25 giugno 2017: Domenica infra l'ottava del Sacro Cuore…
“Nell' ott. Sacro Cuore (Santa Messa)
https://www.youtube.com/watch?v=_IIHpZEB93o
Nell' ott. Sacro Cuore (Omelia)
https://www.youtube.com/watch?v=cS2tQzlR4Qw
https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815"
Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Terza dopo la Pentecoste
“DOMENICA TERZA DOPO LA PENTECOSTE.
Nella maggior parte delle chiese di Francia ha luogo oggi la seconda Processione del Santissimo Sacramento, così come la prima si era celebrata nella Domenica precedente. In parecchi luoghi vi è anche l'usanza di cantare in questo stesso giorno la Messa solenne del Sacro Cuore, alla quale molti fedeli non potrebbero assistere il giorno stesso della festa.
La Messa di questo giorno è precisamente quella della terza Domenica dopo la Pentecoste. Gli ultimi decreti romani l'avevano assegnata, senza possibilità di spostamento, alla Domenica fra l'Ottava del Sacro Cuore, ottava ora soppressa.
Sarà facile notare come i testi di questa Messa della terza Domenica dopo la Pentecoste si adattino con facilità e naturalezza alla memoria della festa del Sacro Cuore di Gesù, al punto da sembrare che siano stati composti per essa.
MESSA
L'anima fedele ha visto chiudersi nella sacra Liturgia la successione dei misteri del Salvatore. Lo Spirito Santo è disceso per sostenerla in quest'altra parte del ciclo, nella quale non si svolgerà più davanti ad essa che la feconda semplicità della vita cristiana. Egli la istruisce e la forma sui dati del Maestro divino risalito al cielo. E innanzitutto le insegna a pregare. Poiché la preghiera, diceva il Signore, dev'essere di tutti i giorni e di tutti gli istanti (Lc 18,1), eppure noi non sappiamo né ciò che è necessario chiedere, né come convenga farlo. Ma lo sa Colui che aiuta la nostra debolezza, e chiede in noi e per noi con gemiti inenarrabili (Rm 8, 26).
EPISTOLA (1Pt 5,6-11). - Carissimi: Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi esalti nel tempo della visita; e gettate in lui ogni vostra ansietà, perché Egli ha cura di voi. Siate sobrii e vegliate, perché il diavolo, vostro avversario, come leone ruggente vi gira intorno, cercando chi divorare; resistetegli forti nella fede, sapendo che i vostri fratelli dispersi nel mondo soffrono gli stessi vostri patimenti. Ma il Dio d'ogni grazia, il quale ci ha chiamati in Gesù Cristo all'eterna sua gloria, con un po' di patire vi perfezionerà, vi conforterà, vi confermerà. A lui la gloria e l'impero nei secoli dei secoli. Così sia.
Le prove e il loro merito.
Le miserie di questa vita sono la prova che Dio fa subire ai suoi soldati, per giudicarli e classificarli nell'altra secondo il loro valore. Sicché tutti, in questo mondo, hanno la loro parte di sofferenze. La gara è aperta, la battaglia ingaggiata; l'Arbitro guarda e giudica: presto darà la sentenza sui diversi meriti dei combattenti, e li chiamerà dalle fatiche dell'arena al riposo del trono su cui siede egli stesso. Beati allora quelli che, riconoscendo la mano di Dio nella prova, si saranno chinati sotto quella mano potente con amore e con fiducia! Contro queste anime forti nella fede, il leone ruggente non avrà potuto prevalere. Sobri e vigilanti nella vita del loro pellegrinaggio, senza atteggiarsi a vittime, sapendo bene che tutto soffre quaggiù, avranno unito con letizia le loro sofferenze a quelle di Cristo, e trasaliranno nella manifestazione eterna della sua gloria che sarà anche la loro eredità per i secoli senza fine.
