Vi ricordate il sosia di Sacchi, lanciare accuse contro la polizia fascista e cilena durante il dopo Genova ?
Ieri il nostro si è fatto beccare nel ghetto da una cinquantina di ragazzi ebrei, che gli hanno rinfacciato , per così dire, il suo sostegno ai palestinesi.
Ironia della sorte, a salvare il nostro eroe no-global, è intervenuto proprio il reparto della celere di Roma, si proprio quello comandato da Vincenzo Canterini, presente all'irruzione nella scuola Diaz, che proteggendolo con gli scudi, è riuscito a salvare Agnoletto.
Avrei pagato un giorno di stipendio, per vedere il sosia di Sacchi implorare piagnucolante i celerini di salvarlo da quella situazione....
Dal Corriere della Sera
INTERNI
Sassi e insulti contro Agnoletto nel Ghetto di Roma
Il leader del Social Forum protetto dalla polizia. Contestato da un gruppo di ebrei: vattene, stai con i palestinesi. Due feriti
ROMA - L’hanno riconosciuto, lui era fuori dal ristorante. «Fascista», «terrorista», «amico dei palestinesi», «di qui te ne devi andare», gli hanno gridato. Vittorio Agnoletto, portavoce del Global Social Forum, stava andando a pranzo, ieri poco prima delle 14, in via del Portico d’Ottavia, nel cuore del Ghetto ebraico. Appena uscito dal centro sociale «Rialtoccupato», nella vicina piazzetta di Sant’Ambrogio, dov’erano riunite le varie anime del movimento no-global, per preparare il Forum Sociale europeo, in programma a novembre a Firenze. Agnoletto al Ghetto? La voce nel quartiere si è sparsa rapidamente. Il tam-tam ha radunato presto una piccola folla di ebrei inferociti, convinti che quella fosse «una provocazione fatta ad arte, in cerca di pubblicità». E’ cominciato così un pomeriggio di follia, rancore e furia cieca. Quasi tre ore di assedio, terminato solo quando è intervenuta la «Celere» a portare via il gruppo di pacifisti, bersagliato da una pioggia di sassi, monete, bottigliette di medicinali, frutta marcia. Una ragazza, G.C., colpita da una pietra, è stata medicata all’ospedale Fatebenefratelli. Un altro giovane, M.B., raggiunto da un pugno in testa, è svenuto e l’hanno portato di corsa al San Giacomo.
I COMMENTI - «Una sconfitta per tutti», il commento a caldo di Riccardo Pacifici e Victor Magiar, rappresentanti autorevoli della comunità ebraica romana, presenti sul posto e letteralmente allibiti davanti a quell’esplosione inaspettata di violenza, da parte della propria gente. «Fatto gravissimo», ha aggiunto Paolo Cento, deputato dei Verdi. Dura presa di posizione del segretario romano dei Ds, Nicola Zingaretti: «Non condivido nulla delle posizioni di Agnoletto, in particolare sul conflitto mediorientale, bisogna però difendere il diritto che ognuno ha di esprimere le sue idee e di mangiare dove vuole». Nei prossimi giorni, Agnoletto invierà una lettera alla comunità ebraica per chiedere «un confronto». Victor Magiar ha già detto che sì, un confronto ci vuole.
Tre ore di assedio. Il leader no-global, 44 anni, milanese, medico, già presidente della Lega italiana per la lotta all’Aids, ieri avrebbe voluto mangiare all’aperto, ma è dovuto entrare presto nel locale, «Il Portico», con i camerieri piazzati dietro alla porta per proteggerlo, mentre fuori cominciava ad arrivare gente. «Un cameriere piangeva accanto a me. Mi diceva: quando lei se ne andrà, questi se la prenderanno con noi», racconterà Agnoletto, ancora sconvolto, qualche ora dopo.
I SOCCORSI - Quindi sono giunti poliziotti e carabinieri, che al Ghetto sono di casa, perché c’è la Sinagoga da presidiare. L’hanno scortato fino al «Rialtoccupato», ma è proprio là davanti che si è scatenata la gazzarra. Perché le persone intanto erano diventate una cinquantina, sempre più incattivite. Alcuni venuti con la bandiera d’Israele appresso. E la piazzetta di Sant’Ambrogio si è riempita in fretta di celerini in assetto antisommossa e di agenti della Digos («La nemesi storica - commenteranno più tardi con divertimento - Agnoletto e i no-global salvati proprio da noi...»). Ragazzi ebrei, giovanissimi, con la maglietta nera, la testa rasata e la stella di David infilata nella collanina d’argento. «Agnoletto al ristorante ci ha provocato, ci ha detto: Sto con i palestinesi, voi siete ebrei del ca... - dicevano alcuni -. Aveva anche un fotografo con sé. Vogliamo cacciarlo, è un pacifista a senso unico, sfila accanto a gente vestita da kamikaze, all’aeroporto di Tel Aviv in aprile fece una scenata, disse che i poliziotti israeliani lo avevano pestato eppure non aveva neanche un graffio...».
Agnoletto, però, smentisce di aver insultato gli ebrei: «Non ho detto una parola e non c’erano fotografi. Quando hanno cominciato ad attaccarmi, sono entrato nel locale ed ho aspettato la polizia con il professor Ferrajoli. Non mi sono mai permesso di offendere un popolo, figuriamoci quello ebraico che ha dovuto subire una persecuzione atroce. Ho sempre e solo espresso la mia non condivisione verso la politica di Sharon. Anche molta gente israeliana, credo, non condivide le scelte di Sharon».
AMAREZZA -Con lui, ieri, anche la giornalista Rossana Rossanda, Pietro Bernocchi dei Cobas, Dino Frisullo, storico leader antirazzista: «Con gli ebrei abbiamo fatto tante battaglie in passato - ha ricordato quest’ultimo, molto amareggiato -. Dalla cancellazione delle svastiche sulle serrande dei negozi alla chiusura delle sedi del Movimento politico e ora, io, figlio di partigiani, mi trovo ad essere cacciato dal Ghetto. Che delusione».
Fabrizio Caccia
Interni