...…dalle colonne dl Corriere della Sera ha lanciato la candidatura di romano Prodi alla premiership dell’Ulivo?
E’ una domanda che si è posto Rutelli, il quale, al di là delle frasi di rito pronunciate, si rende conto che, comunque, quello del presidente dei Ds è anche un modo per sancire definitivamente la "morte” della sua leadership sulla coalizione di centrosinistra.
E’ una domanda che si sono posti anche il segretario dello Sdi Enrico Borselli e Arturo Parisi, che nel ritorno e nella candidatura di Prodi ci credono e ci sperano davvero. E tra loro serpeggiava già qualche dubbio: forse D’Alema vuol bruciare già adesso il presidente della commissione europea buttandolo a logorarsi nel dibattito-scontro che da mesi è in corso nel centrosinistra? Tutti, poi, nel centrosinistra, hanno notato che l’accenno a Prodi era stato preceduto dal tentativo di D’Alema di cooptare Cofferati nella Quercia, riducendone così la spinta propulsiva. Forse il presidente dei Ds pensa di bloccare per tempo il ticket Prodi-Cofferati. Non è un caso che gli amici di Prodi abbiano risposto:”No, grazie, è prematuro affrontare questo discorso”. Né che il leader della Cgil abbia avvertito l’esigenza di mandare a dire a D’Alema, tramite un’intervista alla Stampa, che non si farà mai cooptare nel partito.
Domanda a D’Alema: perché l’hai fatto?
Più d’uno ritiene che D’Alema abbia in animo di giocare in prima persona la partita per la leadership della coalizione e che perciò voglia sbarazzarsi degli avversari pericolosi. Ma le cose non stanno così. Il presidente della Quercia sa benissimo di non poter aspirare a fare il candidato premier neanche nella prossima legislatura. Quello che vuole è ritagliarsi un ruolo. Del consigliere, del suggeritore, dello sponsor. Ma è chiaro che il duo Prodi-Cofferati diventerebbe un impedimento per giocare il ruolo che sta cercando di ritagliarsi.
Il momento, per D’Alema, non è dei migliori. Pare che non sia più nemmeno in buoni rapporti con Giuliano Amato, il quale, invece, si sta avvicinando a Prodi, e questo, per D’Alema, rappresenta un ulteriore ostacolo.
Nel frattempo i Ds sono soddisfatti di aver riequilibrato le forze con la Margherita nel centrosinistra (probabilmente l’assenza del carismatico presidente ne ha agevolata la ripresina). La Quercia, che vuole riassumere nelle sue mani le redini del comando dell’Ulivo, è ben contenta dei risultati delle Amministrative. Ma per raggiungere il loro scopo i dirigenti ei Ds hanno bisogno anche di altri appoggi. In questo senso contano sull’aiuto del verde Pecoraio, che ha preso le distanze da Rutelli, e del segretario dei Comunisti italiani Diliberto, che non andrà più a un vertice della coalizione finchè non verrà chiarito che il presidente della Margherita non può essere il leader dell’Ulivo. Ma il vero alleato della Quercia è Mastella, dal dente avvelenato con Rutelli.
I Ds non escludono di utilizzare questo valido alleato quando si tratterà di definire i rapporti di forza con Rutelli.
E, per finire, oltre che i sindacati l’art. 18 ha spaccato anche l’Ulivo. La maggior parte della Margherita ha preso le distanze dal segretario Cofferati, sposando la linea della Cisl e della Uil, mentre i ds sono rimasti al fianco del “cinese”.
Spaccatura inevitabile ma prezzo che la Quercia paga volentieri. L’alternativa sarebbe stata rompere con Cofferati; impossibile, soprattutto ora che il peso del leader sindacale sul partito si fa sentire.
Per questo motivo, a via Nazionale, quando Cofferati ha rotto con il governo sull’art. 18, tutti hanno seguito la stessa parola d’ordine, dichiarare guerra all’esecutivo e affiancare la Cgil: che non sia mai che il leader sindacale prenda la leadership anche di questa battaglia spiazzando il partito.
Nessun tentennamento, anzi: l’ordine è gridare ancora più forte di Cofferati.
da Il Foglio di martedì 4 giugno
Osservazione personale: tra queste notizie brilla l’assenza di accenno al referendum messo in piedi da Bertinotti, allo scopo di estendere a tutti i lavoratori il trattamento “dignitoso” previsto dall’articolo stesso.
saluti