati dai sacri insegnamenti, noi consacriamo il pane e il vino, ostia di salute.
    È un domma per i cristiani, che il pane si converte in carne, e il vino in sangue.
    Ciò che non comprendi, ciò che non vedi, l'animosa fede l'assicura, trascendendo ogni ordine naturale.
    Sotto diverse specie, che son parvenze e non sostanze, si nascondono cose sublimi.
    La carne è cibo, il sangue è bevanda, ma Cristo rimane intero, sotto l'una e l'altra specie.
    Da chi lo riceve non è fatto a pezzi, non è rotto, non è diviso: è ricevuto intero.
    Lo riceve uno, lo ricevon mille, tanto questi che quelli, e, ricevuto, non si consuma.
    Lo ricevono i buoni, lo ricevono i cattivi, ma con sorte diversa: di vita o di morte.
    È morte per i cattivi, è vita per i buoni: guarda come la stessa comunione abbia effetti diversi.
    Se il sacramento viene spezzato, non vacillare, ma ricordati che è tanto, in un frammento quanto in tutta l'ostia.
    La divisione non è della sostanza, ma solo della specie: senza diminuzione dello stato o della grandezza di ciò che sotto le specie è nascosto.
    Ecco il pane degli Angeli divenuto cibo dei pellegrini: è il vero pane dei figli, da non gettarsi ai cani.
    Fu simboleggiato con figure nell’immolazione di Isacco, nel sacrificio dell'agnello pasquale, nella manna data ai padri.
    Buon pastore, pane vero, o Gesù, abbi pietà di noi, nutriscici, difendici, facci vedere i beni nella terra dei viventi.
    Tu, che sai tutto e tutto puoi, e ci nutrisci qui, mortali, rendici, lassù, tuoi commensali e coeredi e compagni dei santi cittadini. Amen. Alleluia.


    VANGELO (Gv 6,56-59). - In quel tempo, disse Gesù ai Giudei: La mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre vivente mi inviò ed io vivo per il Padre, così chi mangia me, vivrà anch'egli per me. Questo è il pane disceso dal cielo; e non sarà come la manna che i vostri padri mangiarono e morirono. Chi mangia di questo pane vivrà in eterno.

    L'Eucaristia, alimento di vita per l’anima…
    Il discepolo prediletto non poteva rimanere silenzioso sul Mistero d'amore. Tuttavia, quando scrisse il suo Vangelo l'istituzione di questo Sacramento era già abbastanza narrata dai tre Evangelisti che l'avevano preceduto e dall'Apostolo delle Genti. Senza tornare dunque su quella divina storia, egli completò il loro racconto con quello della solenne promessa che aveva fatta il Signore un anno prima della Cena sulle rive del lago di Tiberiade.
    All'innumerevole moltitudine che attira al suo seguito il recente miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù si presenta come il vero pane di vita disceso dal cielo e che preserva dalla morte, a differenza della manna data da Mosè ai loro padri. La vita è il primo dei beni, come la morte l'estremo dei mali. La vita risiede in Dio come nella sua sorgente (Sal 35,10); egli solo può comunicarla a chi vuole, e restituirla a chi l'ha perduta.
    Il Verbo di Dio è venuto in mezzo agli uomini perché avessero la vita e l'avessero in abbondanza (Gv 10,10). E siccome è proprio del cibo accrescere e mantenere la vita, si è fatto cibo, cibo vivo, vivificante, disceso dal cielo. Partecipando essa stessa della vita eterna che attinge direttamente al seno del Padre, la carne del Verbo comunica questa vita a chi la mangia. Ciò che è per sua natura corruttibile - dice san Cirillo Alessandrino - non può essere vivificato diversamente che con l'unione corporea al corpo di colui è vita per natura; ora, come due pezzi di cera fusi insieme dal fuoco non ne formano più che uno solo, così fa di noi e di Cristo la partecipazione del suo corpo e del suo sangue prezioso. Questa vita dunque che risiede nella carne del Verbo, divenuta nostra in noi stessi, non sarà, come non lo fu in lui, vinta dalla morte; scuoterà nel giorno stabilito le catene dell'antica avversaria, e riporterà la vittoria sulla corruzione dei nostri corpi immortali (san Cirillo Alessandrino, Su san Giovanni, l. x, c. 2).
    … e per il corpo.
    Così era necessario che non soltanto l'anima fosse rinnovata dal contatto del Verbo, ma che questo stesso corpo terreno e grossolano partecipasse in qualche modo alla virtù vivificante dello Spirito, secondo l'espressione del Signore (Gv 6,64). "Coloro che hanno sorbito il veleno per l'inganno dei loro nemici - dice egregiamente san Gregorio Nisseno - uccidono in sé il virus con un rimedio opposto; ma come è accaduto per la bevanda mortale, bisogna che la pozione salutare sia introdotta fin nelle loro viscere, affinché di qui si diffonda in tutto l'organismo la sua virtù curativa. Noi dunque che abbiamo gustato il frutto deleterio, abbiamo bisogno pure d'un rimedio di salvezza che nuovamente raccolga e armonizzi in noi gli elementi disgregati e confusi della nostra natura e che, penetrando nell'intimo della nostra sostanza, neutralizzi e scacci il veleno con una forza contraria. E quale sarà questo rimedio? Non altro che quel corpo che si è mostrato più potente della morte, ed ha posto per noi il principio della vita. Come un po' di lievito - dice l'Apostolo - assimila tutta la pasta, così questo corpo, entrando nel nostro, lo trasforma interamente in sé. Ma nulla può penetrare così la nostra sostanza corporea se non mediante il mangiare e il bere; è questo il modo, conforme alla sua natura, secondo il quale giunge fino al nostro corpo la virtù vivificante" (san Gregorio Nisseno, Catechesi, xxxvii).

    PROCESSIONE
    Chi è costei che avanza profumando il deserto del mondo d'una nube d'incenso, di mirra e di ogni sorta di profumi? La chiesa attornia la lettiga dorata in cui appare lo Sposo nella sua gloria. Accanto a lui sono raccolti i forti d'Israele, sacerdoti e leviti del Signore, potenti presso Dio. Figlie di Sion, uscitegli incontro; contemplate il vero Salomone sotto lo splendore del diadema di cui l'ha incoronato la madre nel giorno delle sue nozze e del gaudio del suo cuore (Ct 3,5-11). Questo diadema è la carne che il Verbo ha ricevuta dalla Vergine purissima, quando ha preso in isposa l'umanità (san Gregorio, Sul Cantico dei Cantici). Per quel corpo perfettissimo, per quella carne sacrosanta continua tutti i giorni, sul santo altare, l'ineffabile mistero delle nozze dell'uomo e della Sapienza eterna. Non è dunque giusto che una volta all'anno la santa Chiesa dia libero corso ai suoi trasporti verso lo Sposo nascosto sotto i veli del Sacramento? Per questo il Sacerdote ha oggi consacrato due Ostie, e dopo averne consumato una, ha posto l'altra nell'ostensorio che, recato rispettosamente in mano, attraverserà ora sotto il baldacchino, al canto degli inni, le file della moltitudine prostrata.
    Storia.
    Questa solenne dimostrazione verso l'Ostia santa, come già abbiamo detto, è più recente della stessa festa del Corpus Domini. Urbano IV non ne parla nella sua Bolla d'istituzione del 1264. Invece, Martino V ed Eugenio IV, nelle loro costituzioni più sopra citate (26 maggio 1429 e 26 maggio 1433), ci danno la prova che essa era già in uso fin da quel tempo, poiché concedono particolari indulgenze a coloro che la seguono. Il milanese Donato Bossio riferisce nella sua Cronaca che "il giovedì 29 maggio del 1404 si portò per la prima volta solennemente il Corpo di Cristo per le strade di Pavia, come è entrato in uso in seguito". Alcuni autori ne hanno concluso che la Processione del Santissimo Sacramento non risaliva oltre tale data, e doveva la sua prima origine alla Chiesa di Pavia. Ma una simile conclusione sorpassa il testo su cui si basa, e che può benissimo non esprimere altro che un fatto di cronaca locale.
    Troviamo infatti la Processione menzionata su un titolo manoscritto della Chiesa di Chartres nel 1330, in un atto del Capitolo di Tournai nel 1325, nel concilio di Parigi del 1323 e in quello di Sens del 1320. Speciali indulgenze sono concesse da questi due concili all'astinenza e al digiuno della Vigilia del Corpus Domini, ed essi aggiungono: "Quanto alla solenne Processione che si fa il Giovedì della festa portando il divin Sacramento, siccome pare che essa sia stata introdotta ai giorni nostri per una specie di divina ispirazione, non stabiliamo nulla per il momento, lasciando ogni cosa alla devozione del clero e del popolo" (Labbe, Conc. t. XI, pp. 1680, 1711). L'iniziativa popolare sembra avere avuto dunque una grande parte in questa istituzione; e come Dio aveva scelto, nel secolo precedente, un papa francese per istituire la festa, dalla Francia ancora si diffuse a poco a poco in tutto l'Occidente questo glorioso complemento della solennità del Mistero della fede[3].
    Sembra probabile tuttavia che in principio l'Ostia santa non fosse, almeno dappertutto, portata in mostra come oggi nelle processioni, ma solo velata e racchiusa in una cassa o in una teca preziosa. C'era l'usanza di portarla in questa maniera fin dal secolo XI in alcune Chiese nella Processione delle Palme e in quella del mattino della Risurrezione. Abbiamo parlato altrove di queste solenni manifestazioni che del resto non avevano tanto per oggetto di onorare direttamente il divin Sacramento, quanto di rendere più al vivo il mistero del giorno. Comunque sia, l'uso degli estensori o esposizioni, come le chiama il concilio di Colonia del 1452, seguì quasi subito l'istituzione della nuova Processione.
    Dottrina del Concilio di Trento.
    Tuttavia, l'eresia protestante tacciò subito di novità, di superstizione e di odiosa idolatria questi naturali sviluppi del culto cattolico ispirati dalla fede e dall'amore. Il concilio di Trento colpì di anatema le recriminazioni dei settari (Sess. XIII, c. VI) e, in un capitolo speciale, giustificò la Chiesa in termini che non possiamo fare a meno di riprodurre: "Il santo Concilio dichiara piissima e santissima l'usanza che si è introdotta nella Chiesa, di consacrare ogni anno una festa speciale a celebrare in tutti i modi l'augusto Sacramento, come pure di portarlo in processione per le vie e le pubbliche piazze con pompa ed onore. È giustissimo infatti che siano stabiliti alcuni giorni in cui i cristiani, con una dimostrazione solenne e specialissima, testimoniano la loro gratitudine e il loro devoto ricordo verso il comune Signore e Redentore, per il beneficio ineffabile e divino che ripropone ai nostri occhi la vittoria e il trionfo della sua morte. Così bisognava ancora che la verità vittoriosa trionfasse sulla menzogna e sull'eresia, in modo che i suoi avversari, in mezzo a tanto splendore e a tanto gaudio di tutta la Chiesa, o perdano il coraggio o, confusi, giungano alfine alla resipiscenza (Sessione XIII, c. V).
    Le bellezze della festa del Corpus Domini.
    Ma noi cattolici, fedeli adoratori del Sacramento d'amore, "con quale gaudio", esclama l'eloquente Padre Faber, "non dobbiamo contemplare quella splendente e immensa nube di gloria che la Chiesa in questa occasione fa salire verso Dio! Sì, sembrerebbe che il mondo sia ancora nel suo stato di fervore e d'innocenza primitiva! Guardate quelle gloriose processioni che, con i loro stendardi scintillanti al sole, si snodano attraverso le strade ornate di fiori dei villaggi cristiani, sotto le volte venerabili delle antiche basiliche e lungo i cortili dei seminari, asili della pietà. In quel concorso di folle, il colore del volto e la diversità delle lingue non sono che rinnovate prove dell'unità di quella fede che tutti sono lieti di professare con la voce del magnifico rituale di Roma. Su quanti altari di forma diversa, tutti ornati dei fiori più soavi e risplendenti di luce, tra nuvole d'incenso, al suono dei sacri cantici e davanti a una moltitudine prostrata e raccolta, il Santissimo Sacramento viene sollevato per ricevere le adorazioni dei fedeli, e abbassato per benedirli! E quanti atti ineffabili di fede e d'amore, di trionfo e di riparazione non ci rappresenta ognuna di queste cose! Il mondo intero e l'aria della primavera sono ripieni di canti di letizia. I giardini sono spogli dei loro più bei fiori, che mani devote gettano sul cammino del Dio che passa velato nel Sacramento. Le campane fanno risuonare lontano i loro giocondi concerti. Il Papa sul suo trono e la giovinetta nel suo villaggio, le religiose di clausura e gli eremiti solitari, i vescovi, i dignitari e i predicatori, gli imperatori, i re e i principi, tutti sono oggi ripieni del pensiero del Santissimo Sacramento. Le città sono illuminate, le abitazioni degli uomini sono animate dai trasporti della gioia. È tale la letizia universale che gli uomini vi si abbandonano senza sapere perché, e rinasce su tutti i cuori dove regna la tristezza, sui poveri, su tutti quelli che rimpiangono la libertà, la famiglia o la patria. Tutti questi milioni di anime che appartengono alla regale famiglia e al linguaggio spirituale di san Pietro sono oggi più o meno prese dal Santissimo Sacramento, sì che tutta la Chiesa militante trasalisce d'una gioia e d'una emozione simile al fremito dei flutti del mare agitato. Il peccato sembra dimenticato; le lacrime stesse sembrano piuttosto strappate dall'eccesso della felicità che dalla penitenza. È un'ebbrezza simile a quella che trasporta l'anima che fa il suo ingresso in cielo; o meglio si direbbe che la terra stessa passa nel cielo, come potrebbe accadere appunto per la gioia di cui l'inonda il Santissimo Sacramento" (Il Santissimo Sacramento, I, p. 4).
    Durante la Processione si cantano gli Inni dell'Ufficio del giorno, il Lauda Sion, il Te Deum e, secondo la lunghezza del percorso, il Benedictus, il Magnificat o altri canti liturgici che abbiano qualche riferimento all'oggetto della festa, come gli Inni della Ascensione indicati nel Rituale. Ritornando alla Chiesa, la funzione termina, come al solito, con il canto del Tantum ergo, del Versetto e dell'Orazione del Santissimo Sacramento. Ma, dopo la Benedizione solenne, il Diacono espone l'Ostia santa sul trono dove i fedeli le faranno una guardia d'onore.
    PREGHIAMO
    O Dio, che in questo mirabile Sacramento ci hai lasciato il ricordo della tua passione, concedici di venerare i sacri misteri del tuo Corpo e del tuo Sangue con tanta fede da sentire sempre in noi gli effetti della tua redenzione.

    [1] A questo punto termina il testo di Dom Guéranger.
    [2] Dionigi, Gerarchia celeste.
    [3] Tal In seguito al concilio del 1311, in cui la festa fu definitivamente promulgata, Vienna prese come emblema un albero sormontato da un calice e da un'ostia circondate dalle parole: Vienna civitas sancta.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 370-387."






    Buona solennità del CORPUS DOMINI a tutti i cattolici!

    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  5. #25
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: Il sacro Cuore di Gesù

    16 e 17 giugno 2017: Venerdì e Sabato infra l’Ottava del Corpus Domini...


    16 giugno 2017: Venerdì infra l'Ottava del Corpus Domini, sedicesimo giorno del Mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù…





    “Venerdì dopo la festa del Corpus Domini.”
    Guéranger, L'anno liturgico - Festa del Corpus Domini
    http://www.unavoce-ve.it/pg-corpusdomini.htm



    Invocazioni al Cuore Eucaristico di Gesù - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/invocazion...aristico-gesu/
    “Invocazioni al Cuore Eucaristico di Gesù

    1. Cuore Eucaristico di Gesù, concedete la pace alle nostre famiglie: Voi ce l’avete promesso.
    2. Cuore Eucaristico di Gesù, concedeteci tutte le grazie necessarie al nostro stato: Voi ce l’avete promesso.
    3. Cuore Eucaristico di Gesù, consolateci nelle nostre pene: Voi ce l’avete promesso.
    4. Cuore Eucaristico di Gesù, siate il nostro asilo sicuro in ogni ora brutta della nostra vita: Voi ce l’avete promesso.
    5. Cuore Eucaristico di Gesù, siate il nostro rifugio nel momento della nostra morte: Voi ce l’avete promesso.
    6. Cuore Eucaristico di Gesù, benedite largamente tutte le nostre intraprese: Voi ce l’avete promesso.
    7. Cuore Eucaristico di Gesù, siate la sorgente e l’oceano della misericordia per tutti noi peccatori: Voi ce l’avete promesso.
    8. Cuore Eucaristico di Gesù, cambiate i tiepidi in fervorosi vostri amanti: Voi ce l’avete promesso.
    9. Cuore Eucaristico di Gesù, fate salire molto presto i ferventi a gran perfezione: Voi ce l’avete promesso.
    10. Cuore Eucaristico di Gesù, benedite i luoghi e le case dov’è esposta la vostra immagine: Voi ce l’avete promesso.
    11. Cuore Eucaristico di Gesù, date ai sacerdoti la forza di muovere i cuori più induriti: Voi ce l’avete promesso.
    12. Cuore Eucaristico di Gesù, scrivete nel vostro Cuore il nome di quanti propagano la vostra divozione: Voi ce l’avete promesso.
    13. Cuore Eucaristico di Gesù, date la grazia finale a chi per nove mesi si comunica il primo venerdì con sentimenti di riparazione: Voi ce l’avete promesso.
    14. Cuore Eucaristico di Gesù, ristorate quanti vengono a Voi oppressi e affaticati: Voi ce l’avete promesso.
    15. Cuore Eucaristico di Gesù, concedeteci tutte le grazie, che domandiamo al Padre in nome vostro: Voi ce l’avete promesso.
    16. Cuore Eucaristico di Gesù, mandate buoni operai alla vostra messe: Voi ce l’avete promesso.?
    17. Cuore Eucaristico di Gesù, concedete la buona volontà a quanti ve la chiedono: Voi ce l’avete promesso.
    18. Cuore Eucaristico di Gesù, concedeteci il dono della sapienza: Voi ce l’avete promesso.
    19. Cuore Eucaristico di Gesù, concedete alla Chiesa perpetuo trionfo sopra l’inferno: Voi ce l’avete promesso.
    20. Cuore Eucaristico di Gesù, date l’acqua viva della santità a chi ve la chiede: Voi ce l’avete promesso.
    21. Cuore Eucaristico di Gesù, siate sempre coi vostri Apostoli della parola e della penna: Voi ce l’avete promesso.
    22. Cuore Eucaristico di Gesù, siate in mezzo alla famiglia quando vi prega tutta unita: Voi ce l’avete promesso.
    23. Cuore Eucaristico di Gesù, esaudite sempre le nostre preghiere in vita ed in morte: Voi ce l’avete promesso.
    Don Giacomo Alberione.”



    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare i santi Aureo Vescovo, e Giustina sua sorella, e degli altri Martiri, i quali, mentre erano riuniti in chiesa, furono trucidati dagli Unni che andavano saccheggiando la Germània. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questi santi Martiri ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i santi Aureo Vescovo, e Giustina sua sorella, e gli altri Martiri possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”



    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “16 juin : Saint Jean-François Régis, Confesseur (1597-1640).”
    “16 juin 1846 : élection du Pape Pie IX.
    A la mort de Grégoire XVI, Mastai Ferretti est élu Pape. Il prend le nom de Pie IX, en hommage à Pie VII.
    Le 8 décembre 1854, Pie IX proclame le dogme de l’Immaculée Conception. La Sainte Vierge le remercie en se présentant à Sainte Bernadette Soubirous sous ce vocable. Hormis le pontificat de Saint-Pierre, Pie IX a le plus long pontificat de l’Histoire (31 ans et 236 jours, de 1846 à 1878).”





    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf

    “16 giugno 2017: Venerdì infra l'Ottava del Corpus Domini.”
    “Il 16 giugno 1846 Papa Pio IX Mastai Ferretti viene esaltato al Sommo Pontificato.”





    16 giugno
    “ABUSO DELLA DIVINA MISERICORDIA.
    16° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Riparare le impurità e gli scandali del mondo.

    ABUSO DELLA DIVINA MISERICORDIA
    Nei giorni precedenti abbiamo considerato la misericordia di Dio; ora consideriamo la sua giustizia.
    Il pensiero della divina bontà è confortante, ma quello della divina giustizia è più fruttuoso, quantunque meno piacevole. Dio non deve considerarsi solo per metà, come dice San Basilio, cioè pensandolo soltanto buono; Dio è anche giusto; e poiché gli abusi della divina misericordia sono frequenti, meditiamo i rigori della divina giustizia, per non cadere nella disgrazia dell'abuso della bontà del Sacro Cuore.
    Dopo del peccato, bisogna sperare nella misericordia, pensare alla bontà di quel Cuore Divino, il quale accoglie con amore e gioia l'anima pentita. Il disperare del perdono, anche dopo un numero sterminato di colpe gravi, è un insulto al Cuore di Gesù, fonte di bontà.
    Ma prima di commettere un grave peccato, bisogna pensare alla terribile giustizia di Dio, la quale può ritardare a punire il peccatore (e questa è misericordia!), ma certamente lo punirà, o in questa o nell'altra vita.
    Tanti peccano, pensando: Gesù è buono, è Padre di misericordia; farò un peccato e poi me lo confesserò. Certamente Dio mi perdonerà. Quante volte mi ha perdonato! ...
    Dice Sant'Alfonso: Non merita la misericordia di Dio, chi si serve della sua misericordia per offenderlo. Chi offende la giustizia divina, può ricorrere alla misericordia. Ma chi offende la misericordia abusandone, a chi ricorrerà?
    Dice Dio: Non dire: La misericordia di Dio è grande ed avrà compassione della moltitudine dei miei peccati (... quindi posso peccare!) (Eccl., VI).
    La bontà di Dio è infinita, ma gli atti della sua misericordia, nei rapporti con le singole anime, sono finiti. Se il Signore sopportasse sempre il peccatore, nessuno andrebbe all'inferno; invece si sa che tante anime si dannano.
    Iddio promette il perdono e lo concede volentieri all'anima pentita, risoluta di lasciare il peccato; ma chi pecca, dice S. Agostino, abusando della divina bontà, non è un penitente, ma uno schernitore di Dio. - con Dio non si scherza! - dice San Paolo (Galati, VI, 7).
    La speranza del peccatore dopo la colpa, quando c'è il vero pentimento, è cara al Cuore di Gesù; ma la speranza dei peccatori ostinati, è l'abominio di Dio (Giobbe, XI, 20).
    Taluno dice: Il Signore mi ha usato tanta misericordia nel passato; spero che me la userà anche in avvenire. - Si risponde:
    E per questo tu vuoi ritornare ad offenderlo? Non pensi che così tu disprezzi la bontà di Dio e stanchi la sua pazienza? E' vero che il Signore in passato ti ha sopportato, ma ha agito così per darti tempo a pentirti dei peccati e piangerli, non per darti tempo di offenderlo ancora!
    E’scritto nel libro dei Salmi: Se non vi convertite, il Signore ruoterà la sua spada (Salmi, VII, 13). Chi abusa della divina misericordia, tema l'abbandono di Dio! O muore improvvisamente mentre pecca o viene privato delle grazie divine abbondanti, per cui non avrà la forza di lasciare il male e morrà nel peccato. L'abbandono di Dio porta alla cecità della mente e all'indurimento del cuore. L'anima ostinata nel male è come una campagna senza muro e senza siepe. Dice il Signore: Toglierò la siepe e la vigna sarà devastata (Isaia, V, 5).
    Quando un'anima abusa della bontà divina, viene abbandonata così: le toglie Dio la siepe del suo timore, il rimorso di coscienza, la luce della mente ed allora entreranno in quell'anima tutti i mostri dei vizi (Salmi, CIII, 20).
    Il peccatore abbandonato da Dio disprezza tutto, pace del cuore, ammonizioni, Paradiso! Cerca di godere e di distrarsi. Il Signore lo vede ed aspetta ancora; ma più ritarda il castigo e maggiore sarà. - Usiamo misericordia all'empio, dice Dio, ed egli non si rimetterà! (Isaia, XXVI, 10).
    Oh quale castigo è quando il Signore lascia l'anima peccatrice nel suo peccato e pare che non gliene domandi conto! Dio vi aspetta per rendervi vittime della sua giustizia nella vita eterna. È cosa orrenda cadere nelle mani del Dio Vivente!
    Domanda il profeta Geremia: Per qual motivo tutto va a seconda per gli empi? Poi risponde: Tu, o Dio, li raduni quale gregge al macello (Geremia, XII, 1).
    Non c'è maggior castigo, che il permettere Dio che il peccatore aggiunga peccati a peccati, secondo ciò che dice Davide: Aggiungono iniquità ad iniquità... Siano cancellati dal libro dei viventi! (Salmi, 68).
    O peccatore, rifletti! Tu pecchi e Dio, per sua misericordia, tace, ma non tace sempre. Quando giungerà l'ora della giustizia, ti dirà: Queste iniquità hai fatte ed io ho taciuto. Hai creduto, iniquo, che io sia simile a te! Ti prenderò e ti metterò contro la tua stessa faccia! (Salmi, 49).
    La misericordia che il Signore usa al peccatore ostinato, sarà motivo di più terribile giudizio e condanna.
    Anime devote del Sacro Cuore, ringraziate Gesù della misericordia che vi ha usato nel passato; promettete di non abusare mai della sua bontà; riparate oggi, ed anche tutti i giorni, gl'innumerevoli abusi che fanno i cattivi della misericordia divina e così consolerete il suo afflitto Cuore!
    ESEMPIO
    Il Commediante
    S. Alfonso, nel suo libro « Apparecchio alla morte », narra:
    Si era presentato al Padre Luigi La Nusa, a Palermo, un commediante, il quale, spinto dai rimorsi dello scandalo, decise di confessarsi. Ordinariamente chi vive a lungo nell'impurità, non suole distaccarsi risolutamente dal vizio. Il santo Sacerdote, per illustrazione divina, vide lo stato misero di quel commediante e la sua poca buona volontà; perciò gli disse: Non abusate della divina misericordia; Dio vi concede ancora dodici anni di vita; se entro questo tempo non vi correggete, farete una mala morte. –
    Il peccatore dapprima s'impressionò, ma poi si tuffò nel mare dei piaceri e non senti più il rimorso. Un giorno incontrò un amico e a vederlo pensoso, gli disse: Cosa ti è capitato? - Sono stato a confessarmi; vedo che la mia coscienza è imbrogliata! - E lascia la malinconia! Godi la vita! Guai a impressionarsi di ciò che dice un Confessore! Sappi che un giorno il Padre La Nusa mi disse che Dio mi dava ancora dodici anni di vita e che se nel frattempo io non avessi lasciato l'impurità, sarei morto malamente. Proprio in questo mese si compiono i dodici anni, ma io sto benissimo, godo sul palcoscenico, i piaceri, sono tutti miei! Vuoi stare allegro? Vieni sabato prossimo a vedere una nuova commedia, da me composta. -
    Il sabato, 24 novembre 1668, mentre l'artista stava per presentarsi sulla scena, fu colpito da paralisi e morì tra le braccia di una donna, pure commediante. E così finì la commedia della sua vita!
    Chi male vive, male muore!
    Fioretto. Recitare devotamente il Rosario, affinché la Madonna ci liberi dal furore della divina giustizia, specialmente nell'ora della morte.
    Giaculatoria. Dalla tua ira; liberaci, o Signore!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”


    16° giorno: Cuore zelante - Cuore negligente
    “16° giorno: Cuore zelante – Cuore negligente
    CUORE ZELANTE

