Mentre in Israele le diplomazie internazionali stanno cercando la pace, mentre il Governo Italiano sta varando una nuova legge (Bossi-Fini) per regolare l'immigrazione, Osama Bin Laden, il miliardario saudita che comanda i terroristi di Al Qaeda, sta riorganizzando i suoi per continuare la Jihad islamica, la guerra santa contro l'Occidente e contro i simboli del male: New-York e Roma.

Un segnale inequivocabile è arrivato pochi giorni fa: la cellula milanese di Al-Qaeda voleva colpire la chiesa di San Petronio a Bologna, dove c'è l'affresco che ritrae Maometto all'inferno seviziato dai demoni. Grazie ai corpi speciali dei carabinieri l'attentato è stato sventato.

Per quasi mille anni, da quando i mori misero piede in Spagna all'assedio turco di Vienna, l'Europa è stata sotto la costante minaccia dell'Islam. Proprio dalla storia dell'espansionismo islamico del 1600 emerge un inquietante legame con il presente: l'11 settembre 1683, i turchi stavano per entrare a Vienna, assediata da due mesi e in procinto di capitolare. L'impero ottomano, che aveva ormai conquistato i Paesi balcanici fino alla pianura ungherese, puntava dritto al cuore del Sacro Romano Impero con un immenso esercito sotto la guida di Kara Mustafà e del sultano Maometto IV, per sottomettere la capitale europea e l'intero Occidente. Il 12 settembre 1683 s'infrange il sogno della definitiva vittoria dell'Islam sulla Cristianità: un esercito di 65.000 cristiani, giunto in soccorso agli assediati affronta e sconfigge, in battaglia campale, a Kahlenberg presso Vienna, un esercito di 200.000 ottomani.

L'11 settembre è stato, dunque, l'ultimo giorno prima del definitivo declino dell'impero ottomano. Forse Osama Bin Laden ha voluto ripartire proprio da lì, sostituendo Vienna con New York e i cannoni con gli aerei, per cambiare la storia e riprendere la guerra santa contro gli infedeli.

Le due grandi civiltà, quella europea-occidentale e quella islamica, sono nuovamente a confronto. La posta in gioco è grande: la nostra l'identità e le nostre tradizioni, la libertà di culto, i valori liberali e democratici. L'Islam può contare sui grandi finanziamenti dei Paesi produttori di petrolio e su decine di milioni di immigrati, che pur provenendo in Europa da paesi molto diversi tra loro hanno in comune la fede nel Corano. L'Europa, per vincere la sua guerra, punta sull'integrazione dei nuovi venuti, e sull'educazione dei mussulmani per il loro inserimento nelle società ospitanti, attraverso l'accettazione delle leggi ed il rispetto delle libertà fondamentali.

Gli integralisti islamici temono proprio questo. Temono che le loro comunità possano essere contaminate dal desiderio di libertà e benessere che caratterizzano la società occidentale, e cercano allora di esasperare le differenze e di generare processi di razzismo e xenofobia. Per evitare ad ogni costo l'integrazione ricorrono ad ogni mezzo, compreso il terrorismo.
Tutto questo è possibile perché nell'Islam non esiste separazione tra religione e stato, tra religione e politica; ogni comunità islamica in un paese occidentale è di fatto uno stato nello stato; sedi di questi "governi islamici", in Europa, sono le moschee, che rappresentano molto più che semplici centri di culto; sono luoghi di aggregazione sociale, centri culturali dove si fa politica, e nelle quali i paesi arabi investono ingenti capitali.

Un vecchio detto di saggezza popolare diceva: "Mogli e buoi dei paesi tuoi". Ovvero, la strada dell'integrazione è lunga e difficile; si può percorrerla solo se si è in possesso di una forte identità e se si hanno forti valori di riferimento, altrimenti, ci attendono solo brutte sorprese!