VANGELO (Lc 15,1-10). - In quel tempo: I pubblicani ed i peccatori si accostavano a lui per udirlo, e ne sussurravano i Farisei e gli Scribi col dire: Costui accoglie i peccatori e mangia con essi. Ed egli prese a dir loro questa parabola: Chi di voi se ha cento pecore, e ne perde una, non lascia le altre novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrovi ? E come l'ha ritrovata, se la mette tutto allegro sulle spalle; e giunto a casa, chiama gli amici e vicini e dice loro: Rallegratevi meco perché ho ritrovato la mia pecorella smarrita ! Così vi dico, si farà più festa in cielo per un peccatore pentito, che per novantanove giusti i quali non han bisogno di penitenza. Or qual donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e non spazza la casa e non cerca attentamente finché l'abbia trovata? E, trovatala, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi meco, ché ho trovato la dramma perduta. Così, vi dico, si fa festa dinanzi agli Angeli di Dio per un peccatore pentito.
Il premio delle anime.
La parabola della pecorella ricondotta all'ovile sulle spalle del Pastore era cara ai primi cristiani; la si trova raffigurata dappertutto nei monumenti dei primi secoli. Essa ci ricorda il Signore Gesù che or ora risaliva trionfalmente in cielo portando con sé l'umanità perduta e riacquistata. "Chi è infatti il Pastore della nostra parabola - esclama sant'Ambrogio - se non Cristo che ti porta nel suo corpo e ha preso su di sé i tuoi peccati? Quella pecora è una per il genere, non per il numero. Ricco Pastore, di cui tutti noi formiamo la centesima parte del gregge! Poiché egli ha gli Angeli, gli Arcangeli, le Dominazioni, le Potestà, i Troni e il resto, innumerevoli greggi che ha lasciati sui monti per correre dietro alla pecora smarrita" (Comm. su san Luca, VII).
La parabola della dracma perduta e ritrovata espone, in una forma ancora più familiare e simpatica, questa stessa dottrina che è veramente al centro dell'insegnamento del Salvatore. È per i peccatori che il Verbo si è incarnato, e per far loro conoscere il suo amore ha voluto un cuore di carne, e ha voluto che si sapesse come uno dei suoi maggiori gaudi consistesse nel ritrovare un'anima perduta. Di questo gaudio egli rende subito partecipi i suoi amici del Cielo: vuole che tutti lo provino. Anche noi su questa terra abbiamo diritto a condividerlo: come potrebbero, quelli che amano il Sacro Cuore e si uniscono a tutti i suoi sentimenti, rimanere estranei a simile felicità? Ma, tornando su noi stessi, uniremo al gaudio e alla lode che essa produce un sentimento di profonda gratitudine, dicendo con san Giovanni Eudes: "Che cosa ti renderò, o mio Salvatore; e che farò per amor tuo, giacché tu mi hai tratto fuori dagli abissi dell'inferno ogni qualvolta vi sono caduto con i miei peccati o vi sarei caduto se la carità del tuo Cuore dolcissimo non me ne avesse preservato!?" [1].
PREGHIAMO
O Dio, protettore di coloro che sperano in te e senza il cui aiuto niente è stabile e santo, moltiplica su di noi la tua misericordia, affinché, sotto il tuo governo e la tua guida, passiamo attraverso i beni della terra senza perdere di mira quelli eterni.
[1] Coeur admirable, l. XII, p. 246.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 420-422.”
San Guglielmo - Sodalitium
“25 giugno, San Guglielmo da Vercelli, Abate di Montevergine (Vercelli, 1085 – Abbazia del Goleto, 25 giugno 1142).
“Nel territorio di Guleto, presso Nusco, san Guglielmo Confes¬sore, Padre degli Eremiti di Monte Vergine”.
O Signore, concedi, per intercessione del tuo servo S. Guglielmo, di compiere nella nostra vita la tua santissima e amabilissima volontà, affinchè possiamo riportare vittoria sui nemici della nostra salvezza.”
Ligue Saint Amédée
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“Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
“Dimanche dans l'Octave du Sacré-Cœur.”
“25 juin : Saint Prosper d'Aquitaine, Docteur de l'Église († 466).”
“25 juin : Saint Guillaume, Fondateur d'ordre († 1142).”
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“Carlo Di Pietro - Sursum Corda
Preghiera al Santo del giorno.
In nómine Patris
et Fílii
et Spíritus Sancti.
Amen.