    Un cuore zelante è un cuore proteso all’onore di Dio e alla salvezza delle anime.
    Lo zelo del Cuore di Gesù per la gloria del Padre balza evidente da parecchie pagine del Vangelo.
    «Io onoro il Padre mio» (Gv 8,49). Tutto lo spirito di Gesù è racchiuso in queste parole.
    Lo zelo del Cuore di Gesù per il rispetto e il decoro del Tempio di Dio, è ben manifesto in quell’episodio della cacciata dei rivenditori dall’atrio del Tempio. In quell’occasione Gesù non esitò a far uso anche dei flagelli e della forza fisica nel rovesciare i tavoli della merce: «La mia casa è casa di preghiera, e voi ne avete fatto una spelonca di ladri…» (Lc 19,46). Giusto. Esigere il rispetto della Casa di Dio, da coloro che si presentano in chiesa vestiti indecentemente, che si comportano come se stessero in piazza o al bar, è dovere grave di ogni cristiano. Con il Salmista, ogni cristiano dovrebbe poter ripetere: «Mi divora lo zelo della tua Casa» (Sal 68,10).
    Lo zelo del Cuore di Gesù per la salvezza degli uomini splende da ogni Tabernacolo eucaristico; splende nella Chiesa e nei Sacramenti. Inoltre, si è manifestato in modo nuovo e mirabile nelle apparizioni a santa Margherita M. Alacoque, con il dono delle straordinarie promesse di salvezza eterna e di benedizioni speciali a chi fa la pratica dei nove primi venerdì del mese e a chi zela il culto al Sacro Cuore.
    Infine, lo zelo del Cuore di Gesù per alleviare anche le sofferenze fisiche degli uomini appare commovente da tutte le guarigioni di lebbrosi, storpi, ciechi, muti e sordi, dalle moltiplicazioni dei pani, dalle resurrezioni di Lazzaro e del figlio della vedova di Naim. E non dimentichiamoci che le opere sante compiute da Gesù con il suo zelo instancabile sono da noi conosciute solo in piccola parte.
    L’Evangelista Giovanni, infatti, alla fine del suo Vangelo ha scritto che «vi sono molte altre cose fatte da Gesù, le quali, se a una a una fossero scritte, ritengo che neppure il mondo intero potrebbe contenere i libri che si dovrebbero scrivere» (Gv 21,25).
    Pensando allo zelo di Gesù per noi poveri miserabili, non dovremmo stancarci mai di lodarlo e benedirlo per tutta la vita, con il solo rammarico di non poterlo mai ripagare come merita. E invece, quanto squallore in tanti cuori degli uomini, rispetto al cuore di san Francesco d’Assisi, che sul letto di morte si accusava di aver fatto troppo poco per il Signore!
    CUORE NEGLIGENTE
    Lo zelo è una delle caratteristiche speciali dei Santi.
    Pensiamo agli Apostoli, dopo la Pentecoste, in giro per il mondo. Pensiamo allo zelo di santo Stefano Protomartire. Pensiamo a san Paolo, e via via, fino a san Francesco d’Assisi, sant’Antonio di Padova, san Francesco Saverio, sant’Alfonso de’ Liguori, san Giovanni Bosco…
    Un cuore che ama fa suoi gli interessi della persona amata. Chi ama Gesù, fa suoi i grandi interessi di Gesù: il Regno di Dio, la salvezza delle anime.
    Lo spettacolo del mondo contro Dio, degli uomini lontani da Dio, di coloro che «preferiscono la gloria degli uomini alla gloria di Dio» (Gv 12,43), fa ardere di zelo il cuore del Santo e non dà requie agli sforzi di diventare «una lode della gloria di Dio» (Ef 1,6) e di portare tutti a Dio, ripetendo con san Paolo: «Io ben volentieri mi spenderò, e io stesso sarò speso tutto per le anime vostre» (2Cor 12,15).
    San Gregorio il Taumaturgo convertì grandi masse di pagani con zelo instancabile.
    Vicino a morire, chiese: «Ditemi, quanti abitanti non cristiani conta ancora questa città?».
    «Diciassette» – gli risposero.
    «Siano rese grazie a Dio! – esclamò il Santo –. Solo diciassette cristiani trovai qui al mio arrivo».
    Quando san Filippo Neri si ammalò gravemente, i discepoli gli rimproverarono con forza gli eccessi di lavoro nell’apostolato. Ma il Santo rispondeva con un sorriso: «Il paradiso, credetelo a me, non è fatto per i poltroni!».
    A san Leonardo da Porto Maurizio, ormai vecchio e logorato da 44 anni di eroico apostolato, un giorno un Cardinale chiese di prendersi un breve periodo di riposo.
    Ma il Santo rispose con tutta amabilità: «Il riposo io non lo desidero né lo voglio sulla terra, ma in Cielo!».
    Che dire invece del nostro zelo per Iddio e per i fratelli?
    Ne abbiamo almeno un poco? O abbiamo un cuore che ama molto più l’ozio che lo zelo, molto più l’accidia che lo sforzo generoso per gli altri?
    Un cuore accidioso, un cuore ozioso e negligente, è un cuore veramente meschino, che mortifica le proprie energie e ferma i palpiti, quando si tratta di donarsi a Dio e ai fratelli. Preferisce i propri comodi, il dolce far niente. È un cuore tisico e rachitico.
    Ma, attenti all’accidia! Perché «come l’acqua che non scorre e resta stagnante in un fossato s’imputridisce – scrive san Bernardo –, così un corpo che poltrisce nell’ozio, genera e nutre la foga delle passioni e delle voluttà carnali».
    Accidia, pigrizia, indolenza, negligenza: sono il disonore dei cristiani, che dovrebbero invece ripetere con san Paolo: «L’amore di Cristo ci fa premura» (2Cor 5,14), che dovrebbero aspirare a poter dire con santa Teresa: «Vorrei tenere nelle mie mani il cuore di tutti gli uomini, per accenderli tutti del santo amore di Dio».
    Proposito: Adoperarsi con ogni industria per fare avvicinare ai Sacramenti qualche anima lontana.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”




    Luca, Sursum Corda!







    17 giugno 2017: Sabato infra l’Ottava del Corpus Domini, diciassettesimo giorno del Mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù…




    “Sabato dopo la festa del Corpus Domini.”
    Guéranger, L'anno liturgico - Festa del Corpus Domini
    http://www.unavoce-ve.it/pg-corpusdomini.htm



    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare i santi Martiri Manuéle, Sabéle ed Ismaéle, i quali, mandati come ambasciatori del Re di Pèrsia presso Giuliàno l’Apóstata per trattare la pace, per ordine dello stesso Imperatore, essendo spinti ad adorare gl’idoli e ciò ricusando con animo costante, furono percossi colla spada. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questi santi, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i santi Martiri Manuéle, Sabéle ed Ismaéle possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”


    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “17 juin : Saint Avit, Abbé de Micy († 530).”



    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “17 giugno 2017: Sabato infra l'Ottava del Corpus Domini.”
    “Il 17 giugno 676 muore Papa Adeodato II, Sommo Pontefice.”





    17 Giugno - San Ranieri di Pisa
    http://www.preghiereperlafamiglia.it...ri-di-pisa.htm
    “17 GIUGNO SAN RANIERI DI PISA 1118 – 1161.

    Nacque nel 1118 da Gandulfo Scacceri e Mingarda Buzzacherini. Malgrado gli sforzi dei genitori desiderosi di impartirgli un'educazione rigorosa, visse la giovinezza all'insegna dello svago e del divertimento. Ma a diciannove anni la sua vita cambiò. Fu decisivo l'incontro con Alberto, un eremita proveniente dalla Corsica che si era stabilito nel monastero pisano di San Vito. Scelse quindi di abbracciare in pienezza la fede, tanto da partire per la Terra Santa. A 23 anni decise di vivere in assoluta povertà, liberandosi di tutte le ricchezze per darle ai poveri. Trascorse un lungo periodo presso gli eremiti di Terra Santa vivendo esclusivamente di elemosine. Mangiava due volte alla settimana sottoponendo il suo corpo a grandi sacrifici. Tornato a Pisa nel 1154, circondato dalla fama di santità, vi operò miracoli, così come aveva fatto in Terra Santa. Morì venerdì 17 giugno 1161. Nel 1632 venne eletto patrono principale della diocesi e della città di Pisa. (Avvenire)”




    17 giugno
    “IL NUMERO DEI PECCATI
    17° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Riparare l'abuso che tanti fanno della misericordia di Dio.

    IL NUMERO DEI PECCATI
    Consideriamo l'abuso della divina misericordia in rapporto al numero dei peccati. Manda più anime all'inferno la misericordia di Dio, anziché la giustizia (S. Alfonso). Se il Signore castigasse subito chi l'offende, volta per volta, certamente verrebbe offeso molto di meno; ma poiché usa misericordia ed aspetta pazientemente, i peccatori approfittano per continuare ad offenderlo.
    Insegnano i Dottori della Santa Chiesa, tra cui S. Ambrogio e S. Agostino, che come Dio tiene determinato per ogni persona il numero dei giorni di vita, compiuto il quale giungerà la morte, così ancora tiene determinato il numero dei peccati che vuole perdonare, compiuto il quale sopraggiungerà la divina giustizia.
    Le anime peccatrici, che hanno poca voglia di lasciare il male, non tengono conto del numero dei loro peccati e credono che importi poco peccare dieci volte o venti o cento; ma il Signore ne tiene stretto conto ed aspetta, nella sua misericordia, che giunga l'ultimo peccato, quello che completerà la misura, per applicare la sua giustizia.
    Nel libro della Genesi (XV - 16) si legge: Non sono ancora complete le iniquità degli Amorrei! - Questo passo della Sacra Scrittura dimostra che il Signore ritardava il castigo degli Amorrei, perché ancora il numero delle loro colpe non era completo.
    Il Signore disse anche: Io non avrò più compassione d'Israele (Osea, 1-6). Mi hanno tentato per dieci volte... e non vedranno la terra promessa (Num., XIV, 22).
    Conviene dunque stare attenti al numero dei gravi peccati e ricordare le parole di Dio: Del peccato rimesso non essere senza timore e non aggiungere peccato a peccato! (Eccl., V, 5).
    Infelici coloro che accumulano peccati e poi, di tanto in tanto, vanno a deporli al confessionale, per ritornarvi fra non molto con un altro carico!
    Taluni si mettono ad indagare il numero delle stelle e degli Angeli. Ma chi può sapere il numero degli anni di vita che Dio concede ad ognuno? E chi può conoscere quale sia il numero dei peccati che Dio vorrà perdonare al peccatore? E non potrà darsi che quel peccato che stai per commettere, o misera creatura, sia proprio quello che completerà la misura della tua iniquità?
    Insegna S. Alfonso e con lui altri sacri scrittori, che il Signore non tiene conto degli anni degli uomini, ma dei loro peccati, e che il numero delle iniquità che vuole perdonare varia da persona a persona; a chi perdona cento peccati, a chi mille ed a chi uno solo.
    La Madonna manifestò ad una certa Benedetta di Firenze, che una fanciulla di dodici anni al primo peccato fu condannata all'inferno (S. Alfonso).
    Forse qualcuno temerariamente vorrà chiedere a Dio ragione perché ad un'anima perdona di più e ad un'altra di meno. Il mistero della divina misericordia e della divina giustizia si deve adorare e dire con S. Paolo: O profondità delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono incomprensibili i suoi giudizi, imperscrutabili le sue vie! (Romani, XI, 33).
    Sant'Agostino dice: Quando Dio usa misericordia con uno, la usa gratuitamente; quando la nega, fa ciò con giustizia. -
    Dalla considerazione della tremenda giustizia di Dio, cerchiamo di trarre dei frutti pratici.
    I peccati della vita passata mettiamoli nel Cuore di Gesù, confidando nella sua infinita misericordia. In avvenire però stiamo attenti a non offendere gravemente la Divina Maestà.
    Quando il demonio invita a peccare ed inganna col dire: Ancora sei giovane! ... Dio ti ha perdonato sempre e ti perdonerà ancora!... - si risponda: E se questo peccato completerà il numero delle mie colpe e cesserà per me la misericordia, cosa avverrà dell'anima mia? ...
    ESEMPIO
    Castigo solenne
    Al tempo di Abramo, le città della Pentapoli si erano date alla più profonda immoralità; le più gravi colpe si commettevano a Sodoma ed a Gomorra.
    Quegli infelici abitanti non contavano i loro peccati, ma li contava Dio. Quando il numero delle colpe fu completo, quando la misura fu al colmo, si manifestò la divina giustizia.
    Il Signore apparve ad Abramo e gli disse: Il grido contro Sodoma e Gomorra si è fatto più forte ed i loro peccati sono divenuti troppo enormi. Manderò la punizione! -
    Abramo conoscendo la misericordia di Dio, disse: Farai tu, o Signore, morire il giusto con il malvagio? Se ci fossero a Sodoma cinquanta persone giuste, tu perdoneresti?
    - Se io trovo nella città di Sodoma cinquanta giusti... o quaranta... od anche dieci, risparmierò il castigo. -
    Queste poche anime buone non c'erano e la misericordia di Dio diede il posto alla giustizia.
    Una mattina, mentre sorgeva il sole, il Signore fece cadere sulle città peccatrici una terribile pioggia, non di acqua, ma di zolfo e fuoco; tutto andò in fiamme. Gli abitanti in preda alla disperazione, tentarono di salvarsi, ma nessuno ci riuscì, tranne la famiglia di Abramo, ch'era stata preavvisata a fuggire.
    Il fatto è narrato dalla Sacra Scrittura e dovrebbe essere ben meditato da coloro che facilmente peccano, senza far caso del numero di peccati.
    Fioretto. Evitare le occasioni, ove c'è pericolo di offendere Dio.
    Giaculatoria. Cuore di Gesù, dammi la forza nelle tentazioni!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”



    http://www.stellamatutina.eu/
    Home - Stellamatutina.eu - Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino.
    17° giorno: Cuore paziente - Cuore impaziente
    “17° giorno: Cuore paziente – Cuore impaziente
    CUORE PAZIENTE

    La pazienza del Cuore di Gesù è tale che ci meraviglierà instancabilmente per tutta l’eternità.
    Come fa Egli a sopportare tutta la nostra meschinità così spesso insolente e malvagia? Come fa a non stancarsi di questi uomini che si stancano invece di Lui con una facilità assurda?
    Una sola volta Gesù disse con dolore: «fino a quando sarò con voi e vi sopporterò?» (Lc 9,41). Per il resto, quanta pazienza sconfinata verso noi uomini «cattivi» (Lc 11,11)!
    La vera carità è così: è anzitutto paziente. Lo dice bene san Paolo quando fa l’elenco delle qualità che caratterizzano la carità, e al primo posto mette la pazienza: «La carità è paziente» (1Cor 13,4).
    Il Cuore di Gesù, reggia dell’amore, è tutto pazienza verso di noi poveri peccatori. Che cosa ci dimostra Egli nell’Eucaristia, se non un’infinita pazienza che lo fa continuare a restare in mezzo a noi, nonostante le indifferenze, le freddezze, le irriverenze, gli oltraggi, le profanazioni e i sacrilegi?
    Sono tanti oggi quei cristiani senza più cervello che si accostano a ricevere la Santa Comunione con il peccato mortale nell’anima, senza essersi prima confessati.
    Questo è un orribile sacrilegio, come la Chiesa ha sempre insegnato, ma essi lo fanno lo stesso con una incoscienza da stolti e malvagi.
    E Gesù tace. Continua a farsi straziare, senza fiatare.
    Come nel pretorio di Pilato: «Gesù taceva» (Mt 26,63). Egli continua a farsi insultare e oltraggiare, come sulla Croce, pregando per coloro che lo colpiscono (Lc 23,34).
    Che dire poi dell’infinita pazienza che Gesù ci dimostra nel Sacramento della sua misericordia, la Santa Confessione?
    Sempre pronto a perdonare, sempre pronto a riabbracciare chiunque gli chieda sinceramente perdono, fosse pure il più nefando traditore e criminale. Forse per questo, san Pio da Pietrelcina, nella Confessione, dava spesso per penitenza sacramentale la recita di cinque Pater, Ave,
    Gloria al Sacro Cuore di Gesù.
    Eppure ci sono tanti che abusano di questo Sacramento ricevendolo senza pentimento né proposito di correggersi; tanti lo rifiutano fino a ignorarlo; tanti arrivano a disprezzarlo. Vien davvero voglia di ripetere: «Un baratro è l’uomo, e il suo cuore un abisso» (Sal 63,7).
    Pazienza infinita del Cuore di Gesù, quanto dobbiamo esserti grati! È con le tue lunghe attese che tante volte hai portato a salvezza gli uomini legati al peccato.
    È con le tue silenziose sofferenze che hai parlato agli uomini sordi facendo udire loro la parola del perdono che salva da ogni perdizione.
    Cuore di Gesù, paziente e misericordioso, sii in eterno benedetto!
    CUORE IMPAZIENTE
    L’impazienza è certamente uno dei difetti più comuni dell’uomo. Specialmente dell’uomo d’oggi, reso eccitabile e nervoso da una vita sociale così carica di tensioni.
    Il cristiano, però, anche in queste condizioni deve avere il cuore saldo, senza perdere mai la serenità e lapace interiore: «Non si turbi il vostro cuore» (Gv 14,1).
    Il cristiano, infatti, sa bene che la pazienza dona all’uomo il dominio di se stesso: «Con la vostra pazienza possederete le vostre anime» (Lc 21,19); «L’uomo paziente vale più dell’uomo forte: chi domina l’animo suo è da più di un espugnatore di città» (Pro 16,32).
    Il cristiano sa bene che la pazienza nelle tribolazioni è la garanzia più certa della carità genuina. Non può esistere vera carità senza pazienza. Sono indivisibili. Se la carità viene considerata regina delle virtù, san Giovanni Crisostomo dice che anche «la pazienza nelle afflizioni è la regina e come la corona di tutte le altre virtù».
    Fra Ginepro, uno dei più incantevoli compagni di san Francesco d’Assisi, sapeva sopportare con straordinaria letizia ogni sorta di insulti. In pellegrinaggio verso Roma, una volta, poco fuori di Assisi, venne insultato da diversi giovinastri che gli andavano appresso. Tutto giulivo, il pio fraticello disse loro: «Bravi! Seguitemi pure e tiratemi di coteste pietre preziose; io non desidero altro che di esserne lapidato fino a Roma!».
    Qual è la nostra pazienza, invece? Anziché un cuore saldo, abbiamo un cuore fragile e instabile, pronto a reagire e a scattare, credendo così di essere forti, mentre non facciamo che manifestare tutta la nostra debolezza con noi stessi e con gli altri.
    Santa Margherita M. Alacoque ci ha lasciato un magnifico esempio di vita paziente fra tribolazioni, malattie e amarezze subite a causa delle rivelazioni del Sacro Cuore. E questo era il migliore ricambio d’amore che ella donava a Gesù con i fatti.
    Riflettiamo bene su questo magnifico insegnamento di san Bonaventura: «Parecchi dicono che vorrebbero anche morire per Gesù Cristo, ma poi non vogliono sopportare una sola parola penosa per Gesù Cristo. Ebbene: chi trema allo stormir d’una foglia, come starà saldo nell’attesa del colpo di spada sulla testa? Abituatevi a sopportare pazientemente le minime cose, per essere in grado di soffrire quelle più grandi».
    Proposito: Conservare la calma e la serenità nei contrasti inevitabili con qualche carattere difficile.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  6. #26
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: Il sacro Cuore di Gesù

    18 giugno 2017: Domenica del Corpus Domini, seconda dopo la Pentecoste:



    Guéranger, L'anno liturgico - Festa del Corpus Domini
    http://www.unavoce-ve.it/pg-corpusdomini.htm
    "FESTA DEL CORPUS DOMINI
    Il Ss. Sacramento al centro della Liturgia."

    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Seconda dopo la Pentecoste
    http://www.unavoce-ve.it/pg-dopopent-dom2.htm

    “DOMENICA SECONDA DOPO LA PENTECOSTE
    L'EUCARISTIA SACRIFICIO PERFETTO.”





    Santa Messa domenicale celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (TV) stamattina 18 giugno 2017 nell' ottava del Corpus Domini:



    “nell' ottava Corpus Domini (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=TlCiqS17hGA
    nell' ottava Corpus Domini (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=dRgJsXZWxHE
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815





    “Tantum Ergo
    https://www.youtube.com/watch?v=yYxyiUB1L0s”
    https://www.youtube.com/watch?v=Swns4Kjzc9E




    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “18 Juin : Saint Marc et Saint Marcellien, Martyrs († 286).”
    “18 Juin : Saint Ephrem, Diacre et Docteur de l'Église (306-374).”
    “Dimanche dans l'Octave de la Fête-Dieu
    Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Dimanche dans l'Octave de la Fête-Dieu (2016).
    http://prieure2bethleem.org/predica/2016_05_29_mai.mp3”




    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Calogero Eremita, la cui santità specialmente risplende nel liberare gli indemoniati. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Eremita, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Calogero possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”



    Sant'Efrem - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/4468-2/
    “18 giugno, Sant’Efrem, Diacono, Confessore e Dottore della Chiesa (Nisibis, 306 – Edessa, 9 giugno 373).

    “Ad Edessa, in Mesopotamia, sant’Efrem, Diacono Edesseno e . Confessore, il quale, dopo molte fatiche sostenute per la fede di Cristo, illustre per dottrina e santità, sotto l’imperatore Valente, si riposò in Dio, e dal Papa Benedetto decimoquinto fu proclamato Dottore della Chiesa universale”.”



    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf

    “18 giugno 2017
    Sant'Efrem diacono e dottore della Chiesa è nato nel 306 a Nisibi, in Mesopotamia ed è morto nel 373 a Edessa. Scrittore della chiesa di Siria, fu grande oratore, e venne definito "l'arpa dello Spirito Santo".
    “18 giugno 2017
    Marco e Marcelliano, santi, martiri di Roma
    , le reliquie, unitamente a quelle di Tranquillino, loro presunto padre, e di Felice e di Vittore, sono custodite all’altare in fondo alla cripta dei Ss. Cosma e Damiano in Via Sacra. La Passio Sebastiani ci tramanda che Marco e Marcelliano erano fratelli e pochi giorni prima della loro ascesa in Cielo furono ordinati diaconi da papa Caio. Furono sepolti vicino a papa Damaso nel cimitero di Basileo, luogo ancora oggi non identificato. Nel 1583 i resti furono ritrovati sepolti nell’angolo sinistro della chiesa dei Ss. Cosma e Damiano. Per custodirne i corpi fu consacrato un altare dal futuro pontefice Leone XI, altare al quale Gregorio XIII concesse l’Indulgenza Plenaria. Il 10 dicembre del 1949 venne eseguita la ricognizione delle reliquie; in questa occasione si prese atto che parte di esse erano state donate alla chiesa di Forme (Aquila), dove i santi sono venerati come Patroni. Loro resti sono anche dentro l’urna di porfido dell’altare maggiore di S. Nicola in Carcere. Parte di un braccio di Marcelliano è conservato in un reliquiario d’argento del XIII secolo nella chiesa di S. Maria in Campitelli. Secondo una tradizione si vorrebbero loro reliquie anche nella chiesa di S. Medardo a Soissons.
    M.R.: 18 giugno - A Roma, sulla via Ardeatina, il natale dei santi Martiri Marco e Marcelliano fratelli, i quali nella persecuzione di Diocleziano, dal Giudice Fabiano presi e legati ad un tronco, furono trafitti nei piedi con acuti chiodi, e perchè non cessavano di lodare Cristo, furono trapassati con lance nei fianchi, e colla gloria del martirio passarono al regno celeste.
    [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]”
    “18 giugno 2017: La nozione del sacrificio.”






    Diciottesimo giorno del Mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù:




    18 giugno
    “GIORNO 18
    LE GRANDI AMAREZZE DEL CUORE DI GESU'
    18° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Pregare per quelli che tradiscono e rinnegano Gesù.
    LE GRANDI AMAREZZE DEL CUORE DI GESÙ

    Nelle Litanie del Sacro Cuore c'è l'invocazione: «Cuore di Gesù, saturato di obbrobri, abbiate pietà di noi!»
    La Passione di Gesù fu un grande cumulo di umiliazioni e di obbrobri, che soltanto il Figlio di Dio potè abbracciare e sostenere per amore delle anime.
    Basta pensare a qualche scena del Pretorio di Pilato, per intenerirsi sino alle lacrime.
    Gesù, centro dei cuori e dell'universo, splendore del Divin Padre e sua Immagine Vivente, gaudio eterno della Corte Celeste... vestito da re di burla; una corona di spine pungenti, che gli ricopre il capo; il volto solcato di Sangue; uno straccio rosso sulle spalle, significante la porpora reale; una canna in mano, simbolo dello scettro; le mani legate, come un malfattore; gli occhi bendati! ... Gli insulti e le bestemmie non si possono contare. Sul volto divino si lanciano sputi e schiaffi. Per maggiore scherno gli si dice: Nazareno, indovina chi ti ha percosso! ...
    Gesù non parla, non reagisce, pare insensibile a tutto... ma il suo delicatissimo Cuore soffre oltre ogni dire! Coloro per i quali si è fatto Uomo, ai quali riapre il Paradiso, lo trattano così!
    Ma non sempre il mansueto Gesù tace; nel colmo dell'amarezza manifesta il suo dolore e contemporaneamente l'amore. Si avvicina Giuda per tradirlo; vede l'infelice Apostolo, che per amore aveva scelto, che aveva ricolmato di delicatezze;... permette che con il segno dell'amicizia, col bacio, faccia il tradimento; ma non contenendo più il dolore, esclama: Amico, a che sei venuto?... Con un bacio tradisci il Figliuolo dell'Uomo?... –
    Queste parole, uscite dal Cuore di un Dio amareggiato, entrarono come saette nel cuore di Giuda, il quale non ebbe più pace, finché andò ad impiccarsi.
    Fin tanto che gli obbrobri venivano da parte dei nemici, Gesù taceva, ma non tacque davanti all'ingratitudine di Giuda, un prediletto.
    Di quanti insulti il Cuore di Gesù è ricoperto ogni giorno! Quante bestemmie, scandali, delitti, odii e persecuzioni! Ma ci sono dei dispiaceri che feriscono il Divin Cuore in modo particolare. Sono le cadute gravi di certe anime pie, di anime a Lui consacrate, che prese dal laccio di un affetto disordinato e indebolite da una passione poco mortificata, lasciano l'amicizia di Gesù, cacciandolo dal loro cuore, e si mettono a servizio di Satana.
    Povere anime! Prima frequentavano la Chiesa, si accostavano spesso alla S. Comunione, nutrivano e confortavano il loro spirito con sante letture... ed ora non più!
    Cinema, danze, spiagge, romanzi, libertà dei sensi!...
    Gesù buon Pastore, che va dietro a chi mai l'ha conosciuto ed amato per tirarlo a sè e dargli un posto nel suo Cuore, che dolore deve provare e che umiliazione subire nel suo amore vedendo allontanare dal suo servizio anime, che in passato gli sono state carissime! E le vede nella via del male, pietra di scandalo ad altre!
    La corruzione dell'ottimo è pessima. Ordinariamente, chi è stato molto vicino a Dio e poi se ne allontana, diviene più cattivo degli altri cattivi.
    Anime sventurate, avete tradito Gesù come Giuda! Questi lo tradì per trema denari e voi per appagare una vile passione, che tante amarezze vi cagiona. Non imitate Giuda; non disperatevi! Imitate San Pietro, il quale rinnegò il Maestro per tre volte, ma poi pianse amaramente, dimostrando il suo amore a Gesù col dare la sua vita per Lui.
    Da quanto si è detto, risultano delle conclusioni pratiche.
    Prima di tutto, chi ama Gesù, sia forte nelle tentazioni. Quando insorgono terribilmente le passioni, specialmente l'impurità, si dica: Ed io, dopo tante proteste di amore a Gesù, dopo tanti benefici ricevuti, avrò l'ardire di tradire il suo amore e rinnegarlo col darmi al demonio?... Oserò mettermi nel numero di chi amareggia Gesù? Prima morire, come S. Maria Goretti, anziché ferire il Cuore di Gesù!
    In secondo luogo, si deve prendere viva parte al dolore che recano a Gesù coloro che lo tradiscono e rinnegano. Per costoro oggi si preghi e si ripari, affinché il Sacro Cuore sia consolato ed affinché i traviati si convertano.
    ESEMPIO
    Il pozzo
    Il Sommo Pontefice Leone XIII disse a D. Bosco in una udienza privata: Desidero che sorga in Roma, e precisamente nella zona di Castro Pretorio, un bel tempio da dedicarsi al Sacro Cuore. Potreste voi prenderne l'impegno?
    - Il desiderio di Vostra Santità è un comando per me. Non domando aiuto finanziario, ma solo la Paterna Vostra Benedizione. -
    Don Bosco, fidando nella Provvidenza, potè costruire un magnifico tempio ove il Sacro Cuore riceve ogni giorno tanti omaggi. Gesù gradì le fatiche del suo Servo e fin dall'inizio dei lavori di costruzione gli dimostrò con una celeste visione il suo compiacimento.
    Il 30 aprile del 1882, Don Bosco era nella sacrestia della cappella, presso la sorgente Chiesa del S. Cuore. Gli apparve Luigi Colle, giovane di preclare virtù, morto già da tempo a Tolone.
    Il Santo, che già parecchie volte se l'era visto apparire, si fermò a contemplarlo. Vicino a Luigi stava un pozzo, dal quale il giovane cominciò ad attingere acqua. Ne aveva tirata abbastanza.
    Meravigliato, Don Bosco, chiese: Ma perché tiri su tanta acqua?
    - Attingo per me e per i miei genitori. - Ma perché in tanta quantità?
    - Non comprende? Non vede che il pozzo raffigura il Sacro Cuore di Gesù? Quanti più tesori di grazia e di misericordia ne escono, tanti più ve ne rimangono.
    - Come mai, Luigi, ti trovi qui?
    - Sono venuto a farle una visita ed a dirle che io sono felice in Paradiso. -
    In questi visione di San Giovanni Bosco il Sacro Cuore è presentato come pozzo inesauribile di misericordia. Invochiamo oggi con frequenza la divina misericordia per noi e per le anime più bisognose.
    Fioretto. Evitare le piccole mancanze volontarie, che tanto dispiaciono a Gesù.
    Giaculatoria. Gesù, ti ringrazio che tante volte mi hai perdonato!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”


    18° giorno: Cuore amico - Cuore nemico
    “18° giorno: Cuore amico – Cuore nemico.
    CUORE AMICO.

