Provo a riprendere qui quel dialogo tanto "estremista" che ha suscitato l'isterismo di sir demos e le risposte un po' ingessate di alcuni che sono insorti a proteggere la sacralità della "democrazia" in contrapposizione alla mia "dissacratoria" constatazione.
in special modo propongo ad alberich una riflessione che parta da questo incipit hoppiano, che proprio su una tematica simile aveva a scrivere
Immaginate un governo mondiale, democraticamente eletto su scala mondiale secondo il principio "un uomo un voto". quale sarebbe il risultato probabile di tale votazione? Il più vrosimile è che ci troveremmocon un governo di coalizione sino-indiana.E questo governo che cose sarebbe più incline a fare per compiacere i propri elettori e farsi rieleggere? Scoprirebbe probabilmente che l'Occidente ha troppe ricchezze e che il resto del mondo, particolarmente l'India e la cina, troppo poche, e conseguentemente darebbe luogo a una sistematica redistribuzione del reddito dal ricco Occidente verso il povero Oriente. Oppure immaginate che negli USA si estenda il diritto di voto anche ai bambini di sette anni. Il governo forse non sarebbe composto da bambini, ma le sue politiche, con ogni probabilità rifletterebbero la "legittima preoccupazione" dei bambini di disporre di un accesso "sufficiente" (e perfino "equo") agli hamburger, alle limonate e alle videocassette "gratuite"
Questo pezzettino racchiude in nuce una grande potenzialità di discussione, bisogna però abbandonare i legacci della dottrina "canonica" e munirsi di quella flessibilità che piaccia o meno contraddistingue il brillante dibattito in seno al pensiero libertario (che lo si condivida o meno questo dinamismo è un dato di fatto). Inoltre almeno così qualcuno leggerà finalemtne qualcosa di Hoppe ( )