Eterno Padre, intendo onorare santa Febrònia, Vergine e Martire, la quale, nella persecuzione di Diocleziàno, sotto il Giudice Silèno, per conservare la fede e la pudicizia, prima battuta con verghe e tormentata nell’eculeo, quindi lacerata con pettini e bruciata col fuoco, finalmente, dopo esserle stati cavati i denti e tagliate le mammelle e i piedi, condannata a morte, adorna di tanti gioielli di tormenti se ne andò allo Sposo. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questa santa Vergine e Martire, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, santa Febrònia possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”
Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
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“25 giugno 2017: domenica infra l'ottava del Sacro Cuore.”
“25 giugno 2017: infra l'ottava di San Giovanni Battista.”
“25 giugno 2017: San Guglielmo abate e confessore.
Guglielmo era probabilmente figlio di nobile vercellesi. Divenuto monaco a quindici anni. Dopo un pellegrinaggio a Santiago di Compostela, si reca a Roma e decide di raggiungere la Puglia per imbarcarsi pellegrino verso la Palestina. Presso Oria (Brindisi) incappa in un gruppo di banditi che lo picchiano selvaggiamente perché delusi dal magro bottino. L'evento gli viene interpretato da san Giovanni da Matera che incontra a Ginosa presso Taranto come la volontà del Signore a non effettuare il viaggio. Dopo indecisioni e prove, guglielmo si ritira a Montevergine, nel gruppo appenninico del Partenio, presso Avellino. Terra ancora di orsi e di lupi, dove vive un anno come eremita. raggiunto da altri uomini, tra cui alcuni sacerdoti, a loro volta attratti dalla vita eremitica, forma una comunità dalla quale fonda la Congregazione Benedettina di Montevergine, con caratteristiche cenobitiche, divenendone l'abate. La località viene raggiunta da numerosi pellegrini, cui bisogna predicare e amministrare i sacramenti, nella chiesetta consacrata nel 1124. Fermamente legato alla Regola di san Benedetto, l'ideale di vita ascetica da lui proposto, rientrava in quel movimento spirituale che interpretava la regola stessa in modo più rigido, dando maggior spazio alla preghiera e alla contemplazione, ma l'affluenza sempre maggiore dei pellegrini richiede anche un’attività pastorale e la cura delle anime. Desideroso di un periodo di solitudine, nominò il suo successore, il futuro beato Alberto, e si ritira sul monte Cognato in Lucania, dove nasce una nuova comunità, quindi Guglielmo si ritira nuovamente questa volta a Goleto (Avellino) dove vive per un anno in una cella ricavata nella cavità di un albero, qui nasce il monastero di San Salvatore, diviso in due parti destinate rispettivamente ai religiosi e alle religiose, ciascuno con la sua chiesa. Proseguì il suo itinerario fondando monasteri a Rocca San Felice, Foggia e Treia. Ritornerà quindi nel monastero del Goleto dove morirà. Nelle sue comunità viene ben presto venerato come santo e il culto pubblico viene autorizato da alcuni vescovi e nel 1785 esteso a tutta la Chiesa. Nel 1807 il suo corspo sarà traslato al monastero di Montevergine dove è oggi conservato. Una sua biografia fu scritta nel XII secolo. Nel 1942 papa Pio XII ha prolamato Guglielmo di Montevergine patrono primario dell'Irpinia. In san Pietro a Roma è raffigurato con una statua che ha un lupo accovacciato ai piedi, in ricordo di un prodigio che attribuitoli dalla tradizione: quando viveva eremita sui monti irpini, l’asino che era il suo prezioso mezzo di trasporto fu sbranato da un lupo, che Guglielmo ammansì e usò come animale da soma.”
25 giugno
“LA BUONA MORTE
25° GIORNO
Pater noster.
Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
Intenzione. - Pregare per ottenere la buona morte a noi ed ai nostri familiari.
LA BUONA MORTE
«Tu, salute dei viventi - Tu, speranza di chi muor! » - Con questa parola di fiducia le anime pie inneggiano al Cuore Eucaristico di Gesù. Realmente la devozione al Sacro Cuore, praticata come si deve è la caparra sicura della buona morte, avendo Gesù impegnata la sua parola ai suoi devoti con questa confortante promessa: Sarò il loro più sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte! –
La speranza è la prima a nascere e l'ultima a morire; il cuore umano vive di speranza; ha bisogno però di una speranza forte, consistente, che diventi sicurezza. Le anime di buona volontà si aggrappano con fiducia illimitata all'àncora di salvezza, che è il Sacro Cuore, e nutrono la ferma speranza di fare una buona morte.