    Quando Gesù, prima di salire il Calvario, fece il discorso di addio agli apostoli nell’ultima Cena, usò le espressioni più forti dell’amicizia: «Nessuno ha amore più grande di colui che dà la vita per i suoi amici» (Gv 15,13), e «voi siete i miei amici» (Gv 15,14).
    Il Cuore di Gesù è il nostro supremo Cuore amico.
    Come Dio e come uomo, Egli non verrà mai meno nella sua amicizia per noi che siamo stati da lui «riscattati a caro prezzo» (1Cor 6,20), a prezzo del suo «sangue prezioso» (1Pt 1,19). A noi Egli ha lasciato la sua promessa: «Sarò con voi fino alla fine dei secoli» (Mt 28,20).
    San Girolamo scrisse una volta in una lettera a un cuore in tormento: «Vuoi tu provare le ineffabili delizie dell’amicizia? Sii l’amico di Dio!».
    Se vogliamo la pace e la serenità dell’animo, Gesù ci dice con parola consolante: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace» (Gv 14,27). Se vogliamo il sostegno e la forza per tirare avanti in questo mondo perverso, Egli ci assicura: «Confidate, io ho vinto il mondo» (Gv 16,33). Se vogliamo il conforto nei travagli e nei dolori, ricordiamo Gesù che ci ripete senza stancarsi: «Venite a Me, voi che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28) e a santa Margherita il Sacro Cuore fece questa promessa per tutti i devoti: «Li consolerò nelle loro pene».
    Diceva bene san Bonaventura, innamoratissimo del Sacro Cuore: «Nel suo sacro Corpo voglio innalzare tre tende: una nelle sue mani, una nei piedi, e una terza, per sempre, nel suo costato aperto; qui parlerò al suo Cuore, e impetrerò quanto vorrò». E santa Gemma Galgani proponeva a Gesù, con la sua solita tenerezza, di fare del proprio cuore una «tenda d’amore» per vivere sempre con Lui e piena solo di Lui.
    Anche le apparizioni del Sacro Cuore a santa Margherita sono state un’altra squisita espressione dell’amicizia di Gesù. Il dono della devozione al Sacro Cuore è il dono dell’amore di Gesù che vuol vivere in comunione con noi.
    E anzi: ogni giorno noi dovremmo bramare di fondere il nostro cuore con quello di Gesù nella Santa Comunione.
    E così, di giorno in giorno, fino alla morte, che sarà serena perché potremo presentarci con fiducia a Lui, come ci assicura santa Margherita:
    «Oh, quanto è dolce la morte, dopo aver vissuto con devozione costante al Cuore di Colui che ci dovrà giudicare!». E Gesù stesso ha promesso:
    «Sarò loro rifugio in vita, e particolarmente in morte».
    CUORE NEMICO
    Il nostro cuore non ha che una scelta: o è amico o è nemico di Gesù Cristo: «Chi non è con Me è contro di Me» (Mt 12,30).
    Purtroppo, noi possiamo essere nemici di Gesù, e lo siamo ogni qualvolta ci mettiamo a pensare, parlare o agire diversamente da come Lui ci ha insegnato.
    «Se uno osserva la sua parola – dice l’Evangelista – veramente l’amore di Dio in lui è perfetto. In ciò conosciamo di essere in Lui. Chi dice di dimorare in Lui, deve camminare cosi come Egli camminò» (1Gv 2,6).
    Chi invece rifiuta la parola di Gesù, si mette contro di Lui, rinnega il suo amore, come Gesù stesso ha detto: «Chi non mi ama, non osserva la mia parola» (Gv 14,24).
    Un cuore nemico è un cuore in peccato mortale, che ha amato qualcosa più di Dio, che ha venduto Gesù per trenta denari, che lo ha barattato con Barabba.
    Anziché di Cristo, i cuori di troppi cristiani sono amici di quel mondo maledetto da Gesù (Lc 17,1) e che rende nemici di Dio, come grida san Giacomo: «Adulteri, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia nei riguardi di Dio? Chiunque pertanto vuole essere amico del mondo, si costituisce nemico di Dio» (Gc 4,2-3).
    E quando manca l’amore di Dio, manca anche l’amore del prossimo. Se non si ama Gesù, come si può amare i fratelli? come si può amare persino i nemici? Molti si illudono stoltamente di amare il prossimo, pur calpestando qualche comandamento di Dio. Confondono l’amore che viene da Dio – la carità, la grazia divina – con i sentimenti naturali di compassione o benevolenza che si può provare per gli altri. È un’apparenza che inganna, questa, perché «chi disprezza anche uno solo dei dieci comandamenti – insegna sant’Agostino – pecca contro l’amore dal quale dipendono tutti i Comandamenti».
    E sant’Antonio di Padova aggiunge: «Solo l’amore al Cuore del Redentore può portare all’amore del prossimo».
    Ma come potrò amare il fratello con l’amore di Cristo, se il mio cuore si è fatto nemico di Cristo, calpestando il suo volere? «Da questo conosciamo di amare i figli di Dio – dice san Giovanni – se amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti» (1Gv 5,2).
    Se Gesù vuole che io santifichi la Domenica con la partecipazione alla Santa Messa (terzo comandamento), se vuole che io non commetta atti impuri (sesto comandamento) e non desideri la donna che non è mia sposa (nono comandamento), quando commetto questi peccati io oltraggio il Cuore di Gesù calpestando il suo volere.
    Il mio cuore diventa allora suo nemico, al servizio del demonio: «Chi commette il peccato viene dal diavolo» (Gv 3,8).
    Come potrò dunque amare il fratello, se non con questo stesso cuore nemico di Gesù? Il mio amore non potrà essere che un amore disgraziato, ossia senza la grazia di Dio. È orribile. Ma è così!
    Cuore di Gesù, salva il nostro cuore!
    Proposito: Pregare ogni giorno per i nemici.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”






    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Seconda dopo la Pentecoste
    http://www.unavoce-ve.it/pg-dopopent-dom2.htm

    “DOMENICA SECONDA DOPO LA PENTECOSTE
    L'EUCARISTIA SACRIFICIO PERFETTO.
    La nozione del sacrificio.
    L'Eucaristia ha per fine principale l'applicazione incessante quaggiù del Sacrificio del Calvario. Bisogna dunque che consideriamo questo Sacrificio dell'Uomo-Dio in se stesso, onde meglio ammirare la mirabile continuazione che se ne fa nella Chiesa. A questo riguardo è opportuno precisare innanzitutto la nozione generale di Sacrificio.
    Dio ha diritto all'omaggio della sua creatura. Se i re e i potenti della terra erano in diritto di esigere dai loro vassalli il solenne riconoscimento della loro sovranità, a maggior ragione il dominio supremo del primo Essere, causa prima e fine ultimo di tutte le cose, lo impone agli esseri chiamati dal nulla dalla sua onnipotente bontà. E come, mediante il tributo che lo accompagnava, l'omaggio dei servi e dei vassalli implicava, insieme con la confessione della loro sudditanza, la dichiarazione effettivadei beni e dei diritti che essi riconoscevano di avere dal loro signore, così l'atto con il quale la creatura si umilia dinanzi al suo Creatore dovrà manifestare a sufficienza, per se stesso, che essa lo riconosce come Signore di tutte le cose e autore della vita.
    Ma può accadere che la creatura abbia, di sua iniziativa, conferito contro se stessa alla giustizia di Dio dei diritti ben più terribili che quelli della sua onnipotenza e della sua bontà. La misericordia infinita può allora, in verità, sospendere o commutare l'esecuzione delle vendette del sommo Signore; ma l'atto di omaggio dell'essere creato divenuto peccatore non sarà completo se non a patto di esprimere d'ora in poi, con la sua dipendenza di creatura, la confessione della propria colpa e la giustizia del castigo incorso con la trasgressione dei divini precetti; la supplice oblazione dello schiavo ribelle dovrà mostrare, per la sua stessa natura, che Dio non è più soltanto per lui l'autore della vita, ma l'arbitro della morte.
    Questa è la vera nozione del Sacrificio, così chiamato per il fatto che esso separa dalla moltitudine esseri della medesima natura, e rende sacra l'offerta con la quale si esprime: oblazione interiore e puramente spirituale negli spiriti distinti dalla materia; oblazione spirituale e sensibile insieme per l'uomo che, composto di anima e di corpo, deve l'omaggio a Dio per l'una e per l'altro. Il Sacrificio non può essere offerto che a Dio; e la religione che ha per oggetto il culto dovuto al Signore, trova appunto in esso la sua suprema espressione.
    L'unità in Dio della Creazione.
    È mediante il Sacrificio che Dio raggiunge il fine che si è proposto nella creazione: la sua stessa gloria (Pr 16,4). Ma perché dal mondo si elevasse verso il suo Autore un omaggio che rappresentasse la misura dei suoi doni, occorreva un capo che riassumesse il mondo intero nella sua persona e, disponendo di esso come di un bene proprio, l'offrisse pienamente al Signore insieme con se stesso. Dio fa ancora di più: dandogli per Capo il suo stesso Figliolo rivestito della nostra natura, fa sì che, rivestendo l'omaggio di questa natura inferiore la dignità della persona, l'onore reso sia veramente degno della suprema Maestà.
    Mirabile coronamento dell'opera creatrice! L'immensa gloria che rende al Padre il Verbo incarnato ha riaccostato Dio e la creatura, così distanti l'uno dall'altra, e ricade sul mondo in fiumi di grazia che finiscono di colmare l'abisso. Il Sacrificio del Figlio dell'uomo diviene la base e la ragione dell'ordine soprannaturale, in cielo e in terra. Cristo è l'oggetto primo e principale del decreto di creazione. Per Lui vennero fuori dal nulla, alla voce del Padre, i diversi gradi dell'essere spirituale e materiale, chiamati a formare la sua reggia e la sua corte: così pure nell'ordine della grazia egli è veramente l'uomo, il Diletto. Lo Spirito di dilezione si diffonderà da quell'unico diletto, dal Capo su tutte le membra, comunicando senza riserva la vera vita, l'essere soprannaturale a quelli che Cristo si sarà degnato di far partecipi della sua divina sostanza al banchetto d'amore. Poiché al seguito del Capo verranno le membra, unendo al suo il loro omaggio; e questo omaggio che, di per sé, sarebbe rimasto troppo al disotto della Maestà infinita, riceverà, con la loro incorporazione al Verbo incarnato nell'atto del suo Sacrificio, la dignità di Cristo stesso.
    Così pure, non si finirà di ripeterlo contro il gretto individualismo che tende a dare alle pratiche d'una devozione privata la preponderanza sulla solennità dei grandi atti liturgici che formano l'essenza della religione: mediante il Sacrificio si consuma nell'unità l'intera creazione e si pongono in Dio le basi della vera vita sociale. Che essi siano una sola cosa in noi come tu sei in me ed io in te (Gv 17,21): ecco l'ultima espressione dei voleri del Creatore, rivelata al mondo dall'Angelo del gran Consiglio venuto sulla terra a realizzare quel divino programma. Ora, è appunto la religione che raccoglie davanti a Dio i diversi elementi del corpo sociale; e il Sacrificio, che ne è l'atto fondamentale, è insieme il mezzo e il fine di questa grandiosa unificazione in Cristo, il compimento segnerà la consumazione del regno eterno del Padre divenuto per lui tutto in tutti (1Cor 15,24-28).
    Cristo, Sacerdote e Vittima.
    Ma questa regalità eterna, che il regno di Cristo quaggiù prepara al Padre (ivi 24,25) ha dei nemici che è necessario vincere. I Principati, le Potestà e le Virtù dell'inferno si sono alleati contro di essa. La loro rabbia, riversandosi sull'uomo, immagine di Dio, ha introdotto nel mondo la disobbedienza e la morte (Sap 2,23.24); mediante l'uomo divenuto suo schiavo, il peccato si è fatto un'arma di tutti i precetti divini contro il loro Autore (Rm 7,11). Prima dunque di poter essere accette al Padre, le future membra dì Cristo richiedono un Sacrificio di propiziazione e di liberazione. È necessario che lo stesso Cristo viva la vita espiatrice del peccato, soffra le sue sofferenze e muoia di morte (Gen 2,17). Questa è infatti la pena applicata come sanzione fin dal principio al precetto divino: pena estrema per il trasgressore che non poteva subirne una maggiore, ma sproporzionata tuttavia all'offesa della suprema Maestà, a meno che una persona divina, addossandosi la spaventosa responsabilità di quel debito infinito, subisse la pena dell'uomo e lo restituisse all'innocenza.
    Venga dunque il nostro Pontefice, appaia il divin Capo della nostra stirpe e del mondo! Poiché ha amato la giustizia e odiato l'iniquità, Dio l'ha unto con l'olio di letizia in mezzo ai suoi fratelli (Sal 44,8). Egli era Cristo per il sacerdozio a lui destinato fin dal seno del Padre; ed è Gesù, poiché il Sacrificio che sta per offrire salverà il suo popolo dal peccato (Mt 1,21): GESÙ CRISTO, ecco quale dev'essere il nome del Pontefice eterno!
    Quale potenza e quale amore nel suo Sacrificio! Sacerdote e vittima insieme, egli prende in sé la morte per distruggerla e nello stesso tempo vince il peccato nella sua carne innocente; soddisfa fino all'ultimo centesimo e oltre alla giustizia del Padre; strappa il decreto che ci era contrario, lo inchioda alla croce, lo cancella nel suo sangue e, spogliando i Principati avversi del loro tirannico impero, li incatena al proprio carro di trionfo (Col 2,14.5). Crocifisso con lui, il nostro uomo vecchio ha perduto il suo corpo di peccato; rinnovato nel sangue redentore, esce con lui dal sepolcro per una vita nuova (Rm 6,4.10). "Voi siete morti - dice l'Apostolo - e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio; quando apparirà Cristo, vita vostra, anche voi apparirete con lui nella gloria" (Col 3,3). È infatti come Capo che Cristo ha sofferto; il suo sacrificio abbraccia l'intero corpo di cui è capo, e che egli trasforma con se per l'olocausto eterno il cui soave odore profumerà il cielo.
    Cristiani, penetriamoci di questi sublimi insegnamenti. Più comprenderemo il Sacrificio dell'Uomo-Dio nella sua immensa grandezza, più facilmente lasceremo che la Chiesa, nella sua Liturgia, sottragga le anime nostre alle egoistiche e meschine preoccupazioni d'una pietà troppo spesso ripiegata su se stessa. Membra di Cristo-Pontefice, dilatiamo i nostri cuori e apriamoli ai torrenti di luce e d'amore che scaturiscono dal Calvario.
    MESSA
    La maggior parte delle Chiese celebrano oggi soltanto la solennità del Corpus Domini. La Messa che si canta in queste Chiese è quella del giorno stesso della festa, con la commemorazione della Domenica secondo l'uso ordinario. Al contrario, nei luoghi in cui la solennità è stata celebrata il Giovedì, si dice la Messa di questa Domenica che è la seconda dopo la Pentecoste. Oggi, ha luogo la grande Processione del Corpus Domini, se non fu fatta Giovedì scorso.
    EPISTOLA (1Gv. 3,13-18). - Carissimi: Non vi stupite, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo d'essere stati trasportati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama resta nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida ha dimorante in se stesso la vita eterna. Da questo abbiamo conosciuta la carità di Dio: dall'avere egli dato la sua vita per noi; ed anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Se uno avrà dei beni di questo mondo e, vedendo il suo fratello nel bisogno, gli chiuderà il proprio cuore, come potrebbe la carità di Dio abitare in lui ? Figliolini miei, non amiamo a parole e con la lingua, ma con le opere e in verità.
    Il memoriale dell'amor divino.
    Queste parole del discepolo prediletto non potevano essere ricordate meglio al popolo fedele che in questa domenica. L'amore di Dio per noi è il modello e la ragione di quello che noi dobbiamo avere per i nostri simili; la carità divina è l'immagine della nostra. "Io vi ho dato l'esempio - dice il Salvatore - affinché come ho fatto io così facciate anche voi" (Gv 13,15). Se egli dunque è arrivato fino a dare la sua vita, bisogna che anche noi sappiamo dare la nostra, all'occasione, per salvare i nostri fratelli. A maggior ragione dobbiamo aiutarli secondo le nostre possibilità nei loro bisogni, ed amarli non con le parole e con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
    Ora il divino memoriale è forse altro se non l'eloquente dimostrazione dell'amore infinito, il monumento reale e la rappresentazione permanente di quella morte d'un Dio alla quale si riferisce l'Apostolo?
    Sicché il Signore attese, per promulgare la legge dell'amore fraterno che veniva a portare al mondo, l'istituzione del Sacramento che doveva dare a quella legge il suo potente punto d'appoggio. Ma appena ebbe creato l'augusto Mistero, appena si fu dato sotto le sacre specie: "Io vi do un comandamento nuovo", egli disse, "e il mio comandamento è che vi amiate scambievolmente come io ho amato voi" (Gv 13,34; 15,12). Precetto nuovo, infatti, per un mondo in cui l'egoismo rappresentava l'unica legge; nota distintiva che avrebbe fatto riconoscere fra tutti i discepoli di Cristo (ivi 13,35), e li avrebbe sacrificati nello stesso tempo all'odio del genere umano (Tacito,Ann. XV), ribelle a quella legge d'amore. È all'ostile accoglienza fatta dal mondo d'allora al nuovo popolo che rispondono le parole di san Giovanni nella nostra Epistola: "Miei diletti, non stupite se il mondo vi odia. Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita, perché amiamo i nostri fratelli. Chi non ama rimane nella morte".
    L'unione dei membri fra loro mediante il divin Capo è il costitutivo essenziale del cristianesimo; l'Eucaristia è l'alimento di tale unione, il legame potente del corpo mistico del Salvatore che, mediante essa, cresce quotidianamente nella carità (Ef 6, 16). La carità, la pace, la concordia è dunque, insieme con l'amore di Dio stesso, la più indispensabile e la migliore preparazione ai sacri Misteri. È quanto ci spiega la raccomandazione del Signore nel Vangelo: "Se dunque stai per fare la tua offerta all'altare e ivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia la tua offerta lì davanti all'altare, e va prima a riconciliarti con il tuo fratello; quindi torna a fare la tua offerta" (Mt 5,23-24).
    VANGELO (Lc 14,16-24). - In quel tempo, disse Gesù ai Farisei questa parabola: Un uomo fece una gran cena e invitò molti. E all'ora della cena mandò il suo servo a dir ai convitati: Venite, ché tutto è pronto. E cominciarono tutti insieme a scusarsi. Il primo gli disse: Ho comprato un podere e bisogna che vada a vederlo; ti prego, abbimi per iscusato. E un altro gli disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vo a provarli; ti prego, abbimi per iscusato. E un altro gli disse: Ho preso moglie; quindi non posso venire. Ed il servo tornò a riferire queste cose al padrone. Allora, sdegnato, il padrone di casa disse al servo: Presto, va' per le piazze e per le vie della città, e conduci qua poveri, storpi, ciechi e zoppi. E come il servo tornò a dire: Signore, è stato fatto come hai ordinato, e ancora c'è posto; il padrone gli disse: Va' fuori per le strade e lungo le siepi e forza la gente a venire, affinché si riempia la mia casa. E vi assicuro che nessuno dei primi invitati assaggerà la mia cena.
    Il banchetto nuziale dell'Agnello.
    Questo Vangelo era attribuito all'odierna Domenica prima ancora dell'istituzione della festa del Corpus Domini. Il divino Spirito che assiste la Chiesa nell'ordinamento della sua Liturgia, preparava così in anticipo il complemento degli insegnamenti di questa grande solennità.
    La parabola che propone qui il Salvatore alla tavola d'un capo dei Farisei tornerà alle sue labbra nel mezzo del tempio, nei giorni che precederanno immediatamente la sua Passione e la sua morte (Mt 22,1-14). Significativa insistenza, che ci rivela abbastanza l'importanza dell'allegoria! Che cos'è infatti quella mensa dai numerosi convitati, quel banchetto nuziale, se non quello stesso che l'eterna Sapienza ha preparato fin dal principio del mondo? Nulla è mancato agli splendori dei divini preparativi. Tuttavia il popolo amato, ricolmo di benefici, ha recalcitrato contro l'amore, e ha voluto provocare con i suoi abbandoni sprezzanti l'ira del Dio suo Salvatore (Dt 32,15-16).
    Ma ciò nonostante l'eterna Sapienza offre ancora agli ingrati figli di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, in ricordo delle loro preghiere, il primo posto al suo banchetto, e appunto alle pecorelle smarrite della casa d'Israele sono innanzitutto mandati gli Apostoli (Mt 10, 6; At 13,46). "O quali ineffabili riguardi! - esclama san Giovanni Crisostomo - Cristo chiama i Giudei davanti alla croce; persevera dopo la sua immolazione e continua a chiamarli. Mentre avrebbe dovuto, stando alle apparenze, colpirli con il più duro castigo, li invita alla sua alleanza e li colma di onori. Ma essi, che hanno ucciso i suoi profeti e hanno ucciso lui stesso, sollecitati da un simile Sposo, invitati a simili nozze dalla loro stessa vittima, non ne tengono conto, e adducono a pretesto le loro paia di buoi, le mogli o i campi" (Omelia 69 su san Matteo). Presto i pontefici, gli scribi, i farisei ipocriti perseguiteranno e uccideranno a loro volta anche gli Apostoli, e il servo della parabola non condurrà da Gerusalemme al banchetto del padre di famiglia se non i poveri, gli umili, gl'infermi delle strade e delle piazze della città, nei quali perlomeno l'ambizione, l'avarizia o i piaceri non avranno posto ostacolo all'avvento del regno di Dio.
    Allora appunto si compirà la vocazione dei gentili, e il grande mistero della sostituzione del popolo nuovo all'antico nell'alleanza divina. "Le nozze del mio Figliolo erano pronte - dirà Dio Padre ai suoi servi - ma quelli che avevo invitati non ne sono stati degni. Andate dunque; lasciate la città maledetta che non ha riconosciuto il tempo della sua visita (Lc 19,44); uscite per i crocicchi, percorrete tutte le strade, cercate nei campi della gentilità, e invitate alle nozze tutti quelli che incontrerete" (Mt 22,8-14).
    Gentili, glorificate Dio per la sua misericordia (Rm 15,9). Invitati senza alcun merito da parte vostra al banchetto preparato per altri, abbiate timore di incorrere nelle sanzioni che li hanno esclusi dai favori promessi ai loro padri. Storpio e cieco chiamato dal crocicchio, affrettati alla sacra mensa. Ma pensa anche, in segno di onore per Colui che ti chiama, a deporre le vesti immonde del mendicante della strada. Indossa subito la veste nuziale. La tua anima è ormai regina a motivo di quell'invito alle nozze sublimi: "Ornala dunque di porpora - dice san Giovanni Crisostomo; - mettile il diadema, e ponila sul trono. Pensa alle nozze che ti attendono, alle nozze di Dio! Di quale tessuto d'oro, di quale varietà di ornamenti non deve risplendere l'anima chiamata a varcare la soglia di quella sala del banchetto, di quella camera nuziale!" (Omelia 69 su san Matteo).
    PREGHIAMO
    Fa', o Signore, che noi nutriamo sempre rispetto e amore per il tuo santo nome, perché la tua provvidenza non abbandona quelli che stabilisci solidamente nel tuo amore.

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 392-399.”



    Guéranger, L'anno liturgico - Festa del Corpus Domini
    http://www.unavoce-ve.it/pg-corpusdomini.htm

    "FESTA DEL CORPUS DOMINI
    Il Ss. Sacramento al centro della Liturgia."





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  7. #27
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: Il sacro Cuore di Gesù

    19 e 20 giugno 2017: lunedì e martedì infra l'ottava del Corpus Domini...


    19 giugno 2017: lunedì infra l'ottava del Corpus Domini, diciannovesimo giorno del Mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù…




    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    “Santa Giuliana Falconieri, vergine, 19 giugno.”
    “Santi Gervasio e Protasio, martiri, lo stesso giorno.”




    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “19 juin : Sainte Julienne de Falconiéri, Vierge (1270-1341).”


    http://www.sodalitium.biz/santa-giuliana-falconieri/
    19 giugno, Santa Giuliana Falconieri, Vergine (Firenze, 1270 circa – Firenze, 1341).

    “A Firenze santa Giuliana Falconieri Vergine, Fondatrice delle Sorelle dell’Ordine dei Servi della beata Vergine Maria, dal Sommo Pontefice Clemente duodecimo ascritta nel numero delle sante Vergini”.


    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare santa Giuliana Falconièri Vergine, Fondatrice delle Sorelle dell’Ordine dei Servi della beata Vergine Maria, dal Sommo Pontefice Clemènte duodecimo ascritta nel numero delle sante Vergini. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questa santa Vergine, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, santa Giuliana Falconièri possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”


    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “19 giugno 2017: Santi Gervasio e Protasio, martiri

    A Milano, commemorazione dei santi Gervasio e Protasio, martiri, i cui corpi furono rinvenuti da sant’Ambrogio e in questo giorno solennemente traslati nella nuova basilica da lui costruita.”
    “19 giugno 2017
    Giuliana Falconieri, santa, morta il 19 giugno del 1341 fu sepolta nella chiesa dell’Annunziata di Firenze. Venne beatificata nel 1678 e canonizzata nel 1737.
    Le Mantellate trasteverine della chiesa di S. Maria Regina Coeli, sue consorelle, possedevano la reliquia di una sua gamba, che attualmente risulta conservata in un’urna in S. Marcello al Corso. In questa chiesa, poste in altre otto urne, si custodiscono le preziose reliquie del beato Barbarici, dei martiri Pio, Felice e Modesto, di santa Faustina, di S. Rufino, della Beata Elisabetta Picenardi, di S. Filippo Benizi, del Beato Bonaventura Tornielli, dei Sette Santi Fondatori.
    M.R.: 19 giugno - A Firenze santa Giuliana Falconieri Vergine Fondatrice delle Sorelle dell’Ordine dei Servi della beata Vergine Maria, dal Sommo Pontefice Clemente duodecimo ascritta nel numero delle sante Vergini.
    [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]”




    19 giugno
    “GIORNO 19
    RIMEDIARE AL PASSATO
    19° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Riparare i propri peccati.

    RIMEDIARE AL PASSATO
    Gesù ha il cuore di amico, di fratello, di padre.
    Nell'Antico Testamento Dio si manifestava spesso agli uomini come il Dio della giustizia e del rigore; ciò era richiesto dalla rozzezza del suo popolo, che era l'ebreo, e dal pericolo dell'idolatria.
    Il Nuovo Testamento invece ha la legge d'amore. Con la nascita del Redentore apparve nel mondo le benignità.
    Gesù, volendo attrarre tutti al suo Cuore, trascorse la vita terrena beneficando e dando continuo saggio della sua infinita bontà; per questo i peccatori accorrevano a Lui senza timore.
    Amò presentarsi al mondo come medico premuroso, come pastore buono, come amico, fratello e padre, disposto a perdonare non, sette volte, ma settanta volte sette. All'adultera, che a Lui fu presentata come degna di essere uccisa a sassate, diede generosamente il perdono, come lo diede alla Samaritana, a Maria di Magdala, a Zaccheo, al buon ladrone.
    Usufruiamo anche noi della bontà del Cuore di Gesù, perché anche noi abbiamo peccato; nessuno dubiti del perdono.
    Tutti siamo peccatori, quantunque non tutti allo stesso grado; ma chi più ha peccato, più in fretta e con fiducia si rifugi nel Cuore amabilissimo di Gesù. Se le anime peccatrici sono sanguinanti e rosse come cocciniglia, se confidano in Gesù, risanano e diventano bianche più che la neve.
    Il ricordo dei peccati commessi suole essere un pensiero opprimente. Ad una certa età, quando diminuisce il bollore delle passioni, o dopo un periodo di crisi umiliante, l'anima, toccata dalla grazia di Dio, vede le gravi colpe in cui é caduta e naturalmente ne arrossisce; poi si domanda: Come mi trovo ora davanti a Dio?...
    Se non si ricorre a Gesù, aprendo il cuore alla fiducia ed all'amore, prende il sopravvento il timore e lo scoraggiamento ed il demonio ne approfitta per deprimere l'anima, generando malinconia e pericolosa tristezza; il cuore depresso è come un uccella con le ali tarpate, incapace di spiccare il volo verso la cima delle virtù.
    Il ricordo delle vergognose cadute e dei gravi dispiaceri arrecati a Gesù si deve utilizzare in bene, come si utilizza il concime per fecondare le piante e farle fruttare.
    Venendo alla pratica, come si riesce in un affare di coscienza così importante? Si suggerisce la maniera più semplice ed efficace.
    Quando si presenta alla mente il pensiero d'un passato peccaminoso:
    1. - Si faccia un atto d'umiltà, riconoscendo la propria miseria. Appena l'anima si umilia, attira lo sguardo misericordioso di Gesù, il quale resiste ai superbi e dà la sua grazia agli umili. Presto il cuore comincia a rasserenarsi.
    2. - Si apra l'animo alla fiducia, pensando alla bontà di Gesù, e si dica: Cuore di Gesù, confido in Te!
    3. - Si emetta un atto d'amor di Dio, fervente, dicendo: Gesù mio, molto ti ho offeso; ma molto ora ti voglio amare! - L'atto di amore è un fuoco che brucia e distrugge i peccati.
    Compiendo i sopraddetti tre atti, di umiltà, di fiducia e d'amore, l'anima avverte un misterioso sollievo, un'intima gioia e pace, che si può solo provare ma non esprimere.
    Data l'importanza dell'argomento, ai devoti del Sacro Cuore si fanno delle raccomandazioni.
    1. - In un periodo qualsiasi dell'anno, scegliere un mese e dedicarlo tutto alla riparazione dei peccati commessi nella vita.
    E' consigliabile fare questo almeno una volta nel corso della vita.
    2. - È bene scegliere anche un giorno alla settimana, tenendolo stabile, e destinarlo alla riparazione delle proprie colpe.
    3. - Chi avesse dato scandalo, o con la condotta o con i consigli o con eccitamenti al male, preghi sempre per le anime scandalizzate, affinché nessuna si danni; inoltre salvi più anime che può con l'apostolato della preghiera e della sofferenza.
    Un ultimo suggerimento si dà a chi ha peccato e realmente vuole rimediare: compiere molti atti buoni, in opposizione agli atti cattivi.
    Chi ha mancato contro la purezza, coltivi bene il giglio della bella virtù, mortificando i sensi e specialmente gli occhi ed il tatto; castighi il corpo con penitenze corporali.
    Chi ha peccato contro la carità, portando odio, mormorando, imprecando, faccia del bene a chi gli ha fatto del male.
    Chi ha trascurato la Messa nei giorni festivi, ascolti più Messe che può, anche nei giorni feriali.
    Quando si compie un gran numero di simili atti buoni, non solo si ripara il male fatto, ma ci si rende più cari al Cuore di Gesù.
    ESEMPIO
    Un segreto d'amore
    Fortunate le anime, che durante la vita mortale possono godere delle delicatezze dirette di Gesù! Sono queste le persone privilegiate, che Dio sceglie affinchè riparino per l'umanità peccatrice.
    Un'anima peccatrice, che fu poi preda della divina misericordia, godeva delle predilezioni di Gesù. Addolorata dei peccati commessi, ed anche gravi, memore di ciò che disse il Signore a San Girolamo « Dammi i tuoi peccati! », spinta dal divino amore e dalla confidenza, disse a Gesù: Ti regalo, Gesù mio, tutti i miei peccati! Distruggili nel tuo Cuore!
    Gesù sorrise e poi rispose:. Ti ringrazio di questo gradito regalo! Tutto perdonato! Dammi spesso, anzi spessissimo, i tuoi peccati ed io ti dono le mie carezze spirituali! - Commossa a tanta bontà, quell'anima offriva a Gesù le sue colpe molte volte al giorno, ogni volta che pregava, quando entrava in Chiesa o vi passava dinnanzi... e suggeriva agli altri di fare altrettanto.
    Si approfitti di questo segreto d'amore!
    Fioretto. Fare la S. Comunione e possibilmente ascoltare la S. Messa in riparazione dei propri peccati e dei cattivi esempi dati.
    Giaculatoria. Gesù, ti offro i miei peccati. Distruggili!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”


    19° giorno: Cuore prudente - Cuore imprudente
    “19° giorno: Cuore prudente – Cuore imprudente
    CUORE PRUDENTE.

    «Nel pensiero divino – insegna san Cipriano – l’anima dev’essere la guida del corpo; ma, se questo prende il sopravvento, finisce col trascinare la sua stessa guida nella rovina fatale».
    La prudenza è una virtù guida dell’uomo, anzi è «la moderatrice delle virtù, degli affetti e dei costumi.
    Togli la prudenza, e la virtù diverrà vizio, la sapienza follia o eccesso», dice san Lorenzo Giustiniani.
    Gesù ha parlato più volte della prudenza nel Vangelo: «Siate prudenti come serpenti» (Mt 10,16). Ha descritto la prudenza dell’uomo che dovendo edificarsi la casa, se la edifica sulla roccia (Mt 7,24), e fa prima i conti a tavolino sui mezzi a disposizione per portarla a termine senza esporsi alle critiche degli altri (Lc 14,28-30).
    Gesù ha lodato la prudenza dell’uomo saggio che trova un tesoro in un campo, e corre a vendere tutto ciò che ha, per acquistare quel campo (Mt 13,44). Ha magnificato la prudenza nella bellissima parabola delle vergini prudenti, che, a differenza delle vergini imprudenti, si erano fornite dell’olio nelle lampade per averle accese all’arrivo dello sposo ed entrare con Lui al banchetto nuziale (Mt 25,1-13).
    Gesù stesso ha dato l’esempio di alta prudenza nel rispondere con ponderazione alle domande insidiose degli scribi e farisei, che cercavano ogni occasione per coglierlo in fallo nelle parole e nei fatti.
    Il Cuore di Gesù è sorgente della prudenza cristiana che deriva dall’amore, e vuole porsi a custodia e a garanzia dell’amore. Bisogna essere prudenti per non perdere la vita della grazia, per non compromettere la fede, per salvaguardare i valori e soprattutto i valori più alti ricevuti da Dio.
    Non è certo la «prudenza della carne» (Rm 8,6) che Gesù vuol vedere in noi. La prudenza della carne non mira che a salvaguardare i propri tornaconti terreni, le soddisfazioni degli istinti, le ambizioni del cuore, le voglie e i gusti dell’«uomo animale» (1Cor 2,14), pronta ai compromessi e ai baratti, sacrificando la coscienza alla carne, la coerenza ai capricci, le esigenze della vita cristiana alle seduzioni del mondo e del peccato.
    La prudenza cristiana, invece, fa guardare sempre a ciò che vale al cospetto di Dio e per l’eternità. Per questo fa essere pronti anche a cavarsi un occhio e a troncarsi un piede (Mt 18,8), pur di non perdere la propria anima, che è unica, e in cambio della quale l’uomo non può dare nulla (Mt 16,26).
    Gesù Crocifisso, con il suo Cuore squarciato, ci dimostra la suprema prudenza nel conquistare a prezzo del sangue i supremi beni della gloria di Dio e della salvezza delle anime.
    CUORE IMPRUDENTE
    La prudenza è un tesoro che «vale più di tutti i tesori» (Pro 3,13). Ma gli uomini in possesso di questo tesoro sono davvero pochi. Nel compiere il bene o nell’evitare il male, quante imprudenze si compiono! Con le parole o con i fatti, per sé o per gli altri, piccoli e grandi, combiniamo spesso danni e rovine che la prudenza avrebbe fatto evitare.
    Oggi, poi, con tanti pericoli che incombono, con tutta la corruzione e la disonestà che domina la nostra vita sociale, è tanto più necessario «non far nulla senza averci ben pensato» (Sir 32,24). «In tutte le azioni – raccomanda sant’Ambrogio – dobbiamo stare in guardia perché la passione non turbi la ragione, della quale dobbiamo ascoltare il consiglio».
    Le tensioni nervose, gli stimoli eccitanti della pubblicità, le provocazioni pressoché continue delle passioni stuzzicate, le occasioni così frequenti di peccato, esigerebbero un cuore prudente a tutta prova, per non agire sotto la pressione degli impulsi del momento che fanno scegliere senza ponderatezza né misura. Sant’Ignazio di Loyola raccomandava ai suoi con saggezza: «Non si deve prendere nessuna decisione né nell’entusiasmo né nella depressione dell’animo, ma si deve decidere secondo quel che consiglia la matura riflessione, e non l’impulso».
    Se si fosse ponderato con prudenza, molti non avrebbero sbagliato la scelta della loro strada o la scelta del lavoro, evitando così il lamento dell’insoddisfazione di fondo che non lascia più quieti.
    Se si ponderasse con cuore sincero l’offerta straordinaria della salvezza eterna che il Cuore di Gesù ha assicurato a chi pratica i nove primi venerdì del mese (con la Confessione e la Comunione), non ci sarebbe nessun cristiano così imprudente e superficiale da rifiutare una simile offerta. E invece, quanti non tengono in nessun conto questa offerta del Cuore di Gesù!
    Il cuore imprudente è leggero, frivolo, capriccioso.
    Cerca solo emozioni e soddisfazioni. Non vuole impegni né sforzi. Per lui la strada migliore da percorrere è sempre la più facile. E si illude penosamente di trovarsi sempre bene.
    «Attenti alla strada! – ammoniva san Giuseppe Cafasso in una predica – La strada del mondo è tracciata lungo un precipizio…». Chiediamo a Gesù di rendere il nostro cuore prudente e avveduto sulle strade di questo mondo.
    Proposito: Leggere e meditare le parabole del Regno dei cieli (Mt 13,44-50; 25,1-13).
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”




    Luca, Sursum Corda!








    20 giugno 2017: San Silverio Papa e martire, martedì infra l'ottava del Corpus Domini, ventesimo giorno del Mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù…




    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm
    "San Silverio, papa e martire, 20 giugno."



    Madonna della Consolata - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/madonna-della-consolata/
    “20 giugno, Madonna della Consolata, patrona di Torino.
    Preghiera alla SS. Vergine Consolata.

    Oppresso dalla tribolazione, gemendo e piangendo sotto il peso delle mie miserie, a Voi ricorro, o Beatissima Vergine Maria.
    Voi siete in Cielo la Regina degli Angeli e dei Santi, ma qui in terra Voi volete essere la Madre delle consolazioni. Voi siete la Consolata; ed io Vostro figlio benché indegno voglio essere simile a Voi, voglio essere consolato.
    Io non Vi chiedo onori, o Maria, non piaceri, non ricchezze: io Vi chiedo consolazione. O Madre mia dolcissima, Voi sapete il modo, Voi conoscete la via per esaudirmi; in Voi pienamente mi affido.
    Dite una parola a quel Gesù che con tanto amore tenete fra le Vostre braccia: ed io gusterò la gioia del conforto.
    Da Voi consolato, o Maria, e dal Vostro Divin figlio, io porterò in pace le stesse mie tribolazioni; mi sarà facile il soffrire, mi sarà dolce il morire; e come sarò giunto ai piedi del Vostro trono, io canterò senza posa in eterno le Vostre misericordie. Così sia.”


    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “20 juin 1667 : Clément IX est élu Pape.
    Giulio Rospigliosi est né le 27 janvier 1600 à Pistoia. Docteur en philosophie, il devient enseignant en théologie.
    En 1657, on le nomme cardinal, puis secrétaire d’Etat en 1657 ; il est élu Pape le 20 juin 1667 sous le nom de Clément IX.
    Par la suite, il devient le médiateur pour la négociation du Traité d’Aix-la-Chapelle (1668) et fait cesser la guerre de dévolution entre la France, l’Espagne, l’Angleterre et les Pays-Bas.”
    “20 juin 1809 : Napoléon apprend son excommunication fulminée par Pie VII.”
    “20 juin : Saint Sylvère, Pape et Martyr († 538).”



    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Silvério, Papa e Martire, il quale, non avendo voluto ristabilire Antimo, Vescovo eretico, deposto dal suo predecessore Agapito, fu da Belisario, per istigazione dell’empia Teodóra Augusta, cacciato in esilio, ed ivi morì sfinito per i molti disagi sopportati per la fede cattolica. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Papa e Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Silvério possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”


    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “20 giugno 2017: martedì infra l'Ottava del Corpus Domini.”
    “20 giugno 2017: San Silverio, Papa e martire (vittima del cesarismo bizantino).”





    20 giugno
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../20-giugno.htm
    “GIORNO 20
    MANSUETUDINE DI GESU'
    20° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Riparare gli omicidi, i ferimenti e le risse.
    MANSUETUDINE DI GESÙ

    Gesù è il Maestro Divino; noi siamo i suoi discepoli ed abbiamo il dovere di ascoltare i suoi insegnamenti e di metterli in pratica.
    Consideriamo alcune lezioni particolari, che il Sacro Cuore ci impartisce.
    La Chiesa rivolge a Gesù questa invocazione: Cuore di Gesù, mite ed umile di Cuore, rendi il nostro cuore simile al tuo! - Con tale preghiera ci presenta il Sacro Cuore, come modello di mansuetudine e d'umiltà e ci esorta a domandargli queste due virtù.
    Dice Gesù: Prendete su di voi il mio giogo ed imparate da me, che sono mite ed umile di Cuore, e troverete il riposo alle anime vostre, perchè il mio giogo è soave ed il mio peso è leggero. (S. Matteo, XI-29). Quanta pazienza, mansuetudine e dolcezza manifestò Gesù nella sua vita! Da Bambino, cercato a morte da Erode, fuggì lontano, in braccio alla Vergine Madre. Nella vita pubblica fu perseguitato dai perfidi Giudei e offeso con i titoli più umilianti, quale « bestemmiatore » ed « indemoniato ». Nella Passione, accusato falsamente, taceva, tanto che Pilato con meraviglia disse: Vedi di quante cose ti accusano! Perché non rispondi? (S. Marco, XV-4). Condannato a morte innocentemente, si avviò al Calvario, con la Croce sulle spalle, come un mansueto agnello che va al macello.
    Oggi Gesù ci dice: Imitatemi, se volete essere miei devoti! -
    Nessuno può imitare perfettamente il Maestro Divino, ma tutti dobbiamo sforzarci di ricopiare in noi la sua immagine come meglio ci è possibile.
    Sant'Agostino osserva: Quando Gesù dice. Imparate da me! - non intende che impariamo da Lui a creare il mondo ed a fare miracoli, bensì ad imitarlo nella virtù. Se vogliamo trascorrere serenamente la vita, non amareggiarci più del bisogno, stare in pace nella famiglia, vivere pacificamente col nostro prossimo, coltiviamo la virtù della pazienza e della mansuetudine. Tra le beatitudini annunziate da Gesù sulla montagna, c'è questa: Beati i mansueti, perché erediteranno la terra! - (S. Matteo, V-5). Ed invero, chi è paziente e dolce, chi è delicato nei modi, chi tutto sopporta con calma, diviene padrone dei cuori; al contrario, il carattere nervoso ed impaziente aliena gli animi, si rende pesante e viene disprezzato. La pazienza ci è tanto necessaria e bisogna esercitarla prima di tutto con noi stessi. Quando si avvertono nel nostro animo i moti dell'ira, freniamo subito la commozione e conserviamo il dominio di noi stessi. Questa padronanza si acquista con l'esercizio e con la preghiera.
    È anche vera pazienza con noi stessi il sopportare il nostro carattere ed i nostri difetti. Quando commettiamo uno sbaglio, senza arrabbiarci, ma diciamo con calma: Pazienza! - Se cadiamo in un difetto, anche dopo aver promesso di non, ricadervi, non perdiamo la pace; facciamoci coraggio e promettiamo di non cadervi in seguito. Fanno tanto male coloro che perdono le staffe e poi si arrabbiano perché si sono arrabbiati e s'indispettiscono con se stessi.
    Pazienza con gli altri! Coloro, coi quali abbiamo da trattare, sono come noi, pieni di difetti e, come vogliamo essere compatiti noi negli sbagli e nelle mancanze, così dobbiamo compatire gli altri. Rispettiamo i gusti e le vedute altrui, finché non sono evidentemente male.
    Pazienza in famiglia, più che altrove, specialmente con i vecchi e gli ammalati. Si raccomanda:
    1. - Nei primi assalti dell'impazienza frenare in modo particolare la lingua, affinché non si pronunzino ingiurie, imprecazioni o parole poco decenti.
    2. - Nelle discussioni non pretendere di avere sempre ragione; sapere cedere, quando lo richiede la prudenza e la carità.
    3. - Nei contrasti non accalorarsi troppo, ma parlare « piano » e con calma. Un forte contrasto o diverbio si può vincere con una risposta mite; donde il proverbio: « La risposta dolce spezza l'ira! »
    Quanto bisogno c'è di mansuetudine nella famiglia e nella società! A chi ricorrere per averla? Al Sacro Cuore! Diceva Gesù a Suor Maria della Trinità: Ripetimi spesso questa preghiera: Rendi, Gesù, il mio cuore mite ed umile come il tuo!
    ESEMPIO
    Trasformazione
    Una nobile famiglia era allietata da una corona di figliuoli, d'indole più o meno differente. Chi faceva esercitare spesso la pazienza alla mamma era Francesco, ragazzo di buon cuore, intelligente, ma collerico ed ostinato nei suoi pensieri.
    Questi si accorse che nella vita si sarebbe trovato male, lasciando senza freno i suoi nervi, e propose di correggersi assolutamente; con l'aiuto di Dio riuscì.
    Studiò a Parigi e nell'Università di Padova, dando ai compagni di studio esempi di pazienza e di grande dolcezza. Si offrì a Dio e fu ordinato Sacerdote e consacrato Vescovo. Iddio permise che esercitasse l'ufficio di Pastore delle anime nella difficile regione del Chiablese, in Francia, ov'erano i protestanti più sfegatati.
    Quanti insulti, persecuzioni e calunnie! Francesco rispondeva col sorriso e con la benedizione. Da giovanetto aveva proposto di rendersi sempre più dolce e mansueto, contraddicendo all'indole collerica, alla quale per natura sentivasi inclinato; nel suo campo di apostolato le occasioni di esercitare la pazienza, anche eroica, erano frequenti; ma seppe dominarsi, sino a destare le meraviglie degli avversari.
    Un avvocato, spinto da Satana, nutriva un odio implacabile contro il Vescovo e glielo esternava in privato ed in pubblico.
    Il Vescovo un giorno, incontrandolo, gli si avvicinò amichevolmente; prendendolo per mano gli disse: Io vi voglio bene; voi volete farmi del male; ma sappiate che anche quando voi mi strappaste un occhio, io seguiterei a guardarvi amorevolmente con l'altro. -
    L'avvocato non ritornò a migliori sentimenti e, non potendo sfogare la collera contro il Vescovo, ferì di spada il suo Vicario Generale. Fu messo in prigione. Francesco andò a visitare il suo acerrimo nemico nella prigione, l'abbracciò e tanto brigò finché lo fece mettere in libertà. Con tale eccesso di bontà e di pazienza, tutti i protestanti del Chiablese si convertirono, in numero di settanta mila.
    San Vincenzo De' Paoli una volta esclamò: Ma se Monsignor di Sales è tanto dolce, come doveva essere dolce Gesù!?...
    Francesco, il ragazzo collerico di un tempo, oggi è Santo, il Santo della dolcezza, San Francesco di Sales.
    Ricordiamoci che chi vuole, può correggere il suo carattere, anche se molto nervoso.
    Fioretto. Nelle contrarietà frenare i moti della collera.
    Giaculatoria. Rendi, Gesù, il mio cuore mite ed umile come il tuo!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”


    20° giorno: Cuore giusto - Cuore ingiusto
    http://www.stellamatutina.eu/20-gior...uore-ingiusto/

    “20° giorno: Cuore giusto – Cuore ingiusto.
    CUORE GIUSTO
    La giustizia è perfezione, perché è armonia delle cose.
    È giusto ciò che è retto e ordinato. Dio è giustizia infinita.
    Il Cuore di Gesù è il cuore giusto per eccellenza.
    Tutto in esso è armonia degli affetti, equilibrio dei sentimenti, misura delle emozioni, ordine dei movimenti.
    La giustizia si esercita verso Dio e verso gli uomini: «Date a Cesare quello che è di Cesare, a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,21).
    Gesù si è incarnato per un’opera di somma giustizia oltre che di sommo amore. Egli voleva soddisfare la giustizia di Dio per il peccato dell’uomo. Solo Lui – Dio uomo – poteva riparare su misura infinita l’oltraggio infinito che il peccato arreca a Dio. E Lui lo ha fatto espiando nel suo Corpo Santissimo le nostre colpe, pagando con il suo Sangue Divino la gloria di Dio e la nostra salvezza.
    Ma proprio Lui, venuto a riparare l’ingiustizia dell’uomo, è stato vittima della più grande ingiustizia che l’umanità abbia mai compiuto da che mondo è mondo.
    A parte il tradimento di Giuda e l’odio degli scribi e dei farisei, a parte la montatura delle calunnie per avere un qualsiasi capo d’accusa contro di Lui, bastano più di tutto le parole che Pilato disse nel tentativo di evitare a Gesù la morte: «Non trovo in lui nessuna colpa» (Lc 23,22).
    Gesù fu riconosciuto pubblicamente innocente. Eppure venne condannato e crocifisso fra due ladroni. Inconcepibile ingiustizia contro l’uomo giusto!
    Fra le beatitudini, Gesù ha messo questa che dice: «Beati voi quando vi oltraggeranno, vi perseguiteranno, vi calunnieranno a causa mia» (Mt 5,15). San Bonaventura dice giustamente che questa è la più alta delle beatitudini proclamate e vissute da Gesù per noi. L’oltraggio, la calunnia: per un cuore giusto sono le cose più terribili. Ma se crocifiggono il cristiano, nello stesso tempo lo esaltano, perché «grande sarà la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,12). E Gesù ce ne ha dato la garanzia con la sua Passione e Morte trasformate in Resurrezione e Ascensione al cielo.
    CUORE INGIUSTO
    Il mondo è stato definito un teatro di ingiustizie. E gli uomini sono gli attori che offrono un continuo spettacolo di ingiustizie.
    Verso Dio, anzitutto, e verso i fratelli. Pur di appagare il proprio egoismo, il cuore dell’uomo sa calpestare ogni senso di giustizia a livello sia personale che sociale, sia materiale che spirituale. «Dal cuore dell’uomo vengono pensieri cattivi, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti, falsità, bestemmie» (Mt 15,19). Infedeltà e inganni, menzogne e tradimenti, sequestri e rapine, violenze e delitti: basta leggere le cronache di un qualunque giornale quotidiano in ogni parte del mondo, per conoscere liste di nefandezze che gli uomini sanno trarre dal loro cuore.
    A parte, però, le cronache nere dei fatti più gravi e clamorosi, non è forse vero che la nostra stessa giornata risulta così spesso piena di tante ingiustizie segrete e non segrete?
    Ingiustizie nei pensieri con i sospetti e i giudizi temerari.
    Ingiustizie nelle parole con le critiche e le mormorazioni.
    Ingiustizie nei desideri con le brame della donna e delle cose d’altri. Ingiustizie nelle azioni con i modi di trattare bruschi e duri, secondo gli umori, i nervi, le simpatie e le antipatie.
    Quale rete sottile di ingiustizie viene tessuta lungo le nostre giornate!
    Perché tutto questo? Unicamente perché non vogliamo seguire il Volere di Dio che ci ha tracciato il binario della giustizia e della bontà.
    Basterebbe l’osservanza fedele dei Comandamenti di Dio per avere il cuore giusto, sempre pieno di rettitudine.
    Dell’uomo giusto, infatti, il Salmista dice: «La legge del suo Dio è nel suo cuore» (Sal 36,30).
    E in cima alla legge di Dio, è chiaro, stanno l’onore e l’amore che dobbiamo offrire al nostro Creatore e Padre, al nostro Redentore e Fratello, allo Spirito Santo, nostro Santificatore e Difensore, alla Madonna, nostra Genitrice e Mediatrice. Pensiamo, adesso, al Sacro Cuore di Gesù. Nelle apparizioni a santa Margherita, Egli afferma con trasporto di essere «appassionato di amore per gli uomini», fino a volere «arricchirli dei suoi preziosi tesori, e trarli dalla perdizione».
    Eppure, senza ritegno, la maggior parte degli uomini gli danno in cambio soltanto «ingratitudini, con irriverenze e sacrilegi, freddezze e disprezzo». Non è forse nera ingiustizia, questa, nei nostri cuori?
    Ci ravvederemo?
    Cuore di Gesù, ricettacolo della giustizia, abbi pietà di noi e donaci la forza di riparare a tante ingiustizie compiute da noi e dagli altri.
    Proposito: Impegno di osservare esattamente i doveri del proprio stato.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  8. #28
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: Il sacro Cuore di Gesù

    21 giugno 2017: San Luigi Gonzaga, confessore, mercoledi infra l'Ottava del Corpus Domini…




    “San Luigi Gonzaga, confessore, 21 giugno.”
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm



    San Luigi Gonzaga - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/4493-2/
    “21 giugno, San Luigi Gonzaga, Confessore (Castiglione delle Stiviere, 9 marzo 1568 – Roma, 21 giugno 1591).

    “A Roma san Luigi Gonzaga, Chierico della Compagnia di Gesù e Confessore, chiarissimo pel disprezzo del principato e per l’innocenza della vita, il quale dal Sommo Pontefice Benedetto decimoterzo fu ascritto nel numero dei Santi e assegnato come Protettore speciale ai giovani studenti, e dal Papa Pio undecimo fu solenne¬ mente confermato e di nuovo dichiarato Patrono celeste di tutta la gioventù cristiana”.
    O amabile San Luigi, la cui illibata purezza rese simile agli Angeli, e l’ardente amore a Dio eguagliò ai Serafini del Cielo, volgete su di me uno sguardo di misericordia. Voi vedete quanti nemici mi attorniano, quante occasioni insidiano all’anima mia; e come la freddezza del mio amore a Dio mi metta a pericolo di offenderlo ad ogni piè sospinto e di allontanarmi da Lui, lasciandomi adescare ai fallaci piaceri di terra. Salvatemi Voi, o gran Santo… a Voi mi affido. Impetratemi Voi ardente amore a Gesù Sacramento ed ottenetemi grazia ch’io sempre mi accosti al Banchetto Eucaristico con cuore puro e contrito, ripieno di fede viva ed umiltà profonda. Le mie comunioni allora saranno, come le furono per Voi, potente farmaco d’immortalità, soave profumo dell’eterno bacio di Dio. Così sia.”


    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “21 juin 1429 : la triple donation du Royaume de France.”
    “21 juin 1791 : arrestation du Roi de France Louis XVI à Varennes.”
    “21 juin 1054 : décès de Bruno d’Eguisheim-Dagsbourg, connut comme Pape sous le nom de Saint Léon IX.”
    “21 juin : Saint Louis de Gonzague, Jésuite, Confesseur (1568-1591).”



    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare santa Demétria Vergine: fu figlia dei santi Martiri Flaviàno e Dafrósa e sorella della santa Vergine e Martire Bibiàna; ed ottenne, sotto Giuliano l’Apòstata, la corona del martirio. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questa santa Vergine e Martire, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, santa Demétria possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”


    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “21 giugno 2017: mercoledi infra l'Ottava del Corpus Domini.”
    “21 giugno 2017: San Luigi Gonzaga, confessore.

    Luigi Gonzaga, santo, le ceneri poste in un vaso di lapislazzuli si venerano nella cappella a lui dedicata in S. Ignazio di Loyola a Campo Marzio. Morto nel 1591 a ventitre anni, fu beatificato nel 1605 e canonizzato nel 1726. Precedentemente era sepolto nella Chiesa dell’Annunziata del Collegio Romano, dove ebbe varie sepolture fino al definitivo trasferimento avvenuto il 5 agosto del 1649.
    M.R.: 21 giugno - A Roma san Luigi Gonzaga, Chierico della Compagnia di Gesù e Confessore, chiarissimo pel disprezzo del principato e per l'innocenza della vita, il quale dal Sommo Pontefice Benedetto decimoterzo fu ascritto nel numero dei Santi e assegnato come Protettore speciale ai giovani studenti, e dal Papa Pio undecimo fu solennemente confermato e di nuovo dichiarato Patrono celeste di tutta la gioventù cristiana.
    [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ].”