Morire bene vuol dire salvarsi eternamente; significa raggiungere l'ultimo e più importante fine della nostra creazione. Conviene, dunque, essere molto devoti del Sacro Cuore, per meritare la sua assistenza in morte.
Morremo certamente; è incerta l'ora della nostra fine; ignoriamo qual genere di morte la Provvidenza ci abbia preparato; è sicuro che grandi tribolazioni attendono coloro che stanno per lasciare il mondo, sia per il distacco dalla vita terrena e per lo sfacelo del corpo e sia, più che tutto, per il timore del divino giudizio.
Ma noi facciamoci coraggio! Il nostro Dívin Redentore con la sua morte in Croce ha meritato per tutti la buona morte; specialmente l'ha meritato per i devoti del suo Divin Cuore, proclamandosi loro rifugio in quell'ora estrema.
Chi è sul letto di morte, ha bisogno di forza particolare per sopportare con pazienza e con merito le sofferenze corporali e quelle morali. Gesù, che è Cuore delicatissimo, non lascia soli i suoi devoti e li assiste dando loro fortezza e pace interiore e fa come quel capitano che incoraggia e sostiene i suoi soldati durante la battaglia. Gesù non solo incoraggia, ma dà la forza proporzionata al bisogno del momento, perchè Egli è la fortezza personificata.
Il timore del prossimo giudizio divino potrebbe assalire, e spesso assale, coloro che stanno per morire. Ma che timore può avere l'anima devota del Sacro Cuore?... Teme il giudice che batte, dice San Gregorio Magno, colui che l'ha disprezzato. Ma chi onora in vita il Cuore di Gesù, deve bandire ogni timore, pensando: Ho da comparire davanti a Dio per essere giudicato e ricevere l'eterna sentenza. Il mio giudice è Gesù, quel Gesù, il cui Cuore ho riparato e consolato le tante volte; quel Gesù che mi ha promesso il Paradiso con le Comunioni dei Primi Venerdì...
I devoti del Sacro Cuore possono e devono sperare una morte serena; e se il ricordo di gravi colpe li assalisse, richiamino subito alla mente il Cuore Misericordioso di Gesù, che tutto perdona e dimentica.
Prepariamoci al passo supremo della nostra vita; ogni giorno sia una preparazione alla buona morte, onorando il Sacro Cuore e stando vigilanti.
I devoti del Sacro Cuore dovrebbero affezionarsi alla pia pratica, detta « Esercizio della buona morte ». Ogni mese dovrebbe disporsi l'anima a lasciare il mondo ed a presentarsi a Dio. Questo pio esercizio, detto anche « Ritiro Mensile », è praticato da tutte le persone consacrate, da chi milita nelle file dell'Azione Cattolica e da tante e tante altre anime; sia anche il distintivo di tutti i devoti del Sacro Cuore. Si seguano queste norme:
1. - Scegliere un giorno del mese, il più comodo, per attendere agli affari dell'anima, destinandovi quelle ore che si possono sottrarre alle quotidiane occupazioni.
2. - Si faccia una rivista accurata della coscienza, per vedere se si è distaccati dal peccato, se c'è qualche grave occasione di offendere Dio, come ci si accosta alla Confessione e si faccia una confessione come se fosse l'ultima della vita; la S. Comunione si riceva come Viatico.
3. - Si recitino le Preghiere della Buona Morte e si faccia un po' di meditazione sui Novissimi. Si può compierlo da soli, ma è meglio farlo in compagnia di altri.
Oh, come è caro a Gesù il suddetto pio esercizio!
La pratica dei Nove Venerdì assicura il ben morire. Quantunque la Grande Promessa della buona morte Gesù l'abbia fatta direttamente a coloro che si comunicano bene per Nove Primi Venerdì consecutivi, si può sperare che indirettamente giovi anche ad altre anime.
Se nella propria famiglia ci fosse qualcuno che mai avesse fatto le nove Comunioni ad onore del Sacro Cuore e non avesse voglia di farle, supplisca qualche altro della sua famiglia; così una madre o una figliuola zelante potrebbero fare tante serie di Primi Venerdì, quanti sono i familiari che trascurano così bella pratica.