    21 giugno
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../21-giugno.htm
    “GIORNO 21
    UMILTA' DI GESU'
    21° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Riparare per la gioventù maschile e femminile.
    UMILTA’ DI GESÙ

    Il Cuore di Gesù si presenta al mondo, non solo come modello di mitezza, ma anche di umiltà. Queste due virtù sono inseparabili, per cui chi è mite è pure umile, mentre chi è impaziente suole essere anche superbo. Impariamo da Gesù ad essere umili di cuore.
    Il Redentore del mondo, Gesù Cristo, è il medico delle anime e con la sua Incarnazione volle curare le piaghe dell'umanità, specialmente la superbia, che è la radice di ogni peccato, e volle dare luminosissimi esempi d'umiltà, sino a dire: Imparate da me, che sono umile di Cuore!
    Riflettiamo un po' sul gran male che è la superbia, per detestarla e per invogliarci dell'umiltà.
    La superbia è la stima esagerata di se stessi; è il desiderio disordinato della propria eccellenza; è la smania di comparire e attirarsi la stima altrui; è la ricerca della lode umana; è l'idolatria della propria persona; è una febbre che non dà pace.
    Dio odia la superbia e la punisce inesorabilmente. Cacciò dal Paradiso Lucifero e tanti altri Angeli, rendendoli tizzoni d'inferno, a motivo della superbia; per la stessa ragione punì Adamo ed Eva, i quali avevano mangiato il frutto proibito, sperando di divenire simili a Dio.
    La persona superba è odiata da Dio ed anche dagli uomini, perchè costoro, pur essendo superbi, ammirano e sono attratti dall'umiltà.
    Lo spirito del mondo è spirito di superbia, che si manifesta in mille modi.
    Lo spirito del Cristianesimo invece è tutto improntato all'umiltà.
    Gesù è il modello perfettissimo dell'umiltà, abbassandosi oltre ogni dire, sino a lasciare la gloria del Cielo e farsi Uomo, a vivere nel nascondimento di una povera bottega e ad abbracciare ogni sorta di umiliazione, specialmente nella Passione.
    Amiamo anche noi l'umiltà, se vogliamo piacere al Sacro Cuore, e pratichiamola ogni giorno, perché ogni giorno se ne presentano le occasioni.
    L'umiltà consiste nello stimarci per quello che siamo, cioè un impasto di miseria, fisica e morale, e nell'attribuire a Dio l'onore di qualche bene che in noi riscontriamo.
    Se riflettiamo a ciò che realmente siamo, dovrebbe costarci poco il mantenerci umili. Abbiamo forse delle ricchezza? O le abbiamo ereditate e questo non è nostro merito; o le abbiamo acquistate, ma presto dovremo lasciarle.
    Abbiamo un corpo? Ma quante miserie fisiche!... Si perde la salute; sparisce la bellezza; attende la putrefazione del cadavere.
    E l'intelligenza? Oh, com'è limitata! Come sono scarse le cognizioni umane, davanti allo scibile dell'universo!
    La volontà poi è inclinata al male; si vede il bene, si apprezza e tuttavia ci si appiglia al male. Oggi si detesta il peccato, domani lo si commette pazzamente.
    Come possiamo insuperbirci se siamo polvere e cenere, se siamo nulla, anzi se siamo numeri negativi davanti alla Divina Giustizia?
    Poiché l'umiltà è il fondamento di ogni virtù, i devoti del Sacro Cuore facciano di tutto per praticarla, poiché, come non si può piacere a Gesù se non si ha la purezza, che è l'umiltà del corpo, così non gli si può piacere senza l'umiltà, che è la purezza dello spirito.
    Pratichiamo l'umiltà con noi stessi, non cercando di comparire, non brigando per guadagnarci la lode umana, respingendo subito i pensieri di orgoglio e di vana compiacenza, anzi facendo un atto d'umiltà interna ogni qual volta avvertiamo un pensiero di superbia. Si mortifichi la voglia di primeggiare.
    Siamo umili con il prossimo, non disprezziamo alcuno, perché chi disprezza, dimostra di avere molta superbia. L'umile compatisce e copre i difetti altrui.
    Non si trattino con alterigia gl'inferiori ed i dipendenti.
    Si combatta la gelosia, che è la figlia più pericolosa della superbia.
    Si accettino in silenzio le umiliazioni, senza scusarsi, quando questo non porta conseguenze. Come benedice Gesù quell'anima, che accetta un'umiliazione in silenzio, per amore suo! Lo imita nel suo silenzio davanti ai tribunali.
    Quando si riceve qualche lode, si offra subito a Dio la gloria e si faccia un atto di umiltà internamente.
    Si pratichi più che tutto l'umiltà nei rapporti con Dio. La superbia spirituale è pericolosa assai. Non ci si stimi più buoni degli altri, perché il Signore è il Giudice dei cuori; convinciamoci che siamo peccatori, capaci di ogni peccato, se Dio non ci sostenesse con la sua grazia. Chi sta in piedi, stia attento a non cadere! Chi ha la superbia spirituale e crede di avere molta virtù, tema di fare qualche grave caduta, perché Dio potrebbe rallentare la sua grazia e permettere che cada in umilianti colpe! Il Signore resiste ai superbi e li umilia, mentre si avvicina agli umili e li esalta.
    ESEMPIO
    Minaccia divina
    Gli Apostoli, prima che ricevessero lo Spirito Santo, erano molto imperfetti e lasciavano a desiderare riguardo all'umiltà.
    Non comprendevano gli esempi che loro dava Gesù e le lezioni d'umiltà, che sgorgavano dal suo Cuore Divino. Una volta il Maestro li chiamò a sè vicino e disse: Voi sapete che i principi delle nazioni le signoreggiano ed i grandi esercitano il potere sopra di esse. Ma tra voi non sarà così; anzi chi vorrà tra voi divenire maggiore, sia vostro ministro. E chi vorrà tra voi essere il primo, sia vostro servo, come il Figliuolo dell'Uomo, che non è venuto ad essere servito, ma a servire ed a dare la sua vita in redenzione di molti (S. Matteo, XX - 25).
    Quantunque alla scuola del Maestro Divino, gli Apostoli non si distaccarono subito dallo spirito di superbia, sino a meritarne rimprovero.
    Un giorno si avvicinavano alla città di Cafarnao; approfittando che Gesù era un po' scostato e pensando che non li ascoltasse, misero avanti la questione: chi di loro fosse il più grande. Ognuno portava le ragioni del proprio primato. Gesù tutto udiva e taceva, addolorato che i suoi intimi non apprezzassero ancora il suo spirito d'umiltà; ma giunti a Cafarnao ed entrati in casa, domandò loro: Di che cosa discorrevate per via?
    Gli Apostoli compresero, arrossirono e tacquero.
    Gesù allora si sedette, prese un bambino, lo pose in mezzo a loro e dopo averlo abbracciato, disse: Se non mutate e non divenite come pargoli, non entrerete nel regno dei Cieli! (Matteo, XVIII, 3). Questa è la minaccia che fa Gesù ai superbi: non ammetterli nel Paradiso.
    Fioretto. Pensare alla propria nullità, richiamando alla mente il giorno in cui saremo cadaveri dentro una bara.
    Giaculatoria. Cuore di Gesù, dammi il disprezzo delle vanità del mondo!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”



    21° giorno: Cuore forte - Cuore debole
    http://www.stellamatutina.eu/21-gior...-cuore-debole/
    “21° giorno: Cuore forte – Cuore debole
    CUORE FORTE

    La fortezza è la virtù di coloro che affrontano con coraggio difficoltà e pericoli, e anche la morte, per il servizio di Dio e il bene dei fratelli.
    Un cuore forte è un cuore virile, generoso e saldo nel sopportare pesi o avversità anche gravi, non esclusa la morte violenta.
    Pensiamo al cuore dei Martiri che entrano nell’arena e vanno incontro alle belve feroci per farsi sbranare, pur di non tradire la fede in Gesù che ha detto: «Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima» (Mt 10,28).
    Il glorioso san Sebastiano, colpito dalle frecce dei carnefici, cadde ferito gravemente, ma non morì. Venne curato dai cristiani, e si riebbe; ma, lungi dal pensare a una fuga, con cuore intrepido si presentò all’imperatore Diocleziano, e gli disse, vedendolo tremare: «Tu tremi, Cesare. Perché? Temi forse che io nasconda un pugnale sotto la toga? L’unica vendetta dei cristiani è quella di pregare per i loro persecutori e assassini…».
    Ma pensiamo soprattutto alla fortezza del Cuore di Gesù, il Martire divino, che si donò all’immolazione per noi, lasciandosi anche trafiggere dalla lancia di Longino. Perché Gesù si volle immolare, e che cosa lo sostenne nell’immolazione? Lo sostenne unicamente l’amore, perché solo l’amore è più forte della stessa morte (Ct 8,6).
    Solo la fortezza che deriva dall’amore è intrepida, anche se non temeraria, e rende audaci nella dedizione fino al sacrificio totale. Gesù si è comportato così con noi, e la fortezza dell’amore per la nostra salvezza l’ha sostenuto nel Getsemani, sotto i flagelli, sotto la corona di spine, sotto la condanna al grido di «crocifiggilo» (Mc 15,14), sotto la croce e sulla croce, e continua a sostenerlo nell’Eucaristia come vittima che intercede instancabilmente per noi (Eb 7,25).
    Ci vuole un cuore fortissimo per sostenere infedeltà e tradimenti degli amici, oltraggi e bestemmie dai beneficati.
    E il Cuore di Gesù non solo sostiene, ma è pronto a perdonare, a dimenticare, a riabbracciare chi ritorna a Lui. Egli è preoccupato unicamente della salvezza dell’uomo, e chi ritorna a Lui, sentirà ripetere da Lui ciò che disse il papà del figliuol prodigo: «Questo figlio era perduto ed è stato ritrovato» (Lc 15,24).
    Quando si ama, si è così; più cresce l’amore, più non si guarda che alla persona amata. E quando sappiamo che chi ci ama e chi possiamo amare è una Persona Divina, l’amore può raggiungere una forza che supera ogni limite e ci dona i «folli per Cristo» (1Cor 4,10), capaci di ripetere ciò che diceva l’ardente san Paolo: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo?
    Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, i pericoli, la spada?… Né morte né vita… ci potrà separare dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù Signore nostro» (Rm 8,35-39).
    CUORE DEBOLE
    L’uomo è creatura dal cuore debole. L’instabilità e la fragilità, l’egoismo e la viltà hanno molto spesso il dominio del cuore dell’uomo. Anche di fronte agli affetti più sacri, il cuore dell’uomo non promette che una sicurezza relativa.
    Quanti affetti umani infranti dall’infedeltà coniugale; quanti impegni sacri profanati dall’abbandono della missione sacerdotale; quanti vincoli di amicizia spezzati dall’instabilità del cuore dell’uomo!
    Se il cuore dell’uomo è capace di amare con dedizione senza pari, è anche capace, però, di lasciarsi sedurre da un piacere, da una soddisfazione, da un guadagno immediato.
    Un giorno un papà di famiglia chiese al santo Curato d’Ars: «Posso condurre mia figlia al ballo?». «No, amico mio», rispose con decisione il Santo.
    «Ma non ballerà», disse il papà. E il Santo, pronto: «Ballerà il suo cuore!».
    Proprio così. Il cuore dell’uomo balla molto facilmente di fronte alla seduzione del male.
    Sono molti, purtroppo, i cristiani che cedono alle sollecitazioni morbose e spesso immonde del cinema, degli spettacoli televisivi, della stampa e delle mode scandalose.
    A volte basta che un amico inviti al cinema osceno o passi una rivista pornografica, e non si ha la forza di opporsi.
    Si direbbe che in tanti cristiani ci sia un cuore di coniglio anziché un cuore di soldato del Regno di Dio.
    E così, dove c’è un cuore di coniglio, si viene meno anche a doveri assunti con grande impegno e magari con entusiasmo. Pensiamo, ad esempio, a quanti decidono di fare fedelmente i nove primi venerdì del mese in onore del Sacro Cuore. Cominciano per uno, due, tre Venerdì poi un intoppo, una difficoltà che esigerebbe un atto di forza, e invece si interrompe tutto miseramente, perché non si ha il cuore forte.
    Eppure la devozione al Sacro Cuore, quando è sincera, rende il cuore nostro simile al Cuore di Gesù: mite e umile, ma anche forte e coraggioso. Santa Margherita dovette avere un cuore intrepido per portare avanti la devozione al Sacro Cuore. Era donna, era sola, con poca salute, senza mezzi, chiusa in un monastero, inesperta, incompresa e malvista per la novità della devozione al Sacro Cuore. Ma l’amore supplisce a tutto. Un cuore pieno d’amore divino può tentare ogni impresa. E il Cuore di Gesù la sostenne fino alla fine, vittoriosamente.
    Proposito: Impegno di fare ogni anno fedelmente i nove primi venerdì del mese.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”






    http://www.preghiereperlafamiglia.it...gi-gonzaga.htm
    "21 GIUGNO
    SAN LUIGI GONZAGA
    Castiglione delle Stiviere, Mantova, 9 marzo 1568 - Roma, 21 giugno 1591

    Fu tra i Santi che più si distinsero per innocenza e purezza. La Chiesa gli dà il titolo di
    "giovane angelico" perchè egli, nella sua vita, assomigliò agli Angeli, nei pensieri,
    negli affetti, nelle opere. Nacque da famiglia principesca, crebbe tra gli agi e fu esposto
    a moltissime tentazioni nelle varie corti che frequentò ma, con la più rigida modestia
    e con la più severa penitenza, seppe custodire così illibato il giglio della sua verginità
    da non offuscarlo mai, neppure con un piccolo neo. Non si era ancora accostato
    alla prima Comunione che già aveva consacrato a Dio la sua verginità."

    "NOVENA A SAN LUIGI GONZAGA
    (diffusa da San Giovanni Bosco - testo tratto da: il Giovane Provveduto)
    Valida anche per la Pia pratica delle 6 Domeniche in onore di San Luigi:
    I Romani Pontefici a fine di accrescere il culto di questo gran Santo concedettero Indulgenza Plenaria a tutti quelli, che santificheranno sei Domeniche consecutive ad onore di Lui. Queste Domeniche possono scegliersi prima o dopo la Festa, o nel corso dell'anno, purchè uno si accosti ai santi Sacramenti della Confessione e della Comunione, e faccia in quel giorno qualche opera di pietà. Questa Indulgenza si può lucrare in ciascuna delle Domeniche suddette, e si può anche applicare alle Anime del Purgatorio."

    "PREGHIERA A SAN LUIGI GONZAGA
    O amabile San Luigi, la cui illibata purezza rese simile agli Angeli, e l'ardente amore a Dio eguagliò ai Serafini del Cielo, volgete su di me uno sguardo di misericordia. Voi vedete quanti nemici mi attorniano, quante occasioni insidiano all'anima mia; e come la freddezza del mio amore a Dio mi metta a pericolo di offenderlo ad ogni piè sospinto e di allontanarmi da Lui, lasciandomi adescare ai fallaci piaceri di terra.
    Salvatemi Voi, o gran Santo... a Voi mi affido. Impetratemi Voi ardente amore a Gesù Sacramento ed ottenetemi grazia ch'io sempre mi accosti al Banchetto Eucaristico con cuore puro e contrito, ripieno di fede viva ed umiltà profonda. Le mie comunioni allora saranno, come le furono per Voi, potente farmaco d'immortalità, soave profumo dell'eterno bacio di Dio."

    "ORAZIONE A SAN LUIGI GONZAGA
    I. O caro S. Luigi, che emulaste sulla terra la purezza degli Angeli del Cielo, avendo conservato fino alla morte bella e candida la stola della battesimale innocenza, per quel grande amore che portaste a tutte le virtù, e specialmente a quella che rende i giovani altrettanti angeli in carne, impetrateci da Dio una grande purità di mente, di cuore, di costumi, e la grazia di non perdere giammai la sua preziosa amicizia. Gloria.
    2. O caro S. Luigi, che ben conoscendo la necessità dell'obbedienza per conseguire l'eterna salute, avete sempre riconosciuto nella volontà dei vostri superiori quella di Dio, sottoponendovi con gioia e prontezza, fate che anche noi vi imitiamo in sì bella virtù, per goderne i meriti con voi in eterno. Gloria.
    3. O caro S. Luigi, che sebbene viveste sulla terra una vita da vero angelo di paradiso, pure avete voluto castigare il vostro corpo colla più austera mortificazione, ottenete a noi che abbiamo macchiato le anime nostre da molti peccati, di vincere le nostre delicatezze e di esercitare le opere di vera e sincera penitenza, col sopportare volentieri gli incomodi e i dispiaceri della vita, onde conseguire quel premio eterno, che Iddio misericordioso concede in paradiso ai veri e sinceri penitenti. Gloria."

    "ATTO DI CONSACRAZIONE A SAN LUIGI GONZAGA
    O angelico S. Luigi, noi ci affidiamo oggi alla vostra protezione e vi eleggiamo per nostro speciale protettore ed avvocato presso Dio. Prostrati ai vostri piedi risolviamo fermamente di adoperarci con tutte le nostre forze per onorarvi ed imitarvi. Da oggi innanzi, noi vogliamo far aperta professione di essere totalmente vostri, di camminare sulle vostre tracce, di imitare le vostre virtù, e specialmente la vostra angelica purità, la vostra profonda umiltà, la vostra perfetta ubbidienza e la vostra carità incomparabile. Tanto promettiamo solennemente a pie' del vostro altare in presenza di tutta la Corte Celeste. Voi però, o gran Santo, otteneteci la grazia di essere fedeli a questa promessa per tutta la nostra vita onde poterci meritare la gloria eterna. Così sia."

    "PREGHIERA A SAN LUIGI GONZAGA PER LA PUREZZA
    O Luigi, Santo, di angelici costumi adorno, io indegnissimo vostro devoto, raccomando a voi singolarmente la castità del mio corpo e della mia anima. Vi prego per l’angelica vostra purezza di raccomandarmi all’Angelo immacolato Gesù Cristo ed alla sua Santissima Maria Vergine delle vergini, ed a custodirmi da ogni grave peccato.
    Non permettere che io mi imbratti di macchia alcuna di impurità ma quando mi vedrete nella tentazione e nel pericolo di peccare, allontanate dal cuor mio i pensieri e gli affetti immondi e risvegliate in me la memoria dell’eternità e di Gesù Crocifisso, imprimetemi altamente nel cuore un timore santo di Dio; e riscaldatemi di amor divino, fate che, con l’imitare voi in terra, meriti con voi di godere Dio nel cielo.
    Amen.
    Pater, Ave e Gloria."

    "Glorioso san Luigi, che conducesti una vita santa e illibata, tutta dedita
    al servizio di Dio, ottienici la grazia di vincere le tentazioni del male
    e di conservare sempre puro il nostro cuore.
    Tu che consumasti la tua giovane vita a servizio dei fratelli ammalati di peste,
    concedici di esercitare con animo generoso la carità verso tutti gli uomini
    e in particolare verso coloro che soffrono."


    "PREGHIERA A SAN LUIGI GONZAGA
    I. Angelico S. Luigi, che nonostante tu sia nato fra gli agi e le ricchezze del mondo,
    con il continuo esercizio dell'orazione, del ritiro e della penitenza, non hai aspirato che ai beni del Paradiso,
    ottieni a noi tutti la grazia di guardare sempre con distacco le comodità della vita presente,
    al fine di assicurarci i gaudi della vita futura. Gloria al Padre...
    II. Angelico S. Luigi, che nonostante tu non abbia mai perso l'innocenza battesimale,
    mortificasti sempre la tua carne con i più tormentosi strumenti e con il più rigoroso digiuno,
    ottieni a noi tutti la grazia di mortificare tutti i nostri sensi affinché non abbiano a causarci
    la perdita del più prezioso tra i tesori, che è la grazia di Dio. Gloria al Padre...
    III. Angelico S. Luigi, che piangesti con contrizione così viva le più leggere imperfezioni della tua fanciullezza,
    da svenire ai piedi del confessore nell'atto di accusartene, ottieni a noi tutti la grazia di piangere con grande sincerità
    le nostre colpe, e di accostarci sempre con le giuste disposizioni al Sacramento della Penitenza. Gloria al Padre...
    IV. Angelico S. Luigi, che nella necessità di intrattenerti con i grandi del tuo tempo e di partecipare
    ai loro mondani divertimenti, ti sei sempre trattenuto con loro con così grande riserbo
    da essere da tutti indicato come un angelo in carne, ottieni a noi tutti la grazia di disprezzare il rispetto umano
    e di tenere sempre una condotta che sia edificante per i fratelli. Gloria al Padre...
    V. Angelico S. Luigi, che chiamato allo stato religioso, fra tutti gli ostacoli che ti opposero, ti mostrasti fermo e deciso
    nel tuo santo proposito, e vi corrispondesti poi così bene da servire da modello per i più perfetti,
    ottieni a noi tutti la grazia di seguire sempre con fedeltà e di corrispondere con esattezza alla chiamata divina,
    Gloria al Padre...
    VI. Angelico S. Luigi, che, consacrato al Signore con voto irrevocabile fin dai tuoi primi anni,
    fosti così unito a Dio da non subire mai distrazione nella preghiera, da non soffrire mai tentazioni di impurità,
    da essere miracolosamente conservato in vita tra i pericoli di naufragio e di incendio, e da ottenere sempre
    tutto quello che chiedevi nell'orazione, ottieni a noi tutti la grazia di evitare tutto quello che potrebbe dispiacere a Dio,
    affinché, costantemente protetti da Lui, resistiamo alle tentazioni del nemico e, crescendo nella strada della
    giustizia, arriviamo a meritarci, con te, la gloria nel cielo. Gloria al Padre..."

    "PREGHIERA A SAN LUIGI GONZAGA PATRONO DELLA GIOVENTU'
    "O San Luigi Patrono della gioventù, rendimi Angelo come sei tu"
    O amabile San Luigi, la cui illibata purezza rese simile agli Angeli, e l'ardente amore a Dio eguagliò ai Serafini del Cielo, volgete su di me uno sguardo di misericordia. Voi vedete quanti nemici mi attorniano, quante occasioni insidiano all'anima mia; e come la freddezza del mio amore a Dio mi metta a pericolo di offenderlo ad ogni piè sospinto e di allontanarmi da Lui, lasciandomi adescare ai fallaci piaceri di terra.
    Salvatemi Voi, o gran Santo... a Voi mi affido. Impetratemi Voi ardente amore a Gesù Sacramento ed ottenetemi grazia ch'io sempre mi accosti al Banchetto Eucaristico con cuore puro e contrito, ripieno di fede viva ed umiltà profonda. Le mie comunioni allora saranno, come le furono per Voi, potente farmaco d'immortalità, soave profumo dell'eterno bacio di Dio."




    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  9. #29
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: Il sacro Cuore di Gesù

    22 giugno 2017: ottava del Corpus Domini…

    23 giugno 2017: festa del Sacratissimo Cuore di Gesù…




    22 giugno 2017: ottava del Corpus Domini…





    http://www.sodalitium.biz/san-paolino-nola/
    “22 giugno, San Paolino da Nola, Vescovo e Confessore (Bordeaux, 355 – Nola, 22 giugno 431).

    O splendido modello di cristiana perfezione, glorioso San Paolino, noi ammiriamo gli arcani disegni di Dio che vi condusse fino alla più sublime santità, che tutta in voi si manifestava non solo dalle opere, ma ancora dall’indole mitissima dal soave sorriso del volto, dalla dolcezza delle parole.
    Decorato della dignità episcopale, offriste tutta l’anima per il bene del gregge affidatovi, e con vincoli di sincera amicizia stringeste a voi i più celebri uomini del vostro tempo, da Sant’Ambrogio a San Girolamo a Sant’Agostino, facendo di Nola come un crocevia dello spirito, luogo di pace, di ospitalità, di preghiera. O nostro amorevole padre, impetrateci la grazia di santificare con le opere lo stato in cui piacque a Dio di collocarci, ed in cuore infondeteci quei sentimenti di amore verso il prossimo che ci rendono, in mezzo ai nostri fratelli, veri imitatori della vostra soavità e dolcezza. Così sia.”



    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “22 juin : Saint Paulin, Évêque de Nole (354-431).”



    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Giovànni Fisher, Vescovo di Rochester e Cardinale, che per la fede cattolica e il primato del Romano Pontefice, per ordine del Re Enrico ottavo, fu decapitato. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Cardinale e Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Giovànni Fisher possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”



    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    Edizioni Radio Spada - Home
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “22 giugno 2017: ottava del Corpus Domini.”
    “22 giugno 2017.
    Paolino Ponzio Meropio Anicio, vescovo di Nola, santo, morì nel 431 e fu sepolto accanto a S. Felice a Nola.
    I suoi resti verso l’847 furono portati a Benevento. L’imperatore Ottone III li portò a Roma e li depose nella chiesa allora dedicata al vescovo di Praga Adalberto, all’Isola Tiberina. Tra il 1527 e il 1560, per il cattivo stato del convento, le spoglie stettero in Vaticano. Nel 1806 venne fatta la ricognizione delle sue reliquie a S. Bartolomeo Apostolo all’Isola Tiberina, in tale occasione si rinvennero anche quelle di S. Teodoro. Il 14 maggio del 1909 il corpo fu nuovamente traslato a Nola e riposto sotto l’altare della Cattedrale. Allora si prelevò parte dell’osso frontale per donarla alla chiesa che lo aveva custodito per mille anni.
    M.R.: 22 giugno - Presso Nola, città della Campania, il natale del beato Paolino, Vescovo e Confessore, il quale da nobilissimo e ricchissimo divenne povero ed umile per Cristo, e, non avendo più nulla, si fece schiavo per riscattare il figlio di una vedova, che i Vandali devastata la Campania, avevano condotto schiavo nell’Africa. Fu poi illustre non solo per dottrina e gran santità di vita, ma anche per la sua potenza contro i demoni. Le sue splendide lodi furono celebrate nei loro scritti dai santi Ambrogio, Girolamo, Agostino e Gregorio Papa. Il suo corpo, trasferito a Benevento e di là a Roma, finalmente, per ordine del Sommo Pontefice Pio decimo, fu restituito a Nola.
    [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ].”





    22° giorno: Cuore temperante - Cuore intemperante
    "22° giorno: Cuore temperante – Cuore intemperante
    CUORE TEMPERANTE

    La temperanza è la virtù cardinale fra le più nobili dell’uomo. Essa dona all’uomo il dominio di sé, l’armonia fra corpo e anima, l’ordinata sottomissione dei sensi e degli istinti allo spirito.
    Un cuore temperante è un cuore sobrio, ordinato e nobile, che tiene in equilibrio tutta la persona.
    Il divin Cuore di Gesù ci appare modello di temperanza per tutta la sua vita vissuta in perfetta sobrietà con se stesso e con gli altri.
    Anch’Egli aveva gli stimoli della fame e della sete, del sonno e del riposo. Ma sappiamo bene come fosse padrone di sé, mortificandosi a tempo e luogo.
    Gesù fece una quaresima intera di digiuno nel deserto; soffrì la sete al pozzo di Sichem e sulla Croce; sacrificava il sonno per trascorrere in preghiera le notti o le ore mattutine prima dell’alba; rinunziava spesso al riposo e al cibo per ammaestrare le folle e curare tanti ammalati.
    Una vita sobria e forte, che ha disdegnato la soddisfazione di tante voglie della natura, da noi ritenute necessarie.
    Gesù ci dimostra come si debba contentarsi del poco, con il cuore libero di dedicarsi a ciò che più vale, a ciò che resta per sempre: l’amore di Dio e del prossimo nella preghiera, nel sacrificio, nella carità.
    A san Macario, celebre Padre del deserto, fu regalato un giorno un magnifico grappolo d’uva. Il Santo volle mortificarsi e si affrettò a portarlo a un altro eremita; questi accettò con riconoscenza, ma pensò anche lui di farne un sacrificio, portando quel grappolo d’uva a un altro monaco malaticcio. E così, dall’uno all’altro, il grappolo fece un lungo giro e ritornò a san Macario, il quale rimase molto edificato della temperanza e della carità fraterna che regnava fra i monaci.
    Il cuore temperante è fatto così: si contenta dello stretto necessario, e tutto il resto lo trasforma in dono d’amore a Dio e ai fratelli.
    Gesù ci offre il suo Cuore per questo: dobbiamo imparare da Lui ad amare ciò che solo merita di essere amato, perché non ci verrà mai meno, trasformando tutto il resto in occasione e mezzo di carità nella rinuncia alle voglie della natura ferita.
    CUORE INTEMPERANTE
    «L’uomo deve imparare a trattare il corpo come si tratta un malato, a cui si rifiutano molte cose inutili che desidera, e al quale si prescrive un regime che ripugna».
    Questa massima di san Bernardo è la massima d’oro dell’uomo temperante.
    Al contrario, per l’uomo intemperante, vale la terribile espressione di san Paolo: «Il loro dio è il ventre» (Fil 3,19), e il versetto del Salmista: «Torpido come il grasso è il loro cuore» (Sal 118,70).
    Forse sono pochi coloro che si rendono conto della gravità mortale che l’intemperanza provoca al corpo e allo spirito. «Per l’intemperanza molti perirono – dice lo Spirito Santo – mentre l’uomo sobrio prolunga la vita» (Sir 37,34).
    Questa è una verità che riguarda molti uomini. I vizi e i bagordi, le crapule e le ubriachezze, hanno distrutto la salute fisica e morale di tanti uomini. Fumo e vino, scorpacciate e leccornie, liquori e droghe, hanno falciato più vite umane che le guerre, hanno distrutto sistemi nervosi, hanno fatto dilapidare patrimoni, provocando rovine e miserie senza numero. «L’insonnia, i disturbi e i dolori sono per l’uomo intemperante», dice ancora lo Spirito Santo (Sir 31,23-24).
    Anche parecchi grandi uomini si sono rovinati per non aver praticato la necessaria temperanza. Si sa, ad esempio, che Maometto, per le sue intemperanze nel cibo e nell’impudicizia, morì a sessant’anni quasi improvvisamente, ed era diventato così corpulento che negli ultimi anni non riusciva più a fare le prostrazioni di rito durante la preghiera.
    Ma i danni più disastrosi dell’intemperanza sono morali e spirituali. A causa dell’intemperanza il cuore viene disfatto e corrotto, lo spirito viene soffocato e degradato.
    «Nel vino c’è la lussuria», ha detto san Paolo (Ef 5,18). «Le carni, il vino e il ventre pieno sono un semenzaio di iniquità», ha sentenziato san Girolamo. «La voluttà è compagna ordinaria dell’intemperanza; mentre i sensi perdono del loro vigore nelle delizie della mensa, il cuore si lascia andare ai vani piaceri», aggiunge san Gregorio.
    «Quando abbiamo contentato il demonio dell’intemperanza, esso si ritira, per far posto a un altro demonio: quello dell’impurità», avverte san Giovanni Climaco. E infine, sant’Isidoro completa il quadro della rovina dicendo: «Gli eccessi della tavola illanguidiscono la vivacità dell’intelligenza e deprimono le facoltà dello spirito».
    Attenti, quindi. Ispiriamoci al Cuore di Gesù, modello di ogni sobrietà. Egli ci doni il dominio di noi stessi per una retta vita cristiana. (...)
    Proposito: Ogni venerdì fare una mortificazione nel cibo.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010."



    22 giugno
    GIORNO 22
    VITA DI FEDE
    22° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Pregare per quelli che sono fuori della Chiesa Cattolica.
    VITA DI FEDE

    Un giovane era posseduto dal demonio; lo spirito maligno gli toglieva la parola, lo gettava nel fuoco oppure nell'acqua e lo tormentava in diversi modi.
    Il padre condusse questo infelice figlio dagli Apostoli, affinché lo liberassero. Malgrado i loro tentativi, gli Apostoli non riuscirono. L'afflitto padre si presentò a Gesù e piangendo gli disse: Ti ho condotto mio figlio; se tu puoi qualche cosa, abbi pietà di noi e vieni in nostro aiuto! -
    Gesù gli rispose: Se puoi credere, tutto è possibile a chi crede! - Il padre esclamò tra le lacrime: Io credo, o Signore! Aiuta la mia poca fede! - Gesù allora sgridò il demonio ed il giovane rimase libero.
    Gli Apostoli domandarono: Maestro, perché non abbiamo potuto cacciarlo noi? - Per la vostra poca fede; perché in verità vi dico che se avrete fede quanto un granello di senapa, direte a questo monte: Passa da qui a là! - ed esso passerà e niente vi sarà impossibile - (S. Matteo, XVII, 14).
    Che cosa è questa fede, che Gesù richiedeva prima di operare un miracolo? È la prima virtù teologale, il cui germe Dio mette nel cuore nell'atto del Battesimo e che ognuno deve far germogliare e sviluppare con la preghiera e le buone opere.
    Il Cuore di Gesù ricorda oggi ai suoi devoti la guida della vita cristiana, che è la fede, perché il giusto vive di fede e senza fede è impossibile piacere a Dio.
    La virtù della fede è un abito intrinsecamente soprannaturale, che dispone l'intelligenza a credere fermamente alle verità rivelate da Dio ed a darne l'assenso.
    Lo spirito di fede è l'attuazione di questa virtù nella vita pratica, per cui non bisogna contentarsi di credere a Dio, a Gesù Cristo ed alla sua Chiesa, ma si deve improntare tutta la vita alla luce soprannaturale. La fede senza le opere è morta (Giacomo, 11, 17). Anche i demoni credono, eppure sono nell'inferno.
    Chi vive di fede, è come colui che di nottetempo cammina rischiarato da una lampada; sa dove mettere i piedi e non inciampa. Gl'increduli e i noncuranti della fede sono come i ciechi che vanno brancolando e nelle prove della vita cadono, si rattristano o si disperano e non raggiungono il fine per cui sono stati creati: l'eterna felicità.
    La fede è il balsamo dei cuori, che sana le ferite, addolcisce la dimora in questa valle di lacrime e rende meritoria la vita.
    Coloro che vivono di fede, possono paragonarsi a quei fortunati che nei forti calori estivi dimorano in alta montagna e godono, il fresco e l'aria ossigenata, mentre nella pianura la gente soffoca e smania.
    Coloro che frequentano la Chiesa e particolarmente i devoti del Sacro Cuore, hanno, la fede e devono ringraziare il Signore, perchè la fede è dono di Dio. Ma in tanti la fede è poca, debole assai e non apporta i frutti, che il Sacro Cuore attende.
    Ravviviamo la nostra fede e viviamola appieno, affinché Gesù non abbia a dirci: Dov'è la vostra fede? (Luca, VIII, 25).
    Più fede nella preghiera, convinti che se ciò che domandiamo è conforme ai voleri divini, l'otterremo presto o tardi, purché la preghiera sia umile e perseverante. Persuadiamoci che la preghiera non è mai sprecata, perchè se non otteniamo ciò che chiediamo, otterremo qualche altra grazia, forse maggiore.
    Più fede nel dolore, pensando che di esso si serve Iddio per distaccarci dal mondo, per purificarci e per arricchirci di meriti.
    Nelle pene più atroci, quando il cuore sanguina, ravviviamo la fede ed invochiamo l'aiuto di Dio, chiamandolo col dolce nome di Padre! « Padre nostro, che sei nei Cieli ... ». Egli non permetterà che i figli abbiano sulle spalle una croce più pesante di quella che possano sopportare.
    Più fede nella vita quotidiana, ricordandoci spesso che Dio ci è presente, che vede i nostri pensieri, che vaglia i nostri desideri e che tiene in conto tutti i nostri atti, benché minimi, anche un solo buon pensiero, per darci a suo tempo un'eterna ricompensa. Più fede dunque nella solitudine, per vivere nella massima modestia, perchè mai siamo soli, trovandoci sempre alla presenza di Dio.
    Più spirito di fede, per sfruttare tutte le occasioni - che la bontà di Dio ci presenta per guadagnare meriti: l'elemosina ad un poverello, un favore a chi non lo merita, il silenzio in un rimprovero, la rinunzia ad un piacere lecito ...
    Più fede nel Tempio, pensando che vi dimora Gesù Cristo, vivo e vero, circondato da schiere di Angeli e quindi: silenzio, raccoglimento, modestia, buon esempio!
    Viviamo intensamente la nostra fede. Preghiamo per quelli che non l'hanno. Ripariamo il Sacro Cuore di tutte le mancanze di fede.
    ESEMPIO
    Ho perduta la fede
    La fede, d'ordinario, sta in rapporto alla purezza; più si è puri, più si sente la fede; più si cede all'impurità, più diminuisce la luce divina, sino ad eclissarsi del tutto.
    Un episodio della mia vita sacerdotale comprova l'argomento.
    Trovandomi in una famiglia, mi colpì la presenza di una donna, vestita con eleganza e ben truccata; il suo sguardo non era sereno. Approfittai per dirle una buona parola. Pensi, signora, un poco all'anima sua! -
    Quasi offesa del mio dire, rispose: Che significa?
    - Come ha cura del corpo, l'abbia anche dell'anima. Le raccomando la Confessione.
    Cambi discorso! Non mi parli di queste cose. -
    L'avevo toccata sul vivo; e continuai: - Lei, dunque, è contraria alla Confessione. Ma sempre nella sua vita è stata così?
    - Sino ai venti anni andavo a confessarmi; poi ho cessato e non mi confesserò più.
    - Dunque ha perduta la fede? - Sì, l'ho perduta! ...
    - Le dico io il motivo: Da che si è data alla disonestà, non ha più fede! - Difatti un'altra signora, ch'era presente, mi disse: - Da diciotto anni questa donna mi ha rubato il marito!
    Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio! (Matteo, V, 8). Lo vedranno faccia a faccia in Paradiso, ma lo vedono anche sulla terra con la loro viva fede.
    Fioretto. Stare in Chiesa con molta fede e fare devotamente la genuflessione davanti al SS. Sacramento, pensando che Gesù è vivo e vero nel Tabernacolo.
    Giaculatoria. Signore, accresci la fede nei tuoi seguaci!

    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli)




    Luca, Sursum Corda!









    23 giugno 2017: festa del Sacratissimo Cuore di Gesù…




    Guéranger, L'anno liturgico - La festa del Sacro Cuore di Gesù
    http://www.unavoce-ve.it/pg-sacrocuore.htm
    "VENERDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DOPO PENTECOSTE
    LA FESTA DEL SACRO CUORE DI GESÙ."




    Sacro Cuore - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/sacro-cuore-2/
    “23 giugno 2017, festa del Sacratissimo Cuore di Gesù.

    Cuore santissimo di Gesù, fonte di ogni bene, vi adoro, vi amo, vi ringrazio e, pentito vivamente dei miei peccati, vi presento questo povero mio cuore. Rendetelo umile, paziente, puro e in tutto conforme ai desideri vostri. Proteggetemi nei pericoli, consolatemi nelle afflizioni, concedetemi la sanità del corpo e dell’anima, soccorso nelle mie necessità spirituali e materiali, la vostra benedizione in tutte le mie opere e la grazia di una santa morte. Così sia.”



    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “Fête du Sacré-Cœur.”



    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare sant’Ediltrude, Regina e Vergine, la quale passò al Signore illustre per santità e per miracoli. Il suo corpo, dopo undici anni, fu trovato incorrotto. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questa santa Regina e Martire, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant’Ediltrude possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”






    23° giorno: Cuore libero - Cuore schiavo
    http://www.stellamatutina.eu/23-gior...cuore-schiavo/
    23° giorno: Cuore libero – Cuore schiavo
    CUORE LIBERO

    «L’uomo gode vera pace e vera libertà – diceva Leone Magno – quando la carne è sottomessa allo spirito, e lo spirito a Dio».
    La libertà è dominio delle cose. Chi è libero comanda.
    Chi è schiavo obbedisce. Un fumatore, un dissoluto, un drogato, devono obbedire agli impulsi che li dominano.
    Non sono più liberi, ma schiavi del tabacco, della carne e della droga.
    Dio è libertà. Non dipende da nessuno, non è condizionato da nulla, è al di sopra di tutto e di tutti, il bene infinito è il suo regno.
    Il Cuore di Gesù è il Cuore di Dio, libero e sovrano, domina ogni cosa e dona libertà a ogni creatura. «Dov’è lo Spirito del Signore – scrive san Paolo – ivi è libertà» (2Cor 3,17).
    Il Cuore di Gesù è sorgente di amore, di umiltà, di purezza, di pazienza, di giustizia, di fortezza e di ogni altra virtù.
    Orbene, le virtù donano la vera libertà dalla tirannia dell’egoismo, dell’orgoglio, della lussuria, dell’ira, dell’ingiustizia, del rispetto umano, e di ogni altro vizio. Questa è la «gloriosa libertà dei figli di Dio» (Rm 8,21). La libertà del bene e della virtù, la libertà della verità e della carità.
    «La libertà vi farà liberi» (Gv 8,32), ha detto Gesù. Da che cosa? Dall’errore, dall’inganno, dall’illusione. Un cuore dominato dal vizio o dall’errore è un cuore imprigionato, è un cuore in stato di infarto, che non riesce più a pompare il sangue della vita e dell’amore.
    Il Cuore di Gesù vuole che noi abbiamo il cuore libero e sereno, generoso e gioioso nel bene e nella verità. Il cuore di san Francesco d’Assisi che canta con tutte le creature le glorie di Dio, è un cuore libero e giocondo nell’amore umano e sovrumano. Ogni creatura gli appartiene e con ogni creatura egli si innalza fino all’Altissimo Onnipotente buon Signore.
    Il Cuore di Gesù, libero nella verità e nella carità, si riflette nel cuore dei Santi, così liberi anch’essi di donarsi senza limiti e senza riserve, a tutto e a tutti.
    Quando Gesù ci dice che Egli dona liberamente la sua stessa vita per la nostra salvezza (Gv 10,17-18), vediamo questa stessa libera donazione della vita in san Massimiliano M. Kolbe che si offre ad andare a morire al posto di un papà di famiglia.
    Il Cuore di Gesù e il cuore dei Santi: quale scuola di libertà per i nostri poveri cuori così spesso tiranneggiati da vizi ed errori!
    CUORE SCHIAVO
    «Castigo il mio corpo e lo riduco in servitù» (1Cor 9,27). San Paolo scriveva con fierezza cristiana queste parole. Egli amava fortemente la libertà e non l’avrebbe mai tenuta prigioniera dei sensi. Perciò nella lotta fra carne e spirito, fra sensi e ragione, fra istinti e grazia, egli è tutto dalla parte dello spirito, della ragione e della grazia, colpendo il suo corpo come un pugile in lotta contro il suo avversario da dominare (1Cor 9,26).
    Al contrario, molti di noi, invece di castigare il corpo per farlo servire allo spirito, accarezzano la propria carne, assecondando i sensi, coltivano gli istinti, a tutto danno dello spirito, a disonore della ragione, a discapito della grazia. Si vive a rovescio. Il cuore allora diventa lo schiavo sfruttato dalle passioni, dalle voglie, dai capricci della carne e delle creature, delle opinioni e delle mode di passaggio.
    Povero cuore, ridotto a un burattino agli ordini di tutti!
    «Chi commette il peccato è schiavo del peccato» (Gv 8,34).
    Sant’Agostino conosceva per esperienza questa verità e poté scrivere le mirabili pagine delle sue Confessioni per testimoniare come il cuore dell’uomo sia il campo di battaglia in cui si conquista o si perde la libertà e come sia dura la lotta per liberarsi dalla schiavitù delle passioni, specialmente della lussuria e della bestemmia.
    E non è forse così? Chi può contare oggi i cuori ridotti a fogne della lussuria? Chi può contare oggi i cuori devastati dalla bestemmia? Perché tanti giovani e uomini non frequentano la Chiesa né i Sacramenti? Solo perché sono schiavi incatenati all’impurità e alla bestemmia.
    Questa è condizione reale di tanti cristiani. Inutile nascondere la verità.
    «Tu credi che sarebbe cosa assai strana – scrive san Giovanni d’Avila – vedere una bestia menare l’uomo per la cavezza, e farlo andare dove le piace?… Eppure di uomini che si lasciano tirare per la cavezza dalle loro brutali passioni ve ne sono moltissimi…».
    Nella vita di Lutero leggiamo questo piccolo ma terribile episodio.
    Una sera d’estate, mentre Lutero era affacciato alla finestra con la sua donna, questa gli additò il firmamento stellato e gli disse: «Guarda come è bello!».
    «Sì – rispose cupamente Lutero – ma non è per noi!».
    «E se torniamo sulla retta via?», replicò la donna. «Ora è tardi; ormai il carro è troppo affondato nel fango!».
    Quale spaventosa condizione di schiavitù! Cuore di Gesù, donaci la libertà.
    Proposito: Recitare la coroncina al Sacro Cuore di Gesù, chiedendogli la libertà del cuore.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010."



    23 giugno
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../23-giugno.htm
    GIORNO 23
    IL PENSIERO DEL PARADISO
    23° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!

    Intenzione. - Pregare per il Papa, per i Vescovi e per i Sacerdoti.
    IL PENSIERO DEL PARADISO
    Gesù ci dice di tenere i nostri cuori fissi là, dove sono i veri gaudi. Ci esorta a stare distaccati dal mondo, a pensare spesso al Paradiso, a tesoreggiare per l'altra vita. Siamo su questa terra, non per restarvi sempre, ma per un tempo più o meno lungo; da un momento all'altro può scoccare per noi l'ultima ora. Dobbiamo vivere ed abbiamo bisogno delle cose del mondo; ma è necessario servirsi di queste cose, senza attaccarvi troppo il cuore.
    La vita deve paragonarsi ad un viaggio. Stando in treno, quante cose si vedono! Ma sarebbe pazzo quel viaggiatore che vedendo una bella villa, interrompesse il viaggio e si fermasse lì, dimentico della sua città e della sua famiglia. Sono anche pazzi, moralmente parlando, coloro che si attaccano troppo a questo mondo e pensano poco o niente al fine della vita, alla beata eternità, alla quale tutti dobbiamo aspirare.
    I nostri cuori, dunque, siano fissi al Paradiso. Fissare una cosa significa guardarla attentamente ed a lungo e non dare soltanto uno sguardo fugace. Gesù dice di tenere i nostri cuori fissi, cioè applicati, ai gaudi eterni; sono perciò da compatire coloro che pensano raramente ed alla sfuggita al bel Paradiso.
    Purtroppo le sollecitudini della vita sono altrettante spine che soffocano le aspirazioni al Cielo. A che cosa si pensa di continuo in questo mondo? Che cosa si ama? Quali beni si cercano? ... I piaceri corporali, le soddisfazioni della gola, l'appagamento del cuore, il denaro, le comparse vane, i divertimenti, gli spettacoli ... Tutto ciò non è vero bene, perché non soddisfa pienamente il cuore umano e non è duraturo. Gesù ci esorta a cercare i veri beni, quelli eterni, che i ladri non possono rapirci e che la ruggine non può corrompere. I veri beni sono le opere buone, compiute in grazia di Dio e con retta intenzione.
    I devoti del Sacro Cuore non devono imitare i mondani, che possono paragonarsi agli animali immondi, i quali preferiscono il fango e non sollevano lo sguardo in alto; imitino piuttosto gli uccelli, che toccano la terra appena appena, per necessità, per cercare un po' di becchime, e subito spiccano il volo in alto.
    Oh, com'è sordida la terra, allorché si guarda il Cielo!
    Entriamo nelle vedute di Gesù e non attacchiamo soverchiamente il cuore né alla nostra abitazione, che dovremo un giorno lasciare, né alle proprietà, che poi passeranno agli eredi, né al corpo, che andrà a marcire.
    Non portiamo invidia a coloro che hanno molta ricchezza, perché vivono con più preoccupazione, morranno con più rincrescimento e daranno a Dio stretto conto dell'uso che ne avranno fatto.
    Portiamo piuttosto una santa invidia a quelle anime generose, che ogni giorno si arricchiscono di beni eterni con molte opere buone ed esercizi di pietà ed imitiamo la loro vita.
    Pensiamo al Paradiso nelle sofferenze, memori delle parole di Gesù: La vostra tristezza sarà cambiata in letizia! (Giovanni, XVI, 20).
    Nelle piccole e momentanee gioie della vita solleviamo lo sguardo al Cielo, pensando: Ciò che si gode quaggiù è nulla, in paragone ai gaudi del Paradiso.
    Non lasciamo passare un solo giorno, senza aver rivolto il pensiero alla Patria Celeste; ed alla fine della giornata domandiamoci sempre: Oggi cosa ho guadagnato per il Paradiso?
    Come l'ago magnetico della bussola è di continuo rivolto al polo nord, così il nostro cuore sia rivolto al Cielo: Ivi sia fisso il nostro cuore, dove sono i veri gaudi!
    ESEMPIO
    Un'artista
    Eva Lavallièrs, orfana di padre e di madre, dotata di molta intelligenza e di animo ardente, fu attratta fortemente dai beni di questo mondo ed andò in cerca di gloria e di piaceri. I teatri di Parigi furono il campo della sua giovinezza. Quanti applausi! Quanti giornali la esaltavano! Ma quante colpe e quanti scandali! ...
    Nel silenzio della notte, rientrando in se stessa piangeva; non era sazio il suo cuore; aspirava a cose maggiori.
    La celebre artista si era ritirata in un paesello, per riposare un poco e per disporsi ad un ciclo di recite. La vita silenziosa la portò alla meditazione. La grazia di Dio le toccò il cuore ed Eva Lavallièrs, dopo una grande lotta interna, decise di non fare più l'artista, di non aspirare più ai beni terreni e di mirare soltanto al Cielo. Non poté essere smossa dai solleciti pressanti di persone interessate; perseverò nel buon proposito ed abbracciò generosamente la vita cristiana, con la frequenza ai Sacramenti, con le opere buone, ma più di tutto sopportando con amore una grande croce, che doveva portarla alla tomba. La sua condotta edificante fu un'adeguata riparazione agli scandali dati.
    Un giornale di Parigi aveva proposto un questionario ai suoi lettori, diretto a conoscere i vari gusti, specialmente delle signorine. Quante risposte vane a quel questionario! Volle rispondere anche l'ex artista, ma nel seguente tenore:
    « Qual è il vostro fiore preferito? » - Le spine della corona di Gesù.
    « Lo sport più preferito? » - La genuflessione.
    « Il luogo che più amate? » - Il Monte Calvario.
    « Qual è il gioiello più caro? » - La corona del Rosario.
    « Qual è la vostra proprietà? » - La tomba.
    « Sapete dire cosa siete? » - Un verme immondo.
    « Chi forma la vostra gioia? » - Gesù. Così rispondeva Eva Lavallièrs, dopo aver apprezzato i beni spirituali ed avere fissato lo sguardo sul Sacro Cuore.
    Fioretto. Se c'è qualche affetto disordinato, troncarlo subito, per non mettersi in pericolo di perdere il Paradiso.
    Giaculatoria. Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia!

    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli)."






    Guéranger, L'anno liturgico - La festa del Sacro Cuore di Gesù
    http://www.unavoce-ve.it/pg-sacrocuore.htm
    "VENERDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DOPO PENTECOSTE
    LA FESTA DEL SACRO CUORE DI GESÙ.

    Oggi la Chiesa ci propone di onorare con un culto speciale il Cuore sacratissimo di Gesù di cui il sacramento ci ha già rivelato l'immensa tenerezza. E per stimolarci ad onorare quel Cuore divino con maggior rispetto e devozione, Pio XI ha elevato questa festa al rito di doppio di prima classe e messo la sua Ottava alla pari di quelle di Natale e dell'Ascensione [1]. Il culto del Sacro Cuore - scriveva egli ancora Cardinale - è la quintessenza stessa del cristianesimo, il compendio e il sommario di tutta la religione. Il cristianesimo, opera d'amore nel suo inizio, nei suoi progressi e nel suo compimento non potrebbe essere identificato assolutamente con nessuna altra devozione come con quella del Sacro Cuore [2].

    Oggetto della devozione al Sacro Cuore.
    L'oggetto della devozione al Sacro Cuore è lo stesso Cuore ardente d'amore per Dio e per gli uomini. Dall'Incarnazione infatti Nostro Signor Gesù Cristo è l'oggetto dell'adorazione e dell'amore di ogni creatura, non soltanto come Dio ma come Uomo-Dio. Essendo la divinità e l'umanità unite nell'unica persona del Verbo divino, Egli merita tanto come Uomo che come Dio tutti gli omaggi del nostro culto; e come in Dio tutte le perfezioni sono adorabili, così pure in Cristo tutto è adorabile: il suo corpo, il suo sangue, le sue piaghe, il suo cuore, e per questo la Chiesa ha voluto offrire alla nostra adorazione questi oggetti sacri.

    Il cuore di carne dell'Uomo-Dio.
    In questo giorno essa ci mostra soprattutto il Cuore del Salvatore e ci chiede di onorarlo sia che lo consideriamo in se stesso sia che lo consideriamo come il simbolo vivente della sua carità.
    In se stesso, questo Cuore di Gesù, per quanto sia solo un poco di carne, è già degno del nostro culto. Nella vita naturale del corpo umano, non è forse il cuore l'organo più nobile e più necessario, quello che distribuisce a tutte le membra il sangue che vivifica, che nutre, che rigenera e purifica? Adorare il Cuore di Gesù significa adorare per così dire, nel suo principio, nel suo fulcro, la vita di sacrificio e d'immolazione del nostro Salvatore. Significa adorare il prezioso recettacolo in cui le ultime gocce del sangue divino hanno atteso, per effondersi, che venisse a colpirlo la lancia di Longino. Quel cuore squarciato rimane per sempre come la testimonianza d'una vita che si è data interamente per la salvezza del mondo.
    Nell'ordine morale, il cuore di carne occupa un posto altrettanto importante. Da sempre esso è considerato come la sede della vita affettiva dell'uomo, perché è l'organo che ne risente nella maniera più sensibile tutte le fluttuazioni. Le sue pulsazioni battono al ritmo dei nostri sentimenti, delle nostre emozioni, delle nostre passioni. Il linguaggio ha consacrato questo modo di vedere: è il cuore che ama, che compatisce, che soffre, si sacrifica e si dona. E come la bassezza di cuore genera tutti i vizi, così pure il cuore nobile ed elevato è la sorgente da cui s'irradiano insieme con l'amore tutte le virtù. Gesù, vero uomo, ha parlato così di se stesso. Ha offerto il suo cuore umano alla nostra contemplazione, mostrandolo circondato di fiamme ardenti e dicendo: "Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini", che lo ha portato verso tutte le sofferenze e le miserie dell'umanità, che ha avuto pietà dell'immensa moltitudine delle anime, e che Gli ha ispirato non solo di moltiplicare i miracoli, ma di istituire la Santissima Eucaristia, di fondare la Chiesa, di soffrire e di morire per riscattarci.
    Se il cuore è per noi il centro in cui sono raccolte e il focolaio da cui s'irradiano le doti e le virtù, se sappiamo rendere omaggio al cuore delle persone particolarmente benefiche, quanto più non dobbiamo onorare il Cuore di Gesù come l'abisso, il santuario, il tabernacolo di tutte le virtù? Gli Inni dell'Ufficio e le Litanie le descrivono in numerose invocazioni che noi ripeteremo e mediteremo in questi giorni. E onde persuaderci ancor più dell'importanza e dell'utilità della devozione al Sacro Cuore, concludiamo ascoltando quanto scrive un certosino di Treviri morto nel 1461. Le sue parole saranno per noi un'indicazione di quello che dobbiamo fare per entrare nelle intenzioni della Chiesa che sono quelle stesse del suo celeste Sposo: "Se volete completamente e facilmente purificarvi dei vostri peccati, liberarvi delle vostre passioni e arricchirvi di tutti i beni… mettetevi alla scuola dell'eterna carità. Riponete, immergete spesso in ispirito... tutto il vostro cuore e la vostra mente nel Cuore dolcissimo di Nostro Signor Gesù Cristo in croce. Quel Cuore è pieno d'amore... Mediante lui noi abbiamo accesso al Padre nell'unità di spirito; egli abbraccia d'un immenso amore tutti gli eletti... In quel Cuore dolcissimo si trova ogni sorta di virtù, la fonte della vita, la consolazione perfetta, la vera luce che illumina ogni uomo, ma soprattutto chi ha fatto devotamente ricorso a Lui in ogni afflizione e necessità. Tutto il bene che si può desiderare lo si attinge abbondante in lui; ogni salvezza ed ogni grazia ci vengono da quel Cuore dolcissimo, e non da altrove. Esso è il focolare dell'amore divino che brucia sempre del fuoco dello Spirito Santo, che purifica, consuma e trasforma in sé tutti coloro che Gli sono uniti e che desiderano attaccarsi a Lui. Ora come ogni bene ci viene da questo Cuore dolcissimo di Gesù, così pure tutto dovete riferirvi... tutto restituirgli senza nulla attribuire a voi... In quello stesso Cuore confesserete i vostri peccati, domanderete perdono e grazia, loderete e ringrazierete... Per questo bacerete spesso con riconoscenza quel Cuore piissimo di Gesù inseparabilmente unito al Cuore divino, dove sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza di Dio, un'immagine, voglio dire, sia di quel Cuore, sia del Crocifisso. Aspirerete senza posa a contemplarlo faccia a faccia confidandogli le vostre pene; attirerete così nel vostro cuore il suo spirito e il suo amore, le sue grazie e le sue virtù; a Lui ricorrerete nei beni e nei mali, in Lui avrete fiducia, a Lui vi attaccherete, in Lui abiterete, affinché, in cambio, si degni di porre la sua dimora nel vostro cuore; e qui infine dormirete dolcemente e riposerete nella pace. Poiché anche se i cuori di tutti i mortali vi abbandonassero, quel Cuore fedelissimo non vi ingannerà e non vi abbandonerà mai. E non trascurerete di onorare devotamente e di invocare anche la gloriosa Madre di Dio e dolcissima Vergine Maria, perché si degni di impetrarvi dal Cuore dolcissimo del suo Figliolo tutto quanto vi sarà necessario. In cambio, voi offrirete tutto al Cuore di Gesù attraverso le sue mani benedette" [3].