È da sperare che in tal modo almeno si assicuri la buona morte a tutti i propri cari. Questo eccellente atto di carità spirituale si può compiere anche a vantaggio di tanti altri peccatori, di cui si viene a conoscenza.
ESEMPIO
Morte invidiabile
Gesù permette che i suoi Ministri assistano a delle scene edificanti, affinchè possano narrarle ai fedeli e confermarli nel bene.
Lo scrivente riporta una scena commovente, che dopo anni ricorda con piacere. Spasimava sul letto di morte un padre di famiglia, quarantenne. Ogni giorno desiderava che io andassi al suo capezzale per assisterlo. Era devoto al S. Cuore e teneva vicino al letto un bel quadro, sul quale spesso posava lo sguardo, accompagnandolo con qualche invocazione.
Sapendo che il sofferente amava molto i fiori, glieli portavo con gioia; però mi diceva: Li metta davanti al Sacro Cuore! - Un giorno gliene portai uno tanto bello e molto profumato.
- Questo è per lei! - No; si dà a Gesù! - Ma per il Sacro Cuore ci sono gli altri fiori; questo è esclusivamente per lei, per odorarlo ed avere un po' di sollievo. - No, Padre; mi privo anche di questo piacere. Anche questo fiore va al Sacro Cuore. - Quando credetti opportuno, gli amministrai l'Olio Santo e gli diedi la S. Comunione come Viatico. Frattanto la madre, la sposa ed i quattro figlioletti erano lì ad assistere. D'ordinario sono angosciosi questi momenti per i familiari e più che tutto per il moribondo.
All'improvviso il povero uomo diede in uno scoppio di pianto. Pensai: Chi sa che strazio avrà nel cuore! - Si faccia coraggio, gli dissi. Perchè piange?
- La risposta non la immaginavo: Piango per la grande gioia che sento nell'anima mia! ... Mi sento felice!... –
Stare per lasciare il mondo, la madre, la sposa ed i bambini, avere tante sofferenze per la malattia, ed essere felice!... Chi dava tanta forza e gioia a quel moribondo? Il Sacro Cuore, che aveva onorato in vita, la cui immagine mirava con amore!
Mi fermai pensoso, fissando il morente, e sentii una santa invidia, per cui esclamai:
Fortunato uomo! Come la invidio! Potessi anch'io finire così la mia vita!... - Dopo breve tempo quel mio amico spirò.
Così muoiono i veri devoti del Sacro Cuore!
Fioretto. Promettere seriamente al Sacro Cuore di fare ogni mese il Ritiro Mensile e trovare qualche persona che ci faccia compagnia.
Giaculatoria. Cuore di Gesù, assistimi e sostienimi nell'ora della morte!
(Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”
25° giorno: Cuore orante - Cuore distratto
“25° giorno: Cuore orante – Cuore distratto
CUORE ORANTE
Il cuore orante che ama cerca la vicinanza e l’unione con la persona amata. Più si ama, più si vuole stare con colui che ama. Gesù diceva del suo Divin Padre: «Il Padre è in me e io sono nel Padre» (Gv 10,38). Unione sublime e suprema nell’amore sostanziale ed eterno.
L’espressione più semplice e universale dell’unione con Dio è la preghiera. Il rapporto d’amore con Dio, che si fa colloquio, noi lo chiamiamo preghiera vocale. Il rapporto d’amore senza suono di parole lo chiamiamo preghiera mentale. Il rapporto d’amore nutrito di cuore e tenerezza lo chiamiamo preghiera affettiva. Il rapporto d’amore espresso in contemplazione pura e ardente dell’amore lo chiamiamo preghiera contemplativa.
Il bimbo che dice le preghiere del mattino e della sera, il giovane che medita silenzioso, il sacerdote che celebra con passione e dolore, il monaco assorto in profonda contemplazione: sono tutti cuori in rapporto d’amore con Dio mediante la preghiera.
Il Vangelo ci presenta Gesù in preghiera più volte e in più occasioni. Gesù prega di notte e di giorno, al mattino presto e di sera. Prega nel tempio e per le strade, nel deserto e tra le folle, nel Cenacolo e nell’Orto degli Ulivi, sui monti e sui laghi.
Soprattutto il Cuore di Gesù prega incessantemente nei Tabernacoli: «È sempre a intercedere per noi» (Eb 7,25).
Santa Gertrude scrisse che il «Cuore di Gesù è un altare sul quale Gesù si offre al Padre, ostia perfetta». San Gregorio dice a tutti i cristiani: «Il nostro cuore è l’altare di Dio». Su questo altare dovrebbe bruciare continuamente l’incenso della preghiera.
Ma perché Gesù «intercede per noi»? (Rm 8,34). Unicamente perché ci ama.
Perché i Santi cercano di pregare più che possono con passione e forza instancabili? Perché amano Gesù.
Perché amano i fratelli. Non c’è altra risposta.
Dalla vita di santa Margherita M. Alacoque sappiamo che ella ogni mattina, appena si svegliava, prima ancora dell’alba, salutava il suo Angelo Custode e per prima cosa affidava il cuore, perché lo portasse subito al Cuore di Gesù nel Tabernacolo. Che meraviglia di amore è questo! Preghiera e unione dei cuori: chi ama Gesù non può fare diversamente.
La stessa santa Margherita raccomandava anche a noi: «Mandate ogni tanto per mezzo del vostro buon Angelo, il vostro cuore a unirsi con quello di Gesù Sacramentato ». Perché non farlo? Quanto amore in più ci crescerebbe ogni giorno nel cuore!
CUORE DISTRATTO
La distrazione: forse possiamo definirla la regina del nostro cuore. È essa che ci governa dappertutto: in casa, in chiesa, per le strade, al lavoro, in compagnia o da soli.
Raccogliersi, concentrarsi, è diventata una cosa molto difficile. Gustare le gioie dell’interiorità nell’elevazione dello spirito, forse ci è diventato addirittura impossibile.
In tal modo, il nostro cuore distratto non prova nulla delle soavità celesti che la vera preghiera porta con sé, come ci insegnano i Santi.
San Francesco Saverio, pur in mezzo a preoccupazioni di ogni sorta nelle lontane terre d’oriente, a volte durante la preghiera lo si vedeva slacciarsi il petto per l’impeto del cuore, ed esclamava: «Ma basta, Signore, non più consolazioni… il mio cuore non è capace di contenerlo».
San Pio da Pietrelcina talvolta si lamentava di fare «indigestioni» di consolazioni spirituali soavissime.
Un santo ragazzo, Aldo Marcozzi, a dodici anni, chiese in dono al papà, che cosa? «Un inginocchiatoio per farvi le meditazioni». Alla mamma che lo invitava ad andare a vedere la vita di Gesù al cinema, il ragazzo rispose: «La vita di Gesù la trovo più bella nel Vangelo».
E quante volte la mamma lo trovò assorto in preghiera con il suo bel volto angelicamente beato!
A noi invece, forse non capita mai nulla di simile perché abbiamo essiccato la sorgente della gioia interiore.
Anziché abbeverarci con la preghiera alla fonte del cuore di Gesù che zampilla acque di vita eterna (Gv 4,14), noi ci abbeveriamo con la dissipazione ai pantani e agli acquitrini del mondo. Oscenità e turpitudini, scandali e vergogne, ci circondano, ci assalgono, ci sommergono da ogni lato: in casa, con la televisione, la radio, le stampe; fuori casa, con i cinema, le mode indecenti, il turpiloquio, le pubblicità immonde.
Dobbiamo difenderci, perché è in pericolo la nostra salvezza eterna. Opporsi è indispensabile. Facciamolo nel modo più semplice e fecondo, con la preghiera lungo la giornata: preghiera mattina e sera, preghiera prima dei pasti e delle azioni più importanti. Una pagina del Vangelo o della vita di un Santo. La recita del Rosario, da soli o in famiglia.
Santa Margherita ci raccomanda molto la Comunione spirituale. Gesù stesso le rivelò che la gradiva moltissimo: «Provo tanta gioia quando un’anima mi desidera». Santa Margherita non solo ne faceva molte ogni giorno, ma raccomandava con premura: «Dovete fare tante e tante Comunioni di desiderio per fare ammenda al Cuore di Gesù e chiedergli perdono di tutte le Comunioni fatte male da noi e dai cattivi cristiani».
Vogliamo impegnarci anche noi?
Proposito: Impegnarsi a fare almeno una Comunione spirituale ogni giorno.
FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”
Luca, Sursum Corda!