    MESSA

    EPISTOLA (Ef 3,8-19). - Fratelli: A me, il minimo dei santi, è stata concessa questa grazia di evangelizzare tra i Gentili le incomprensibili ricchezze di Cristo, e di illuminare tutti riguardo all'attuazione del mistero ascoso da secoli in Dio, il quale ha creato ogni cosa, affinché dai principati e dalle potestà sia conosciuta per mezzo della Chiesa la multiforme sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha mandato ad effetto per mezzo di Cristo Gesù Signor nostro, in cui abbiamo la fiducia di poterci avvicinare con tutta confidenza a Dio per mezzo della fede in lui. Quindi vi chiedo di non perdervi d'animo a motivo delle tribolazioni ch'io soffro per voi e che sono la vostra gloria. A questo fine piego le mie ginocchia dinanzi al Padre del Signor nostro Gesù Cristo, da cui ogni famiglia e nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere mediante lo Spirito di lui potentemente corroborati nell'uomo inferiore, in modo che Cristo abiti per la fede nei vostri cuori, e voi, radicati nella fede, fondati nella carità, possiate, con tutti i santi, comprendere quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, anzi possiate conoscere ciò che supera ogni scienza, la stessa carità di Cristo, in modo che siate ripieni di tutta la pienezza di Dio.

    Il "Mistero di Cristo".
    È giusto ricordare questa pagina luminosa in cui san Paolo ci svela in termini sublimi l'amore infinito di Dio per la sua creatura. Da tutta l'eternità è stato concepito da Dio un disegno che è come la ragione, la spiegazione, il motivo della creazione, e tale disegno consiste nel chiamare tutta l'umanità a partecipare alla vita di Cristo. Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato loro il suo Figliolo unigenito affinché per lui e in lui diventino a loro volta suoi figli per l'eternità. Cristo con i suoi tesori di sapienza e di scienza; Cristo nel quale sono benedette tutte le genti, nel quale gli uomini sono salvati e fatti simili a lui nell'unità del suo corpo mistico; Cristo che abita in noi e ci fa vivere mediante la fede e l'amore, ecco dunque il mistero appena intravisto dai Patriarchi e dai Profeti e che il Nuovo Testamento ci rivela con incomparabile chiarezza. Ma il mistero di Cristo non si completa veramente che in noi e con la nostra cooperazione. Tutte le ricchezze messe così generosamente da Dio a nostra disposizione e di cui Cristo è la fonte, la Chiesa, i sacramenti, l'Eucaristia, non hanno altro fine che la santificazione di ciascuna delle nostre anime individualmente. Per questo l'Apostolo innalza a Dio una preghiera insistente, chiedendogli che le sue intenzioni di misericordia e d'amore non vengano meno davanti alla nostra ostinazione e alla nostra ribellione e che non sia reso vano in noi lo sforzo compiuto sul Calvario. Solenne si fa la sua supplica perché regni completamente in noi quella vita interiore che ci è stata data nel battesimo, l'uomo nuovo, il cristiano, il figlio di Dio, e questo attraverso la fine dell'uomo vecchio, mediante una costante adesione a Dio, una reale comunione di vita che sottometta a lui tutta la nostra attività. Allora la carità crescerà sovrana in noi, e il piano di Dio pienamente realizzato si compirà per noi fino alla beatitudine eterna.

    VANGELO (Gv 19,31-37). - In quel tempo: I Giudei, affinché non restassero in croce i corpi nel sabato (che era Parasceve ed era solenne quel sabato) chiesero a Pilato che fossero ad essi rotte le gambe e fossero tolti via. Andaron quindi i soldati e ruppero le gambe al primo e all'altro che eran con lui crocifissi; ma quando furono a Gesù, come videro che era già morto, non gli ruppero le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli aprì il costato; e subito ne uscì sangue ed acqua. E chi vide lo ha attestato; e la sua testimonianza è vera. Ed egli sa di dire il vero, affinché voi pure crediate. Certamente, questo è avvenuto, affinché s'adempisse la Scrittura: Non gli romperete alcun osso. E un'altra Scrittura dice pure: Volgeranno gli occhi a colui che han trafitto.

    "Volgeranno gli occhi a colui che han trafitto"! Ascoltiamo questo testo misterioso con il commosso raccoglimento della nostra santa madre Chiesa. Osserviamo la via donde essa è uscita. È appunto dal Cuore dell'Uomo-Dio che è nata. Non poteva avere altra origine, poiché è l'opera per eccellenza del suo amore, ed è appunto per questa Sposa che egli ha fatto tutte le altre opere. Eva fu tratta dal fianco di Adamo in un modo figurativo; ma non ne doveva restare traccia, perché fosse chiaro che la donna era stata tratta dall'uomo solo per un sublime mistero, e non vi si vedesse per lei inferiorità di natura. Ma nel Signore era giusto che la gloriosa traccia di quella uscita rimanesse, perché è una realtà. Bisogna che la sua Sposa, fondandosi su tale origine, possa continuamente far ricorso al suo amore, e sia sempre aperto davanti a lei il cammino perché raggiunga con sicurezza e con prontezza il suo Cuore in ogni cosa.
    [1] L'ottava del Sacro Cuore è stata recentemente soppressa. Vedi nota per la Festa del Corpus Domini, p. 53.
    [2] Opere, II, p. 48.
    [3] Cfr. Etudes, CXXVII, p. 605.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 413-417."





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  10. #30
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: Il sacro Cuore di Gesù

    Sabato 24 giugno: ventiquattresimo giorno del Sacro Cuore di Gesù…



    “24 GIUGNO: NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA.”
    Guéranger, L'anno liturgico - 24 giugno. Natività di san Giovanni Battista



    Natività di san Giovanni Battista - Sodalitium
    “24 giugno, Natività di san Giovanni Battista.

    “La Natività di san Giovanni Battista, Precursore del Signore, e figlio dei santi Zaccaria ed Elisabetta, il quale fu ripieno di Spirito Santo, mentre era ancora nel seno di sua madre”.
    1) O glorioso S. Giovanni Battista, che fra i nati di donna fosti il profeta più grande: benché santificato sin dal seno materno, tu vorresti ritirarti nel deserto per dedicarti alla preghiere ed alla penitenza. Ottienici dal Signore il distacco da ogni ideale terreno per avviarci verso il raccoglimento del dialogo con Dio e la mortificazione delle passioni. Gloria.
    2) O zelantissimo precursore di Gesù che pur senza operare alcun miracolo attirasti a te le folle per prepararle ad accogliere il Messia e ad ascoltare le sue parole di vita eterna, ottienici la docilità alle ispirazioni del Signore in modo che con la testimonianza della nostra vita possiamo condurre le anime a Dio, quelle soprattutto che hanno più bisogno della sua misericordia. Gloria.
    3) O martire invitto che per la fedeltà alla Legge di Dio e per la santità del matrimonio ti opponesti agli esempi di vita dissoluta a costo della libertà e della vita, ottienici da Dio una volontà forte e generosa affinché, vincendo ogni umano timore, osserviamo la Legge di Dio, professiamo apertamente la fede e seguiamo gli insegnamenti del Maestro Divino e della sua santa Chiesa. Gloria.”



    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “24 juin : Nativité de Saint Jean-Baptiste.”


    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Giovanni Battista, Precursore del Signore, e figlio dei santi Zaccaria ed Elisabétta, il quale fu ripieno di Spirito Santo, mentre era ancora nel seno di sua madre. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Profeta, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Giovanni Battista possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”



    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    Edizioni Radio Spada - Home
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “24 GIUGNO 2017: NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA (Doppio di prima classe con Ottava comune)”
    “La vista del tuo adorato Cuore, o Gesù, mi fa ripetere, fra i sospiri e il pianto, "Non più peccati, o Gesù, non più!".”






    24 giugno
    “LA PACE
    24° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Riparare i peccati di odio.

    LA PACE
    Una delle promesse che il Sacro Cuore ha fatto ai suoi devoti, è: Metterò la pace nelle loro famiglie.
    La pace è un dono di Dio; può darla soltanto Dio; e noi dobbiamo apprezzarla e custodirla nel nostro cuore e nella famiglia.
    Gesù è il Re della pace. Quando mandava i discepoli in giro per le città ed i castelli, raccomandava loro di essere portatori di pace: Entrando in qualche casa, salutatela con dire: Pace a questa casa! - E se la casa ne è degna, verrà la vostra pace sopra di essa; se invece non è degna, la vostra pace ritornerà a voi! (Matteo, XV, 12).
    - La pace sia con voi! (S. Giovanni, XXV, 19). Questo era il saluto e 1'augurio che Gesù rivolgeva agli Apostoli, quando appariva ad essi dopo la risurrezione. - Va' in pace! - diceva ad ogni anima peccatrice, quando la licenziava dopo averle perdonato i peccati (S. Luca, VII, 50).
    Allorché Gesù disponeva gli animi degli Apostoli alla sua dipartita da questo mondo, li confortava con dire: Vi lascio la mia pace; vi dono la mia pace; ve la do, non come suole darla il mondo. Non si turbi il vostro cuore (S. Giovanni, XIV, 27).
    Alla nascita di Gesù, gli Angeli annunziarono al mondo la pace, dicendo: Pace in terra agli uomini di buona volontà! (San Luca, II, 14).
    La S. Chiesa implora di continuo la pace di Dio sulle anime, mettendo sulle labbra dei Sacerdoti, nella Messa, questa preghiera:
    Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, donaci la pace! -
    Che cosa è la pace, tanto prediletta da Gesù? È la tranquillità dell'ordine; è l'armonia della volontà umana con quella divina; è una profonda serenità dello spirito, che può conservarsi anche. nelle prove più dure.
    Non c'è pace per gli empi! La godono solamente coloro che vivono nella grazia di Dio e si studiano di osservare la legge divina meglio che sia possibile.
    Il primo nemico della pace è il peccato. Lo sanno per triste esperienza coloro che cedono alla tentazione e commettono una grave colpa; subito perdono la pace del cuore e ne hanno in cambio amarezza e rimorso.
    Il secondo ostacolo alla pace è l'egoismo, l'orgoglio, la detestabile superbia, per cui si brama di eccellere. Il cuore degli egoisti e dei superbi è senza pace, sempre inquieto. I cuori umili godono la pace di Gesù. Se ci fosse più umiltà, dopo un rimprovero o un'umiliazione, quanti rancori e desideri di vendetta si eviterebbero e quanta pace resterebbe nel cuore e nelle famiglie!
    L'ingiustizia è soprattutto la nemica della pace, perché non conserva l'armonia nei rapporti col prossimo. Chi è ingiusto, pretende i propri diritti, sino all'esagerazione, ma non rispetta i diritti altrui. Questa ingiustizia porta la guerra nella società e la discordia nella famiglia.
    Custodiamo la pace, dentro di noi e attorno a noi!
    Sforziamoci di non perdere mai la pace del cuore, non solo evitando il peccato, ma anche tenendo lontano ogni turbamento dello spirito. Tutto ciò che porta turbamento nel cuore ed irrequietezza, viene dal demonio, il quale suole pescare nel torbido.
    Lo spirito di Gesù è spirito di serenità e di pace.
    Le anime poco esperte nella vita spirituale, facilmente sono preda del turbamento interiore; un nonnulla toglie loro la pace. Siano perciò vigilanti e preghino.
    Santa Teresina, provata in tutti i modi nel suo spirito, diceva: Signore, provatemi, fatemi soffrire, ma non privatemi della vostra pace!
    Custodiamo la pace nella famiglia! La pace domestica è una grande ricchezza; la famiglia che ne è priva, è simile ad un mare in tempesta. Infelici coloro che sono costretti a vivere in una casa, ove non regna la pace di Dio!
    Questa pace domestica si mantiene con l'ubbidienza, cioè col rispettare la gerarchia che Dio vi ha messa. La disubbidienza turba l'ordine familiare.
    Si mantiene con l'esercizio della carità, compatendo e sopportando i difetti dei congiunti. Si pretende che gli altri non manchino mai, non facciano sbagli, insomma che siano perfetti, mentre noi commettiamo tante mancanze.
    La pace nella famiglia si conserva col troncare all'inizio qualunque motivo di discordia. Si spenga subito il fuoco, prima che diventi incendio! Si smorzi la fiamma della discordia e non si metta legna al fuoco! Se sorge in famiglia un disaccordo, un dissapore, si chiarisca tutto con calma e con prudenza; si faccia tacere ogni passione. E’ meglio cedere in qualche cosa, anche con sacrificio, anzichè turbare la pace della casa. Fanno bene coloro che ogni giorno recitano un Pater, Ave e Gloria per la pace nella propria famiglia.
    Quando sorgesse in casa qualche forte contrasto, apportatore di odio, ci si sforzi di dimenticare; non si richiamino alla mente i torti ricevuti e non se ne parli, perchè il ricordo e il parlarne riaccendono il fuoco e la pace si allontana sempre più.
    Non si dissemini la discordia, togliendo la pace a qualche cuore o a qualche famiglia; ciò avviene specialmente con il parlare imprudente, con l'intromettersi negli affari intimi del prossimo senza esserne richiesti e col rapportare alle persone ciò che si sente dire contro di loro.
    I devoti del Sacro Cuore custodiscano la loro pace, la portino ovunque con l'esempio e la parola e s'interessino a farla ritornare in quelle famiglie, di parenti o di amici, da cui è stata bandita.
    ESEMPIO
    Ritornò la pace
    A motivo dell'interesse, ebbe origine uno di quegli odi che mettono a soqquadro le famiglie.
    Una figliuola, da anni accasata, cominciò ad odiare i genitori e gli altri familiari; il marito ne approvava l'agire. Non più visite al padre ed alla madre, né saluto, ma ingiurie e minacce.
    La tempesta durò a lungo. Il genitore, nervoso ed intransigente, in un dato momento ideò la vendetta.
    In quella casa era penetrato il demonio della discordia ed era sparita la pace. Solo Gesù poteva rimediare, ma invocato con fede.
    Alcune anime pie della famiglia, la madre e due figliuole, devote del Sacro Cuore, stabilirono di ricevere molte volte la Comunione, perchè non capitasse qualche delitto e perchè presto ritornasse la pace.
    Si era nel corso delle Comunioni, quando all'improvviso cambiò la scena.
    Una sera la figlia ingrata, toccata dalla grazia di Dio, si presentò umiliata alla casa paterna. Riabbracciò la madre e le sorelle, chiese perdono della sua condotta e volle che tutto si dimenticasse. Era assente il padre e si temeva qualche temporale appena fosse rientrato, conoscendosi il suo carattere focoso. Ma non fu così! Rientrando questi a casa calmo e mansueto come un agnellino, abbracciò la figlia, si sedette in serena conversazione, come se nulla fosse capitato precedentemente.
    Chi scrive, testimonia il fatto.
    Fioretto. Custodire la pace nella famiglia, nella parentela e nel vicinato.
    Giaculatoria. Dammi, o Gesù, la pace del cuore!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”


    24° giorno: Cuore leale - Cuore falso
    “24° giorno: Cuore leale – Cuore falso
    CUORE LEALE

    Un cuore leale è un cuore nobile e forte. Merita fiducia e lode. «Il Signore si compiace, in quelli che camminano con schiettezza» (Pro 11,20).
    Il cuore leale si riconosce subito, perché non ha paura di soffrire a causa della verità, per la sua sincerità. Anzi, tanto più è leale, quanto più è pronto a rimetterci persino la vita piuttosto che mentire.
    Nella persecuzione di Diocleziano, un drappello di soldati venne mandato a catturare sant’Antimo, Vescovo di Nicomedia. Senza saperlo, entrarono proprio nella casa di sant’Antimo, per chiedere da mangiare. Il Vescovo stesso si mise subito a servirli, senza che i soldati sospettassero che fosse proprio lui il Vescovo da catturare.
    Appena rifocillati, i soldati gli chiesero qualche notizia sul vescovo Antimo.
    «Ma sono io!» – rispose tranquillamente il Santo.
    I soldati rimasero sbalorditi e imbarazzati. Non avrebbero mai avuto il coraggio di imprigionare chi li aveva rifocillati e serviti. Gli proposero, perciò, di fuggire a destra, mentre essi lo avrebbero cercato a sinistra, in modo da non trovarlo. «No no… – rispose serenamente il Vescovo –. Non voglio essere complice della vostra bugia. Io non mentirò né permetterò che voi mentiate per salvare a me la vita. Conducetemi pure dove vi è stato imposto».
    I soldati dovettero condurlo, e il Vescovo perse la vita, per non aver voluto mentire.
    Quante volte Gesù stava per essere lapidato perché diceva la verità? «Non ti lapidiamo per nessuna opera buona, ma… perché tu, che sei uomo, ti fai Dio» (Gv 10,33).
    Leggendo il Vangelo notiamo subito che il parlare di Gesù manifesta sempre un pensiero lucido e schietto, rivelatore di una sincerità di cuore che non ammette riserve.
    «Il vostro parlare sia: sì sì, no no. Il di più è dal maligno» (Mt 5,37). I farisei avevano paura di Gesù, perché si sentivano smascherati nella loro perfida ipocrisia: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti» (Mt 23,14). La falsità e l’ipocrisia sono figlie del diavolo, che è «il padre della menzogna» (Gv 8,44).
    Un cuore leale ispira ammirazione e soprattutto fiducia.
    Sul Cuore di Gesù noi possiamo poggiare il capo e riposare tranquilli. «In verità vi dico, il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno mai» (Mc 13,31).
    CUORE FALSO
    «Il cuore doppio è in abominio al Signore» (Pro 11,20).
    Quanto piace al Signore il cuore sincero, tanto gli dispiace il cuore falso. Un cuore falso è un cuore nemico. Impossibile fidarsi.
    È capace di ingannare, di abbandonare, di tradire.
    Il bacio di Giuda è il simbolo del cuore falso. Dietro il segno dell’amore più fraterno, espresso dal bacio, c’è il pugnale del tradimento che ti colpisce a rovina. «Con la bocca benedicono, nel loro cuore maledicono» (Sal 61,5).
    Quando i compagni di università si accorsero che Contardo Ferrini era un giovane virtuoso in maniera eccezionale, si misero con gusto perfido a tendergli insidie dietro le false apparenze dell’amicizia. Ma il beato Contardo si accorse presto dei tranelli in cui volevano farlo cadere, e si allontanò subito da quei falsi amici.
    «Quante volte non ho trovato fedeltà, ove credevo che ve ne sarebbe stata!», esclama l’Imitazione di Cristo (III, 45,1). L’inganno e la falsità sono le armi tenebrose del cuore sleale. «Più untuosa del burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra» (Sal 54,22).
    “Dagli amici mi guardi Dio”, dice un detto antico.
    Perché? Perché è molto frequente avere amici dal cuore doppio, che si tirano indietro proprio nel momento della prova di fedeltà.
    Quante volte facciamo così anche noi con il Signore!
    È facile sentir dire che si è devoti del Sacro Cuore. Ma è difficile voler capire che si è sinceri devoti del Sacro Cuore, quando si è fedeli agli impegni presi. Non si ha il cuore leale se si prende l’impegno di fare la Confessione e Comunione nei nove primi venerdì del mese, e poi, non si mantiene l’impegno fino alla fine. Non si ha il cuore leale se si vuole essere devoti del Sacro Cuore, e poi ci si disinteressa del tutto del culto da diffondere dovunque sia possibile. «Fratelli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità» (Gv 3,18).
    Animiamoci, quindi, con cuore leale e schietto ad amare e a far amare il Sacro Cuore, ricordando quella promessa di Gesù che dice: «Le persone che propagheranno questa mia devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà cancellato».
    È possibile una promessa più consolante di questa?
    Proposito: Sforzarsi di introdurre il culto al Sacro Cuore in qualche famiglia.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”







    Guéranger, L'anno liturgico - 24 giugno. Natività di san Giovanni Battista
    “24 GIUGNO NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA
    I-LA GLORIA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

    Il Messia nascosto.
    "Voce di colui che grida nel deserto: Preparate le vie del Signore; ecco il vostro Dio" (Is 40,3.9)! Oh, chi, nel nostro arido secolo, comprenderà l'esultanza della terra a questo annuncio per tanto tempo atteso? Il Dio promesso non è ancora manifestato; ma già i cieli si sono umiliati (Sal 17,10), per lasciargli libero il passaggio. Sotto il velo di umiltà, in cui come prima della sua nascita, deve continuare a velare agli uomini la sua divinità, chi scoprirà l'Emmanuele? Chi soprattutto, avendolo riconosciuto nelle sue misericordiose umiliazioni, saprà farlo accettare da un mondo folle di orgoglio, e potrà dire, mostrando nella folla il figlio del falegname (Mt 13,55): Ecco colui che i vostri padri aspettavano!
    Questo infatti è l'ordine stabilito dall'alto per la manifestazione del Messia: il Dio fatto uomo non si intrometterà da se stesso negli atti della vita pubblica; aspetterà, per inaugurare il suo divino ministero, che un membro di quella stirpe divenuta la sua, un uomo venuto prima di lui e dotato a tal fine di sufficiente credito, lo presenti al suo popolo.
    Convenienza di un precursore.
    Missione sublime, che farà d'una creatura il garante di Dio, il testimone del Verbo! La grandezza di colui che deve riempirlo era indicata, come quella del Messia, molto tempo prima della sua nascita. Non già che, per illuminare i suoi passi, Cristo avesse bisogno d'un aiuto estraneo; ma tanti falsi splendori avevano ingannato l'umanità, durante la notte dei secoli di attesa, che la vera luce, sorgendo d'improvviso, non sarebbe stata compresa, o non avrebbe fatto che accecare degli occhi resi impotenti dalle tenebre precedenti a sopportare il suo splendore. L'eterna Sapienza aveva dunque stabilito che, come l'astro del giorno è annunciato dalla stella del mattino, così Cristo luce sarebbe stato preceduto quaggiù da un astro precursore, e segnalato dall'irradiamento di cui egli stesso avrebbe rivestito quel fedele messaggero della sua venuta. Quando un tempo l'Altissimo si degnava di schiarire l'avvenire per i suoi profeti, il lampo che, ad intermittenza, solcava così il cielo dell'antica alleanza, si spegneva nella notte, senza portare il giorno; ma l'astro cantato nel salmo non conoscerà la sconfitta: non essendo di per sé, come ogni creatura, che nulla e tenebre, rifletterà così da vicino lo splendore del Messia, che parecchi lo prenderanno per Cristo stesso (Lc 3,15).
    L'annuncio profetico.
    La misteriosa conformità di Cristo e del suo Precursore, gl'incomparabili accostamenti che li unisce, sono notati in molti punti dei Libri sacri. Se Cristo è Verbo, la parola eterna del Padre, lui sarà la Voce che porterà tale parola dove deve giungere. Cristo è l'angelo dell'alleanza; ma nello stesso testo in cui lo Spirito Santo gli dà un appellativo così pieno per noi di speranza, pare che porti anche quel nome d'angelo il fedele ambasciatore a cui la terra sarà debitrice di conoscere lo Sposo: "Ecco che io mando il mio angelo che preparerà il cammino davanti a me, e presto verrà nel suo tempio il dominatore che cercate, l'angelo dell'alleanza che desiderate; ecco che egli viene, dice il Signore degli eserciti" (Mal 3,1). E ponendo fine al ministero profetico di cui è l'ultimo rappresentante, Malachia termina i suoi stessi oracoli con le parole che abbiamo intese rivolgere da Gabriele a Zaccaria, per annunciargli la prossima nascita del Precursore (ivi 4,5.6).
    L'annuncio angelico.
    La presenza di Gabriele, in questa occasione, mostrava essa pure come il bambino allora promesso sarebbe stato l'intimo del Figlio di Dio; poiché lo stesso principe delle milizie celesti sarebbe presto venuto ad annunciare l'Emmanuele. Molti tuttavia sono i messaggeri fedeli ai piedi del trono della Santissima Trinità, e la scelta di quegli augusti legati varia, di solito, secondo l'importanza delle istruzioni che l'Altissimo trasmette per loro mezzo al mondo. Ma era conveniente che l'arcangelo incaricato di concludere le sacre nozze del Verbo con l'umanità, preludesse a quella grande missione preparando la venuta di colui che gli eterni decreti avevano designato come l'Amico dello Sposo (Gv 3,29). Sei mesi dopo, inviato a Maria, egli recava il suo divino messaggio rivelando alla Vergine purissima il prodigio che, fin da allora, dava un figlio alla sterile Elisabetta: primo passo dell'Onnipotente verso un miracolo ancora più sublime. Giovanni non è ancora nato: ma senza tardare oltre, la sua missione è aperta; egli attesta la verità delle promesse dell'angelo. Quale ineffabile garanzia è quella di questo bambino, ancora nascosto nel seno della madre, e già testimone di Dio nel sublime commercio che tiene sospesa la terra e il cielo! Illuminata dall'alto, Maria riceve la testimonianza e non esita più: "Ecco la serva del Signore, dice all'Arcangelo; sia fatto di me secondo la tua parola" (Lc 1,38).
    La santificazione del Precursore.
    Gabriele si è ritirato, portando con sé il segreto divino che non dovrà comunicare al resto del mondo. La Vergine prudentissima non parlerà nemmeno essa; lo stesso Giuseppe, suo virgineo sposo, non riceverà comunicazione del mistero. Non abbiamo tuttavia timore! C'è qualcuno per cui l'Emmanuele non avrà né segreti né ritardi; ed egli saprà rivelare il prodigio. Il Verbo ha appena preso possesso del santuario immacolato in cui doveva passare i nove primi mesi della sua dimora fra gli uomini, che la Vergine illuminata interiormente dal desiderio del suo Figliolo, si reca con tutta sollecitudine verso i monti della Giudea (Lc 1,39). All'amico dello Sposo la sua prima visita, a Giovanni l'inizio delle sue grazie. Una festa a parte ci permetterà di onorare in modo speciale il giorno prezioso in cui il Dio Bambino, santificando il suo Precursore, si rivela a Giovanni attraverso la voce di Maria; in cui la Vergine, manifestata da Giovanni che trasalisce nel seno della madre, proclama finalmente le grandi cose che l'Onnipotente ha operate in lei secondo la misericordiosa promessa che fece un tempo ai padri nostri, ad Abramo e alla sua posterità per tutti i secoli (Lc 1,55).
    La nascita del Precursore.
    Ma è giunto il tempo in cui la notizia dei figli e delle madri si deve spargere ai paesi d'intorno, in attesa che giunga al mondo intero. Giovanni sta per nascere e, non potendo ancora parlare, scioglierà la lingua del padre. Farà cessare il mutismo da cui il vecchio sacerdote, immagine dell'antica legge, era stato colpito dall'angelo; e Zaccaria, ripieno dello Spirito Santo, renderà manifesta con un nuovo cantico la visita benedetta del Signore Dio d'Israele (Lc 1,68).
    II. - LA LITURGIA DELLA FESTA
    La pietà antica.
    Tutto ci mostra in questa festa una delle solennità più care alla Sposa. Che avverrebbe mai se, risalendo verso i tempi più felici, ci fosse concesso di prendere parte alle antiche manifestazioni del sentimento cattolico in questo giorno? Nei grandi secoli in cui la pietà dei popoli seguiva docilmente le ispirazioni della Chiesa, lo spettacolo delle dimostrazioni, suggerite alla fede di tutti dal ritorno di cari anniversari, manteneva in ognuno la comprensione dell'opera divina e delle grandi armonie che l'antico Ciclo sapeva rendere. Oggi che lo spirito liturgico è diminuito per molti, non si riscontra più il movimento veramente cattolico che imprimeva alle folle, e l'assenza di un sicuro orientamento si fa risentire nella devozione di un gran numero di persone: disorientata, non più capace di puntare sui fari luminosi che la Chiesa aveva disposti ad ogni mutamento di rotta, essa appare talvolta più sensibile al vento delle novità che alla tradizionale ispirazione dello Spirito Santo; è priva di quel particolare senso che i più piccoli come i più grandi della famiglia cristiana attingevano alla comune scuola del sacro Ciclo; senza una veduta sintetica, troppo sovente essa difetta di proporzioni, e la mancanza di equilibrio l'espone a un'infinità di false mosse piene di pericoli o senz'altro risultato se non di una fatica priva di vantaggi. Tuttavia le scosse e le deviazioni recate dall'insufficienza di alcuni, non fanno vacillare la nave della vera pietà, poiché contro i venti e le maree, e perfino in mezzo alle mutilazioni che deve subire, la ferma mano del pilota supremo mantiene sempre la primitiva direzione. Siamo ben lontani dal tempo in cui due eserciti nemici, trovandosi di fronte, la vigilia di san Giovanni, rimandavano la battaglia all'indomani della festa (Battaglia di Fontenay, sabato 25 giugno dell'841). In Francia, dove la prudenza benevola della Chiesa si è rassegnata a tante perdite dolorose, la Natività di san Giovanni Battista viene celebrata solennemente solo quando cade di Domenica; tuttavia, elevata nel calendario a doppio di prima classe con Ottava [1], continua a presentarsi al fedele attento rivestita dei caratteri che designano in essa uno dei più importanti giorni dell'anno.
    La festa del 29 agosto.
    Un'altra festa deve giungere, alla fine di agosto, ad esigere i nostri omaggi verso il figlio di Zaccaria e di Elisabetta: la festa del suo glorioso martirio e della sua nascita al cielo. Ma, per quanto venerabile debba essere per noi, secondo l'espressione stessa della Chiesa nel giorno della Decollazione di san Giovanni Battista, essa non avrà lo splendore di quest'ultima. Infatti, la solennità di questo giorno si riferisce non tanto a Giovanni, quanto a Gesù da lui annunciato; mentre la Decollazione, più personale per il nostro Santo, non presenta nel piano divino l'importanza che aveva la sua nascita, preludio di quella del Figlio di Dio.
    Il Natale estivo.
    Gesù solo è la luce, la luce senza la quale il mondo resterebbe nella morte; e Giovanni non è che l'uomo mandato da Dio, senza il quale la luce resterebbe sconosciuta (Gv 1,4-10). Ma Gesù essendo inseparabile da Giovanni, come il giorno dalla sua aurora, non si deve stupire che l'esultanza del mondo, alla nascita di Giovanni, faccia parte di quella che susciterà a suo tempo la venuta del Salvatore. È Natale estivo. Fin dall'inizio, Dio e la sua Chiesa si preoccuparono, come presto vedremo dimostrare mediante molti riaccostamenti, la dipendenza e la somiglianza delle due solennità.
    Precursore dei Martiri.
    Dio, la cui provvidenza cerca in tutto la glorificazione del suo Verbo fatto carne, calcola gli uomini e i secoli secondo la testimonianza che rendono a Cristo; per questo Giovanni è così grande. Da colui infatti che i profeti annunciavano come venturo, che gli apostoli predicavano come già venuto, egli solo, profeta e apostolo insieme, ha detto mostrandolo: Eccolo! Essendo dunque Giovanni il testimone per eccellenza (Gv 1,7) era giusto che presiedesse al glorioso periodo in cui, per tre secoli, la Chiesa rese allo Sposo quella testimonianza del sangue che dà ai martiri il primo posto nella sua riconoscenza, dopo gli apostoli i profeti sul cui fondamento essa è basata (Ef 2,20). Dieci volte si aprirono, sull'immensa estensione dell'impero, le vene della Sposa; e l'eterna Sapienza volle che la decima e ultima persecuzione si ricollegasse, appunto per il 25 dicembre del 303, in Nicomedia (v. vol. I, p. 136), alla nascita del Figlio di Dio di cui assicurava il trionfo. Ma se la Natività dell'Emmanuele illumina in tal modo nei sacri testi la fine delle grandi battaglie, quella di Giovanni, come era giusto, ne segna gli inizi. Fu nell'anno 64 che, per la prima volta, Roma pagana aprì le sue arene ai soldati di Cristo; ed è il 24 giugno che la Chiesa ne consacra l'augusto ricordo, con quella menzione che fa seguito, nel suo Martirologio, all'annuncio riguardante la Natività del Precursore: "A Roma, la santa memoria di numerosi martiri che, sotto l'imperatore Nerone, furono calunniosamente accusati dell'incendio della città, e morirono per ordine del principe con varii supplizi: gli uni esposti, sotto pelli di animali, ai morsi dei cani, altri crocefissi, altri bruciati a guisa di torce al cadere del giorno per servire da fiaccole nella notte. Tutti questi erano discepoli degli Apostoli: primizie elette che la Chiesa romana, campo fecondo di martiri, offrì prima della morte degli Apostoli al Signore".
    Precursore dei monaci.
    La solennità del 24 giugno illumina dunque in duplice maniera le origini del cristianesimo. Non vi furono mai giorni abbastanza cattivi nella Chiesa, in cui sia venuta meno, anche per un anno solo, la predizione dell'angelo che molti si sarebbero rallegrati alla nascita di Giovanni (Lc 1, 14); insieme alla gioia, la sua parola, i suoi esempi, la sua intercessione davano coraggio ai martiri. Dopo il trionfo riportato dal Figlio di Dio sulla negazione pagana, quando alla testimonianza del sangue seguì quella della confessione mediante le opere e la lode, Giovanni conservò il suo posto di precursore di Cristo nelle anime. Guida dei monaci, li conduce lontano dal mondo e li fortifica nella battaglie della solitudine; amico dello Sposo, continua a formare la Sposa, preparando al Signore un popolo perfetto (ivi 17).
    Precursore dei fedeli.
    Nei diversi stati, a tutti i gradi della vita cristiana, si fa sentire il suo benevolo e necessario influsso. "Precursore nella nascita, precursore nella morte, san Giovanni - dice sant'Ambrogio - continua a camminare davanti al Signore. E forse più di quanto noi pensiamo, la sua misteriosa azione ha la propria parte nella nostra vita presente, nel giorno attuale. Quando cominciamo a credere in Cristo, vi è come una virtù di Giovanni che ci attira dietro di sé; egli inclina nel senso della fede i sentieri della nostra anima; raddrizza i cammini tortuosi di questa vita, ne fa la retta via del nostro pellegrinaggio, perché non abbiamo a cadere nelle anfrattuosità dell'errore; fa sì che tutte le nostre valli possano ricolmarsi dei frutti delle virtù e che ogni altura mondana si abbassi davanti al Signore" (Lc 1,38).
    Patrono dei battisteri.
    Ma se il Precursore ha la sua parte in ogni progresso della fede che avvicina a Cristo le anime, interviene ancor più in ogni battesimo che viene ad arricchire la Sposa. A lui sono consacrati i battisteri. Il battesimo che egli impartiva alle folle sulle rive del Giordano non ebbe mai, è vero, il potere del battesimo cristiano; ma immergendo l'Uomo-Dio nelle acque, poneva le acque in possesso della virtù fecondatrice, che, scaturita dall'Uomo-Dio, avrebbe loro dato di completare fino alla fine dei tempi, con l'accesso di nuovi mèmbri, il corpo della Chiesa unita a Cristo.
    Patrono dei popoli e delle Chiese.
    La fede dei nostri padri non ignorava i grandi benefici di cui erano debitori a Giovanni gli individui e i popoli. Molti neofiti ricevevano il suo nome nel battesimo, e tanto era efficace per condurre fino alla santità l'aiuto prestato da lui ai suoi fedeli devoti, che non vi è giorno del calendario in cui non si possa onorare la nascita in cielo di qualcuno di essi. Patrono un tempo dei Longobardi, san Giovanni Battista lo è oggi del Canada Francese. Ma, sia in Oriente sia in Occidente, chi potrebbe contare le regioni, le città, le abbazie, le chiese poste sotto quel potente patronato: dal tempio che, sotto Teodosio, sostituì ad Alessandria l'antico Serapeon con i suoi famosi misteri, fino al santuario innalzato sulle rovine dell'altare di Apollo, a Monte Cassino, dal patriarca dei monaci; dalle quindici chiese che Bisanzio aveva dedicate fra le sue mura al Precursore, fino a quella augusta basilica del Laterano che, nella capitale del mondo cristiano, rimane come la regina e la madre di tutte le Chiese della Città e del mondo! Dapprima dedicata al Salvatore, essa unì ben presto a quel sacro appellativo, come inseparabile, quello dell'Amico dello Sposo.
    Solennità della vigilia.
    La Vigilia di san Giovanni non è più di precetto; un tempo, tuttavia, non un solo giorno di digiuno ci si imponeva all'avvicinarsi della Natività del Precursore, ma un'intera quaresima, che richiamava con la sua durata e le sue prescrizioni l'Avvento del Signore. Più severe erano state le sante esigenze della preparazione, più cara e meglio compresa era la festa. Dopo aver uguagliato la penitenza della Quaresima di Giovanni alle austerità di quella di Natale, non ci stupiva più di vedere che la Chiesa riavvicinava nella Liturgia le due Natività.
    I fuochi di san Giovanni.
    Tre Messe celebravano la nascita di Giovanni, come quella di Colui che egli fece conoscere alla Sposa: la prima, di notte, ricordava il suo titolo di precursore; la seconda, allo spuntare del giorno, onorava il suo battesimo; l'ultima, a Terza, esaltava la sua santità (Sacr. Gregor. Amal, pseudo Alcuino, Ord. Rom.). Inoltre, come vi erano una volta due Mattutini nella notte di Natale, Durando di Mende ci riferisce, insieme con Onorio di Autun, che parecchi celebravano nella festa di san Giovanni, un duplice Ufficio (Ration. 7,14). Il primo cominciava al tramonto; era senza alleluia, per significare il tempo della Legge e dei Profeti che durò fino a Giovanni (Lc 16,16). Il secondo, si iniziava nel cuore della notte e terminava all'aurora; veniva cantato con alleluia, per indicare l'inizio dei tempi della grazia e del regno di Dio (ibid.).
    La letizia, che è il carattere specifico di questa festa, dilagava anche fuori dei luoghi santi, e si spandeva finanche sui Musulmani infedeli. Se a Natale il rigore della stagione confinava accanto al focolare domestico le commoventi manifestazioni della pietà privata, lo splendore delle notti della solennità estiva porgeva alla viva fede dei popoli l'occasione di rifarsi. Completava così quello che le sembrava l'insufficienza delle sue dimostrazioni verso il Bambino Dio, con gli onori resi al Precursore nella sua culla. Appena si spegnevano gli ultimi raggi del sole, dal lontano Oriente fino all'estremo Occidente, sull'intera superficie del mondo, immensi falò si levavano dalle montagne, e salivano d'un tratto da tutte le città, in ogni borgata, nei più piccoli villaggi. Erano i fuochi di san Giovanni: testimonianza autentica, e continuamente rinnovata, nella verità delle parole dell'angelo e della profezia la quale annunciava quella gioia universale che doveva salutare la nascita del figlio di Elisabetta. Come una lampada ardente e risplendente, secondo l'espressione del Signore, egli era apparso nella notte senza fine. Per un tempo, la sinagoga aveva voluto rallegrarsi ai suoi raggi (Gv 5,35); ma, poi sconcertata dalla sua fedeltà che le impediva di sacrificarsi per Cristo e per la vera luce (ivi 1,20), irritata alla vista dell'Agnello che Giovanni mostrava come la salvezza del mondo e non più soltanto di Israele (ivi 29), si era rivolta subito nuovamente verso la notte e aveva messo da se stessa ai propri occhi la benda che la faceva rimanere nelle tenebre fino ai nostri giorni. Grata a colui che non aveva voluto né mutilare né ingannare la Sposa, la gentilità lo esaltò tanto più quanto più egli si era umiliato; raccolse gli ideali che avrebbe dovuto custodire la sinagoga ripudiata, e manifestò con tutti i mezzi in suo potere che, senza confondere la luce avuta dal Precursore con lo splendore del Sole di giustizia, ne salutava tuttavia con entusiasmo quella luce che era stata per l'umanità l'aurora dei gaudi nuziali.
    Antichità dei fuochi di san Giovanni.
    Si potrebbe quasi dire dei fuochi di san Giovanni che risalgono all'origine stessa del cristianesimo. Per lo meno, appaiono fin dai primi tempi della pace, come un frutto dell'iniziativa popolare, non senza stimolare talvolta la sollecitudine dei Padri e dei concili, pronti ad allontanare qualunque idea superstiziosa di manifestazioni che volessero sostituire, del resto così felicemente, le feste pagane dei solstizi. Ma la necessità di combattere alcuni abusi, possibili oggi come allora, non impedì alla Chiesa di incoraggiare un genere di manifestazioni che rispondeva così bene al carattere della festa [2].
    I fuochi di san Giovanni completavano felicemente la solennità liturgica; mostrando unite in uno stesso pensiero la Chiesa e la città terrena. Infatti, l'organizzazione di questi festeggiamenti spettava ai comuni, e i municipi ne sopportavano tutte le spese. Così, il privilegio di accendere i fuochi era riservato di solito alle personalità eminenti nel campo civile. Gli stessi re, prendendo parte alla gioia di tutti, si facevano un onore di dare questo segnale di allegria ai loro popoli; Luigi XIV, nel 1648, mise ancora il fuoco alla pira della piazza di Grève, come avevano fatto i suoi predecessori. D'altronde, come si usa sempre in parecchi luoghi della cattolica Bretagna, il clero, invitato a benedire le cataste di legna, vi gettava poi la prima torcia, mentre la folla, recando altre torce accese, si spargeva nelle campagne intorno alle messi in maturazione, oppure seguiva sulle rive del mare le sinuosità della costa, con grida di gioia a cui rispondevano i fuochi accesi nelle vicine isole.
    La "Girandola".
    In alcuni luoghi, la girandola, disco infuocato che girava su se stesso e percorreva le strade della città o scendeva dalla cima dei monti, rappresentava il moto del sole che raggiunge il punto più alto della sua corsa per ridiscenderne subito; richiamava così le parole del Precursore riguardo al Messia: Bisogna che egli cresca e che io diminuisca (Gv 3,30). Il simbolismo era completato dall'usanza che si aveva di bruciare le ossa e gli avanzi di ogni specie, in quel giorno che annunciava la fine della legge antica e l'inizio dei tempi nuovi, secondo il detto della Scrittura: Rigetterete ciò che è vecchio all'arrivo dei nuovi beni (Lev 26,10).
    Beate le popolazioni che conservano ancora qualcosa delle usanze a cui la semplicità dei nostri padri attingeva una letizia più vera e più pura certamente di quelle chieste dai loro successori a certe feste in cui l'anima non prende più parte.
    III. MESSA
    La Messa è composta di diversi passi dell'Antico e del Nuovo Testamento. La Chiesa, dicono gli autori liturgici, vuole così ricordarci che Giovanni forma il legame delle sue alleanze e partecipa a ciascuna di esse. Egli è la preziosa graffe che fissa il duplice manto della legge e della grazia (San Pier Cris., Discorso 91) sul petto dell'eterno Pontefice.
    EPISTOLA (Is 49,1-3;5-7). - Udite, o isole, state attenti, o popoli lontani, il Signore mi ha chiamato dal seno materno, dal seno di mia madre si ricordò del mio nome. Egli fece la mia bocca come spada tagliente, mi custodì sotto l'ombra della sua mano, ha fatto di me una freccia scelta, mi ha nascosto nella sua faretra. E mi ha detto: Tu sei il mio servo, o Israele; in te sarò glorificato. Ed ora parla il Signore, colui che fin dal seno della madre mi fece suo servo: ecco io ti ho donato a luce delle nazioni, affinché tu sia la mia salvezza fino agli ultimi confini del mondo. I re e i principi s'alzeranno appena ti vedono. T'adoreranno a causa del Signore e del santo d'Israele che ti ha eletto.
    Gratitudine dei Gentili.
    Figli della Chiesa, entriamo nei suoi pensieri; comprendiamo quale debba essere la riconoscenza di noi gentili verso colui al quale ogni carne sarà debitrice di aver conosciuto il Salvatore (Is 40,5). Dal deserto d'onde la sua voce stigmatizzava l'orgoglio dei discendenti del patriarca, egli ci vedeva succedere all'orgogliosa sinagoga; senza recar detrimento alle divine esigenze, la sua austera predicazione aveva, per i futuri privilegiati dello Sposo, delle sfumature di linguaggio che non conosceva nei riguardi dei Giudei. "Razza di vipere - diceva a questi ultimi - chi vi ha insegnato a fuggire l'ira che vi sovrasta? Fate dunque frutti degni di penitenza, e non vi mettete a dire: Abbiamo per padre Abramo, perché vi dico: Dio può anche da queste pietre far sorgere dei figli di Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero adunque che non rende buon frutto sta per essere tagliato e gettato nel fuoco" (Lc 3,7-9). Ma al pubblicano disprezzato, al soldato detestato, a tutti i cuori aridi della gentilità, troppo simili in realtà alle pietre del deserto, Giovanni Battista annunciava la grazia che avrebbe dissetato e rese feconde nella giustizia le loro anime inaridite: "Pubblicani, non contravvenite alle esigenze del fisco; soldati, accontentatevi del vostro soldo (ivi 12-14); Mosè ha dato la legge; ma migliore di essa è la grazia, opera di colui che io annuncio (Gv 1,15-17): è lui che toglie i peccati del mondo (ivi 29), e da a tutti noi la sua pienezza" (ivi 16).
    Ingratitudine dei Giudei.
    Quali nuovi orizzonti per quei derelitti che lo sdegno d'Israele aveva per tanto tempo tenuto in disparte! Ma per la sinagoga, simile attentato al preteso privilegio di Giuda era un delitto. Essa aveva tollerato le sanguinose invettive del figlio di Zaccaria; s'era mostrata pronta ad acclamarlo come il Cristo (Gv 1,19); ma invitarla a camminare, essa che si proclamava pura, di pari passo con l'impura gentilità, era davvero troppo: Giovanni, da quel momento, fu considerato come sarà considerato il suo maestro. Gesù, più tardi, insisterà su questa differente accoglienza fatta al suo Precursore da quelli che l'ascoltavano; ne farà la base della sua sentenza di riprovazione contro i giudei: "In verità vi dico: i pubblicani e le meretrici vi andranno avanti nel regno di Dio. Perché è venuto a voi Giovanni nelle vie della giustizia, e non gli avete creduto; ma i pubblicani e le meretrici gli han creduto: e voi nemmeno dopo aver veduto queste cose vi siete pentiti per credere a lui" (Mt 21,31-32).
    VANGELO (Lc 1,56-68). - Or compiutosi per Elisabetta il tempo di partorire, diede alla luce un figlio. E i suoi vicini ed i parenti, avendo udito come il Signore aveva manifestato la sua misericordia verso di lei, se ne congratulavan con essa. Ed avvenne che l'ottavo giorno vennero a circoncidere il bambino e lo chiamavan Zaccaria, dal nome di suo padre. Ma la madre s'opponeva dicendo: No, davvero: deve chiamarsi Giovanni. E le replicarono contro: Non v'è alcuno della tua parentela che porti questo nome. Ed accennavano al padre come volesse chiamarlo. Ed egli, chiesta una tavoletta, vi scrisse: Il suo nome è Giovanni. E tutti restarono meravigliati. E in quell'istante la sua bocca s'aprì, e la sua lingua si sciolse, e parlò benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furon presi da timore, e per tutte le montagne di Giudea eran divulgate tutte queste cose, e quanti le udivano le serbavano nel cuore e dicevano: Chi sarà mai questo bambino? E la mano del Signore era infatti con lui. E Zaccaria, suo padre, fu ripieno di Spirito Santo, e profetò, dicendo: Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo.
    I Santuari di Ain-Karim.
    Dopo i luoghi santificati dal passaggio in questo mondo del Verbo fatto carne, non ve n'è alcun altro in Palestina che debba interessare l'anima cristiana più di quello in cui si sono compiuti gli eventi narrati nel nostro Vangelo. La città che diede onore alla nascita del precursore si trova a due leghe da Gerusalemme verso ponente, come Betlemme, dove nacque il Salvatore, è a due leghe a mezzogiorno della città Santa. Uscito dalla porta di Jaffa, il pellegrino che si dirige verso San Giovanni della Montagna incontra innanzitutto il monastero greco di S. Croce. Quindi, continuando il cammino, attraverso il massiccio delle montagne di Giuda, raggiunge una vetta da cui scopre il Mediterraneo. La casa di Obed Edon che celò per tre mesi l'arca santa si elevava su questo punto, da cui una breve strada conduce al luogo dove Maria, la vera arca dell'alleanza, passò anch'essa tre mesi di benedizioni presso la cugina Elisabetta. Due santuari distanti circa mille passi l'uno dall'altro, consacrano i grandi ricordi che ci sono stati richiamati alla memoria da san Luca: in uno fu concepito e nacque Giovanni Battista; nell'altro ebbe luogo la circoncisione del Precursore, otto giorni dopo la sua nascita. Il primo sorge sul luogo dove era la casa di città di Zaccaria; risale, nella sua forma attuale, ad un'epoca anteriore alle crociate. È una bella Chiesa a tre navate e a cupola. L'altare maggiore è dedicato a san Zaccaria, quello di destra a santa Elisabetta. Sulla sinistra, sette gradini di marmo conducono ad una cappella sotterranea scavata nella roccia e che non è altro se non l'appartamento più riposto della primitiva casa: è il santuario della Natività di san Giovanni. Quattro lampade rompono l'oscurità di quella venerabile cripta, mentre altre sei, sospese sotto la stessa mensa dell'altare, illuminano la seguente iscrizione incisa sul marmo del pavimento: HIC PRAECURSOR DOMINI NATUS EST. Uniamoci in questo giorno ai figli di san Francesco, custodi di tanti ineffabili ricordi.
    Le tradizioni locali collocano a qualche distanza da questo primo santuario, come abbiamo detto, il ricordo della circoncisione del Precursore. Oltre alla sua casa di città, infatti, Zaccaria ne possedeva un'altra più isolata. Elisabetta vi si era ritirata durante i primi mesi della sua gravidanza, per gustare nel silenzio il dono di Dio (Lc 1,24-25). È qui che la Vergine venendo da Nazaret l'aveva incontrata, che si era verificato il sublime trasalimento dei figli e delle madri, che il Magnificataveva dato prova al cielo che ormai la terra riportava la vittoria su di esso con la lode e con l'amore. Era giusto che il canto di Zaccaria, il Cantico del mattino, risuonasse anch'esso, per la prima volta, nel luogo da cui quello della sera era salito come un incenso di così soave odore.
    Urbano V, nel 1368, aveva ordinato di cantare il Credo nel giorno della Natività di san Giovanni Battista e durante l'Ottava, per evitare che il Precursore apparisse inferiore agli Apostoli. L'antica usanza di sopprimere il Simbolo in questa festa ha tuttavia prevalso: non come un segno di inferiorità, riguardo a colui che si eleva al di sopra di tutti quelli che annunciarono il regno di Dio; ma per ricordare che egli terminò la sua vita prima della promulgazione del Vangelo.
    Missione permanente del Precursore.
    Precursore del Messia, noi condividiamo il gaudio che la tua nascita recò al mondo. Essa annunciava la nascita stessa del Figlio di Dio. Orbene, ogni anno, l'Emmanuele prende nuovamente vita nella Chiesa e nelle anime; e anche oggi come venti secoli or sono, non vuole nascere senza che tu stesso abbia, come allora, preparato le vie a quella natività che dà a ciascuno di noi il suo Salvatore. Termina appena la serie dei misteri che hanno compiuto la glorificazione dell'Uomo-Dio e fondato la Chiesa, che già Natale si mostra all'orizzonte; e già nella sua culla, Giovanni trasalisce e rivela l'avvicinarsi del Bambino Dio. Dolce profeta dell'Altissimo, che ancora non puoi parlare e tuttavia già sorpassi tutti i principi della profezia, presto sembrerà che il deserto ti abbia rapito per sempre al commercio degli uomini. Ma nei giorni dell'Avvento, la Chiesa ti avrà ritrovato; essa ci riporterà continuamente ai tuoi sublimi insegnamenti, alle testimonianze che renderai a colui che essa attende. Fin d'ora, inizia la preparazione delle nostre anime; ridisceso sulla nostra terra in questo giorno di letizia, venuto come messaggero del prossimo arrivo del Signore, potresti forse rimanere un solo istante ozioso dinanzi all'opera immensa che ti incombe nei nostri riguardi?
    I degni frutti di penitenza.
    Scacciare il peccato, domare i vizi, raddrizzare gli istinti perversi della povera natura decaduta: tutto ciò avrebbe dovuto essere senza dubbio realizzato, tutto ciò si sarebbe già compiuto da lungo tempo, se avessimo risposto fedelmente alle tue passate fatiche. Eppure è proprio vero: in molti, si ha l'impressione che non sia mai cominciato il dissodamento: terreni ribelli, in cui le pietre e i roghi sfidano le tue cure da lunghi anni. Noi lo riconosciamo, nella confusione delle nostre anime colpevoli; confessiamo le nostre colpe a te e al Dio onnipotente, come ci insegna a fare la Chiesa all'inizio del santo Sacrificio; ma nello stesso tempo, ti preghiamo insieme con essa di intercedere per noi presso il Signore Dio nostro. Tu l'hai proclamato nel deserto: perfino da queste pietre, Dio può sempre far nascere dei figli di Abramo.
    Presenza di san Giovanni nella Messa.
    Ogni giorno, le solenni formule dell'oblazione che prepara l'immolazione continuamente rinnovata del Salvatore, ci mostrano la parte onorevole e potente che ti spetta nell'augusto Sacrificio; il tuo nome, nuovamente pronunciato quando la sacra Vittima è sull'altare, supplica allora per noi peccatori il Dio di ogni misericordia. Possa egli, in considerazione dei tuoi meriti e della nostra miseria, essere propizio alla preghiera perseverante della nostra santa madre Chiesa, mutare i nostri cuori, e sostituire i loro perversi attaccamenti con le attrattive delle virtù che ci faranno meritare la visita dell'Emmanuele! In quel sublime momento dei Misteri, tre volte invocato secondo la formula stessa che tu ci hai insegnata, l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo avrà anch'egli pietà di noi e ci darà la pace: quella pace preziosa, con il cielo, con la terra e con noi stessi, che ci preparerà per lo Sposo, rendendoci figli di Dio (Gv 1,12; Mt 5,9), secondo la testimonianza che parimenti ogni giorno tu rinnovi per bocca del sacerdote prima che egli lasci l'altare. Allora il tuo gaudio e il nostro sarà completo, o Precursore; la sacra unione, di cui questo giorno della tua natività racchiude per noi la speranza già così lieta, sarà diventata, fin da questa terra e sotto le ombre della fede, una sublime realtà, mentre aspettiamo la chiara visione dell'eternità.
    [1] Anche l'ottava di san Giovanni fu soppressa col decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 23 marzo 1955.
    [2] I pagani celebravano da lungo tempo il solstizio d'estate, il 24 giugno, con fuochi di allegria in onore del sole. I cristiani adottarono tale usanza, in onore di colui che, fiaccola ardente, fu il Precursore della vera luce (DAC V, c. 1468).
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 771-785.”





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 
Pagina 3 di 8 PrimaPrima ... 234 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Risposte: 29
    Ultimo Messaggio: 22-08-20, 22:49
  2. Sacro Cuore di Gesù
    Di Augustinus nel forum Tradizionalismo
    Risposte: 110
    Ultimo Messaggio: 22-06-20, 02:24
  3. Guardia d'onore al Sacro Cuore di Gesù
    Di vandeano2005 nel forum Tradizionalismo
    Risposte: 6
    Ultimo Messaggio: 22-06-20, 01:59
  4. Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 17-06-06, 12:56
  5. Il Sacro Cuore
    Di DanielGi. nel forum Chiesa Ortodossa Tradizionale
    Risposte: 110
    Ultimo Messaggio: 24-05-06, 13:50

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito